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Autore: Cloe87    04/05/2012    2 recensioni
Se alcuni mesi prima dell'inizio delle Galaxian Wars, una giovane donna, a prima vista normale, finisse nella vasca sacra del Tredicesimo Tempio senza motivo apparente?
Beh... forse il corso della storia potrebbe prendere tutta un’altra piega e un gruppetto di accanite pacifiste riuscire perfino a sfatare il mito... in nome del Cosmo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Che il Cosmo sia con noi'
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IL BIONDO PIÙ VICINO AD UN DIO...

Ma sparale meno grosse!

 

«Dici che di Morgana ci si possa fidare?» mi chiese Seiya, mentre eravamo intenti a raggiungere il Tempio del Leone.

«Tranquillo, tra di noi è quella in grado di usare al meglio il suo cosmo» gli dissi.

«Non metto in dubbio quello, ma da lei avverto provenire un’aura strana; un’aura di morte»

«Lo so, ma anche la morte fa parte del ciclo della vita e in se stessa non rappresenta il male. Non conosco benissimo Morgana, ma più che morte da lei avverto provenire un profondo senso di pietà nei confronti delle anime dei trapassati»

“Esatto. La Medium è colei o colui che ha deciso di prendersi carico delle sorti dall’aldilà e delle anime dei defunti, accettando di vivere una vita a cavallo di due realtà. Per chi accetta il compito di Medium il mondo dei vivi si accavalla a quello dei morti al punto tale che non sì è più né nell’uno né nell’altro. Quindi è normale che il suo cosmo porti con sé anche l’alone del mondo con cui è sempre in contatto” mi sussurrò il Custode.

“Non deve essere una bella esistenza!” commentai.

“Infatti non lo è, anche perché Morgana porta su di sé le conseguenze di scelte fatte da altri...”

“Che vuoi dire?”

“Se vorrà sarà Morgana a parlartene. Posso solo dirti che la Medium è colei che in questa storia porta le croce più pesante!”

«Ehi, Arianna, ma mi stai ascoltando?» Seiya richiamò la mia attenzione con un certo disappunto.

«Eh?... no! Puoi ripetere?»

Il saint di Pegaso sbuffò sonoramente: «Dicevo che Aioria dovrebbe lasciarci passare e magari unirsi anche a noi!»

«Io sinceramente preferirei che non ci seguisse al Tredicesimo Tempio»

«Perché? È molto forte!»

Guardai Seiya come si guardava un cretino: «Ti ricordo che Arles, anche se non per sua volontà, ha ordinato la morte di suo fratello.... quindi, sai com’è, il Leone potrebbe voler tirare il collo al Grande Sacerdote e non è esattamente quello a cui aspiro!»

«Effettivamente non hai tutti i torti! Comunque sono contento che non dovremmo scontrarci con qualcuno per oltrepassare il prossimo Tempio» disse Seiya.

Stramaledetto ottimismo!

 

Infatti l’accoglienza di Aioria non fu esattamente come ce l’aspettavamo; ovvero con pasticcini e striscioni di benvenuto.

Il Saint del Leone era infatti molto strano e, dopo avere ignorato completamente la spiegazione del nostro intento, ci fece presente che avrebbe ucciso chiunque avesse l’intenzione di passare di lì, come da diligente soldatino guerrafondaio, per poi spalmare Seiya su per uno dei muri del Tempio. Seiya si era infatti scagliato, da pirla, contro Aioria. A nulla erano difatti valsi i miei avvertimenti al Saint di Pegaso di non fare gesti avventati, siccome, a mio modesto parere, Aioria non era leggermente in stato cosciente.

«Che vuoi dire?» mi chiese Seiya, risollevandosi da terra alquanto malconcio, ma ancora integro.

«Aioria è posseduto! É il cosmo di Arles a manovrare la sua mente!» concentrandomi avevo infatti iniziato a percepire chiaramente l’aura maligna attorno al capo del Gold Saint, simile a quella che avevo visto pervadere il corpo del Sacerdote durante il nostro scontro.

«Effettivamente per comportarsi così, dopo aver giurato fedeltà a Saori, deve essergli successo qualcosa, ma non preoccuparti; lo farò tornare in sé a suon di pugni!» e Seiya, dopo aver bruciato il suo cosmo fino a raggiungere il settimo senso, fece un’emerita cazzata in stile Kido!

