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Autore: telesette    01/05/2012    0 recensioni
[The World of Lone Wolf - Oberon]
Oberon è il personaggio creato da Joe Dever, in collaborazione con Ian Page, per una serie di quattro libri associati alla collana dei LIBROGAME ( piuttosto celebre negli anni ’90 ). La serie si affianca a quella assai più famosa di Lupo Solitario ( “The World of Lone Wolf”, nell’edizione originale ) e, invece di ripercorrere le avventure del giovane Cavaliere Ramas, Joe Dever descrive stavolta la storia di un giovane essere umano in possesso della sapienza magica degli Shanti ( un popolo di creature sagge e potenti, proveniente da un altro mondo ). Scampato miracolosamente a un naufragio e cresciuto dagli Shanti sull’isola di Lorn, Oberon viene addestrato all’uso della magia cosicché, una volta pronto, possa recuperare un importante oggetto magico e sconfiggere il malvagio Re Negromante Shazarak.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Così come Ishir aveva stabilito, la storia degli uomini poté seguire il suo corso senza interferenze.
L'uomo crebbe autonomamente, sia in saggezza che in ambizione: costruì città e villaggi, fece alte e solide mura, coltivò campi sufficienti a nutrire popolazioni in continuo aumento; i suoi regni conobbero la grandezza e la miseria, passando attraverso guerre, amori, odio, sangue, violenza, gioia e disperazione... E così, per ben cinquemila anni, l'essere umano andò avanti nel suo cammino.
Il culto e la venerazione per gli Shanti andò pian piano scomparendo ( ad eccezione delle estreme terre orientali, dove maggiormente era vivo il loro ricordo ) e, nonostante le previsioni di Ishir, qualcosa di terribilmente malvagio e diabolico si insinuò nella vita dei suoi figli.
Se gli Shanti avevano rischiato di sovvertire l'equilibrio del mondo, indirizzandolo completamente verso il bene, la potenza che ora stava nascendo nella remota provincia dello Shadastan rischiava di far precipitare l'ago della bilancia a favore del male.
Nell'anno PL 5029, quando le terre di Magnamund conobbero per la prima volta la straordinaria potenza di Shazarak ( un malvagio tiranno, forte di innumerevoli poteri nell'arte della negromanzìa ), la civiltà umana piombò nel caos.
Nulla fu risparmiato dalla furia omicida delle schiere di seguaci agli ordini del Re Negromante ( una fitta schiera di fanatici, dediti all'adorazione del male e ai riti sacrificali ). Sotto il nero vessillo di Shazarak, costoro si lanciarono alla conquista di tutto il Magnamund meridionale, uccidendo e sottomettendo chiunque volesse opporre resistenza. Oltre ai guerrieri brutali e feroci che costituivano il suo esercito, il tiranno dello Shadastan poteva contare sulla fedeltà delle streghe al suo servizio. Queste donne malvage, unite dalla comune avidità, offrirono con gioia i loro servigi al possente Shazarak e in cambio ottennero di rafforzare ulteriormente le proprie capacità magiche. Con la forza combinata della spada e della magia, Shazarak estese il suo dominio ovunque; niente e nessuno poteva sperare di resistergli e, mentre regni e città cadevano uno dopo l'altro sotto il suo controllo, intere popolazioni furono ridotte in catene. Per soddisfare la sua sete di conquiste, e accrescere sempre di più il suo impero, Shazarak arrivò addirittura a stringere un patto diabolico con il più potente dei seguaci di Naar ( il dio del Male ), Agarash il Dannato... E da questi ebbe in dono la Verga del Potere Oscuro, un potente artefatto che gli avrebbe assicurato il dominio sul mondo intero.

- Il patto è questo, Shazarak - stabilì il demone, nel consegnare la verga nelle mani del suo nuovo proprietario. - La Verga del Potere Oscuro, in cambio delle anime di coloro che oseranno opporsi al tuo volere...
- Così sia - annuì il Re Negromante, sollevando la verga verso l'alto. - La vita degli esseri umani, per me vale meno di niente... Ucciderò e massacrerò chiunque oserà sfidarmi e manderò le loro anime a marcire nel tuo abisso di Oscurità e Tormento!
- E non dimenticare la "seconda parte" del nostro accordo - sottolineò Agarash. - La verga ti consentirà potere smisurato sugli esseri umani ma, se le Forze della Luce ti invieranno contro qualcuno per contrastarti, il prezzo per il mio aiuto aumenterà di conseguenza... E ti costerà la tua stessa anima!

