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Autore: MoonClaire    10/05/2012    1 recensioni
Conosciamo Anny e Justin? Ora ecco come tutto è nato tra Sara e Chris
Questa fan fic è ispirata al libro Amo una Rockstar di Sara C. Zuccaro, la sua Coadmin della pagina facebook, ha scritto la prima ff, immaginandosi la nascita del film, vista dal personaggio di Anny. Ho deciso di studiare più a fondo cosa, invece, è successo tra Sara e il dolcissimo Chris Evans.
Per leggere la fic e saperne di più sul libro che l'ha ispirata, cercate Amo Una Rockstar su facebook!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Evans, Chris Hemsworth, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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PARTE 5
 
Ancora non mi capacitavo di aver preso l’iniziativa… con lui specialmente… e la cosa mi mandava in confusione totale.
Erano passati due giorni da quel colpo di testa che mi era venuto di prendere e baciare Chris, e io non avevo avuto il coraggio di tornare sul set. Non volevo incontrarlo, perché la sua reazione non mi era sembrata poi così entusiasta.
Ricapitolando, in poche parole.
Chris Evans.
Al primo incontro ho fatto una figura da ebete.
Al secondo incontro sembrava che avessi recuperato le mie capacità di ragionare in maniera complessa.
Al terzo incontro…. Lo bacio…
Chissà cosa stava pensando di me… Probabilmente mi credeva una delle tante disposte a perdere la testa per l’attore.
Ma la verità era che per l’attore l’amore era sbocciato da tempo, per il ragazzo poche ore con lui mi avevano fatto nascere una cotta non da sottovalutare.
E il pensare che io avevo preso l’iniziativa di baciarlo, quando solitamente sono una che se la svignava alla grande, mi faceva rabbrividere.
Mentre prendevo il cellulare per chiamare Anny e tirarle un cazziatone assurdo per essere andata via con Ian, che era risaputo cambiasse fidanzata ad ogni film, o serie tv facesse, il telefono iniziò a squillare.
“Ciao mamma!”, bofonchiai dentro il ricevitore. Avviandomi verso il bagno, aggiornai mia madre sull’andamento del film.
Le parlai di come era andato il primo giorno di riprese, e anche di come mi mancasse casa. Raccogliendomi i capelli in una cosa fatta a casaccio, sospirai. “E’ brutto qua… cioè, mi piace qui, ma preferirei fosse più vicino…”.
Ed era la verità. Amavo la mia libertà, ma casa era sempre casa e mamma e papà mi mancavano.
“Spero tu tenga la tua casa ordinata e pulita!”, appuntò lei ricordandosi del mio essere diversamente ordinata.
Andando verso la camera, annuii, e poi mi ricordai del fatto che non poteva vedermi. “Certo, sto diventando molto brava, stavo proprio mettendomi a fare le pulizie, torno da poco dal supermercato ho ricomprato un sacco di prodotti per la casa, perché quelli che avevo non mi soddisfavano!”, spiegai fissando il telefono tra l’orecchio e la spalla mentre mi mettevo un paio di pantaloni di una tuta che arrivavano sopra al ginocchio.
“Tuo padre chiede se mangi abbastanza!”, disse lei passando il messaggio.
Mettendo il vivavoce e posando il cellulare sul comodino mi tolsi la camicia a scozzese che indossavo e misi addosso una canotta a coste fucsia.
“Fin troppo…”, replicai scontenta.
“Con la casa editrice?”, domandò lei ricordandosi che durante la nostra ultima chiacchierata su Skype, le avevo detto che la casa editrice voleva nuovo materiale.
Sbuffai, e nel frattempo indossai un paio di ciabattine infradito. “Ho qualche idea, butto giù qualcosa oggi… non credo di poter andare sul set tutti i giorni, non riuscirei a rispettare le scadenze!”.
Dirigendomi verso lo sgabuzzino, tirai fuori il mio folletto. Ebbene sì, me lo ero fatto spedire dall’Italia per averlo fidato e fedele accanto a me.
