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Autore: Sherry Jane Myers    08/05/2012    7 recensioni
"«Shinichi, scusa ma non posso più andare avanti così. Perdonami, ma non ti voglio più vedere. Dimenticati di me e sii felice con le tue indagini. Ran Mouri.»
Ran ha fatto la sua scelta, e Shinichi dovrà fare l'impossibile per farle cambiare idea.
Ma, quella che avrebbe potuto essere una semplice incomprensione sentimentale, si trasformerà nel più grande intrigo che il giovane detective abbia mai affrontato, quando entrerà in scena l'Organizzazione nera.
Shinichi riuscirà a spuntarla anche questa volta?
E se sì, a quale prezzo?
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Promises in the wind 

   


Parte 2: The choice and the promise  

                                            La scelta e la promessa
- Che cos’hai, Conan? – domandò Ran. Non ricevette risposta.

Si accucciò accanto al bambino. Come gli somigliava… un dolore straziante le lacerò il cuore. Per un attimo, pensò che non avrebbe mai potuto dimenticare Shinichi. Ma ricacciò quell’idea. Lui non era più lì, lei era rimasta sola e doveva cavarsela in qualche modo. Non poteva andare avanti così per tutta la vita.

Shinichi intanto era lì. Tanto, Ran non sapeva che era lui. Tanto non le sarebbe importato comunque di lui. Poteva sfogarsi. Avrebbe voluto urlare, urlare che era Shinichi, urlare che non l’aveva mai abbandonata, urlare che l’amava.

- Conan… ci sei rimasto male per quello che ho detto prima? – domandò. Il ragazzino era molto legato a Shinichi, e, sebbene non li avesse mai visti insieme, aveva capito che c’era una strana empatia fra loro. Eppure, Conan non aveva mai avuto reazioni così violente come quella.

- Shinichi… Shinichi ti vuole bene. – Disse lui, singhiozzando.

- Conan, cosa stai dicendo? – lo rimproverò lei. Non era da lui. Shinichi non poteva avergli dato nessun messaggio. Non ne poteva sapere nulla. Cos’aveva Conan da dire su di lui in quel momento?

- Ti vuole bene… - ripeté. – Non può stare al tuo fianco, e anche lui piange per questo. Lui è con te con la mente e con il cuore, anche se non c’è fisicamente. –

Mai dette parole più vere. Era lì, con tutto tranne che il suo corpo. E quello li separava. Una voragine, apparentemente incolmabile.

«Ran, cogli i segni. Non è difficile. Sono io, Shinichi Kudo!» voleva urlare, ma non poteva. Non poteva. Perché non capiva da sola? Sarebbe stato più semplice. Heiji l’aveva capito, perché lei non ci arrivava?.

«La metterei in pericolo. Finiscila, Shinichi, finiscila.» si rimproverò.

- Questo me lo dovrà dire lui. – disse fredda la ragazza. – Devi dirmi altro? Mi stai nascondendo qualcosa, lo vedo. –

Ci mise un attimo, poi disse:

- Mi dispiace, Ran, ma ho fatto una scelta. E una promessa. E anche Shinichi le ha fatte, per il tuo bene. Non posso dirti nulla, mi dispiace. –

Detto questo corse via, lasciando Ran con i suoi pensieri.

La mattina dopo.

Conan sedeva al suo banco da scolaro delle elementari. Ma non seguiva “l’interessantissima” lezione sui numeri romani che la maestra stava facendo. Pensava a Ran. In quel momento Shinichi dov’era nei suoi pensieri? Era scomparso? O era nascosto, rinchiuso in un angolo della sua mente? Aveva ancora speranza di tornare? Si o no, come, dove?

- Ai? – domandò all’improvviso.

- Si? –

- A che punto sei con gli studi sull’aptx? –

- Sto facendo progressi lentamente. – rispose lei. – Perché? -

- Devi finirli. In fretta. – disse.

- Cosa credi che stia cercando di fare? – borbottò stizzita. Non aveva voglia di litigare di prima mattina. E soprattutto venire contraddetta dal detective accanto a lei. Come se il suo fosse un lavoro semplice: le sue giornate le passava al computer, decisamente non aveva voglia di sentirsi dire che doveva essere ancora più operosa.

- Fallo. Devi farcela. Ora più che mai. –

- Come? Perché? – domandò la ragazza.

- Perché è il momento di agire. -

Ignorando i balbettii sconcertati della ragazza, Conan estrasse il cellulare ed iniziò a digitare un messaggio, senza curarsi del rumore che si espandeva nell’aula, provocato dal suono dei tasti premuti.

