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Autore: Chiaretta    29/11/2006    10 recensioni
PICCOLE DONNE: Jo e Laurie. Lontani, ma inseparabili. Una conclusione diversa alla loro storia d'amore che la Alcott non ha voluto raccontare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Laurie

 

Laurie & Jo

 

 

 

5- Decisioni

 

 

“Sei tornato presto, Laurie.” Disse la signora March aprendo la porta e trovandosi di fronte un Laurence tremendamente teso. “Qualcosa non va?”

 

“Dov’è Jo?”domandò lui cortesemente.

 

“Nel salotto con il professor Bhaer, ma” proseguì vedendo che il giovane si era mosso velocemente per raggiungerla “non è il caso che entri anche tu. Stanno parlando di cose delicate…da soli…”

 

Dallo sguardo del giovane trasparivano tutta la tristezza, la delusione, la rabbia e la gelosia che poteva provare.

Mosse ancora qualche passo verso il salotto dal quale provenivano solo dei sussurri, poi, lanciato un’altra occhiata come di rimprovero alla signora March, uscì di casa sbattendo la porta e si sedette sotto un albero del giardino.

 

Voltando la testa avrebbe potuto vedere attraverso la finestra almeno uno dei due, ma si sforzava di non girarsi per nessun motivo.

 

“Stupido! Stupido Laurie!” si diceva. Perché non aveva tenuto fede alla sua intenzione di dichiararsi subito a tutti i costi? Era l’occasione giusta per far mantenere le distanze a “quel Bhaer”…

 

Qualcosa, nel tono di voce della signora, o nella sua espressione convinta, l’aveva turbato, e adesso non poteva fare altro che stare lì, seduto sul prato,  a chiedersi si cosa mai stessero parlando Jo e il professore.

 

Cose serie, aveva detto la signora March.

 

Ma quali cose serie?

 

Un viaggio insieme?

Un possibile ritorno a New York?

Fidanzamento?

Matrimonio?

 

Sentì un sommesso singhiozzo provenire dal salotto.

 

Ora aveva capito di cosa stavano parlando.

 

Di Beth.

 

Ormai la rabbia si era impossessato di lui: perché ne aveva parlato con il professore e non con il suo migliore amico?

 

L’allettava la possibilità di dare un calcio all’albero, o di andare alla finestra e urlare due cosette, ma Teddy si limitò a scompigliarsi un po’ i capelli e ad allontanarsi rumorosamente, maledicendo la sua gelosia, la sua lentezza, e anche un po’ Jo, che lo feriva così.

 

 

***

 

Jo uscì dal salotto soffiandosi il naso, seguita subito dal professor Bhaer, che sfoggiava un’espressione più tenera che mai.

La signora, con la coda nell’occhio, vide che le aveva circondato le spalle con un braccio, ed ora si sorridevano, avviandosi per la soffitta.

“Ho promesso al professore di mostrargli alcune nuove novelle.” Disse la ragazza ad alta voce, intuendo che la madre li stava osservando da lontano.

“Jo, un momento.” L’interruppe la signora March, avvicinandosi a loro e allontanado un po’ sua figlia dal professore con fare serio. “Si tratta di Laurie.”

“Teddy? Cosa gli è successo?” domandò subito preoccupata.

“Oh, non temere cara, nulla di male, solo…” abbassò la voce per non farsi sentire troppo dall’ospite tedesco “vedi, credo non sia rimasto molto contento del vostro colloquio privato, ecco.”

Jo la guardò interrogativa.

“Poco fa era tornato a casa, tutto teso, e chiedeva di te, ma appena gli ho detto che voi due stavate parlando in privato, mi ha guardato furente ed è corso fuori… per favore, potresti parlargli?”

“Ma… certo, si… ma cosa gli è preso?”

La mamma sospirò un “figlia mia” e tornò in cucina da Hannah.

Se fossero state da sole, e qualche anno addietro, sicuramente le avrebbe parlato saggiamente, ma adesso la signora March aveva deciso di non intervenire. Sua figlia era grande, e la “questione Teddy” andava risolta una volta per tutte.

Jo guardò il professore, come facendo a lui la stessa domanda appena rivolta alla madre.

 

“Cara Jo, io penso che il suo amico sia un po’ preoccupato.”

 

“Preoccupato? Ma di cosa?”