Ok, ammetto che come Esorcista non ero delle più esperte all’epoca, ma, nonostante questo, avevo qualche dubbio che una scarica di pugni avrebbe sortito l’effetto sperato. Infatti, quel poco di barlume di lucidità che Aioria aveva in corpo, andò a farsi benedire dopo che il Gold ebbe incassato il calcio di Pegaso. L’aura maligna circoscritta al capo del Gold Saint prese così possesso anche del resto del corpo e potei costatare che a quel punto eravamo completamente nella merda.

Aioria di conseguenza ci spedì entrambi senza convenevoli contro una colonna con il suo Laithing Plasma. L’urto fu tremendo e posso garantire che la mia corsa sarebbe finita lì se Seiya non mi avesse protetta con il suo corpo riportando una brutta frattura alla gamba.

«Arianna, sei tutta intera?» mi chiese Seiya, con un filo di voce.

«Sì, ma tu no! Perché l’hai fatto?»

«Il tuo corpo è troppo fragile. Fra noi due sono io quello più resistente per via del mio addestramento, quindi mi è sembrata una cosa naturale.»

Sorrisi e gli accarezzai i capelli: «Ti ringrazio, ma promettimi di non ridurti più così per me. Sono infatti qua anche per permettere a te un futuro diverso. Quindi se ci rimettessi la vita, la mia promessa sarebbe stata vana, non trovi? Quindi ora riposati, perché ora sarò io a proteggere te e a far ritornare in sé Aioria, perché non sopporto chi costringere le persone a fare qualcosa contro la propria volontà.»

«Arianna, che vuoi fare! Ti ammazzerà!»

«Sono o non sono l’Esorcista? Quindi è ora che inizi seriamente a prendere coscienza di ciò e a prendere a calci le forze oscure che imbrattano queste mura!» gli dissi facendogli l’occhiolino, per poi rivolgermi al Leone: «Arles, se credi di poterci fermare con questi subdoli mezzi sei fuori strada. Preparati Aioria perché sto per venire a salvarti!»

Dovevo ammettere che come discorsi da spaccona tamarra non me la cavavo così male, peccato per il resto... infatti due piccoli problemi si ponevano tra me e il mio obbiettivo: a) il laiting plasma che, pur vedendolo, non riuscivo ad evitarlo. b) come ca**o si esorcizzava un posseduto?

“a) Se non puoi evitare un colpo, paralo! b) Prova a pensare come fanno i saint a lanciare i loro attacchi! Magari potrebbe tornarti utile.” mi disse il Custode, mentre nuovamente avvertii la sensazione dell’aria attorno a me che mi invitava a lasciarmi alle spalle ogni titubanza.

“Beh, ho notato che i saint concentrano il loro cosmo in una parte del corpo prima di sferrare un attacco... giusto, se invece di espandere a caso il mio cosmo come Saori, lo concentro in un punto per colpire un obbiettivo preciso, dovrei essere in grado di sviluppare un potere purificante maggiore sul mio bersaglio!”

“Allora anche tu sei dotata di spirito di osservazione e di un cervello funzionante! Non si smette mai di scoprire cose nuove!” commentò, sarcastico il Custode.

«ARIANNA CHE DIAVOLO FAI LÌ IMPALATA! AIORIA TI STA PER ATTACCARE!!!!» urlò Seiya:

«LAITING PLASMA» urlò Aioria.

«BANZAI!» urlai io.

Effettivamente potevo evitarlo, ma visto che urlavano tutti, non volevo essere da meno!

Comunque questa volta il Leone non mi colse di sorpresa (come diceva Seiya: con un colpo mi freghi la prima volta, la seconda, vada anche per la terza, ma alla quarta no! Altrimenti voleva dire essere scemi, da cui sedussi che gli avversari di Seiya lo fossero parecchio, visto che Pegaso usava imperterrito sempre lo stesso attacco!) diedi quindi sfogo al mio cosmo e, così come nello scontro con Misty, riuscii nuovamente ad interagire con l’aria che mi circondava diventando tutt’uno con essa. Riuscii così a creare uno scudo di vento a forma di cuneo, che si insinuò nel reticolato di raggi luminosi del colpo di Aioria, deviandoli di lato, creando una breccia, nella quale mi infilai, riuscendo così a raggiungere il cavaliere.

A quel punto non avevo alternative, o andava o ci restavo secca: in un eventuale corpo a corpo avrei avuto senza mezzi termini la peggio! Concentrai quindi il mio cosmo nella mia mano desta e... a mo’ di un rugbista mi buttai a peso morto addosso al cavaliere del Leone che, per la sorpresa, si sbilanciò all’indietro, perdendo l’equilibrio. Aiora finì a terra e io a cavallo su di lui. Posai quindi sulla sua fronte la mano in cui avevo concentrato il mio potere purificatore, puntando alla sua mente da cui avvertivo provenire l’origine della forza maligna.