Cara Ran…

Tutti gli sguardi della classe erano puntati su di lui. Ma Conan continuò imperterrito a scrivere.

…vado via. Non mi cercare. Starò a casa di Shin…

Si fermò. No. Quel nome Ran non lo voleva sentire.

Starò a casa sua. Non mi cercare.


Si. Avrebbe capito.

- Conan, metti via quel cellulare! – urlò la Cobayashi. – Conan Edogawa, mi senti? –

- Conan Edogawa – disse lui alzandosi. – Non esiste. Non è mai esistito. –

E così uscì. Era strano come fosse semplice andarsene da scuola, se non ti importava delle conseguenze. Non ci aveva mai pensato: non potevano fargli niente. La maestra urlò. Il preside in persona gli urlò di tornare in classe. Ma lui camminava tranquillo verso l’uscita. Era fuori. Corse a casa il prima possibile. Non a casa di Ran, a casa sua. La sua vera casa. Mentre correva estrasse la lettera indirizzata alla ragazza, una lettera che appariva completamente anonima. Dentro c’era un piccolo ciondolino per il cellulare ed una sua lettera, i suoi regali di San Valentino per Ran. Per ricordarle di lui. Tutto inutile. Mentre oltrepassava il cancello di casa sua la strappò in mille pezzi e la sparse per tutto il giardino.



Se ne stava rannicchiato sul letto, senza sapere cosa fare di sé stesso. Sentì che da un momento all’altro, Shinichi sarebbe stato sostituito definitivamente da Conan, come era successo nel cuore di Ran. Perché, senza di lei, non aveva motivo di essere. Non aveva motivo di esistere. E dunque gli sarebbe rimasto solo il ragazzino prodigio delle elementari.

- Conan? – disse una voce nell’atrio.

«Ran… qui?» pensò stupito Conan. Era andato lì perché pensava che non avrebbe avuto il coraggio di entrare a casa di Shinichi. Ma ovviamente l’aveva sottovalutata. Per lui avrebbe fatto di tutto. Una volta lo avrebbe fatto anche per Shinichi.

- Conan! – urlò, entrando nella stanza. Shinichi iniziava ad odiare quel nome dal profondo del cuore.

- Ran… - biascicò lui. Perché non sapeva stare al suo posto? “Non cercarmi”. Non sapeva leggere o cosa?

- Perché sei scappato? Mi hai fatto preoccupare! – Lo abbracciò. Poi, quasi in un sussurro, aggiunse: - Non mi lasciare sola anche tu. –

«Non l’ho mai fatto Ran» pensò avvilito, mentre restava inerte all’abbraccio di Ran, come una bambola di pezza.

- Tu vuoi dimenticare Shinichi, giusto? – domandò, sciogliendosi da quella stretta.

- Si, ma che c’entra? –

- Tu dici sempre che io ti ricordo Shinichi, giusto? –

- Si… ma Conan, io… -

- Ti fa male ricordare Shinichi, giusto? –

- Conan… si… ma… -

- Quindi, se io ti ricordo Shinichi, e fartelo ricordare ti fa soffrire, io ti faccio soffrire. Ecco perché me ne sono andato. -

- Ma… - disse lei. – è diverso. Io ti voglio bene, non mi fai soffrire… -

- Quindi, tu non vuoi più bene a Shinichi? –

Ran si zittì. Le domande di Conan erano sempre precise, acute come pugnali, e soprattutto, con una mira infallibile, colpivano sempre nel segno. Shinichi si compiacque di sé stesso. «Ora tocca anche a te sentire il peso della tua scelta» penso malevolo.

A salvarla, o almeno così credette, fu il “BIP, BIP” del cellulare.

- È Kahzua! – esclamò Ran. Aveva assegnato una diversa suoneria ad ogni numero, così da riconoscere subito chi stava chiamando, o, in quel caso,da chi era arrivato l'SMS.

Aprì il messaggio, con un espressione felice, che, mano a mano che leggeva però, scomparve, lasciando il posto ad una pallida espressione di stupore e terrore.

- Che succede Ran? – domandò il ragazzino, preoccupato.

Senza una parola, Ran gli consegnò il telefono.

Il messaggio appena aperto, portava scritte parole che fecero impallidire ed agitare anche Conan.

«Aiuto… Ran, mi hanno rapita! Sono in una vecchia cella, non ho la più pallida idea di dove mi trovo… ci sono un sacco di uomini, tutti vestiti di nero. Aiutami!»

