Il silenzio ti avvolge, tagliato solamente dai trilli timidi degli usignoli. Quanta pace. Quella pace che per molto tempo hai bramato, quella pace che ti permette di essere debole, per una volta. Una lacrima scende rapida dai tuoi occhi azzurro cielo e cade nella polla sulla quale sei chinata. Cosa vedi Minerva? Vedi una donna, una donna dai tratti delicati, una donna dagli occhi azzurri, una donna che è stata per troppo tempo sola, imprigionata tra il ferro di una corazza.
L’elmo copre i tuoi splendidi capelli castani e solo pochi boccoli si intravedono, si srotolano sulla tua schiena, intrecciandosi con i nastri rossi del pennacchio che svetta vermiglio sull’argento del tuo elmo. Sospirando lo togli, appoggiandolo sulle ginocchia. Indossi un peplo bianco, fermato da cerchi d’argento in vita e sotto il seno. La tua pelle è pura, è candida, eppure ti senti tanto sola. La lancia è appoggiata a un albero lì vicino, assieme allo scudo. Senti l’armatura comprimerti il petto. La indossi da quando hai memoria. I tuoi piedi fasciati dai sandali calpestano l’erba verde, rigogliosa, chiazzata da fiori colorati che, con la primavera alle porte, sono sbocciati.
Ti alzi e raccogli una rosa. È bianca. È pura. Un sorriso malinconico ti affiora sulle labbra. Tua sorella Afrodite avrebbe scelto una rosa rossa. Chinandoti ti sei esposta al sole mattutino, che filtra dalle fronde colpendo la tua schiena. I tuoi ricci brillano come rame filato e alcune ciocche ti ricadono ai lati del volto. Porti la rosa al volto e aspiri il suo profumo. Poi ti alzi e volgi gli occhi al cielo. Presto sarai costretta a lasciare quell’oasi di pace per tornare all’Olimpo. L’Olimpo, la tua prigione dorata. Tu sei la dea forte, la dea della Saggezza e della Guerra, la dea che ha sempre offerto conforto agli altri, ma a te? Chi ha mai pensato che a te servisse qualcuno con cui lasciarti andare? Tu sei sempre stata algida e altera. Chi ha mai pensato che dietro quella corazza battesse un cuore ghiacciato? Chi ha mai pensato che desideri disperatamente qualcuno al tuo fianco, che lo faccia battere forte? Nessuno. Sei sempre stata forte, distaccata, quasi disinteressata. Avevi le tue armi, il loro freddo metallo era tutto per te, ma ora, ti basterà ancora? Hai capito troppo tardi che le armi non danno calore, che le armi uccidono.
Ti specchi di nuovo. Non sei bella come Afrodite. Non sei spensierata come Artemide. Non sei potente come Era. Non sei dolce come Demetra. Non sei remissiva come Estia. Cosa sei, Minerva? Un’altra lacrima solca il tuo volto e va a infrangere la superficie liscia e immobile della polla. Scuoti con rabbia il capo. Hai sempre odiato la debolezza. Ti avvicini alle tue armi: il carro di Apollo sta salendo in cielo, l’olimpo ti attende. Imbracci lo scudo e prendi la lancia, stringi e rilasci la presa sull’asta, saggiandone il legno levigato da anni di utilizzo. Fai per calarti l’elmo in capo quando un rumore impercettibile attrae la tua attenzione.
Ti volti di scatto. I raggi del sole illuminano il tuo volto, negli occhi le fiamme. Un uomo appare dalle fronde degli alberi, sorprendendoti: cosa fa Ares qui? Lo fissi severa. Hai sempre stimato quel dio: il suo coraggio gli permette di gettarsi nelle battaglie senza strategia. La sua audacia compensa la mancanza di pazienza. Indossa una tunica rossa, sopra una cotta di maglia che risplende al sole. L’elmo in capo e alla cintura una spada forgiata da Efesto. È bellissimo. Scacci con forza quel pensiero dalla tua mente: per molti anni l’hai desiderato, ma ti sei sempre trattenuta, avvicinandoti a lui come amica e non certo come amante. Ricordi ancora il dolore quando tua sorella Afrodite ti ha detto che lei e Ares erano diventati amanti. Quel giorno tutte le tue speranze sono crollate. Quel giorno hai sentito freddo. Per la prima volta. Lo fissi impassibile. Nessun sentimenti viene rivelato dal tuo volto marmoreo. Lo stupore è grande quando ti chiede
-Minerva, ti cercavo- Il cuore batte forte nel petto, ma il tuo volto rimane freddo. Gli rivolgi un sorriso indifferente.