Shazarak sbarrò nervosamente il suo unico occhio ( il sinistro ), attraverso la placca di metallo rinforzato che gli nascondeva metà della faccia. Il resto del volto, orribilmente sfigurato, era a malapena visibile attraverso il nero cappuccio che sormontava la sua lunga veste stracciata. Alto e forte delle sue arti magiche, Shazarak era in grado di incutere timore a chiunque... Tuttavia non era così sciocco da illudersi di poter assoggettare il potente Agarash come un cagnolino. Il demone era il prediletto di Naar, creatore delle Sette Pietre della Dannazione e signore incontrastato degli abissi infernali, neppure Shazarak poteva permettersi il lusso di sfidare un essere tanto potente.

- Non essere troppo avido, Agarash - esclamò Shazarak, con voce calma e controllata. - Nessuno mai sarà forte abbastanza da potermi sconfiggere, su questo non c'è dubbio, di conseguenza non avrò alcun bisogno di cederti la mia anima!
- Se lo dici tu - fu il commento di Agarash, coi gialli occhi giganteschi che si stagliavano tra le magiche fiamme presenti nella Sala del Trono.

Il demone non aveva corpo.
Secoli addietro, quando gli dei Ramas e Ishir gli inviarono contro i Maghi Anziani, costui venne duramente e miseramente sconfitto. Ora Agarash era pura energia spirituale e, come tale, abbisognava di un corpo adeguato per poter "risorgere" in tutta la sua potenza. Shazarak poteva forse essere il guscio adatto allo scopo, se solo fosse riuscito a cuocerlo al punto giusto, si trattava solo di saper aspettare... E in quanto a ciò, il demone era un tipo molto paziente.

***

La guerra di conquista, necessaria a gettare le basi del nuovo impero di Shazarak, durò circa due anni.
Ovunque, dal Pianoro di Lissan alle catene montuose dei Monti di Lara, il nero vessillo del Re Negromante sventolava come un'ombra minacciosa.
Nell'anno PL 5031, in una notte spaventosa e senza luna, Shazarak venne incoronato Imperatore Supremo del Magnamund meridionale. Le genti che assistettero all'evento, ad eccezione dei suoi fedeli seguaci, piansero il principio di ciò che attendeva loro. Ognuna delle streghe di Shazarak avrebbe assunto il dominio su una delle città dell'impero, traendo la fonte dei loro poteri da misteriosi oggetti di forma circolare ( conosciuti come Pietre Kazim ) e, nel nome del nuovo Imperatore, sarebbero state onorate e rispettate anche loro negli anni a venire.
Tutto sembrava già tristemente scritto: il tiranno e il suo impero, un'epoca di patimenti e sofferenze, anni lunghissimi di terrore e di morte...
Tutto sembrava già scritto!

***

Dal loro eremo sull'isola di Lorn, vincolati dalla promessa fatta a Ishir di non intervenire, gli Shanti non potevano fare altro che assistere impotenti a tutto questo.
Il dolore e l'angoscia degli esseri umani, tanto cari ai loro cuori come ogni creatura vivente, era anche il loro dolore. Gli Shanti erano capaci solo di operare per il Bene, amavano la vita e non potevano concepire una simile malvagità. Shazarak non aveva alcun diritto di decidere della vita degli esseri umani, né di condannarli sotto il suo regno di sangue, tuttavia era chiaro che nessun uomo sarebbe mai riuscito ad opporglisi da solo.
Fu durante quella notte però, la stessa in cui Shazarak sollevò verso il cielo lo scettro del comando, che gli Shanti si ritrovarono testimoni di un fatto a dir poco straordinario.

- Maestro Maiteya, guarda - esclamò un giovane Shanti, rivolgendosi al suo compagno più anziano.

