Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: IosonoOmbra    08/05/2012    10 recensioni
Una ragazza come tante va al cinema a vedere The avengers, Loki tocca il suo cuore, e succede qualcosa che ha dell'incredibile.. chissà che i sogni non possano diventare realtà..
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Finalmente questa funfiction è finita! Ci ho speso sangue ed energie ma alla fine ce l'ho fatta! Vi devo mille ringraziamenti! A tutti quelli che mi hanno recensito e che avete apprezzato la mia storiella... sono convinta che se non ci foste stati voi a motivarmi non l'avrei conclusa... :) Ditemi se il finale vi ha soddisfatto oppure no! Se ho fatto un orribile caduta di stile chiedo venia... mentre invece se sono riuscita a darvi qualche minuto di sognante fantasia con Loki, meglio così! Ne sono felice! Baci a tutti!!! <3


Malato d'amore
 
Correvo, se così si può dire, attraverso Asgard.
La città era misteriosamente deserta.
Possibile che non c’era nessuno che potesse aiutarmi?!
Arrivai senza fiato al castello, e l’unica forza che mi teneva ancora in piedi era l’idea che Loki stesse morendo da solo, in una casa abbandonata, come un povero cane.
Si era sacrificato per me! Non potevo abbandonarlo.
Era nato qualcosa tra di noi... e io non riuscivo a capirlo razionalmente. Com’era possibile che in nemmeno un giorno anche lui mi amasse? Centrasse quella cosa del destino e tutto il resto? Anche se il fato ci avesse messo lo zampino, io sapevo quello che sentivo per Loki; ascoltai il mio cuore e vidi che era ancora in pezzi.
“Quel dio fa sempre danni!”
Cercavo di non pensare alle ultime parole che avevo sentito nascere dalle sue labbra. Poteva averle dette anche solo per rincuorarmi, un ultimo regalo prima di andarsene, e non avere più rimpianti. Magari non provava davvero niente per me, ed ero stata solo un gioco... fin dall’inizio.
Il castello era deserto, non una voce, non un rumore.
“Maledizione!”
Mi trascinai fino alla sala del trono, lì doveva esserci per forza qualcuno!
Aprii a fatica le enormi porte, e vidi con orrore la sala vuota.
Caddi in ginocchio in preda alla disperazione, e gridai il nome di Thor.
Mi misi le mani tra i capelli.
«Perché mi chiami, Ester?»
Quello stupido dio biondo era comparso d’avanti a me.
Appena vide in che stato ero conciata si allarmò e mi disse:
«Cosa ti è successo?!»
Mi aggrappai alle sue vesti e lo scrollai.
«Loki! Corri da Loki! Lui è...»  gli gridai contro, ma la voce mi venne meno.
«Cosa ha fatto mio fratello?» nei suoi occhi c’era una nota severa.
«Sta... morendo...» riuscii appena a bisbigliarlo, quando il mio corpo raggiunse il limite e svenni. Il buio mi avvolse, e dentro la mia testa rimase solo un orribile presentimento.
 
Sognai. Sognai per tutto il tempo. Ricordi mischiati a fantasia. Sognavo di correre per corridoi interminabili, e di incontrare persone senza volto che mi ignoravano, sebbene io cercassi disperatamente di attirare la loro attenzione.
Sognai me stessa, ancora bambina, nascondermi sotto al letto di una camera buia. E mia sorella che mi prendeva, con quei suoi artigli da rapace, e mi dilaniava la carne. C’erano battaglie nella mia mente, c’erano guerre, e tanto, tanto sangue.
Gente che gridava e chiedeva aiuto, senza che io potessi fare niente.
Poi arrivò Loki. Mi guardava con uno sguardo colmo di disgusto e odio, e quegli occhi verde giada erano illuminati da una furia omicida. Per la prima volta ebbi paura di lui. Poi il dio sorrise in un modo spaventoso e terrificante, e alzando il braccio mi mostrò il cuore pulsante che aveva in mano. Aveva gli avambracci completamente sporchi di sangue. Spalancai gli occhi e mi guardai il petto, in preda al terrore. Dove si sarebbe dovuto trovare il mio cuore c’era un enorme buco nero che mi trapassava da parte a parte. Sobbalzai e mi svegliai.