“Ragazzi in vista?”, domandò lei dopo aver parlato un po’ delle pressioni e dello stress che incontravo a scrivere sotto tensione.
“No…”, mentii spudoratamente, e lei credo se ne accorse. “Ma non mi hai detto che c’è il tuo attore preferito?”, domandò confusa.
“Sì, ma… ci ho scambiato poche parole, io me ne sto buona in un angolo…”.
Mia mamma fiutava le bugie anche dall’altro lato della terra e così, cercai di tagliare l’argomento, raccontandole dell’allergia ad un primer che mi era da poco passata.
Dopo qualche minuto in cui mi raccontò di come andavano le cose in Italia, lei mi salutò, raccomandandosi di chiamarla più spesso.
“Certo mamma, ciao…”, e con un magone di malinconia, terminai la conversazione.
Guardando l’orologio, decisi che era meglio rimboccarsi le maniche, almeno, se avessi finito ad un’ora abbastanza ragionevole, avrei davvero potuto mettermi sotto a scrivere qualche riga del nuovo romanzo.
E così, calcolando mentalmente tutte le cose che dovevo fare, mi organizzai.
Prima vetri, poi bagno, poi polvere, poi pavimenti e infine sarei andata a recuperare il bucato pulito e asciutto che avevo lasciato in macchina per portare in casa la spesa.
Mi piaceva fare i mestieri, mi aiutava a pensare e spesso le idee per i miei libri si concretizzavano e si perfezionavano. E succedeva anche quando mi mettevo ai fornelli, ma, purtroppo, questo non succedeva spesso quanto mi sarebbe piaciuto.
E così tirai fuori detergenti all’aceto, spray per i vetri e detersivi alla lavanda per rendere la mia casetta scintillante, pulita e accogliente.
Inforcando un paio di guanti fucsia, mi misi all’opera.
 
Chiudendo il bagagliaio, recuperai il cesto dei panni. Il sole era alto e accecante e dalla macchina era uscita una nube d’afa che non mi aveva affatto aiutata. Ero sporca e sudata e onestamente ero felice che le tre ore di lavori domestici erano finite. Mi serviva una doccia, lunga e rilassante.
“Sara?”, e prima di richiudermi la porta alle spalle, mi fermai.
No, dai, più brutta e impresentabile non potevo essere.
Non avevo voglia di firmare autografi o fare foto così conciata, ma, sorridendo, mi girai.
“Chris!”, esclamai sorpresa, maledicendomi di non averlo riconosciuto.
Era bello come sempre e le sue fossette erano ben evidenti sulle guance.
“Ciao…”, borbottò lui con un sorriso.
“Ciao… non sei sul set oggi?”, domandai posando la cesta.
Passandosi la mano nei capelli, scosse la testa. “No, oggi ho dovuto fare delle prove per il costume di CAP, e non erano in programma scene mie, quindi ho preso il giorno libero!”. Osservando la cesta la indicò. “Posso aiutarti?”.
Presa alla sprovvista ci pensai un attimo e guardai il grosso cesto pesante.
“Sembra pesante…”, borbottò lui imbarazzato.
“Oh…” replicai arrossendo, “Certo, anzi… mi faresti un grande favore!”, e gli sorrisi grata quando si chinò per prenderla. Tenendogli il portone aperto, evitai di specchiarmi. Non volevo vedere la realtà nuda e cruda. Facendogli strada, cercai qualcosa da dirgli, ma nonostante mi stessi riprendendo dalla sorpresa, il mio cuore iniziava a battere troppo in fretta dall’imbarazzo.
“Grazie per la macchina…”, borbottai facendolo entrare in casa. “Figurati!”, replicò lui e posando per terra la cesta, notai come si guardò in giro curioso. “Che buon profumo di pulito!”.
Alzando le sopracciglia lo guardai confusa. “Era molto gay questa…”.
In tutta risposta, alzò le spalle. “Sono cresciuto circondato da troppe donne…”.