 

L’uomo sorrise, si avvicinò alla porta e l’aprii guardando se riusciva a vedere il giovane Laurence.

 

“E’ un suo caro amico?”

 

“Il più caro in assoluto.” Rispose schiettamente lei.

 

“Nient’altro?”

 

Jo esitò un momento, ma era giunta l’ora di essere sinceri con tutti.

 

“Teddy è innamorato di me, da molti anni…”

 

“Questo l’avevo  capito, ma io mi domandavo cosa provasse lei…”

 

Arrossì di colpo.

 

Cosa provava veramente per lui?

 

Lì per lì non poté fare a meno di paragonare il tono di voce così amabile di Fitzgerald a quello irruente e appassionato di Laurie.

 

Uscì di casa e andò ad appoggiarsi contro il tronco dell’albero del giardino.

 

“Io gli voglio bene, e molto. Però… non capisco come.”

 

Il professore sospirò avvicinandosi a lei.

Aveva capito che forse era meglio sopprimere i sentimenti che nutriva per l’amica da alcuni mesi a questa parte. Avrebbe voluto dichiararsi, certamente, ma sapeva che avrebbe portato solo maggiore scompiglio nell’anima già abbastanza provata da Jo, così si limitò a rivolgere lo sguardo lontano e continuare a farla parlare, nella speranza che il signor Laurence fosse la persona giusta.

 

“Ho desiderato ardentemente che ritornasse. Ho pianto per la sua lontananza e mi sono sentita così felice, quando l’ho trovato in soffitta, l’altro giorno, ma…”

Fissò Bhaer:

“Nonostante lui mi ami così tanto, io sono ancora molto indecisa. La mamma non è d’accordo, e anch’io a volte penso che caratterialmente non potremmo essere più che amici. Resta il fatto che mi piacerebbe ringraziarlo per tutte le attenzioni che mi ha sempre rivolto, ma, Cristoforo Colombo!, questa non mi sembra una ragione giusta per un matrimonio!”

 

“Che confusione, cara amica.” Sorrise il professore con amarezza “io credo che… sarebbe il caso di rifletterci un po’ più a lungo sopra, di parlare con Laurence e, chissà…dargli un’occasione…”

 

“Lei crede?”

“Io vorrei solo che lei fosse felice, amica mia, nulla di più.”

“Grazie. Non so come avrei fatto senza di lei.”

“Allora corra. Forse è il caso che vada a cercarlo. Potrebbe immaginare dove si sia cacciato?”

“E’ andato verso il fiume.”

Al sentire questo l’uomo sussultò un momento pensando al peggio.

“Non si preoccupi” lo rassicurò Jo “E’ andato lì anche la prima volta che l’ho rifiutato. Adesso lo raggiungo”

 

Jo aprì il cancelletto di casa e lanciò un ultimo sguardo colmo di gratitudine al suo amico, poi, con calma, scese per il sentiero.

 

Se lei si fosse voltata di nuovo, guardando il professore, probabilmente sarebbe tornata indietro. I suoi occhi limpidi e gentili, erano adesso tristi e sconsolati. Si passò una mano tra i capelli e, quando l’amica fu abbastanza lontana, sussurrò:

 

“Addio, mia amata Jo.”

 

Entrò un attimo in casa a prendere il suo cappotto e a salutare, e andò alla stazione.

Per prendere il primo treno per New York.

 

***

 

Jo correva a perdifiato giù dalla collina. Poteva già vedere le acque limpide del fiume scorrere verso valle, ombreggiate qui e lì da grandi alberi e smosse ogni tanto dal guizzo di un pesce, ma di Laurie, per ora, non c’era nessuna traccia.

 

Che si fosse sbagliata?

 

Doveva parlare sinceramente con lui. Doveva farlo subito.

 

Si fermò ormai vicinissima alla sponda e scrutò con attenzione tutto ciò che la circondava, con l’erba alta le solleticava le caviglie nude sotto la gonna, finché, lì, in mezzo al prato, notò  una cosa scura che si rivelò essere un gomito, il gomito di Laurie avvolto nella sua camicia nera.

 

Il ragazzo se ne stava sdraiato supino, con le braccia incrociate dietro la nuca, le gambe un po’ divaricate e uno sguardo severo rivolto al cielo terso di quel pomeriggio. Quando Jo gli si sedette vicino, con le ginocchia al petto, non fece il minimo movimento ed evitò accuratamente di guardarla facendo finta di niente.

