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Autore: _twobananas    04/05/2012    5 recensioni
«Passare un'intera estate lontano da casa non sarà molto facile. Specialmente perché si deve convivere con degli zii ficcanaso. E specialmente con un cugino, il cosiddetto 'Louis Tomlinson'.»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PRIMO CAPITOLO



Mio fratello si sedette davanti, accanto alla zia, io nei sedili posteriori, separata da Louis – fortunatamente – dalla mia sorellina.
Il ragazzo si svegliò bruscamente all'incirca mezz'ora dopo la nostra partenza, sbatté con forza le palpebre e mi guardò con i suoi occhioni blu.
«Tu saresti..?»
«Chi, io?» mormorai, schioccando nervosamente la lingua sul palato «Mael»
«Sai chi sono io, vero?» sorrise, facendomi l'occhiolino con l'occhio destro.
Gli lanciai uno sguardo scettico: ok che era famoso, ok che era ricco, ma chi si credeva di essere? D'altronde era solo un ragazzino di appena diciassette anni con stupidi capelli da femminuccia e una risatina fastidiosa.
Passai una mano tra i capelli, facendo scivolare la lingua tra i denti, come facevo sempre quando ero particolarmente nervosa o irritata. Era un tic che mi portavo dalla terza media, quando agli esami avevo in un certo senso perso la memoria e ho dovuto, in poche ore, ristudiare tutto.
Un incubo.
«..Mael?» fece Louis, aggrottando le sopracciglia.
Scossi il capo, abbandonando con violenza i miei pensieri; fissando il suo sguardo mi dimenticai del discorsino a cui avrei dovuto sottoporlo e mi limitai ad annuire con un sorriso ebete.
Furiosa con me stessa, passai l'intero viaggio ad aggiornare il mio profilo Tumblr, imprecando contro mia sorella che non faceva altro che tirare pugnetti sulla spalla di Louis.
«Basta Ellen, lascialo.. lui è una star mondiale» sussurrai, sottolineando con veemenza le ultime parole, lasciandomi scappare un sorrisino maligno.
Lui mi sentì, alzò lo sguardo e, mettendo in pausa l'mp3, avvicinò le sue labbra al mio orecchio.
«Vuoi la guerra? E guerra sia» sussurrò, sollevando pigramente gli angoli della bocca in su.

- -

La casa era molto piccola, tutta in legno; i pavimenti scricchiolavano ad ogni passo, e un enorme camino troneggiava in salotto, di fronte ai divani – anche se non so se convenisse davvero accendere il fuoco del camino in una casa tutta in legno.
Lo zio Jonathan ci aspettava sulla porta, ci sorrise raggiante e ci condusse nelle camere degli ospiti dove dovevamo alloggiare, ci aiutò a scaricare le valigie e a portarle direttamente in camera – un vero gentiluomo.
La mia camera era molto piccola, coi muri color-legno e il parquet leggermente rosato; c'era un letto a muro, coperto da un morbido pile verde, e di fronte una scrivania sulla quale troneggiava un netbook nero che sembrava ancora nuovo, mai utilizzato, e una lampada che puntava sul muro.
Improvvisamente la zia Ann fece irruzione, si scusò per il disturbo e mi schioccò nuovamente un bacio sulla guancia.
«Ti piace questa camera?»
Annuii, accennando un sorriso.
«Sarai affamata»
Annuii nuovamente.
«Il pranzo è quasi pronto, ci sono lasagne, pollo arrosto e patatine. Per la sala pranzo vai giù, a destra.. è la seconda porta. Quando è pronto ti citofono» sorrise, salutò buffamente con la mano e andò via, chiudendo la porta alle sue spalle.
Ero troppo stanca per sistemare le valigie, quindi le lasciai sul letto, rimandando tutto a quel pomeriggio.