-Cosa vuoi Ares?- Chiedi, imponendo al tuo cuore di rallentare i battiti. Lui non ti risponde e, dopo un lungo istante passato a fissarti, si volta e si siede presso la polla, nello stesso punto in cui, pochi minuti prima, eri adagiata tu. Il tuo cuore perde un battito. Lui si toglie l’elmo e rivela la capigliatura bruna. I suoi capelli sono setosi, una volta li hai sfiorati. Era appena terminato un banchetto e lui era ubriaco. Ha provato a baciarti, ma tu ti sei ritratta, spaventata, maledicendoti un attimo dopo per la tua pudicizia. Adesso fissa la polla. Ripeti la domanda.
-Cosa vuoi?- Lui ti guarda e tu sostieni con orgoglio i suoi occhi castani. Lottate. Tu hai la meglio e lui abbassa lo sguardo
-Non posso semplicemente venire qui e basta? Perché dovrei volere qualcosa?- La sua risposta l’ha lasciata spiazzata: non è da lui parlare così. Lui è schietto, lui va immediatamente al nocciolo, non ci gira attorno, quell’arte è riservata a sua sorella, Afrodite la meretrice. Ti volti
-Allora me ne vado- Dici, trattenendo ancora una volta il tuo cuore spezzato
-No, ti prego, resta- Una supplica. Lui non supplica, non prega, lui ordina, lui è un generale dell’esercito. Ti volti, lui ti sta guardando con gli occhi lucidi. No. Questa volta non puoi sopportarlo, non puoi accettare che lui si confidi con te, che lui ti riveli le sue eterne pene d’amore.
-Mi attendono- Ti volti e avanzi lentamente nella direzione opposta, quasi speri che lui ti fermi. E lui, stupendoti, lo fa. Senti la sua mano trattenerti per un braccio. Ti volti e lo fissi irata.
-Lasciami- Lui ti attira a se. I vostri volti sono vicini e tu di ribelli, ma la sua forza è troppo per te, sei costretta a rimanere inerme tra le sue braccia. Quanto hai desiderato quel contatto? Tanto. I vostri occhi si incrociano. Poi senti la sua mano accarezzarti la guancia, sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio. I tuoi lineamenti sono duri, le labbra serrate. Lui ti attrae ancora di più a se, mentre continua ad accarezzarti i capelli. Non puoi fare a meno di perderti nei sui occhi castani. Lasci cadere la lancia e quasi non te ne accorgi. Schiudi le labbra. Accarezzi i suoi lineamenti con lo sguardo che lentamente si riempie di desiderio. Cerchi invano di impedire ai tuoi occhi di rivelarli quel che veramente provi; cerchi di celargli il tuo amore, ma lui l’ha capito. Ti sussurra
-Povera Minerva- Non è la sua pietà che vuoi. Cerchi di divincolarti, slacciando il tuo sguardo dal suo. Adesso fatica trattenerti. Ti blocca le braccia e con una mano ti prende il mento, costringendoti a guardarlo. È così bello. Afrodite è davvero fortunata. Senza guardarlo gli chiedi
-Lasciami- Lui scuote il capo
-Non ora, che ti ho trovata-
Un attimo e le sue labbra sono sulle tue. Sgrani gli occhi, meravigliata. Sono morbide, sono calde, trasudano desiderio. Lentamente ti lasci andare, senti il su braccio scivolare attorno alla tua vita sottile, un’altra ti prende sul corpetto dell’armatura. Chiudi gli occhi e ti lasci trasportare dalle emozioni. Timidamente appoggi una mano sul suo collo, con l’altra accarezzi i suoi capelli. Le sue labbra sfiorano dolcemente le tue, chiedono di entrare e tu, impacciata, le accetti. È delicato. È così diverso da quando scende in battaglia, da quando torna coperto di sangue non suo dalle battaglie.