La scena che ne seguì non fu delle più belle; Aioria urlava con la bava alla bocca in preda alle convulsioni. Il cosmo negativo del Grande Sacerdote non era infatti minimamente intenzionato ad abbandonare il corpo e la mente del giovane, e io mi ritrovai impegnata in un estenuante braccio di ferro con il cosmo oscuro di Arles. Ma a differenza dell’alter ego del Grande Sacerdote io avevo una carta in più da giocare: la coscienza pulita di Aioria a cui potei aggrapparmi.

Il mio cosmo aveva infatti aperto un varco nel cosmo oscuro permettendomi di raggiungere e dare forza al vero io del Leone, che fu così in grado di ridestarsi, dandomi una mano a costringere il suo stesso corpo a rimanere fermo e a non scostarsi dal mio influsso purificante “concentrato”.

Quando la mente del Leone fu definitivamente liberata da ogni ombra, persi i sensi per lo sforzo.

 

«Si...signorina! Potrebbe farmi la cortesia di svegliarsi. Perché è alquanto sconveniente la situazione in cui siamo...»

«Ancora 5 minuti. Devo ricordarmi di farti il bagnetto con l’ammorbidente, Teddy. Ti sei un po’ infeltrito!» dissi io mentre due mani si appoggiavano delicatamente sulle mie spalle con l’intento di spostarmi.

«Teddy, ma da quando hai le dita?» dissi riaprendo lentamente gli occhi, ritrovandomi così ad osservare due iridi azzurre incastonate in un viso bordeaux.

«Ma tu non sei il mio orsacchiotto Teddy!»

«No signorina, sono Aioria del Leone e le sarei grato se la smettesse di avvinghiarsi a me come un koala! La cosa è alquanto come si dice... disdicevole per entrambi. La prego quindi di non costringermi ad usare la forza per scostarla, perché non vorrei farle male»

Finalmente realizzai di stare abbracciando Aioria alla vita e non il mio peluche preferito con cui dormivo da quando ero piccola.

«Scusami, davvero... non era mia intenzione... devo aver perso i sensi!» dissi arrossendo visibilmente, staccandomi di scatto dal suo addome, ritrovandomi così seduta a cavallo del saint, il cui colore ormai era tendente al porpora, dato che nel tentativo di sollevarsi a sua volta sui gomiti, aveva finito per ritrovarsi con il naso a pochi centimetri dalle mie tette, che il porno cloth metteva stramaledettamente in risalto.

«Ehi, Arianna, da quando si esorcizza la gente con il Kamasutra?» la voce di Alexis alle mie spalle, mi fece voltare di scatto, per poi ritrovarmi a costatare, con mio tremendo imbarazzo, di essere seduta su Aioria all’amazzone.

Dietro alla Sensitiva, Sayuko rideva della grossa, Seiya non aveva capito l’allusione, Shun e Shiryu guardavano scioccati la scena, mentre Ikki ed Eva si passavano una mano sul volto rassegnati. Tra i presenti sconvolti c’era anche un ragazzone alto, spesso e brutto, che mi guardava incredulo e che non avevo mai visto prima.

“Che figura di merda” pensai per poi affrettarmi ad alzarmi in piedi.

«Ma dico io! Andare ancora a letto con i peluche alla tua età!» ridacchiò Seiya.

«Ehi, “alla tua età” a chi? A 26 anni non si è poi così vecchi!» esclamai.

Aioria sorrise divertito e, alzatosi a sua volta, mi porse la mano in segno di ringraziamento: «Ti sarò sempre debitore per avermi ridestato e purificato dal male!»

«Di nulla, Aioria. Sono contenta che tu sia ritornato in te.»

Il Leone mi sorrise e io mi rivolsi al ragazzone pelato.

«Tu invece chi sei? Non mi sembra di conoscerti»

«Sono Cassios, signora!» mi rispose il ragazzo in evidente soggezione: «Co... come avete fatto a... vanificare il leggendario colpo malefico del Grande Sacerdote? Il nobile Aioria avrebbe dovuto ridestarsi solo dopo aver visto morire qualcuno sotto i suoi occhi!»

«Sono una sorta di esorcista. Almeno così mi è stato detto» gli risposi.