Mi trovavo in un letto, questo l’avevo capivo... ma dove? Ad Asgard?
Con la paura che fossi tornata a casa, sulla terra, cercai di mettere a fuoco l’ambiente circostante. Riconobbi la vivida luce d’orata che entrava dalle finestre, l’arredamento strano, e l’architettura asgardiana. Emisi un sospiro di sollievo.
Mi guardai il corpo: la maggior parte delle ferite si erano rimarginate, immaginai grazie alla avanzata medicina del posto, e dove prima sentivo ossa rotte, ora c’era solo una leggera e sottile fasciatura.
La mia mente ci mise un attimo per riaccendersi, e collegare i vari ricordi tra di loro.
«Loki!»
Scattai in piedi, notando felicemente di riuscirci, e uscii dalla stanza come una furia. Ero stata spostata in un altro lato del castello, e per la quantità di strani macchinari, di asgardiani in uniforme azzurra, e strane stanze piene di gente, immaginai fosse una specie di ospedale della città. Una giovane uomo mi venne incontro, e cercando di sembrare gentile e rassicurante mi chiese di tornare a letto, perché le mie condizioni di salute non erano ancora ottimali.
Imprecai contro l’infermiere, e lo superai.
Il ragazzo cercò di seguirmi, e di calmarmi, senza riuscire ad ottenere da me, naturalmente, nessuna delle due. Sembravo una trottola impazzita. Cominciai ad aprire porte e a guardare dentro ogni stanza, chiamando a gran voce Loki, e scusandomi quando vedevo che la mia presenza non era molto apprezzata.
Immaginavo che Thor, dopo aver trovato Loki, lo avesse portato qui, e che gli avessero dato le dovute cure. Un petto perforato poteva essere un problema per la medicina della terra, ma per quella degli dei sarebbe stato un gioco da ragazzi, non è vero? Di natura sono una ragazza molto riflessiva, ma nonostante questo, ho uno sviluppato sesto senso che non sbaglia mai. Io in quel momento cercavo disperatamente di ignorarlo perché stava gridando dentro la mia testa: “Qualcosa non va! Qualcosa non va, maledizione!”
Alla fine mi calmai pensando che forse Loki era stato già dimesso, e che adesso era tornato alla sua sottospecie di antro segreto, a suonare il violino magari, o a ridere delle pene inflitte ai peccatori nell’inferno di Dante.
Alla fine trovai l’uscita dell’ospedale, e con essa, anche Thor. La sua stazza occupava interamente la porta, e se non si fosse spostato, difficilmente sarei riuscita a passare.
Il dio biondo e capellone mi guardò un attimo sorpreso, quindi accennò un sorriso.
«Già in piedi, eh? Non dovresti restare a letto ancora un po’?»
«Io sto benissimo... piuttosto, dov’è Loki?»
«Ma devi riguardarti, le tue ferite non sono ancora del tutto guarite e...»
«Thor, di ho chiesto se puoi dirmi...»
Thor alzò la voce e coprì la mia:
«...e stiamo cercando ancora quei mostri che ti hanno fatto questo perché...»
«THOR!» gridai, e tutto il personale del reparto si girò verso di me.
Il suo sorriso cadde come una maschera di cartapesta, e in quegli occhi azzurri lessi dolore e tristezza.
Il cuore mi si riempì di lacrime, come se si preparasse al peggio. Io cominciai a tremare, e il dio vedendomi così mi abbracciò. Sembravo uno scricciolo che veniva abbracciato da un gigante.
«Thor... dov’è Loki...?» dissi ancora, con un filo di voce.
«Calmati. Adesso ti porto da lui.»
Mi trasportò di peso perché non riuscivo più a reggermi sulle gambe, che sembravano quasi rifiutarsi di collaborare.
Uscimmo dall’ospedale, prendemmo varie rampe di scale, aprimmo varie porte, e alla fine arrivammo in un’altra ala del castello. Qui era tutto più silenzioso, e nell’aria c’era una strana aria di solennità e rispetto.
Mi si annodò la gola.
