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Autore: Silene Nocturna    11/05/2012    7 recensioni
Crak pairing![ Bra x Radish]… E se la Principessa dei saiyan si ritrovasse con un guerriero decisamente poco addomesticato nella sua regale casa, cosa potrebbe succedere?
Vi avviso, tre capitoli di comicità mista ad un lievissimo sentimentalismo a tratti scabroso… Orsù, che parolone, sono innocente.
- Così io sarei una mezzosangue.
Ella tralasciò d’essersi soffermata un minuto di troppo ad osservare i suoi lenti movimenti, paragonandolo ad una vera macchina da guerra; e stavolta non racchiudeva in se la potenza del personale eroe di Bra, il Principe dei saiyan, né la dedizione con cui era solito allenarsi Trunks ed il divertimento che ci metteva insieme a Goten. Riusciva soltanto a vedere un guerriero, nel senso più puro della parola. La guerra gli era radicata dentro, l’aveva conosciuta fin dalla nascita… Infine l’aveva amata, e la coda, simbolo indiscusso della sua razza, completava quel quadro che le parve perfetto.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Bra, Radish, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non posso credere infine di aver portato a termine questa breve storia! Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno seguito il mio strano e inusuale pairing. Sono davvero contenta che la Terza Classe e la mocciosa nelle cui vene scorre sangue reale vi abbiano coinvolto e quindi spinti a seguire un mio racconto. Davvero, grazie di cuore! Spero quindi che l’epilogo sia all’altezza delle vostre aspettative e che non deluda nessuno…

Nihila.

 

 

 

 

Epilogo

 

 

Marciò in lungo e in largo per i corridoi intricati della sua casa, attraversò il giardino e uscì sul terrazzo quando era già sera e Sirio brillava alta e prorompente nella volta celeste… Ma del saiyan non vi era l’ombra. Si appoggiò sconsolata alla ringhiera sostenendosi il volto con una mano, fissando distrattamente un punto all’orizzonte; l’avrebbe atteso lì anche tutta la notte, se necessario. Doveva parlargli almeno per rimediare al danno che aveva fatto, il pensiero che Radish potesse considerarla una stupida e immatura ochetta le faceva ribollire il sangue nelle vene. Tirava un’aria alquanto fresca, constatò rabbrividendo nel suo top dai manicotti scarlatti. Sospirando poi, cercò una posizione più comoda, girandosi verso la portafinestra, e lo vide. Chissà da quanto era lì, astuto predatore, si chiese scrutandolo con determinazione, emulando il suo sguardo cupo; Bra non fece una piega neanche dinanzi alla smorfia che gli increspò le labbra, piuttosto si preparò a fronteggiarlo senza timore, a differenza di come aveva fatto con suo padre, fragile poiché conscia che senza il suo perdono non avrebbe saputo continuare quella battaglia interiore.

- Dobbiamo parlare.- disse sicura, ma nel silenzio che calò dopo quelle parole, poté distintamente avvertire il suo cuore martellarle contro lo sterno.

- Sai, mezzosangue… Tra la mia gente i dissapori si risolvevano in maniera diversa.

La giovane deglutì. Se era una sfida quella che voleva, di certo lei non si sentiva affatto pronta a contrastarlo, grande e grosso com’era. E dopotutto quel nomignolo dispregiativo non aiutava affatto.

- D’accordo…- balbettò spostando le iridi azzurre sulle piastrelle. – E se ti facessi in maniera civile le mie scuse?

Radish inarcò un sopracciglio; delle scuse non se ne faceva un bel niente, dato che era stato stupidamente raggirato da una mocciosa che in quel momento avrebbe voluto vedere inginocchiata ai suoi piedi. Che male c’era a risolvere le cose nel suo modo civile?

- Forse non hai capito, terrestre. Io…

L’interlocutrice alzò una mano dinanzi a sé, arrestando le sue parole; non credeva che sarebbe stato così difficile chiarire con lui, soprattutto perché il discorso che si era preparata, in quel momento, non riusciva a srotolarsi sulla lingua divenuta un grosso mattone.

- Facciamo in questo modo: tu ascolti ciò che ho da dire, poi valuterai come comportarti e… Facendo ciò che riterrai più giusto.- asserì marcando bene quel concetto. Non c’era proposta migliore, o meglio, non aveva proposta migliore che potesse fargli.

- Sentiamo.- commentò stizzito il saiyan poggiando la schiena contro il muro.

- Dunque.- cominciò la giovane che della madre aveva sicuramente ereditato la parlantina svelta, complessa, ma precisa. – Ho sbagliato con tutti, d’accordo? Non so cosa mi sia passato per la mente quando ho mentito a mio padre e quando ho deciso di farmi allenare da te per ripicca. Il fatto è che mi sembravi l’unico adatto… Volevo conoscere qualcosa in più sul vostro mondo.