«Ora capisco cosa mi è successo e perché non ricordo nulla dopo essermi recato dal Grande Sacerdote ed essermi scontrato con Shaka. Quel maledetto impostore mi ha colpito alle spalle! Giuro che me la pagherà, come la morte di mio fratello!» disse Aioria, alquanto infuriato, dirigendosi a pesanti passi verso l’uscita del Tempio. Io però lo rincorsi e lo fermai:

«Aioria, non fare altre pazzie! Il risultato del tuo gesto impulsivo contro il Sacerdote dovrebbe già esserti bastato come lezione!»

«Ma lui ha...»

«Lo so cosa ha fatto, ma lasciarti accecare dall’ira e dalla vendetta, non ti permette di vedere la realtà nella sua interezza e finiresti soltanto per fare il gioco delle forze oscure! Aioria, ti chiedo di fidarti di noi.»

«Arianna io non posso starmene qui con le mani in mano mentre Atena è in pericolo!»

«Sbaglio o sei in debito con me?»

Il saint annuì.

«Allora per saldarlo, resta qui. Non ti chiedo altro.»

Aioria tentennò, per poi dirigersi verso Seiya e posare la sua mano sulla frattura del ragazzo, rimarginandola con il suo cosmo.

«Devo essere impazzito, ma c’è qualcosa dentro di me che mi dice di dovermi fidare di te, Esorcista. Ragazzi, vi affido Atena e state attenti a Shaka di Virgo. Non lasciate che lui apra i suoi occhi, perché chi li ha visti non è vissuto abbastanza per raccontarlo.»

E Aioria ci lasciò finalmente passare per il suo Tempio. Destinazione: la Casa della Vergine.

 

«Avete notato che Aioria è stato in grado di rimarginare la frattura di Seiya con il suo cosmo?» disse Shun.

«La cosa non mi stupisce. Anche Mu è in grado di sviluppare del cosmo positivo all’occorrenza.» disse Eva.

«La cosa mi rincuora. A proposito come siete usciti dalla casa di Gemini?» chiese Sayuko.

«Con le illusioni sono abbastanza pratico, senza contare che Arles non è l’unico ad essere in grado di realizzare attacchi a distanza e di manipolare le menti altrui puntando direttamente al cervello... Se solo Hyoga e Katy mi avessero dato retta...» sospirò Ikki, mentre io mi bloccai di botto sulle scale per rivolgermi preoccupata a Shiryu e Alexis:

«Giusto, Katy, Hyoga e Morgana che fine hanno fatto?» mentre ero nel Tempio del Leone non ci avevo fatto caso al fatto di non percepire più i cosmi del Cigno e della Medium, mentre quello di Katy lo avvertivo più lontano di prima.

«Morgana è rimasta nel Mondo degli Spiriti con Death Mask.» disse Shiryu: «Ha detto che aveva un lavoretto da fare con l’anima del suddetto saint, per poi rispedirci indietro. L’ultima cosa che abbiamo visto prima di lasciare quel luogo è stato il Cancro che si portava le mani al capo urlando come un ossesso, dopo che una delle anime giunte con Morgana entrava nel suo corpo per ordine della Medium»

«Aspettate un attimo! Ma se Morgana è in grado di riportare le anime indietro dall’anticamera dall’aldilà, perché non l’ha fatto con quella di Saori?» chiese Seiya.

«Morgana ci ha spiegato che non può farlo per via della freccia d’oro, che impedisce il ritorno dell’anima nel corpo. Lei infatti non può intervenire se il corpo fisico è ferito mortalmente, senza contare che comunque lei non può resuscitare i morti, ma solo riportare indietro le anime di chi è tra la vita e la morte. Quindi se sei stecchito resti tale.» disse Alexis.

«E Hyoga?» chiesi.

«Arles l’ha spedito in un’altra dimensione insieme a Katy. Ah, questa è del Sacerdote. Glielo strappata involontariamente con una delle mie catene durante lo scontro.» disse Shun porgendomi una delle collane dei paramenti di Arles, per poi aggiungere notando il mio sguardo perplesso: «La mia catena è in grado di colpire un avversario in qualsiasi luogo si trovi».

«Scusa se ti interrompo Shun, ma tornando al discorso di prima… ho visto l’anima di Hyoga vagare per il Mondo degli Spiriti. Non so cosa sia successo, ma la Medium ci ha detto che se ci sbrigavamo saremmo riusciti a salvarlo. Anche lui infatti non è ancora morto, ma anche per Hyoga ci deve essere un qualcosa che impedisce l’intervento di Morgana ed è pericolosamente vicino alla via del non ritorno. Di Katy però no ne ho idea.» disse Shiryu.

«Allora sarà meglio affrettare il passo!» conclusero Seiya e Ikki.