Arrivammo ad una porta di ambra, che lasciava solo intravedere le figure al suo interno. Thor la aprì ed entrammo. La stanza era grande, molto grande, e aveva una forma ovale. C’erano macchinari e gente con mascherine e divise azzurre.
Ma la cosa più inquietante erano le miliardi di capsule che questo posto conteneva. Le mie gambe ripresero a funzionare, e dopo essere scesa dalle braccia di Thor, che intanto restava in religioso silenzio, mi avvicinai ad una di quelle. La capsula sembrava essere fatta di una qualche strana materia gelatinosa o liquida di colore ambrato, la superficie era incrinata da piccole crepe rosse, che sembravano quasi vasi sanguigni.
La cosa peggiore di tutta quella storia era però che dentro ogni capsula c’era una persona. Mi avvicinai a Thor alla ricerca di un minimo sostegno spirituale, e sebbene il motivo per cui fossimo lì era evidente, e scritto a chiare lettere d’avanti a me, il mio cervello si rifiutava di fare il collegamento. Prendemmo una galleria laterale, lasciando di nuovo soli quell’esercito di dormienti, e dopo un po’ arrivammo in un altro ambiente. Non saprei descrivere quella stanza perché, se devo dirla tutta, non la vidi neppure. La mia attenzione cadde immediatamente sulla grande capsula al centro della stanza. Corsi verso di lei, incespicando nei miei passi.
Guardai attraverso il liquido gelatinoso, e per un attimo il mio cuore si fermò. Dentro quella capsula c’era Loki. Il dio aveva un’espressione leggermente accigliata e sofferente, ma non sembrava essere cosciente. Era a petto nudo, e il mio sguardo che scorreva su quella bellissima pelle candida e incontaminata cadde sulla spaventosa cicatrice che aveva sopra il cuore. La ferita si era completamente rimarginata ma la cosa strana era che laddove si trovava il cuore la pelle trasudava uno strano fumo argenteo filamentoso, che si dissolveva appena usciva dalla capsula. La sensazione che provai fu terribile. Mi portai una mano alla bocca, e Thor si decise finalmente a spiegarmi:
«Lo abbiamo trovato in condizioni disperate, e se tu non ci avessi avvertito probabilmente adesso sarebbe morto. I dottori hanno curato la sua ferita e fatto il possibile. Ma...»
Thor si fermò un attimo guardando verso di me, per poi distogliere subito gli occhi.
«...ma a quanto pare non è stato abbastanza.»
«Ma lui è un dio! ...credevo che gli dei non potessero morire!»
«Non è sempre vero, ci sono dei modi per uccidere un dio, ma non è questo il caso. Loki quando è stato colpito non aveva più i suoi poteri, era un mortale come tutti gli altri.»
«Ridategli i suoi poteri, così potrà curarsi da solo!» le parole mi uscivano di bocca senza che me ne rendessi conto, e senza che prima passassero per il cervello.
Thor sospirò.
«Il modo con cui i poteri gli sono stati tolti i poteri... Loki non può riacquistarli in nessun altro modo se non con la propria redenzione.»
Guardai con occhi pieni di speranza Thor e gli gridai:
«Ma Loki si è redento! Mi ha salvato! Ha sacrificato la mia vita per salvare la mia!»
Lo sguardo di Thor restava basso, e pieno di tristezza.
«Sappiamo come sono andate le cose. Ma i saggi non hanno considerato possibile che la sua azione fosse stato un atto così altruistico. Devi ammettere che dopo neanche un giorno dopo essere stato liberato a chiunque sarebbe sembrato strano un improvviso pentimento. Quindi l’assemblea, e anche mio padre, hanno detto che il suo gesto non è stato altro che insensato ed egoistico.»
Ero sconvolta.
«Non potendo riacquistare i suoi poteri, sta gradualmente perdendo la sua energia vitale, e se continuerà così... morirà.»
Avrei preferito sentire un pugno nello stomaco, che quelle parole.
In tutto il casino che avevo in testa, riuscivo solo a distinguere questa certezza: “NON LO ACCETTERO’ MAI!”
«Stai scherzando?!» imprecai contro Thor.
«Lo vorrei tanto...»