 

La signorina March sorrise. La stava deliberatamente ignorando. Proprio come quando erano ragazzini. Quante volte, dopo aver litigato, Teddy aveva assunto quell’espressione dura e allo stesso tempo offesa e viziata? Tante volte, ma alla fine, era sempre lui che cedeva e chiedeva scusa, perché non era capace di portare rancore e ancora meno di essere arrabbiato con la sua migliore amica.

 

Non sapeva bene perché, ma quella situazione così familiare la rendeva così serena e le diceva che tutto sarebbe andato come in passato: lui avrebbe iniziato a parlare senza molta cognizione e poi, dopo alcuni giri di parole, le avrebbe detto “mi dispiace, Jo, facciamo pace?”

Continuando a sorridere, iniziò a guardare anche lei il cielo, in un’attesa per nulla impaziente, senza nemmeno il bisogno di cercare le parole giuste, perché anche questa volta, loro due avrebbero parlato liberamente, senza segreti né paure, perché erano sempre veri amici.

 

“E’ una giornata veramente bella.”disse finalmente Laurie. Non era in grado di resistere più di cinque minuti. Parlò senza girare gli occhi, con un tono un po’ lugubre.

 

“E’ vero. L’ideale per una passeggiata sul fiume.”

 

In tutta risposta Teddy emise una specie di grugnito. Jo allora riprese a parlare guardandosi le scarpe, con un’espressione dolce.

 

“Sai, Teddy, prima sono andata alla redazione del giornale… quando sono entrata, il direttore mi ha rivolto un sorriso raggiante e si alzato dalla sua scrivania per stringermi energicamente la mano mentre diceva ‘Finalmente è arrivata, signorina March, l’aspettavamo con ansia!’…”

 

Laurie abbassò la guardia. Il direttore del giornale che sorrideva e stringeva la mano a Jo? Ma che era successo? Poi, accorgendosi di aver lasciato spazio ad un’espressione stupita, con un colpo di tosse tornò alla sguardo severo, sperando di non essere stato visto, come invece era successo.

 

“Anche gli altri signori lì dentro erano tutti contenti, poi” proseguì la giovane, facendo finta di non aver notato la curiosità dell’amico, ma sorridendo divertita “il direttore mi ha dato un fagotto. Ah! Forse tu non lo sai, ma quando ero a new York e scrivevo attivamente per un giornale, il professore (e qui Laurie si lasciò sfuggire una smorfia) mi disse che tutto ciò che avevo scritto in quel periodo non erano racconti, non erano niente, solo obbrobri, perché li avevo scritti solo per fare soldi e perché alla gente piacevano, non perché li sentissi io, così avevo smesso di dedicami alla scrittura, almeno fin quando mi fosse tornata l’ispirazione… mentre tu non c’eri, ho terminato un romanzo, un romanzo sulla mia Beth, e prima di mostrarlo al giornale, l’ho inviato al professore.”

 

Adesso il giovane Laurence si era voltato dall’altra parte e aveva incrociatale gambe con  fare indifferente, ma in realtà stava attentissimo a non perdersi neppure una sillaba del discorso della sua amata, anche perché gli stava dicendo una cosa veramente importante: un intero romanzo su Beth…

 

“Il professore mi ha detto che l’ha gradito molto e, per farmi una sorpresa, l’ho inviato al giornale. Nel fagotto, c’era la prima copia di “My Beth”. Anche al giornale sono rimasti entusiasti e hanno deciso di pubblicarlo…”

 

Teddy spalancò gli occhi per la gioia ed era lì lì per saltare al collo di Jo per congratularsi, ma si ricordò che era arrabbiato, così cercò ancora di trattenersi.