«Ehi, voi, aspettateci!» gli urlai insieme ad Alexis a Eva.

Dannazione, eravamo a malapena a metà e già le mie gambe iniziavano a dare segni di sciopero; se ne fossimo usciti vivi mi promisi che avrei fatto di tutto per convincere Saori ad istallare delle scale mobili!

 

Credo di non aver mai conosciuto una persona più irritante, presuntuosa ed arrogante del Sacro Guerriero della Vergine.

Mai vista tanta superbia concentrata tutta insieme, tra l’altro nella versione al maschile della Barbie.

Ok ammetto che la nostra entrata in scena, almeno quella di Sayuko, non fu un ottimo biglietto da visita, come la splendida performance dei bronze, ma reagire così... parliamone prima! E meno male che la meditazione dovrebbe servire a mantenere la pace interiore, esteriore e altre cose del genere...

 

Al nostro arrivo nell’androne colonnato della sesta casa, il Gold della Vergine era infatti seduto con fare mistico nella posizione del loto a... un paio di metri da terra!

«Ammetto che dopo aver visto cascate che vanno all’incontrario, nani viola che sfidano le leggi della vecchiaia, ectoplasmi che di dicono “vai e salva il mondo” e la reincarnazione di una divinità greca in carne ed ossa più la sue simpatiche guardie del corpo, uno che levita non dovrebbe farmi stupire più di tanto, però.... come ca**o fa?» disse sbigottita Alexis, mentre Sayuko si avvicinò con disinvoltura al saint.

«Sayuko, fermati, quell’uomo, nonostante le apparenze, è pericoloso!» disse Eva.

«Rilassati, non vedi che dorme?» disse la Veggente passando un mano davanti agli occhi chiusi del cavaliere, che non fece una piega, per poi mettersi a gattoni sul pavimento per esaminare da vicino, e da tutte le parti, lo spazio vuoto tra il gold e il pavimento.

«Uhmm... mi pare che stia levitando veramente... non è un fenomeno da baraccone!»

«Di grazia, potrei sapere cosa stai facendo?» il cavaliere della Vergine sciolse la posizione del loto e Sayoko si ritrovò a carponi ad osservare dal basso all’alto il Gold, che la guardava (se così si può dire) impassibile.

«...» fu la prima reazione di Sayuko, che però subito dopo sorrise esclamando: «Che figata! Mi spieghi come fai?»

Un silenzio sbigottito calò nella sala e il saint della Vergine, scavalcò con eleganza la Veggente, senza cagarla di striscio, per poi rivolgersi a noi.

«Non riesco proprio a capacitarmi sul fatto che esseri insignificanti come voi siano giunti fino alla mia casa. Infatti nessuno di voi è degno di presenziare al mio cospetto» disse il Gold.

“Simpatico come un riccio nelle mutande!” fu il mio personale commento.

«Pensala come ti pare, ma Saori giace in coma all’ingresso del Tempio dell’Ariete; quindi o ci lasciarci passare o ci apriremo un varco con la forza» gli intimò Seiya.

«Non siete altro che miseri insetti schiacciati a terra dai vostri stessi sentimenti umani.»

«Ma chi ti credi di essere?» chiese Seiya.

Il gold sorrise: «Io sono l’uomo più vicino a dio, ma a differenza di un dio, io non conosco la compassione, ma forse anche togliervi la vita mettendo fine alle vostre sofferenze è una forma di pietà!»

«Ma che si fuma questo?» chiese Alexis, mentre Eva assunse un’espressione seria e puntò i suoi occhi verdi verso il gold:

«La tua è solo vana superbia e l’oro che ti ricopre, solo una patina. Non si può comprendere il senso della vita senza viverla, perché soltanto sperimentandola sulla propria pelle nella sua interezza ne si può comprendere il valore. Solo chi ama veramente una cosa in tutti i suoi aspetti può difenderla ed è per questo che siamo qua, per difendere ciò che amiamo di più a questo mondo; la vita in sé, sia essa quella del mondo o quella di una singola persona» disse Eva.

«E tu credi davvero di esserne all’altezza? Sbaglio o ci siamo già incontrati? Queste parole non mi suonano nuove.» replicò il gold.

«Infatti ci siamo già visti sull’Isola di Death Queen, dove ti dissi anche che la grandezza degli uomini non è data dalla potenza del loro cosmo, ma dalla loro capacità di capire il significato del dolore e di sostenersi a vicenda senza mai perdere il sorriso. Perché se tu non conosci la pietà, io sì, e la provo per te e per la tua incapacità di scorgere nella vita terrena un dono. Se poi io sia all’altezza o no, non so risponderti. Posso solo dirti che sono pronta a tutto per adempiere al mio obiettivo» sottolineò l’Alchimista.