«Quindi secondo voi un atto di amore è egoistico?!»
«Amore?» Thor sembrava sorpreso.
«Si, AMORE! Un sentimento che il vostro duro e freddo cuore asgardiano sembra non aver mai il tempo di considerare! Mentre Loki, che per fortuna non è della vostra ignobile razza, ha un cuore molto più nobile e capace di amore del vostro!!!»
Thor continuava a guardarmi con quell’aria sorpresa, e quasi riuscivi a vedergli un’idea nascergli in testa.
«E infine, si. L’amore è egoista! E io sono proprio un’egoista se non accetto, e non accetterò mai che Loki muoia!» fuggii dalla stanza senza voltarmi e Thor non provò a seguirmi. Ero ancora in fuga, ancora ridotta alle lacrime, considerai che Asgard non aveva una buona influenza su di me.
Arrivai nella stanza dove la mattina precedente mi ero svegliata, dove tutto era cominciato. Mi tuffai dentro al letto e mi raggomitolai tra le lenzuola con silenziose lacrime che scendevano come ruscelli dai miei occhi. Dopo un po’, quando finii anche le lacrime, sentii una voce familiare.
«Signorina Ester, è qui?»
Non risposi, ma Gena entrò nella stanza, e diede uno sguardo sotto le coperte.
«Signorina... ha saputo di quello che è successo a Loki?»
Feci di si con la testa.
«Terribile, non è vero?»
«E’ stata tutta colpa mia...» lamentai sottovoce.
«Come?»
«E’ stata tutta colpa mia! Ero il suo guardiano, dovevo salvarlo! E invece ora sta morendo!»  La mia voce era pietosa e incrinata dal dolore, ma non avevo più lacrime da versare.
«Signorina... forse c’è un modo per salvare Loki.»
Il mio cuore distrutto, e fin troppo strapazzato negli ultimi tempi, si rimpolpò di speranza.
«Come?!»
Gena distolse un attimo gli occhi, prese un gran respiro e poi disse seria:
«Cosa è disposta a fare pur di salvare Loki?»
Non ci fu neanche il bisogno di pensarci.
«Darei la vita!»
«Allora mi segua!»
Uscimmo dalla stanza, e tornammo verso le capsule. Gena si guardava attorno con aria circospetta. A quanto pare non stavamo facendo nulla di buono, ma non mi importava. Avevo imparato a vedere con occhio diverso la “famosa giustizia di Asgard”...
Vedemmo Thor correre nella nostra direzione, e per poco non ci facemmo scoprire.
Tornammo nella sala dove si trovava Loki, e notai preoccupata che era diventato ancora più pallido.
«Vede questo fumo argenteo? – Mi chiese Gena. – E’ la linfa vitale di Loki. Di norma resta dentro il corpo, ma essendo stato ferito quasi a morte ha provocato questa reazione, e si sta velocemente esaurendo.»
«Cosa dobbiamo fare?!» chiesi, su di giri.
«Signorina Ester... lei deve sacrificarsi per Loki.»
Rimasi in silenzio ascoltando cosa avevano provocato dentro il mio cuore quelle parole.
«Se vuole salvare Loki, dobbiamo trasferire la sua forza vitale dentro di lui. Ma naturalmente lei non sopravvivrà a questo passaggio.»
Ripensai a tutto quello che avevamo passato io e quel diabolico dio. Davvero quello strano legame che si era creato valeva tanto? Valeva la mia vita? Quel sentimento di amore e odio era davvero tanto prezioso? Loki si era sacrificato credendo che fosse importante, o che per lo meno valesse qualcosa.
Aveva fatto quel gesto assurdo, credendo che la mia vita fosse più importante della sua.
Sorrisi a quel pensiero pazzesco e, avvicinandomi, gli sussurrai:
«Ti sbagliavi. La tua vita è di gran lunga più preziosa, e se potessi la sacrificherei per te miliardi di volte.»
Gena capì che avevo preso la mia decisione e preparò l’attrezzatura. Prese un'altra capsula e mi disse di entrarci. Quando mi ci stesi dentro mi sembrò di immergermi in dell’acqua fredda, nella quale tuttavia non avevo bisogno di respirare.