Passandomi una mano sulla testa, sperai di non essere totalmente da buttare via.
“Passavo per chiederti se ti andava di uscire…”, mormorò poi all’improvviso e spostando gli occhi sul suo viso notai le guance arrossarsi.
Sorrisi, fin troppo e abbassai lo sguardo su me stessa. “Per me va benissimo, ma dovrai aspettarmi un po’!” e indicando la mia mise, volteggiai su me stessa.
Distendendo la sua espressione che fino a poco prima era stata tesa e tirata, notai come tutto il suo corpo si rilassò. “Ti aspetto più che volentieri…”, mi rassicurò.
Indicandogli il divano, mi voltai su me stessa per sparire in bagno. “Sara?”, chiamò lui insicuro. “Devo incontrare degli amici e con loro volevamo andare sui kart oppure a fare una partita a bowling… nulla di impegnativo insomma…”.
Lo guardai confusa e poi iniziai a ridere. “Fantastico… Evans, hai appena trovato pane per i tuoi denti!”, e credo che a giudicare dall’espressione che aveva sul viso, la mia risposta gli era bastata.
Andando in bagno, mi richiusi la porta alle spalle. Chris era qui, Allora, forse, non avevo fatto una cretinata baciandolo e lanciandomi tra le sue braccia. Con il cuore in gola mi spogliai e mi infilai sotto l’acqua tiepida che mi avrebbe reso una ragazza nuova.
Insaponandomi bene con un bagnoschiuma alla ciliegia, mi persi qualche istante in più per coccolarmi. La giornata di pulizie mi aveva steso e uscendo da quella porta, avrei voluto apparire fresca e tonica. Dovevo lasciare Mr. Evans senza parole.
Lanciandomi addosso un accappatoio rosa, mi asciugai e mi cosparsi di crema alla fragola. Sephora aveva delle creme idratanti alla frutta  fantastiche e molte di loro risplendevano con orgoglio nei pensili del mio bagno. Preparando il phon e mettendo un po’ di schiuma sui capelli, andai a cercare nell’armadio la mise perfetta per quella serata.
Dio benedica gli americani e le stanze da letto comunicanti con i bagni!
Chris aveva in mente una serata sportiva? Frugai nei cassetti per rintracciare una canotta un po’ svasata e mi ricordai che ne avevo appena acquistata una fucsia con una stampa floreale sul davanti. Non appena la trovai, cercai un paio di jeans alla pinocchietto che avrei completato con un paio di ballerine nere.
Indossandoli velocemente, mi fiondai in bagno per asciugarmi i capelli. Nonostante il caldo, preferivo aiutarli con il phon e prendendo la spazzola, sistemai la frangia, pettinandola da un lato. Non appena terminai il parrucco, aprii i miei cassetti del make up e mi dedicai ad un trucco fresco e colorato, che richiamava i fiori sul top. Optando per un verde acqua, e un po’ di matita color jeans, terminai il tutto con un mascara che mi avrebbe accentuato gli occhi da cerbiatta, del blush e un lieve strato di gloss trasparente. Volevo essere il più naturale possibile, ma volevo far in modo che Chris fosse completamente rapito.
Insomma, quel ragazzo mi piaceva, volevo giocare solamente le mie carte, quindi avrei dovuto sfoderare occhi, simpatia e intelligenza… per tette e culo avrei aspettato ancora qualche uscita…
Rimettendo via il tutto, mi guardai velocemente allo specchio. Ero soddisfatta, e sapevo che il look che avevo scelto sarebbe andato bene per una serata basso profilo come questa. Anche Chris era rimasto semplice e sopra un paio di bermuda blu aveva messo una tshirt blu completata da una camicia da boscaiolo blu e bianca.
Respirai a fondo e uscii dalla porta, trovando così Chris seduto sulla mia poltrona a fiori, intento a usare il suo cellulare.
Alzò lo sguardo e onestamente la sua bellezza mi lasciò senza parole.