Un attimo e le sue labbra sono sulle tue. Sgrani gli occhi, meravigliata. Sono morbide, sono calde, trasudano desiderio. Lentamente ti lasci andare, senti il su braccio scivolare attorno alla tua vita sottile, un’altra ti prende sul corpetto dell’armatura. Chiudi gli occhi e ti lasci trasportare dalle emozioni. Timidamente appoggi una mano sul suo collo, con l’altra accarezzi i suoi capelli. Le sue labbra sfiorano dolcemente le tue, chiedono di entrare e tu, impacciata, le accetti. È delicato. È così diverso da quando scende in battaglia, da quando torna coperto di sangue non suo dalle battaglie.
Lui ti prende per la nuca e tu avverti un brivido. Ti lasci sfuggire un sospiro. Stai così bene tra le sue braccia. Ti stringi a lui, dimentica del mondo che vi circonda. Il bacio si fa più profondo e tu ti senti tremare. La sua lingua intrecciata alla tua ti riempie di un calore nuovo. In un lampo di lucidità ti stacchi violentemente e fuggi via. Le lacrime scorrono libere sul tuo volto. Lo lasci in mezzo alla radura, inebetito: sicuramente nessuna donna ha mai rifiutato il dio della Guerra. Lui si riscuote e parte al tuo inseguimento. Ti raggiunge poco dopo, ti ferma per un braccio e tu lo strattoni, ma inciampi nel tuo manto bianco e cadete entrambi a terra. Lui sopra di te, ti fissa con occhi colmi di desiderio.
-Vattene- Dici, con l’intento di ferirlo. I suoi occhi si colmano di tristezza
-Perché?-
-Cosa vuoi da me? Amore? Una notte e via?- chiede tagliente
-Voglio te- Scoppi in una risata amara
-E la povera Afrodite cosa dirà? Abbandonata così dal suo amante, o ti sei stancato di lei e vuoi un’altra donna nel tuo letto?-
-Io non l’ho mai amata- Ridi di nuovo
-Non mentire a te stesso, ho visto come la guardavi, ti sei confidato con me-
-Allora ricorderai che non ho mai detto di amarla. Tra noi c’era solo…-
-Non è vero! E tu lo sai- Lo interrompi, furiosa.
-Credimi, Minerva, nulla più che sesso. Il mio cuore è sempre appartenuto a un’altra donna, a te- Il tuo cuore si scioglie, tuo malgrado ti ritrovi fissarlo con occhi colmi d’amore
-Dimmi che è così anche per te, Minerva, ti supplico- leggi la sincerità nei suoi occhi e ti fidi, non perché gli credi veramente, ma perché ne hai un disperato bisogno
-Ares io…- Lui continua a guardarti, senza dir nulla
-Ti prego non illudermi, non mi prendere per poi gettarmi via come uno straccio usato-
-Non lo farò- Non è una promessa, di quelle non ci si può fidare, ma dei suoi occhi si, e i suoi occhi sono sinceri. Alzi leggermente il volto e sfiori le sue labbra. È la tua risposta. Lui si china e ti cattura le labbra in un bacio ancor più dolce di prima. Affondi le dita tra i suoi ricci, timida e inesperta. Lo senti sussurrare il tuo nome a fior di labbra. Lui abbandona le tue labbra per scendere sul tuo collo e quando senti la sua lingua a contatto con la tua pelle gemi, chiudendo gli occhi. Lo senti armeggiare con la tua veste e quando la sfila, gettandola lontano, tutto scompare per te, esistete solo voi due e la spirale di piacere che vi sta avvolgendo. Quando ti prende gridi di dolore e lui ti guarda meravigliato: non credeva che tu fossi ancora vergine. Il sole raggiunge lo zenit e la radura resta silenziosa, la sua quiete è interrotta solo dai vostri gemiti. Raggiungi l’estasi e senti finalmente il tuo cuore sciogliersi, il ghiaccio svanire. Senti per la prima volta il calore dentro di te. Il tramonto vi coglie abbracciati, avvolti nel suo manto. Ti accarezza i capelli, mentre la brezza agita i tuoi ricci. Non pensi più a nulla, non all’ira di Afrodite, che vi colpirà non appena scoprirà tutto questo, non al futuro, incerto, non alla guerra, non al sangue, non alla ragione, solo al tuo cuore che ha ripreso a battere.
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Piccola FF senza pretese, scritta di getto (vogliate perdonarmi se ci sono errori di battitura) Mi farebbe molto piacere sapre cosa ne pensate.
Dimenticavo, se volete, passate a mettere 'mi piace' sulla mia pagina FB, ve ne sarei molto grata :) https://www.facebook.com/VedraEFP?ref=tn_tnmn