Gena prese una specie di strano cavo di cristallo cavo, e poggiò ciascuna estremità sulla superficie delle due capsule, che incredibilmente sopportarono il suo peso, e sembrarono fondersi.
Prima di cominciare presi la mano di Loki e la tenni stretta.
«Deve essere completamente accondiscendente, e non deve tentennare un momento, altrimenti Loki morirà. Adesso azionerò la macchina.»
«Farà male?» fu l’unica cosa di cui mi volli accertare.
Gena mi guardò, fece di no con la testa e disse:
«Sarà come addormentarsi. Grazie per quello che sta facendo, signorina.»
«Non mi ringraziare.»
Gena non sembrò capire. Si mosse dietro le capsule, trafficò un momento con delle meccaniche e azionò il tutto. La prima impressione non fu molto piacevole. Sentii come una mano che mi afferrava il cuore, e che cercava di strapparmelo via dal petto, con dei leggeri strattoni. Pensai che gli asgardiani avessero un concetto diverso di dolore, e cercai, nonostante tutto, di rilassarmi. Poi dopo un po’ di strattoni sentii il petto aprirsi. Controllai, ma non avevo nessuna ferita. Un fumo denso e delicato color mirtillo si alzò dal mio petto e volteggiò indeciso sopra il mio cuore, come se non capisse cosa stesse succedendo. Poi il tubo sopra di me lo risucchiò e lo sputò addosso a Loki. Il corpo del dio smise di esalare fluido vitale e cominciò ad assorbire il mio. Poco per volta il processo prese velocità e io cominciai a sentire le forze venirmi meno, il cuore mancare qualche colpo, e la testa annebbiarsi. Gena era analitica e fredda, studiava tutto il processo con attenzione, cercando qualsiasi eventuale problema.
Vidi Loki riprendere colore, e questo mi riempii il cuore di gioia, nonostante un sonno pesante cominciasse a calarmi sugli occhi.
All’improvviso sentii la sua voce:
«Ester...?»
Mi voltai e vidi che Loki si era risvegliato.
Sembrava ancora incredibilmente debole, ma nel suo sguardo c’era una leggera nota di sorpresa e inquietudine.
Gli sorrisi dolcemente.
Il dio si guardò attorno. Vide le capsule e le macchine, si voltò di nuovo a guardarmi, e io quasi riuscivo a vedere la disperazione crescere dentro di lui.
«Ester... cosa diavolo stai facendo?!»
«Non ti preoccupare Loki. Dopo starai meglio.»
«Sei impazzita?!»
Gena imprecò tra i denti e disse:
«Accidenti, Loki non doveva svegliarsi così presto...» .
«Gena! Maledetta! Cosa l’hai convinta a fare?!» Loki gridò furioso in direzione della donna, che però non si scompose minimamente e si limitò a constatare:
«Dovremo velocizzare il processo. Ester questo non sarà piacevole.»
Sentii ancora una volta quella mano dentro il petto, che questa volta rovistava con più forza. Mi sfuggii un gemito.
«Ester... Ester... perché lo fai?! Fermati subito!»
«Loki, non c’è altro modo. Se non lo faccio morirai...» mi sfuggì una lacrima, e io mi maledissi per essere sembrata ai suoi occhi così debole.
«E quindi hai pensato di salvarmi donandomi la tua vita?! Sei veramente una stupida midgardiana!»
Vedeva che le sue parole non sortivano alcun effetto e allora si ricompose, finse un aria rilassata, e per un attimo riemerse la sua vera personalità:
«Ascoltami terrestre, non devi spingerti a tanto. Starò bene... Dammi qualche giorno di riposo e mi rimetterò in sesto. Ora però devi alzarti e andartene. Credimi.»
Gena si intromise e disse:
«Non credergli, sta mentendo.»
«GENA!!!» Loki perse tutto il suo autocontrollo e lanciò uno sguardo pieno di ceca rabbia verso di lei.
«Ascoltami Ester, non voglio la tua energia vitale! Non ne ho bisogno!»
Loki diceva così, ma non aveva neppure la forza di stringermi la mano.
«Come non vuoi il mio amore?» cercai di sorridere, ma il risultato che ottenni credo sia stato pietoso.