 

“Mentre eri all’estero, piangevo ogni giorno e mi dicevo ‘Oh, se Teddy fosse qui, sicuramente lui mi starebbe vicino!’ e aspettavo con impazienza il tuo ritorno. Credevo che se avessi parlato un po’ con te, mi sarebbe passato tutto, come è sempre stato in passato, ma quando sei finalmente tornato, oltre alla gioia, ho avuto anche paura, inizialmente, di non essere in grado di dirti ciò che sentivo. Però, poco fa, mentre ero nel salotto, il professore mi ha chiesto di aprirmi con lui ed io esitavo pensando che prima dovevo parlarne con te, ma poi ho pensato ‘Teddy starà sempre con me, lui è troppo importante e mi capisce perfettamente, anche se non riesco a dirgli ciò che voglio, lui comprenderà ugualmente e, se saremo insieme, ci faremo forza a vicenda, come è sempre stato, le parole non servono, andrà tutto bene, siamo pur sempre insieme.’…”

 

A quel punto Laurie non si trattenne più, subito si mise in ginocchio e abbraccio forte la ragazza:

 

“Si, Jo, si! Siamo sempre insieme! Io starò sempre vicino a te, non ti lascerò mai! Voglio rendere tutti felici, tutti!”

 

“Lo so, Teddy, lo so che ci vuoi bene. Io mi fido di te.” Si commosse l’altra, ricambiando l’abbraccio.

 

All’improvviso Laurie l’allontanò tenendola delicatamente per le spalle e guardandola intensamente negli occhi decise che era il momento di ricordare a Jo i suoi sentimenti.

 

“Io ti amo, Jo. Ho fatto di tutto per dimenticarti, me ne sono andato lontano, ma io non riesco a non volerti bene. Per me sei tutto. Una sorella, la mia migliore amica, l’unica donna che amo. Lo so che la mamma non crede che potrei renderti felice, ma questa è l’unica cosa che desidero da sempre!”

 

Le prese le mani senza smettere di fissarla.

 

“Ti prego, dimentica quel professore! Lo so che è una brava persona, ma sono io che ti amo di più! Ne sono sicuro! Se tu mi dessi l’opportunità, io potrei dimostrarti quanto veramente valgo, potrei farti capire quanto bene voglio a te e alla tua famiglia! Qualunque cosa tu desideri, te la donerò! Ascolta…”

 

Jo lo interruppe scoccandogli un piccolo bacio sulla guancia:

 

“Ma Teddy, io so già quanto vali, quanto ci vuoi bene. Non devi dimostrare proprio niente. Io desidero solo restare insieme a te e agli altri, per sempre.”

 

“Jo, io voglio sposarti!” proseguì Laurie con enfasi, stringendole involontariamente ancora di più le mani.

 

Lei si alzò. Rifletté un attimo, poi prese Teddy a braccetto e lo condusse silenziosamente un po’ con lei lungo la riva del fiume.

 

“Io non posso ancora accettare.”

 

Laurie si fermò. Addolorato.

 

“Ma perché?”

 

“Perché non capisco ancora bene ciò che provo. Se vero amore o profonda amicizia. So solo che adesso sei la persona più importante per me e non voglio farti soffrire.”

 

“Bè, mi stai facendo soffrire!”

 

“Non essere sciocco, Teddy! Se io accettasi di sposarti con leggerezza e poi mi accorgessi di non amarti, ti farei doppiamente male!”

 

L’altro non ribatté nulla.

 

“Lo so che hai aspettato tanto, ma io devo ancora riflettere… se non vuoi darmi altro tempo, sappi che in questo momento la mia risposta resta NO, ma penso che, dopo un’accurata riflessione, qualcosa potrebbe cambiare, non credi?”

 

“Per me sei unica, Jo. Insostituibile. Ma a volte penso che tu sia crudele…”

 

“Perché?”

 

“Perché sai che con me vincerai sempre tu, e sembra che ti diverta a tenermi sulle spine, a sconfiggermi…”

 

Jo sorrise raggiante. Quel discorso stava a significare che non avrebbe rinunciato a lei.

 

“Io ti aspetterò per sempre, se vorrai.”

 

“Grazie.” Gli sussurrò lei, poi, data un’occhiata in giro propose: “Torniamo a casa?”

 

“Va bene.”

 

“Però di corsa. Chi arriva ultimo farà una penitenza!” e la ragazza cominciò a correre su per la collina, seguita subito da Laurie.

 

 

The End

 

°°°

Eccoci giunti alla fine!

^^" scusate se ci ho messo tanto a postare un capitolo che era praticamente già pronto...

Grazie ancora a quanti hanno seguito la fic, e un particolare ringraziamento a calcifer e Elyonchan che hanno commentato il 4° capitolo!

Spero che la conclusione vi abbia aggradato!

Un bacio

Chiaretta

 

  
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