«Scusate, ma non mi sembra il momento di cimentarsi in discussioni filosofiche, mentre Saori e Hyoga, rischiano la pelle. Quindi ti dò un ultimo avvertimento: o ci lasci passare o te le prendi!» fu il commento tamarro si Seiya, il cui unico risultato fu quello di far ridere il Gold Saint, cosa che fece incazzare Pegaso, che si scagliò senza ragionare contro il cavaliere, buscandosele di brutto.

«A quanto pare i vostri discorsi si riducono ad un fuoco di paglia, come le vostre capacità!» replicò il gold il cui cosmo si increspò minaccioso, mentre Shiryu, Shun e Ikki partirono all’attacco. Troppo tardi. Tra le mani del cavaliere di Virgo, si formò un cosmo, dal quale si scatenò una luce abbagliante e le parole “Tenma kofuku” furono le ultime che sentii prima di ritrovarmi in una sorta di illusione pucciosa con tanto di paffuti angioletti. Mi sembrava di essere finita in un affresco barocco, mentre una strano senso di abbandono, che invitava la mia anima a lasciare ogni resistenza, mi pervase, così come un innaturale senso di vuoto. Era una sensazione molto simile a quella che dava il cosmo di Morgana, ma a differenza del suo, comprensivo e rassicurante nonostante aprisse l’anticamera dell’aldilà, questo era freddo, distante e terrificante. Una giovane donna attorniata da putti mi si avvicinò su un cavallo e mi disse:

«Perché ti ostini a resistere? Potresti avere tutto questo; pace e serenità se solo rinunciassi alla vanità della vita terrena»

«Perché non è altro che un inganno. Infatti questo non è altro che un mondo illusorio e la pace che sento è solo apparente, quella vera la si può conquistare solo affrontando e superando gli ostacoli di ogni giorno»

La donna corrugò irata la fronte e sotto di me si aprì una visione simile a quella degli inferi danteschi:

«Allora precipita anche tu nel mondo dei morti. Hai sprecato la tua unica occasione di poter trovare la pace, anche se illusoria!»

«Spiacente, ma io avrei un’idea leggermente diversa! Devo ricordarmi di fare i complimenti al Saint della Vergine per il suo enorme potere spirituale, ma purtroppo per lui, ho una promessa da portare a termine e non posso quindi starmene qui a crogiolarmi in questo falso senso di tranquillità» dissi espandendo il mio cosmo.

«Quello che ti aspetta è solo dolore e sofferenza!» mi urlò la donna mentre svaniva insieme al paradiso illusorio creato dal cosmo di Virgo, che veniva dissolto dal mio potere purificatore.

«Ma dai? Chi l’avrebbe mai detto!» dissi ironica, per poi ritrovarmi a tossire convulsamente sul pavimento della Sesta Casa, dopo aver sperimentato la sgradevole sensazione di precipitare in un abisso senza fine.

«Shaka, cosa hai fatto!» l’urlo irato di Mu, mi fece ritornare completamente alla realtà e ciò che mi ritrovai ad osservare mi fece correre un brivido gelido lungo la schiena.

Sayuko, Alexis, Seiya, Shun e Shiyu, giacevano immobili sul pavimento, Ikki era poco più in là seduto con il capo a ciondoloni, Mu teneva bloccato il biondino delle Vergine visibilmente contrariato, mentre Eva avanzava come un’automa con gli occhi sbarrati verso i due. Quello che però mi terrorizzò era il non riuscire più a percepire chiaramente il cosmo ardente e, al contempo, pacato dell’Alchimista, ma solo una potente energia distruttiva proveniente dalla sua armatura.

“Quello che stai pensando purtroppo è esatto, Arianna. L’armatura ha preso il sopravvento su di lei! Il saint della Vergine ha tolto i cinque sensi all’Alchimista con il “Tenbu horin” e ora Eva non è altro che un corpo inerte in balia della suo stesso cloth, che, essendo quindi privo di controllo, viene manovrato soltanto più dal Cosmo Negativo da cui ha avuto origine. Ora l’Alchimista non è altro che una macchina da guerra pronta a distruggere qualunque cosa gli si pari innanzi. A meno che Eva non riesca, nonostante non abbia più il controllo sensibile sul suo corpo, a dominare se stessa e con essa l’armatura con la sola forza di volontà” mi disse il Custode.

«Levatevi immediatamente da li! É pericoloso!» mi ritrovai quindi ad urlare verso i due gold.