- Vai al sodo, questi sentimentalismi mi fanno venire il voltastomaco.

Alla stregua di un pugno nello stomaco, Bra percepì il dolore propagarsi all’interno del proprio corpo ed ebbe l’incertezza di continuare o meno quel discorso che, dovette ammettere, non importava nulla a Radish. E come biasimarlo? Lei si sarebbe comportata allo stesso modo.

- Bene. Vuoi la verità? Rifarei tutto esattamente come prima.

Catturata quindi l’attenzione del guerriero che sembrò perforarla con occhi di brace, continuò imperterrita esternando tutto ciò che pensava in realtà. Avanzò di qualche passo verso di lui, parandosi con le mani incrociate al petto in direzione del suo corpo teso. – Ciò che ho detto a mio padre era vero, ma, come si dice? Il fine giustifica i mezzi. Quindi che ti piaccia o no, era tutto calcolato fin dall’inizio e io non ho fatto altro che muovere le mie pedine.- ultimò con un sorriso beffardo mentre Radish fu certo di non trattenersi quella volta; nessuno gli avrebbe impedito di suonarle un manrovescio su quel visetto altezzoso. Ma con chi credeva di avere a che fare? Avanzò di qualche passo, godendo nel vederla indietreggiare.

- Piccola, sciocca, impudente e masochista ragazzina!- esclamò tendendo una mano con cui imprigionò il tessuto dell’indumento che le fasciava il busto sottile.

- Ma tu ti sei davvero lasciato manipolare?! Eri consapevole che mio padre non ne fosse al corrente, eppure sei andato fino in fondo! Perché?- chiese Bra in preda al panico, dato che il saiyan la teneva intrappolata tra se e la ringhiera, il peso del suo corpo premuto contro il seno, tanto da impedirle di respirare.

- Chiudi quella fottuta bocca!- rispose Radish misurando il tono della voce poiché, nonostante fossero sul tetto della Capsule Corporation, qualcuno poteva ugualmente sentirli.

- No!- replicò la giovane con sfrontatezza, poggiandogli le esili mani sugli avambracci per guardarlo negli occhi che riflettevano la sua stessa espressione furente. Ormai doveva andare sino in fondo. – Ascoltami bene. Quando hai cercato di rendermi più forte, io…

- Sta’ zitta!- ringhiò lui contraendo la mascella.

- Io per la prima volta mi sono sentita nel posto giusto!- continuò imperterrita con le lacrime ormai prossime a rigarle le guance pallide come la luna che troneggiava nel cielo limpido. – Come diavolo faccio a spiegarlo? Ero impressionata che anche una come me potesse apprendere tutte quelle cose, resistere e dimostrarsi anche minimamente all’altezza di qualcosa, per voi maledetti scimmioni! Perché l’hai fatto, se non hai visto nient’altro che una terrestre?

Incurante di ciò, Radish, nonostante fosse più attento al dialogo che stava avvenendo, interruppe bruscamente il contatto voltandole le spalle, deciso ad abbandonare una volta per tutte quel posto. Meglio le montagne, il mare, perfino il deserto! Pur di non rimanere un minuto di più in quella maledetta struttura. Emise uno sbuffo di fiato più profondo dei precedenti, beandosi del silenzio che si era nuovamente venuto a creare e per un istante arrestò il suo incedere nervoso.

- E allora?

Ma chi era il più masochista, si chiese, quell’assurda ragazza o lui che ancora rimaneva a porle una sciocca domanda?

- E allora quando tutto è venuto a galla, quando mi hai guardato in quel modo, come se fossi l’essere più ripugnante di tutto l’universo, ho capito. Mi sono comportata come una sciocca immatura, perché volevo a tutti i costi sorprendere qualcuno, dimostrare che anch’io sono capace di fare qualcosa. Ma ho sbagliato. Ho deluso mio padre, e ho solo dato conferma a ciò che credevo pensasse di me mentre non mi sono neanche resa conto di aver ferito il tuo orgoglio. Hai tutto il diritto di non considerarmi affatto.