La sua solita aria presuntuosa ed egocentrica svanì di colpo, e mi guardò come se lo avessi pugnalato al cuore. Gli si leggeva in faccia che gli dispiaceva da morire. Ma sebbene ci provasse in tutti i modi non riusciva a trovare le parole giuste per dirlo.
«Ester... stai diventando pallida, smettila ti prego.» e stavolta il suo tono, che prima era arrivato alle mie orecchie come un ordine, si tramutò in supplica accorata.
«Come puoi farmi questo? Come puoi costringermi a vederti morire...?» l’espressione di Loki era disperata e straziante. Avrebbe voluto fermarmi, mi avrebbe preso a schiaffi se solo avesse potuto, ma non poteva fare nulla. Capii allora che non avrebbe mai accettato la mia morte, come io non avrei accettato la sua.
 
«Ti amo, stupido dio delle malefatte.»
Fece l’orgoglioso e non rispose.
Mi strinse la mano, e io sorrisi.
Decisi di abbandonarmi in quegli occhi verdi, così belli, così grandi che sembrava ti ci potessi perdere... Vidi delle lacrime bagnargli la pelle bianca, e mi dispiacque di non avergliela assaggiata mai neanche una volta perchè sicuramente sarebbe stata buona e dolce come il latte. Sorrisi tra me e me, il grande e fiero dio delle malefatte che piange per una inutile mortale? Ero stata davvero un ottimo guardiano.
Il sonno mi avvolse all’improvviso, come quando ero nel mio letto a Midgard. Loki strinse ancora con più forza la mia mano e cominciò a chiamarmi con un filo di voce appena udibile. L’ultima cosa che ricordo prima di perdere i sensi fu qualcuno che entrava di corsa nella sala, la voce di Thor, quella disperata di Loki e di tanta altra gente.
Poi, più niente...
 
 
Mi svegliai sobbalzando. Aprii gli occhi e cercai di sollevarmi dal letto. Mi guardai attorno e non riuscii a capire. Mi trovavo nella mia camera da letto, sulla Terra. Era notte, e tutto era come lo avevo lasciato. Non indossavo più la tunica asgardiana, ma i miei vecchi jeans e la mia t-shirt. Mi misi in piedi e cercai il cellulare dentro le tasche. Segnava lo stesso giorno in cui ero andata al cinema con la mia amica.
Cosa era successo?! Mi presi la testa fra le mani.
Poteva essere stato tutto un sogno? Asgard, Thor, Loki... non erano reali?
Non poteva essere! Paradossalmente avrei preferito morire, piuttosto che risvegliarmi in questo letto. Perché ancora, ancora una volta ero sola, per sempre sola...
Non avrei sopportato oltre. Poteva un sogno portare al suicidio? Il quel momento ne avevo una gran voglia. Avrei seguito l’esempio di mia sorella? Probabilmente. Mi rovistavo nella testa alla ricerca di qualcosa per cui valeva la pena continuare a vivere. Si fa così no? Quando si pensa di togliersi la vita, il proprio istinto di sopravvivenza ci ferma un attimo e ci dice: “Rifletti, hai ancora questo, questo, e questo per cui vivere.”
Ma il mio, di istinto, era silenzioso e taciturno come una tomba.
Sobbalzai quando sentii il campanello suonare.
Guardai l’ora: le 3 del mattino.
Chi mai poteva essere? La signora morte che veniva a prendermi in anticipo? Se fosse stata davvero lei gli avrei offerto volentieri tè e pasticcini.
Andai all’ingresso, accesi la luce del portico, e aprii: non c’era nessuno.
Me lo sono immaginato? Forse sto diventando pazza, tutto qui... o forse era solo uno scherzo. Ebbi appena il tempo di pensarlo che qualcuno piombò alle mie spalle, e mi afferrò in modo che non potessi liberarmi. Chi era? Un ladro?! Uno stupratore?! Un pazzo?! Cosa voleva da me? Io non avevo niente che gli interessasse. Mi strattonò al buio, dove non potevo vederlo e mi strinse con più forza. Dopo di che mi sbatté contro il muro e mi bloccò con il suo corpo. All’inizio avevo provato a difendermi, ma poi avevo desistito. Ero troppo gracile e afflitta per tentare di ribellarmi. Poteva farmi quello che voleva, anche tagliarmi in pezzetti se la cosa era di suo gradimento, perché la mia vita senza di Lui non valeva la pena di essere vissuta.
