Io scrivo
Eccola.
La
sente.
Sale
veloce, dalla pancia fino a dentro ai polmoni, una sensazione di vuoto così
piacevole e insieme opprimente. Sente le farfalle dentro lo stomaco. Sfiora
piano un punto del petto come se potesse mandarla via, farla scomparire; quando
accade così, è ancora più strano. Di solito sa sempre cosa la causa, una frase,
una parola, una canzone, qualunque cosa. Ma quando arriva così, a spiazzarla
improvvisamente e senza motivo, è ancora più strana e più
forte.
Si
agita sulla sedia, respira profondamente.
Sa
cosa significa. Allunga la mano veloce verso la penna, la appoggia sul
foglio:
“Eccola.”
Si ferma un attimo. Il vuoto dentro di lei diventa più vasto, le farfalle si propagano sbattendo le ali dolcemente – morde un labbro e la penna tocca ancora il foglio.
Le parole escono da sole senza che quasi se ne accorga, una dietro l’altra, lentamente. Non è più lei, lei è la mano, e la mano è uno strumento dell’immagine che ha nella mente, e le parole fuoriescono dalla punta della penna come un flusso infinito. Quella strana sensazione sguscia via insieme all’inchiostro, risucchiata, riempiendo il foglio con le parole e svuotandola, la mano si muove così velocemente sulla superficie bianca che le fa quasi male, ora, ma non si ferma: sa che se lo facesse tutto andrebbe in fumo e le parrebbe stupido ed incompiuto, e non farebbe altro che appallottolare il foglio o ridurlo in piccoli pezzettini, cancellandolo. Non si ferma e non permette ai suoi occhi di andare oltre il suo campo visivo ed accarezzare le parole in cima.
Cura
la grafia più del necessario, arrotondandola eccessivamente, cercando di rendere
tutto perfetto e sapendo che non lo sarà – non ancora, pensa, non
ancora. Ma prima o poi l’avrebbe riguardato, avrebbe tirato un sospiro di
liberazione e avrebbe pensato, sì, era tutto proprio come l’aveva immaginato
dall’inizio.
Finalmente
lascia correre veloci gli occhi sul
foglio zuppo di parole. Può andare. Può ritenersi
soddisfatta.
Ripone
la penna con cura, chiude il blocco, lasciando il foglio incastrato tra le
pagine.
Sorride,
preme piano una mano sulla pancia e la lascia lì per qualche
secondo.
Libera.
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Ero davvero indecisa se pubblicarla o no, prima di farlo l’ho fatto leggere diverse volte ad alcune persone di cui mi fido, e alla fine eccola qui.
Lollo