“Pronta?” chiese lui allegramente.
“Certo!”, replicai recuperando la borsa e il cellulare. “Sono pronta a stracciarti Evans!”.
Ai kart ancora ancora potevo farmi valere, ma a bowling ero un’enorme schiappa… ma lui questo non doveva saperlo, avrei potuto usare questo svantaggio a mio favore…
 
E bowling era stato… e a dire la verità ero un po’ delusa. Esordendo con un appuntamento del genere, gli avrei mostrato solamente quanto potevo essere imbranata…
“Forza Sara!”, urlò Chris, non Evans però, ma Hemsworth, meglio conosciuto come Thor. “Sei una schiappa!”, tuonò.
Non mi incoraggiava di certo, anzi, non faceva altro che mettermi ancora di più sottopressione, ma prendendo la palla più leggera, mi concentrai e mirai e tirando riuscii a buttare giù solo due birilli.
“Nono!”, si intromise ancora Hemsworth, “Guarda come si fa!” e invitandomi a prendere la palla, si mise dietro di me, sovrastandomi e mostrandomi i giusti movimenti.
Oh wow… dal nulla prima baciavo Chris e poi mi trovavo spiaccicata addosso al corpo di un semi Dio.
“H., ascolta bene, sono troppo pesanti per me!”, borbottai arrossendo quando le sue braccia muscolose mi circondarono.
Lui rise “H?”.
Annuendo, “Certo, mi ricorda molto la stronzetta del mio libro, ma Chris l’ho incontrato prima, quindi a lui la precedenza!” e seguendo il suo corpo che si muoveva contro il mio, lanciai per la seconda volta, abbattendone, questa volta, altri cinque.
“Vedi?”, e inchinandosi mi mostrò la strada per tornare a sedermi.
Toccava a lui, e onestamente restai in silenzio ad osservarlo per qualche istante.
Meritava.
Alto, molto alto e terribilmente ben messo. Spalle e pettorali proporzionati. I capelli a caschetto erano raccolti ordinatamente con un piccolo codino, ma quella pettinatura non voleva stare al suo posto e lui, spesso e volentieri si sistemava con gesti quasi inconsci le ciocche che scappavano da tutte le parti.
Dal suo metro e novanta, mi sentivo ancora più piccola del solito, ma non potevo fare a meno di osservargli le braccia ed i muscoli che, ad ogni tiro, si tiravano e stendevano armoniosamente.
“Vedo che vai d’accordo con Hemsworth…” mormorò Chris dalla sua sedia e richiamando così la mia attenzione. Avvicinandomi, un suo amico si scansò e mi lasciò un po’ di spazio per sedermi.
“Bhe, è simpatico!”, replicai soddisfatta.
Ma come ero finita ad essere così sciolta con H. e così lontana da Chris?
Me lo ero trovato davanti nel gruppo d’amici di Chris, e nonostante avessi sempre amato Thor, cercai di controllarmi, ma casualmente, mi ero ritrovata accanto a lui per l’aperitivo e Chris ne aveva approfittato per fare le presentazioni e prendermi un po’ in giro per la mia passione per i supereroi.
“E’ una nerd tremenda, a momenti aveva un orgasmo quando le ho dato il via libera per leggersi il copione!”, spiegò Chris con tutta la naturalezza di questo mondo riferendosi al sequel di Cap.
Strozzandomi con una sorsata di birra che mi era andata di traverso, iniziai a tossire mentre H. incominciava a ridere. E così ero diventata il suo obiettivo della serata. E mi faceva ridere. Lo divertiva particolarmente come faticassi a capire il suo accento Australiano. E ogni volta che gli chiedevo di ripetere oppure lo guardavo perplessa prima si spanciava dalle risate e poi, con accento Americano, ripeteva il tutto.
Chris Hemsworth era il top, e nonostante sembrasse sempre composto e tutto d’un pezzo, era esattamente il contrario.