Troppo tardi. Eva, manovrata come un pupazzo di pezza dall’armatura fuori controllo, si scagliò come una furia sui due ragazzi. La velocità di Eva in balia del cloth era impressionante tanto da raggiungere quella di un cavaliere d’oro e finalmente capii che cosa intendeva il Custode quando mi disse: “L’armatura di cui ti ho dotato non è soltanto un’arma di difesa, ma anche di offesa, che, se controllata a dovere, ti permetterà di cimentarti alla pari con i tuoi avversari, dandoti forza e velocità. Ma se dovesse sfuggire dal tuo controllo, diventerebbe solo più uno strumento di morte” quindi, mentre Mu riuscì a scansarsi in tempo, Shaka no e venne colpito da una violenta ginocchiata allo stomaco, che lo fece finire carponi. La mano di Eva puntò fulminea alla gola del gold, ma fortunatamente si bloccò a pochi millimetri dal suo bersaglio, per poi cercare di allontanare l’arto dalla gola del cavaliere della Vergine con l’altra mano.

Io e Mu scattammo in direzione di Eva, con l’intento di correre in suo soccorso, ma l’Ariete si fermò di colpo intimandomi di fare altrettanto: «Capisco. Se è questo che desideri, non interverrò» disse l’Ariete e io lo guardai interrogativa.

«Eva vuole riuscire a dominare l’armatura con le sue sole forze, in modo da ottenere il controllo totale su di essa» mi spiegò Mu, per poi aggiungere: «Sono telepate oltre che telecineta»

Di diverso avviso era però Shaka:

«A quanto pare, a dispetto del cosmo ardente e senza macchia, che avevo avvertito provenire da questa donna sull’isola di Death Queen; anche in lei risiede una parte oscura e un’armatura con un potere del genere, in mano a qualcuno incapace di controllarlo, non può far altro che diventare un’arma troppo pericolosa! È giunta quindi l’ora di farla finita con tutto questo, togliendo la vita a lei ai restanti “Emissari” » disse Shaka preparandosi ad attaccare Eva, che era caduta in ginocchio cercando di togliersi di dosso con le unghie la sua stessa armatura.

«Fermati! Se Eva è in questa condizione è solo per colpa tua! Impossibile che tu non riesca a capire che sta cercando in tutti modi di contrastare il potere distruttivo del suo cloth?» gli urlai.

«Lo so perfettamente! Difatti era ciò che volevo ottenere per verificare se era in grado di dominare in tutte le circostanze il lato oscuro della sua anima e con essa la forza distruttiva del suo cloth!» disse Shaka.

«Di cosa stai parlando? Il cosmo che senti non è quello di Eva, ma quello da cui ha preso vita l’armatura!»

«E da cosa pensi che prenda forza quel Cosmo, se non dal lato oscuro che risiede in lei?»

Guardai Shaka senza capire dove volesse andare a parare.

“La Vergine dice il vero. Il Cosmo Negativo trae nutrimento dai sentimenti negativi dei viventi e così anche le vostre armature vivono del lato oscuro che risiede in voi, perché come ti avevo già spiegato, in ogni essere esistono due realtà” mi spiegò il Custode, mentre Shaka proseguì:

«Io posso percepire il vero io delle persone, e così come avverto che il Sacerdote non è totalmente malvagio e che, nonostante tutto, è dalla parte della Giustizia, così vedo anche che nell’anima di questa donna, così come nella tua, alberga dell’oscurità, perché in questo mondo non esistono ne il bene perfetto, ne il male perfetto, e voi non fate certo eccezione!»

«Ma dai? Vedo che hai scoperto l’acqua calda, vuoi un applauso?» mi venne spontaneo rispondergli (cosa che gli fece assumere un’espressione infastidita): «Infatti non mi reputo una santa e anch’io conosco l’odio e la vendetta. I miei pensieri spesso sono egoistici e oscuri; ma infondo anche questo vuol dire essere umani; sbagliare e cadere, ma questo non toglie che ci si possa rialzare più forti di prima! Perché se è vero che in noi risiede il male, è anche vero che se si vuole si ha anche la facoltà di dominarlo, così come sta facendo Eva in questo momento con tutte le sue forze!»