L’uomo non parlava ma mi guardava al buio, quasi che riuscisse a vedermi. Avvicinò il viso al mio collo, e mentre me lo accarezzava, iniziò a baciarmi con forza, e a mordermi. Con l’altra mano mi prese la vita e strinse quasi facendomi male.
Sentii il cuore raggelarsi in petto, e il corpo irrigidirsi.
Quei baci...
Ebbi un tremito al solo pensiero.
L’uomo mi avvicinò a sé, chiudendo ogni spazio rimasto tra di noi, e con il suo bacio appassionato arrivò alla bocca. Mi costrinse ad aprirla e ad accogliere la sua lingua, stranamente così familiare. Mentre ci baciavamo sentivo il cervello che non voleva credere a quello che il corpo aveva capito ormai da un pezzo.
Era impossibile che quello fosse...
Passai le mani tremanti sul ventre sottile ma forte dell’uomo, poi le portai sul petto, e quindi sul collo elegante, e sui capelli che immaginai neri e luminosi come le penne di un corvo. Mi staccai improvvisamente da lui, accesi le luci e gli mollai uno schiaffo in pieno viso.
Loki si voltò verso di me con una mano sulla guancia arrossata, e uno sguardo sorpreso in volto.
«Perché lo hai fatto? Credevo ti piacesse...» si lamentò lui, con il tono di un bambino che è stato appena rimproverato.
«Sei impazzito?! Mi hai fatto prendere un colpo!» gli gridai in preda alla collera.
Loki sorrise beffardo, con quella sua bocca dannata, e mi poggiò un dito sulle labbra dicendo:
«Scherzetto...!»
Io non riuscii più a trattenermi e, liberando torrenti di lacrime, cominciai ad inveire contro di lui e a colpirlo, naturalmente senza sortire alcun effetto.
Loki mi prese i polsi e mi accolse tra le sue grandi braccia.
«Proprio non riesci a toglierti quel sorriso beffardo dalle labbra, non è vero?» singhiozzai.
«Proprio no...»
Dovetti sfogarmi un attimo, prima di riacquistare la capacità di parola.
Loki esisteva davvero, e ora nulla ci avrebbe più separato! Il mio cuore stava esplodendo di gioia, e felicità. Era come mangiare in una volta una tonnellata di gelato al cioccolato, o come cogliere margherite in paradiso...! Ma cosa dico? Questi paragoni non si avvicinano nemmeno lontanamente a quello che stavo provando.
Semplicemente, era come se Loki esistesse d’avvero e fosse tutto per te.
Sprofondai il viso nel suo petto, e sfogai tutte le mie lacrime, mentre il mio dio personale mi accarezzava dolcemente la testa e mi sussurrava che andava tutto bene.
Dopo un po’ mi ripresi, e cercai di ridarmi un certo contegno, anche se non era possibile.
«Mi spieghi cos’è successo, Loki? Ad un certo punto ad Asgard ho perso i sensi, e mi sono risvegliata qui. Credevo che fosse stato tutto un sogno, è stato orribile.»
Loki si era seduto sulla poltrona, aveva incrociato le gambe, e aveva appoggiato il viso sulla mano. Mi ascoltava sorridendo in quel modo cattivo che mi piaceva tanto. Distolsi lo sguardo perché ancora non ero in grado di sopportarlo senza arrossire.
«Dopo che hai cercato di fare quella cosa davvero, davvero stupida. – E qui il suo tono di voce si era irrigidito un po’. – Thor ha praticamente sfondato la stanza urlando. Di seguito a lui c’erano tutti quei vecchi bitorzoluti del consiglio, i vecchi saggi, e nostro padre ovviamente. Un pregio che si può dare al mio stupido fratello, è che quando si ha bisogno di lui, almeno è veloce. Ha fermato la macchina e ha messo tutto in sospeso.»