Peccato fosse sposato e con prole…
Ed ero contenta di aver messo da parte la timidezza e di aver legato con qualcuno perché, una volta giunti al campo da bowling, mi ero ritrovata bruscamente allontanata da Chris, che era andato a finire seduto nelle sedie opposte alla mie, circondato da un sacco di persone che volevano tutti avere la sua attenzione.
“Sono una schiappa, potresti fare tu qualche tiro al mio posto…” borbottai guardando il punteggio sul monitor davanti a lui e notando la sua brillante prima posizione. Avvicinandomi, allungai la mano e gli rubai la birra, sorseggiandola con gusto.
Sì, ero leggermente brilla, ma almeno ero più sciolta con Chris.
“No… dov’è la parità dei sessi?” e riprendendosi la bottiglia, sorseggiò il rimanente e poi si alzò per andare a tirare.
“Che ha Evans?”, chiese l’altro Chris sedendosi.
Guardando Chris che, concentrato cercava la palla adatta a lui e poi si preparava a tirare, mi ritrovai ad alzare le spalle confusa.
“Non so… direi che lo conosci meglio te di me…”, appuntai aggrottando le sopracciglia.
“Già… è sempre rilassato, forse avrà avuto una giornataccia, quando facciamo le prove per i costumi è una tortura, il tempo non passa mai… e se non ricordo male la maschera che indossava per The Avengers ci metteva quarantacinque minuti per indossarla…” si fermò qualche secondo a pensare, e poi avvicinandosi, sussurrò. “Non ti ha detto niente sul perché è così disastrato?”.
“No…”, borbottai avvicinandomi a mia volta. “Non lo conosco benissimo…”.
Annuendo, H sorrise a Chris che tornava da noi. Scostandosi un po’ e appiccicandosi a me, mi circondò con un braccio e lasciò un po’ di spazio a Chris sulla sedia.
Sedendosi, guardò i punteggi e in silenzio iniziò ad osservare la sua amica, Marie, che stava per tirare.
“Siete venuti in taxi?”, domandò H. a Chris.
“Sì…”, replicò lui senza guardarlo.
“Vi porto a casa io ragazzi!”, si offrì e poi, tirando fuori da tasca il suo cellulare, tornò a prestarmi attenzione. “Amo una Rockstar, giusto?”, chiese iniziando a cercare su google. “Lo ordino subito per mia moglie!”.
Sorridendogli, mi rilassai contro la sua spalla.
Aveva parlato spesso di sua moglie e ancora di più della sua bambina e ad ogni parola, risplendeva di orgoglio.
“Forza Evans!”, esclamò poi dandogli una sonora pacca sulla spalla. “Ti porti dietro una ragazza e mi lasci così il campo libero?”.
Chris scosse la testa ed abbozzò un sorriso. “Hemsworth, sarai più bravo di me, che devo dirti?”.
Confusa, sorseggiai ancora un po’ della birra che H. mi offriva. Nelle interviste Chris&Chris sembravano molto più affiatati, ridevano e scherzavano e si completavano le battute a vicenda. Per non parlare del fatto che Chris, quella sera aveva a malapena detto una parola.
Il tragitto in taxi era andato piuttosto bene, aveva tentato di descrivermi il nuovo costume di Captain America ed io ero rimasta con una gigantesca voglia di vederglielo indosso.
Ed H. mi lesse nel pensiero. “Portala alla prova costumi la prossima volta…”, suggerì titubante e Chris annuì, voltandosi verso di me e abbozzando un sorriso.
Ammetto che era dannatamente bello anche con il broncio.
Perché Chris era diventato così freddo e distaccato? Cosa era successo dal taxi fino alla pista da bowling? Il ragazzo chiacchierone e impacciato non c’era, al suo posto era arrivato un uomo scorbutico e immusonito.
Al mio turno, H, iniziò a battere le mani, ma mentre passavo davanti a Chris, prendendolo per una manica e tirandomelo dietro, lo portai con me.
“Sara…”, mormorò lui, ma nonostante scuotesse la testa a destra e a sinistra, prese la palla dalle mie mani e lanciò, facendo un bellissimo strike!