Davanti ai loro occhi, cristallini e lucidi come frammenti di specchio, la fitta barriera di nebbie, venti stregati e incantamenti era infatti messa a dura prova dalla furia innaturale degli elementi. La tempesta che infuriava sopra il Mare dei Sogni quella notte sollevò onde altissime, nel cielo color pece illuminato a tratti da enormi lampi; il vento ruggiva e fischiava, come un mostro affamato e insaziabile... e in mezzo tutto questo cataclisma, i due Shanti intravidero il relitto di una nave alla deriva.

- Non è possibile - disse Maiteya sorpreso. - Nessuna imbarcazione avrebbe oltrepassato la barriera...
- E' colpa di questa tempesta, Maestro - osservò il compagno. - E' impossibile che i nostri spiriti elementali possano tenere a bada un temporale di queste dimensioni: la forza della corrente deve aver spinto quella nave attraverso una breccia, non c'è altra spiegazione!

Maiteya annuì.
Le onde violente trascinarono in modo incredibile il relitto verso la spiaggia, come se qualcuno o qualcosa stesse dirigendo il timone, tuttavia a bordo non vi era traccia alcuna di equipaggio. Non appena lo videro toccare la riva, gli Shanti accorsero nella speranza di soccorrere eventuali superstiti.
La nave era in condizioni di totale sfacelo: il ponte era praticamente distrutto, l'albero maestro spezzato e qua e là vi erano ovunque pezzi di sartiàme sparsi dappertutto; non vi era anima viva in giro, nessun sopravvissuto, e i due cominciarono a mormorare in silenzio qualche preghiera per le anime di quei poveri sventurati...
Poi ad un tratto, durante una delle pause tra un tuono e l'altro, Maiteya riuscì a udire qualcosa: il pianto di un bambino!

- Questo suono - mormorò lo Shanti, a bocca aperta per lo stupore. - Possibile che...
- Come dite, Maestro Maiteya? - domandò allora l'altro.

Senza perdere tempo, Maiteya saltò sul ponte semidistrutto della nave e cercò di individuare la provenienza di quel suono. Orientarsi in quel mucchio di rottami non era certo facile ma, grazie alle sua magiche facoltà della preveggenza, lo Shanti poteva visualizzare angoli e oggetti nascosti sullo schermo della sua mente. Il pianto del bambino era molto debole, paragonato al ruggito delle onde e al rombo del tuono, ciononostante Maiteya era in grado di percepire la presenza di quella creatura; avvolto nelle fasce, in una nicchia del castello di poppa, il piccolo piangeva e agitava le mani alla cieca; Maiteya si affidò a quella visione, guidato solo dall'istinto, e si fece largo tra i detriti per soccorrere quell'innocente.
Quel bambino era vivo, incredibilmente ma indiscutibilmente vivo, e stava tuttora lottando per la propria vita. Maiteya lo trovò, in mezzo a ciò che restava di una cabina, e accanto a lui c'era il corpo di una donna ( probabilmente la madre ), morta nell'estremo tentativo di proteggerlo dalla quantità di legno che le era crollato tragicamente addosso.
Nello scorgere il braccio esanime di quella donna coraggiosa, Maiteya pregò Ishir di accompagnare la sua anima verso il Regno della Luce e si avvicinò al bambino.

- Non piangere, piccolino - sussurrò. - Sei al sicuro, adesso!

Così dicendo, lo Shanti prese in braccio dolcemente il tenero e morbido fardello. Costui singhiozzò, dal momento che stava emettendo il suo lamento a pieni polmoni, ma sembrò un poco rassicurarsi nelle braccia del vecchio mago.

- Un maschietto - osservò lo Shanti con un sorriso, scostando appena le fasce che lo avvolgevano. - Ishir sia benedetta, quelle travi ti avrebbero potuto uccidere e...

Uno scricchiolìo sinistro, segno che il relitto stava per spezzarsi sotto la furia della tempesta, suggerì a Maiteya di non attardarsi oltre. Costui strinse il bambino al petto, avvolgendolo il più possibile nella stoffa che aveva addosso, e lo condusse in salvo sulla spiaggia, dove il suo giovane allievo Shanti era rimasto ad attenderlo.

- Maestro Maiteya - esclamò questi, vedendolo tornare con il bambino in braccio. - Che cosa avete trovato?