Una lunga pausa seguì, e Bra strinse i pugni pur di trattenere le lacrime di amara sconfitta; ma era giusto che ne pagasse il prezzo, anche se dopo tutti gli allenamenti, dopo ciò che era accaduto nella sua cucina, si era inaspettatamente ritrovata a pensare più spesso al saiyan di terza classe che ai suoi occhi invece era soltanto da idolatrare; si era dimostrato molto più di uno scorbutico e cinico guerriero. Nell’ultimo periodo era perfino riuscita a estrapolare da lui terribili aneddoti che utilizzava per vantarsi, spaventandola o disgustandola, ma rendendola al contempo partecipe di quel sorriso beffardo che in molteplici occasioni aveva saputo ipnotizzarla. Non presentava l’atteggiamento perennemente scostante di suo padre, Vegeta, a volte era anche capace di mostrarsi un abile narratore per farsi vanto delle imprese compiute su pianeti sconosciuti, contro avversari che a Bra avevano fatto accapponare la pelle. Non voleva dire addio a tutto quello, neanche per sogno. E, soltanto in quel momento capì che il calore che le si stava propagando dentro non era nient’altro che lo sbocciare di un sentimento più intimo; neanche si era resa conto che non le stava più dando le spalle ma inaspettatamente pensava a scrutare il suo corpo minuto, seppur l’intenso allenamento l’avesse resa un po’ più agile e scattante. Stringeva con l’intera mano la ringhiera, per sostenersi tra un affanno e l’altro.

Radish comprese che quelle, infine, non erano state frasi di circostanza o un subdolo pentimento esternato da un’infima terrestre. Vide molto più, anche ciò che Bra voleva tenere ostinatamente celato; comprese che, dopotutto, si era comportata come avrebbe fatto lui in un tempo remoto, pur di ottenere qualcosa. Di certo non si sarebbe mai paragonato ad un’assurda ragazzina ancora incapace di intendere chi contrastare e soprattutto motivata da cose così futili, in un certo qual modo. Fece una smorfia irritata dinanzi alla sua sincerità. Gli aveva confessato anche che avrebbe potuto ignorarla, d’ora in avanti, anche se sperava che continuasse l’allenamento che avevano deciso d’intraprendere.

- Parli decisamente troppo. E quando ti ordino di stare zitta, devi obbedire.

Non seppe neanche cosa gli fosse preso, dacché sentì riaccendersi in lui quel desiderio che aveva forzatamente tenuto sopito per tutto il corso dei loro incontri, dopo quella notte. Aveva inoltre compreso che, la mezzosangue, non fosse soltanto un bel corpicino ammaliante, non nascondeva dopotutto un carattere che con gli anni sarebbe diventato molto più simile a una guerriera di quanto lei stessa immaginasse. Decise di mandare al diavolo le sue elucubrazioni, per quella volta, e senza pensarci ancora le forzò la nuca con una mano, facendosi strada nella sua bocca mentre l’altra la teneva inchiodata alle sbarre metalliche: incontrò nuovamente quel sapore sopraffino e pericoloso, inspirò l’eccitante odore emanato dalla giovane che, stupita da quel gesto, trasse un respiro dalla sua bocca prima di sfiorargli le poderose braccia. Certo, mancava d’esperienza sufficiente, tuttavia il fatto che non lo respingesse e la delicatezza a cui non era abituato, contribuivano a donargli una piacevole sensazione. Giocò con la sua lingua e poi le morse le labbra con avidità e rabbia, la stessa che non era ancora del tutto scemata dopo la discussione. I saiyan non sapevano cosa fosse il dialogo, ecco perché aveva preferito esprimersi nella sola e unica maniera che considerava degna di tutta quell’assurda faccenda. Passò quindi a ispezionare l’esile collo lasciandole una scia infuocata, mentre le dita ruvide lasciavano la nuca per saggiare le labbra rosee di Bra che le dischiuse subitamente per inumidirgli i polpastrello. Non si erano neanche resi conto di quanto i loro corpi fossero in contatto, uniti tra i respiri e i battiti che si confondevano assieme. L’erezione di Radish pulsò allora contro la fastidiosa stoffa della tuta, quando toccò i capezzoli ormai turgidi al di sotto di quel misero top rosso facendo sospirare più forte la giovane; l’issò quindi sulla ringhiera emettendo un verso gutturale d’insofferenza mentre la toccava al di sotto della gonna, sfiorando appena l’inguine e poi la stoffa delle sue mutandine, che cominciò a perlustrare con più veemenza, in un ritmico movimento, finché non l’avvertì inumidirsi, mentre ella passava le dita tra i suoi capelli selvaggi, stringendo convulsamente. Non si aspettava di ricevere un consenso così complice, ma anche titubante, da parte dell’inesperta ragazza, eppure qualcosa gli diceva che per quella sera andare oltre non era fattibile. Nonostante il piacere palese provato da Bra, il guerriero si allontanò con un ghigno.

- Non stasera.- esplicò sommessamente, come se lo diceva più a se stesso che alla mezzosangue; baciò l’epidermide tesa del torace e stando ben attento a reggerla fino a farle incontrare i piedi con la pavimentazione del terrazzo, la guardò negli occhi. E un istante dopo dovette stare attento a evitare il veloce pugno indirizzato contro il suo mento, fermandolo all’ultimo istante.