Conan alzò lo sguardo, incontrando quello di Ran. Il terrore passò da una all’altro, vibrando fra di loro. Uomini vestiti di nero. Se per Ran il terrore veniva dal fatto che l’amica fosse stata rapita, per il ragazzo di sicuro erano i rapitori a provocare la paura. Conan fu il primo a riscuotersi, gridando:

- Chiamo subito Heiji! –

Detto fatto, digitò il numero sul suo cellulare, tamburellando nervosamente con il piede mentre attendeva la risposta.

- Oh, Kudo… senti, non è il momento… ti richiamo dopo, ok? – rispose velocemente Heiji. Dal rumore di sottofondo, capì che si trovava in giro con la sua moto.

- No, Heiji, è urgente! È successo qualcosa a Kahzua? –

- Cosa!? Tu come… come fai a saperlo? – esclamò il ragazzo, stupito. Ma come poteva Kudo sapere sempre tutto?

- Ha mandato un SMS a Ran. Ha detto di essere stata rapita. –

- È scomparsa da due giorni, la stavo cercando. A quanto pare i genitori pensavano fosse da una sua amica, ma lei non è mai arrivata lì. In compenso, ho trovato una strana ricetrasmittente in casa sua.

- Heiji? – disse Conan, con una punta di rimorso nella voce, che Hattori non tardò a percepire.

- Che c’è? – chiese sbrigativamente l’altro, quando la frase per esteso sarebbe stata “Cosa c’è ancora, Kudo? Che cos’è successo a Kahzua? E tu che centri?”

- Kahzua… è stata rapita da degli uomini vestiti di nero. –

- Non intenderai… Shinichi, non dirai… -

- Temo di sì. –

Un rumore si udì di sottofondo, come lo squillo di una sveglia.

- È la ricetrasmittente! – esclamò Hattori.

Conan rimase in silenzio, tamburellando ancora più freneticamente di prima con il piede destro. Ran lo guardava in apprensione, restando però zitta, perché aveva capito che era una cosa davvero pericolosa quella in cui Kahzua, la sua amica Kahzua, era rimasta invischiata.

Si udì un “Beep” e Heiji riaccostò l’orecchio al telefono.

- Allora, Hattori? Non tenermi sulle spine! –

- Io… erano i rapitori di Kahzua…

- Ti hanno detto cosa vogliono? – domandò in ansia Conan.

Se erano davvero i “suoi” uomini in nero, la cosa era pericolosa. Molto.

- Si… -

«Dannazione, Heiji, che ti succede?» pensò Conan. «Ci sarà di mezzo la tua ragazza ma non è da te essere così poco lucido…»

- E…? – domandò stizzito il bambino. Perché ci metteva tanto?

- Per liberarla vogliono – Deglutì profondamente – Che Shinichi Kudo si consegni. 

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**Post-it di Sherry**
Dopo il primo ed introduttivo capitolo, si inizia ad entrare nel vivo dell'azione! I Mib hanno fatto la loro "indiretta" comparsa, e ad essere rapita è Kahzua!
Bene, vi è piaciuta questa parte? Mi piacerebbe molto un commentino per sapere cosa ne pensate! E vi è piaciuto cha alla fine del capitolo ci sia uno "Spoiler" del successivo? Fatemi sapere!
Ho modificato un attimo questo e il primo chappy: vi piaciono le immagini? le ho fatte io (essendo una frana a disegnare, mi esercito in grafica computerizzata)
E ora i ringraziamenti:
Grazie a Kaity, Shinichi e Ran amore e __MyOwnForgottenWorld__ che hanno la storia fra le preferite.(Già al primo capitolo *O* Graziee!!)
Grazie a Ciachan, Kaity, withoutrules e _Flami_ che hanno la storia tra le seguite!
Grazie anche a MangakaGirl, shinichi e ran amore Kaity e _Flami_  che hanno recensito il primo chappy! Thanks!
E infine, grazie anche a chi legge e basta!
Vi lascio! Al prossimo capitolo, se lo vorrete!




Nel prossimo capitolo di Promises in the wind:
La fiducia che riponiamo in una persona, è quella che rende quell'individuo diverso dagli altri.
Se abbiamo fiducia in una persona possiamo parlare liberamente con lei e chiederle qualunque cosa.
Ma se l'altra persona non avesse abbastanza fiducia in noi?
Il prossimo capitolo di Promises in the wind: Just belive me.
"Come posso crederti ancora?"
  
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