Il vecchio non rispose subito, intenerito dal volto paffuto e incorniciato di ciuffetti biondi del piccolo, tuttavia si limitò a dire all'allievo che non potevano attardarsi oltre.

- Andiamo ad avvertire gli altri - esclamò Maiteya deciso.

***

Gli altri Shanti ascoltarono in silenzio il racconto di Maiteya e, quando il loro compagno ebbe finito, si strinsero incuriositi attorno al piccolo addormentato.

- Ciò che è successo ha veramente dell'incredibile - disse lo Shanti più anziano del gruppo. - Per cinquemila anni siamo rimasti vincolati al nostro giuramento, abbandonando ogni contatto con gli uomini e col mondo esterno... E oggi il fato ha condotto a noi questo bambino!
- Non può trattarsi di una coincidenza - osservò Maiteya. - Sono convinto che si tratti di un segno, un segno legato agli avvenimenti che stanno accadendo nel Magnamund, ma dobbiamo capire quale!

Gli Shanti annuirono.

- L'umanità sta soffrendo molto - proseguì Maiteya, affranto al pensiero. - Il Re Negromante ha privato gli uomini della libertà, così come questo bambino è stato privato della sua famiglia... Entrambe situazioni molto tristi, ma anche molto simili, non trovate?
- Credo che tu abbia ragione - fece una donna Shanti. - Non possiamo certo abbandonare questa creatura al suo destino, anche se ciò significa in parte venire meno alla promessa fatta a Ishir, ma non possiamo neanche dimenticare in che modo è arrivato!
- Lui non appartiene all'isola - intervenne dunque un altro, con voce tranquilla. - E' un essere umano, come lo sono i suoi simili nel mondo esterno, e nessun giuramento può impedirgli di portare aiuto alla sua gente una volta cresciuto!

Maiteya sorrise.

- Vedo che avete afferrato il punto, amici miei - esclamò. - La volontà di Ishir ci impone di non intervenire direttamente nelle sorti degli uomini ma, se un essere umano fosse in grado di portare aiuto alla sua gente, il Re Negromante potrebbe anche essere sconfitto!
- E tu pensi che questo bambino potrebbe...
- Sì, Venerabile Acarya, sono sicuro che l'umano davanti a noi rappresenta forse l'unica speranza rimasta di fermare il tiranno, e liberare le genti dal suo giogo di terrore e violenza!
- Un predestinato, dunque - concluse infine lo Shanti più anziano, sfregandosi il mento. - In effetti, allevandolo ed educandolo come uno di noi, potremmo farne un mago sufficientemente abile e preparato per affrontare Shazarak... Ma ritenete sia giusto gravare questo essere umano con il peso di un simile incarico?
- No, Venerabile Acarya, non è giusto - ammise Maiteya, chinando il capo mestamente. - Così come non è giusto che l'umanità soffra, che altri innocenti soffrano o che altri bambini soffrano... Questo essere umano potrebbe rappresentare l'unica speranza per molti di loro!

Acarya respirò profondamente.
Scrupoli a parte, tutti i presenti erano chiaramente d'accordo con Maiteya: quel piccolo umano, una volta cresciuto ed istruito a dovere, poteva essere l'unico in grado di affrontare il potente Shazarak; le possibilità di successo non erano molte, soprattutto considerate le capacità e i poteri del diabolico Re Negromante, ma non c'era altra scelta.

- Che nome potremmo dargli, allora? - osservò Acarya, guardando gli altri con fare interrogativo.
- Ci vorrebbe un nome importante - rifletté Maiteya. - Costui rappresenterà il destino di un'intera specie, negli anni a venire... Proprio come la nostra specie seguì il mago che ci guidò su questo mondo, tanti millenni addietro!

Gli Shanti si dissero unanimi.
Al biondo trovatello sarebbe stato dato lo stesso nome del mago che segnò il destino del popolo Shanti, lo stesso nome di colui che riportò un intero popolo alla vita, lo stesso nome di colui che si fece Luce per la sua specie...

- Oberon - esclamò Maiteya, guardandolo teneramente. - Si chiamerà Oberon!

 

( continua )

   
 
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