Io ascoltavo in silenzio, presa dal racconto, e dallo sguardo di Loki, ovviamente.
«I vecchi saggi si sono avvicinati e mi hanno fatto alcune domande.»
«Riguardo cosa?!»
«Riguardo noi due, e su quello che provavo per te.»
«E che gli hai detto?»
Loki mi guardò come per dire “Pensi d’avvero che te lo dica così facilmente?”
«Dopo avermi ascoltato mi dissero che l’unico modo per salvarti era rimandare il tuo fluido vitale indietro, ma se lo avessi fatto non avevo via di scampo e sarei morto, come qualsiasi comune midgardiano. Ho accettato senza pensarci due volte, e già i saggi cominciavano a scambiarsi strane occhiate... dovevo immaginare che stavano escogitando una delle loro. Il mio pomposo fratello era stranamente silenzioso, e non mi disse nessuna strappalacrime frase di addio, o di amore fraterno. Mi portarono sul filo della morte, e quando stavo per andarmene Odino mi riconsegnò i poteri che mi aveva tolto. Per una volta il vecchio aveva combinato una cosa buona. Tornai come nuovo e mi dissero che avevano preso la loro decisione.» Prese un attimo una pausa, come un grande oratore, godendosela alla grande vedendo che io pendevo dalle sue labbra.
Poi abbassò lo sguardo, e assunse un espressione seria e pensosa.
«La decisione era: revoca della condanna a vita per malattia.»
«Malattia? Che vuol dire?! Sei malato, Loki?!» già cominciavo a preoccuparmi.
Ero caduta nella sua bella trappola.
Loki infatti si alzò e si sedette vicino a me, prendendomi la testa fra le mani e avvicinando il mio viso al suo. Fece un mezzo sorriso, mostrando rapimento e passione, e disse: «Malato d’amore...»
Mi baciò in quel modo che sapeva fare solo lui, come se mi entrasse dentro l’anima. E ad ogni bacio il mio amore cresceva, e mi portava alla follia.
Sentii il viso andarmi di nuovo in fiamme, come ogni volta che sentivo le sue morbide labbra su di me. Poi mi ricordai di una cosa. Mi staccai mal volentieri dal suo bacio, mi avvicinai al suo collo, e lo leccai: era davvero dolce come il latte.
Loki mi guardò un attimo piacevolmente sorpreso, fece uno dei suoi ghigni, che ormai avevo imparato a leggere come “Guai in vista!”, e con uno sguardo pieno di bramosia disse:
«Sei stata molto cattiva questi ultimi tempi... meriti una punizione...»
Un brivido mi corse su per la schiena.
 
In seguito Loki mi riportò su Asgard, dove divenni una specie di messaggera tra Midgard e il loro regno. Mi insegnarono a viaggiare come facevano loro, e spesso mi divertivo a comparire alle spalle di Loki per spaventarlo. Naturalmente, neanche a chiederlo, Loki si vendicava sempre, e dico SEMPRE, con quelli che lui definiva “scherzetti”...
Se ve lo stiate chiedendo Gena è stata imprigionata nelle segrete del castello, e condannata a scontare una pena di 100 anni, nonostante abbia cercato di aiutarci, i vecchi saggi non la pensavano esattamente così.
La vita era così bella su quel pianeta che mi sembrava di sognare e ogni volta che mi addormentavo a fianco di Loki, avevo il terrore di risvegliarmi sulla terra. Poi però ogni mattina mi svegliavo e vedevo quegli occhi verde giada su di me, e quel suo sensuale ghigno sulle labbra, e allora traboccavo di gioia, e le cose non sarebbero potute andare meglio: avevo redento il dio delle malefatte, ed ero riuscita anche a far si che si innamorasse di me.
Ancora oggi lo guardo, e gli dico:
«Ti amo.»
Lui mugugna qualcosa, o mi ignora, e allora io continuo dicendo:
«Ma per farti dire “ti amo” devo ridurti ancora una volta in fin di vita?»
Loki si gira, mi sorride come un angelo dannato, e avvicinandosi al mio orecchio dice:
«Provaci...»
 

...And they lived happily ever after... <3
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: IosonoOmbra