“Evvai!”, gridai saltandogli in braccio. Rise lievemente e quando mi allontani vidi le sue guance colorarsi di un bel rosa. Ringraziandolo, tornai con lui al posto e questa volta, decisi di sedermi vicino a lui. Un sandwich tra due supereroi.
Sbattendo gli occhi, tirai fuori da tasca il cellulare. Chris rise sottovoce e H si avvicinò curioso.
“Sorridete!”, esclamai mettendomi in posizione per l’autoflash che sarebbe partito da lì a poco.
“Che fai?”, domandò H. spiaccicandosi a me e sorridendo.
“Ci piazza su facebook… o twitter!”, specificò Chris avvicinandosi ancora di più e passando il sua braccio muscoloso intorno al mio corpo.
Tutti e tre in posa, attendemmo con pazienza i nostri turni, e poi, concludendo la partita, dove mi piazzai in un penoso ultimo posto nonostante i due Chris tentarono di aiutarmi a recuperare, ci preparammo per tornare a casa.
 
Mentre Chris mi accompagnava davanti all’entrata, mi venne da ridere. “Sono ubriaca!”, esclamai troppo ad alta voce.
“L’abbiamo appurato!”, confermò Chris.
Voltandomi, alzai la mano, “Ciao Hemsworth… o preferisci Thor?” e salutandolo con vigore, mi lasciai indirizzare da Chris, senza aver tempo di aspettare un saluto da parte del suo amico, che, però, si mise a ridere.
“Grazie per la serata!!” biascicai appoggiandomi contro il vetro. Cercando le chiavi a tentoni nelle borsa, alzai gli occhi giusto in tempo per vedere Chris che, appoggiato con una spalla allo stipite della porta, mi guardava in silenzio.
“Dovresti dirlo a Hemsworth, non a me…” replicò Chris alzando le sopracciglia per mostrarmi il suo sguardo da cucciolo, prima di tirare fuori il labbro in un broncio che mi parve tenerissimo.
Restai ad osservarlo per qualche momento e poi… cavolo, stavo per baciarlo ancora.
“Ohhh, povero Chris…”, mormorai aprendo le braccia.
Ridendo fece un passo in avanti, accettando il mio abbraccio.
E mi trovai persa in lui.
Per stringermi Chris si era abbassato parecchio e così riuscii a posare il mento sulla sua spalla. Sospirai e chiusi gli occhi. Aveva un profumo buonissimo e riuscivo a godermelo appieno solo quando ero incredibilmente vicino a lui. Sentii le sue grandi mani posarsi sulla mia schiena ed accarezzarmela dolcemente prima di scendere.
Sì, quando ero ubriaca, diventavo anche… arrapata… così sperai che le sue mani scendessero ancora un po’… ma, da gentiluomo qual era, si fermò e anche lui, sospiro. Posando la sua guancia contro la mia testa, sussurrò “Hai un profumo buonissimo…”.
“Anche tu…”, dissi onesta. Lo adoravo, inutile.
“Posso portarti sui kart domani?”, chiese poi con un filo di voce.
“Sì…”, risposi sentendo il mio cuore aumentare i battiti.
Voleva rivedermi…
“A domani… se non ci vediamo sul set, passo a prenderti prima di cena…”, mormorò prima di lasciarmi andare.
“E muovetevi! E così difficile?”, urlò l’altro Chris dalla macchina.
“Tenterò di lasciarlo a casa domani…”, precisò allontanandosi di qualche passo.
Annuii e lo salutai sottovoce, prima di aprire la porta per poter entrare.
Lo salutai con la mano quando si voltò… perché sì… per una volta si era voltato per sorridermi.
Sospirando, sempre più rapita da lui, mi voltai e accesi la luce.
Sì… forse non avevo fatto un errore a baciarlo e con il cuore più leggero, iniziai a contare le ore che mi separavano dal rivederlo.
   
 
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