Spazzolai i capelli e passai un leggero phard sulle guance, tanto per dare vigore a quel pallidume che mi caratterizzava da sempre, purtroppo.
Pensai di fare un giro in incognito per la casa, tanto per conoscere un po' meglio quei luoghi in cui sarei dovuta vivere per un'intera estate.
Aprii con calma la porta della camera e, un passo alla volta, camminando all'indietro come un gambero (fritto, però..) sperai che non ci fosse nessuno in corridoio che potesse farmi qualche domanda.
Ma tutti stavano sicuramente sistemando le valigie, dato che non tutti erano pigri come me e il lavoro preferivano
farlo oggi che un domani.
Ma sbagliavo.
Mi scontrai violentemente contro qualcuno, schiena contro schiena, sbattendo pure la nuca contro qualcosa di duro e pungente.
Mi voltai di scatto: e chi poteva essere?
«Ciao cuginetta» abbozzò un sorriso, più falso del parrucchino di zio Jonathan «Che ci fai da queste parti?»
«La stessa domanda vorrei farla a te» borbottai, con un tono decisamente acido.
«Questa è casa
mia»
Feci un sospiro, corrugai la fronte e poi scoppiai in una violenta risata.
«Ma chi ti credi di essere?» sibilai.
«Non vuoi che ti ricordi quel bacio, vero?»
Sgranai gli occhi, furiosa. Esplosi.
«Avevamo sei anni, Dio! Sei proprio stupido, la fama ti ha dato alla testa..» gridai «Abbassa un po' la cresta, occhei? Hai sempre trovato delle ragazzine
idiote che hanno strisciato ai tuoi piedi. MA NO, DOLCEZZA. Io non lo farò.»
«.. ed è ancora il primo giorno. Mi devi sopportare ancora tre mesi»
«Posso anche ritornare a casa» bisbigliai, feci per tornare in camera ma una mano mi afferrò per il polso.
«Cos'hai contro di me?» fece lui.
«Sei stato tu a incominciare!» urlai.
«Sembri una bambina, non hai più sei anni.. anche se ti piacerebbe» ridacchiò.
Allontanai brutalmente la sua mano dalla mia, gli lanciai un'occhiataccia e mi infilai nella mia camera, chiudendo la porta con un botto.
Non sarei riuscita a sopportarlo ancora per tre mesi, se solo al primo giorno una scarica di adrenalina mi aveva accecato e, se avessi dovuto discutere con lui ancora, gli avrei di sicuro tirato un pugno nelle parti basse.
La zia citofonò, era ora di scendere per il pranzo, e non avevo
assolutamente voglia di rivedere quel ragazzino e, magari, fingere di essere tutti 'peace and love'.
Ma non potevo dirle che avrei voluto mangiare in camera, perché era il primo giorno e tutti ci sarebbero rimasti malissimo e mi avrebbero considerata una stupida senza cuore.
Uscii dalla camera, fortunatamente Louis non era da quelle parti, era sicuramente ancora in camera, da cui provenivano appunto delle voci.
Chi poteva essere?
Non so neppure perché lo feci, chissà quale strano ormone mi spinse ad avvicinarmi alla stanza e a tendere l'0recchio vicino alla serratura vuota della porta.
«Dio, mi piaci da morire.. ma smettila, Louis, non farti pensieri inutili» sbuffò, seguito da un tonfo. Si era sicuramente buttato sul letto.
Poi si sentirono dei passi sempre più vicini, mi allontanai di scatto e mi avvicinai alla porta della mia camera, fingendomi interessata ad una coppia di quadri sul muro, che rappresentavano una specie di cuore stilizzato.
Poi la sua porta si socchiuse, io istintivamente mi tuffai sulla mia porta, appiattendomi dietro il muro angolare, pressando la schiena alla maniglia.
Una tortura.
La porta della sua camera si aprì, ne uscì un Louis preoccupato, con le mani in tasca e il collo piegato verso il basso, inclinando gli occhi sul pavimento.

Quando svoltò alla curva del corridoio, uscii dal mio nascondiglio e guardai in avanti.
Non ne sapevo ancora il motivo, ma sentii i miei occhi inumidirsi e le labbra si sciolsero in una smorfia.
Quel Louis Tomlinson non era poi così cattivo.

- -

LEGGI, YO

ok, prima cosa: grazie UN MILIONE per tutte le recensioni che mi avete lasciato, per le seguite e le preferite.. davvero, non saprei proprio come ricambiare. cc
Non è il massimo questo capitolo, non avevo proprio una grande ispirazione, perdonatemi.. però devo dire che nel complesso mi sta venendo molto bene.
Bene, adesso lascia una piccola recensione
qui sotto, poche parole mi vanno benissimo!
Grazie per aver letto,
vi voglio bbbene. -lu c:

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