- Ma che ti salta in mente?- chiese corrugando la fronte. Il volto di Bra oscillava dal rosso tenue al porpora.

- Come hai osato? Prima mi illudi e poi ti prendi gioco di me in questo modo!- disse rabbiosa e tempestandolo di pugni.

- Da che pulpito! Sta’ tranquilla principessa, avrai il tuo benservito ma… Non stasera.- commentò cinico, facendo oscillare la coda prima di imboccare la portafinestra per raggiungere la sua camera da letto.

Era inaudito, pensò la giovane, inaudito che lui se ne approfittasse in quel modo, soprattutto poiché lei era così inesperta mentre Radish poteva vantare nientemeno due vite in cui aveva probabilmente avuto tutto il tempo di darsi da fare con le schiave… Scosse la testa forsennatamente, scacciando quel pensiero.

- Ti consiglio di riposare. Non penserai che domattina venga a svegliarti per l’allenamento!

Abbandonando quello stato confusionale, gli occhi di Bra brillarono più delle stelle.

- Non ti ho sentito, mezzosangue.

Senza farselo ripetere due volte, piena di gioia, rispose emulando un saluto marziale:

- Sissignore!

- E vedi di non battere la fiacca…- ultimò andandosene, celando così anche l’espressione di sincera soddisfazione allo sguardo impertinente. - …Bra.

Un bisbiglio che si confuse come un’eco nel cuore della notte.

- Nossignore!

Dopo qualche istante di contemplazione del firmamento, la giovane saiyan ringraziò gli astri e le divinità per tutto ciò che le era capitato quel giorno; si era innalzata sulle macerie create da lei stessa e che mai più, ne era certa, avrebbe fatto crollare. Era una sfida, e Bra Brief non si tira mai indietro dinanzi alle sfide! Neanche se avesse avuto di fronte il più sarcastico, arrogante e pervertito guerriero della galassia.

 

 

Fine?

 

 

 

- Ehi, Radish… Mi racconti un’altra avventura?

- D’accordo, ma dopo non andare a piangere dai tuoi genitori, mocciosa! Vediamo… Ti ho mai detto di quella volta in cui sono approdato su un pianeta di grossi e ripugnanti insetti?

- Deve essere stato orribile…

- Peggio. Quei maledetti avevano messo K.O. il mio compagno di squadra, Napa, mentre il Principe Vegeta era occupato su un altro fronte, probabilmente con il capo di quella dannata tribù. Gli alieni avevano massacrato la truppa giunta prima di noi: vedevo i brandelli dei loro corpi sparsi ovunque. Arti, gambe, braccia, teste… In una pozza di sangue! Ti lascio immaginare l’odore… Non riuscivo a capire dove fossero i fautori di quello spettacolo e soprattutto se qualcuno fosse rimasto in vita. Napa lo credevamo morto, dopo che una montagna gli era crollata addosso mentre dinanzi a me se ne stava l’essere più disgustoso che avessi mai visto. Era viscido, trasudava umori verdognoli e masticava forsennatamente le ossa dei soldati di Freezer; dalla bocca vedevo spuntare un femore con qualche brandello di carne ancora attaccato che terminava con lo stivale della divisa da combattimento di tutti i suoi uomini.- fece una pausa grave. - Vuoi ancora che continui?

- C-Certo… Prego, fai pure.

- Bene. In realtà per sferrare i loro attacchi si nascondevano sotto terra e, senza rendermene conto, in un attimo mi trovai tra le fauci insanguinate di uno di quegli esseri. Tsk, non hai idea dei loro rituali d’accoppiamento, tutto con una protuberanza alla fine della coda…- disse facendo svettare la sua in un gesto nervoso.

- Comunque, dicevo: ero tra i suoi denti, l’aria di quel sasso era già irrespirabile, ti lascio immaginare lì dentro. Stava per inghiottirmi, quasi vedevo la bile! Così ho scagliato un’onda d’energia capace di perforargli lo stomaco.

- Incredibile!

- Quando sono uscito di lì mi facevo schifo e… Avevo davvero fame! Ma non è finita qui: sono venuto a sapere da Vegeta che quella tribù ci voleva utilizzare come mezzi di fecondazione per le uova di quelle creature.

- Ma è terribile! E cosa avete fatto?

Uno sguardo oscuro sullo stipite della porta, fin troppo noto alla terza classe, gli fece accapponare la pelle più del ricordo di quegli alieni che rappresentavano un’orgogliosa vittoria, tanto da convincerlo a deviare indiscutibilmente il discorso.

- Il principe ci ha salvati e abbiamo festeggiato dinanzi a un falò.

Bra sembrava delusa mentre qualcun altro si compiaceva.

- Tutto qui?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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