Shaka si ritrovò quindi a guardare Eva, il cui cosmo ardente stava tornando alla normalità, mentre il cosmo negativo dell’armatura andava piegandosi al suo volere. Man mano che l’armatura veniva domata da Eva, e ritornava al suo compito difensivo e non offensivo, non potei non notare che la sua foggia mutava andando a ricoprire l’Alchimista come quella dei cloth dei Gold Saint assumendo però una forma alata, per poi svanire nel corpo di Eva, che cadde a peso morto tra le braccia di Mu, che si affrettò a coprirla con il suo mantello:

«Posso capire cosa ti possa preoccupare Shaka: che queste donne non siano all’altezza del compito affidatole per via della loro umanità che le porta a vivere in preda alle loro passioni, con il conseguente rischio che questo le possa portare verso il loro lato oscuro, diventando così dei demoni e non più degli angeli. L’armatura che le è stata fornita è infatti un’arma potente, cosa di cui però non sono ancora coscienti. Ma di una cosa posso mettere la mano sul fuoco...» disse Mu, fermandosi per posare il suo sguardo sull’Alchimista, il cui capo, inerte come il corpo, poggiava sul torace del cavaliere, per poi proseguire guardando dritto negli occhi il saint di Virgo:

«... che ,come dice Eva, per poter proteggere veramente una cosa bisogna conoscerla e amarla fino in fondo, in tutti suoi aspetti, e io sono testimone di quanto questa donna ami ciò che ha giurato di difendere a qualsiasi costo! Forse, invece che ostacolarle, non sarebbe meglio aiutarle? Io credo che dobbiamo fidarci di loro, Shaka, nonostante le loro debolezze.»

«Quindi credi veramente che quella leggenda tramandata dalla tua gente fin dall’epoca del mito sia verità?»

«Solo il tempo ci potrà dire se queste donne riusciranno a portarla a compimento.»

«Quale leggenda?» chiesi io.

«Una leggenda che mi raccontava un vecchio del villaggio quando ero bambino, una leggenda che parlava di uomini inviati dal Cosmo per portare la pace fra gli dei. Saori e il Grande Sacerdote sono nelle vostre mani, così come le vostre, a quanto pare, sono in quelle di questi bronze.» Disse Mu rivolgendo uno sguardo a Ikki: «Se non fosse stato per la Fenice, che ha parato con il suo corpo l’ultimo attacco di Shaka, Eva sarebbe anche priva del sesto senso.»

«E cosa comporta la perdita del sesto senso?» chiesi preoccupata.

«La distruzione delle facoltà cerebrali. In parole povere Ikki è diventato un cerebro leso privo di volontà e Eva un vegetale pensante» mi disse Shaka impassibile, mentre faceva rinvenire Shun, Seiya, Shiryu, Alexis e Sayuko.

«E me lo dici così? Come se non fosse successo nulla di grave? Almeno delle scuse non ti sembrano appropriate per come li hai ridotti?» sbottai.

«Farò in modo, con l’aiuto di Mu, di farli tornare alla normalità» mi rispose il Gold infastidito.

«Questo mi sembra il minimo!» gli risposi secca, per poi pensare tra me: “Che faccia da culo!”

A Mu, che si era disposto al mio fianco con in braccio Eva, sfuggì un sorriso e mi disse a bassa voce: «Perdonalo, è troppo orgoglioso per riconoscere i suoi sbagli, ma non l’ha fatto con cattiveria»

«Ehi, ma che è successo, e che ci fa qua il capellone hippy della prima casa?» chiese Alexis.

«Il mio nome è Mu e gradirei essere chiamato con quello. Comunque sono intervenuto per fermare Shaka prima che potesse fare un tremendo errore, per uno sbaglio di valutazione. Per il resto non c’è tempo per le spiegazioni, ma non preoccupatevi, ci pensiamo noi a loro» e l’Ariete fece cenno a Ikki, di cui, nel frattempo, Shaka si era preso carico e l’Alchimista, che stringeva delicatamente fra le braccia.

«Ci lascia passare?» chiese Shun guardando di sottecchi il saint di Virgo, che diede segno di assenso, mentre Seiya, si rivolse a Mu:

«Saori?»

«È ancora in coma. Aldebaran e Kiki sono con lei, quindi ora andate e fate presto. Solo voi potete tracciare un nuovo futuro»

Noi ci guardammo in segno d’intesa e, dopo un rapido saluto a Mu, lasciammo la Casa della Vergine per recarci a quelle della Bilancia. (Shaka poteva andare a farsi fottere. Dopo il servizio che ci aveva riservato solo perché a prima vista non ci aveva giudicato all’altezza, se non ci salutava prima lui, col cavolo che l’avrei fatto io. Ebbene sì, non sono mai stata molto incline a farmi mettere i piedi in testa, tanto meno da un efebico biondino imberbe che avrà avuto si e no 20 anni!).

  
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