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Autore: KillerQueen86    12/05/2012    3 recensioni
"All’improvviso uno strano suono li separò, il Tardis tremò e il Dottore si gettò su Rose per proteggerla. Pezzi di legno si sparsero per la stanza, qualcosa aveva urtato il Tardis."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quarta stagione con Rose'
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Note dell'autore: Eccovi il quinto e ultimo capitolo. Spero tantissimo che questa mia versione di Il viaggio dei Dannati con Rose vi sia piaciuta e che continuerete a leggere la mia quarta stagione e a recensirla.

Come ho detto a chi ha recensito il capitolo precedente, muovere Astrid con Rose presente è stato piuttosto difficile, soprattutto nella parte finale, ma spero davvero che vi piaccia come ho scritto.

Alla prossima.

 

Capitolo V

Sopravvivere

 

Rose e il Dottore ripercossero la strada fatta al contrario, diretti verso il ponte 31, sperando che intanto gli altri riuscissero a inviare una richiesta di aiuto e che i motori gli avrebbero dato abbastanza tempo. La loro corsa fu interrotta nelle cucine quando alcuni Host si avvicinarono a loro.

"Dannazione." Sentì imprecare il Dottore, si voltarono per tornare indietro, ma anche da lì arrivavano altri Host.

"Perfetto. Ora che facciamo?" chiese Rose, il Dottore prese una pentola da un carrello vicino.

"Improvvisiamo brillantemente." Le rispose divertito, dandole le spalle, Rose seguì il suo esempio e prese una pentola stringendola tra le mani.

"Fermi. Fermi. Fermi." Invitò il Dottore con enfasi.

"Livello di sicurezza 1. Sentito UNO." Continuò. Gli Host si misero in attesa del Dottore.

"Bene. Questo mi concede tre domande, tre domande per salvarci la vita, ho ragione." Rifletté a voce alta, guardandoli attentamente.

"Informazione: Esatto." Disse uno degli Host dalla parte di Rose facendo un passo in avanti. Il Dottore e Rose si scambiarono il posto senza perdere di vista gli altri.

"No. Non era una domanda. Non l'ho fatta, non vale. Ricomincio di nuovo." Brontolò il Dottore.

"Iniziamo bene." Si lamentò Rose a denti stretti.

"Informazione: No!" gli rispose sempre lo stesso Host, considerando una domanda, l'affermazione del Dottore.

"No. Nono, neanche questa era una domanda." Si disperò.

"Dottore, ti prego concentrati." Lo richiamò Rose, stringendo ancora la pentola tra le sue mani.

"Ci sto provando Rose." Si difese.

"Ci resta una domanda. Solo una, non borbottare." Precisò la biondina,

"Allora: Avete l'ordine di uccidere i sopravissuti. Ma i sopravissuti precisamente chi sono. Passeggeri, personali. No noi." Iniziò a spiegare il Dottore.

"Noi non siamo né passeggeri né personali." Continuò abbassando la mano che teneva la pentola.

"Esatto siamo clandestini." Affermò Rose iniziando a capire cosa aveva in mente il Dottore.

"Avanti scannerizzateci. Nei vostri bioarchivi, noi non risultiamo a bordo." Continuò lui, allargando le braccia ,consentendo così all'Host di scannerizzarlo.

"Noi non esistiamo. E quindi non dovete ucciderci. Siamo dei clandestini. E i clandestini devono essere arrestati e portati alla più vicina autorità." Continuò esaltato, buttando a terra la pentola, Rose seguì il suo esempio.

"E io ritengo che l'autorità più vicina a noi. Sia giù al ponte 31. Domanda finale: Ho ragione?" concluse avvicinandosi all'Host con soddisfazione.

"Informazione: Esatto!" rispose l'Host davanti a lui.

"Perfetto. Portatemi dal vostro capo." Gli suggerì, mentre gli altri Host si avvicinarono, il Dottore era più che tranquillo, si voltò verso di lei e le sorrise trionfalmente.

"Era da tempo che volevo ridirlo." Le disse prendendole la mano.

"Bene, facciamo in modo che succeda ancora." Le rispose lei ricambiando il sorriso.

Gli Host li conducevano giù in fondo, tra corridoi che sembravano non finire mai, sulla loro strada ancora i corpi di qualche vittima, Rose strinse il braccio del Dottore.

"Non guardare Rose." Le disse dolcemente. Rose sopirò cercando di cacciare via le lacrime che sentiva premere.

"Hai già un piano una volta arrivati lì" chiese con calma, concentrandosi su altro.

"Più o meno." Le rispose con tranquillità

"Come dire che non lo hai allora." Scherzò lei facendo spuntare la punta della lingua tra i denti.

"Avrei voluto che restassi con gli altri." Disse lui, sospirando.

"E lasciarti tutto il divertimento da solo."  Lo richiamò lei con ironia.

"Potrebbe essere pericoloso." Le ricordò lui seriamente.

Rose capiva che era preoccupato, ma ormai viaggiavano insieme da tanto, aveva imparato a cavarsela da sola, e poi lei non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare da solo, neanche per un secondo.

"Lo è sempre, ma questo non significa che devi affrontare tutto da solo." Gli rispose lei abbassando la testa appoggiandola alla spalla.

"Ho promesso che non ti avrei lasciato, e così sarà sempre." Continuò lei piano, quasi sottovoce. Sentì il Dottore sospirare ma non continuò il discorso.

 

L'allarme iniziò a risuonare per tutta la nave, e la voce del computer avvertiva che i motori erano fuor uso.

"Non puoi fare questo." Disse il Dottore concitato.

"Ucciderai degli innocenti." Aggiunse Rose, furono trattenuti dagli Host e allontanati da Capicorn.

"Peccato che non sei più furbo Dottore. Peccato che non abbiamo lavorato insieme, sei bravino." disse con derisione. Rose iniziò a sentire la testa farle male di nuovo, paura e rabbia si riversarono dentro di lei, quasi soffocandola.

"E poi tutte quelle battute, ma una di troppo." Continuò con calma e un ghigno malvagio sul volto.

"E' il momento per me di ritirarmi. Il Titanic sta precipitando, il ciel presto brucerà. Che questo inferno natalizio cominci. Oh Host uccideteli." Comandò agli angeli che li tenevano per le braccia, mentre entrambi cercavano di liberarsi da quella presa. Due di loro si misero davanti prendendo la corona sulla testa, pronti per ucciderli.

"Signor Capricorn." Suonò la voce di Astrid, più distante da loro, su un montacarichi.

"Astrid." Sussurrò Rose sorpresa.

"Io mi licenzio." Continuò con decisione, mettendo la marcia e avanzando verso di loro decisa.

"Astrid no." Urlò il Dottore. Astrid però continuò imperterrita, agganciando Capricorn e avvicinandosi al bordo.

"Astrid." Tentò di chiamarla Rose. Il Dottore tentò di liberarsi inutilmente. Uno degli Host si mise dietro il montacarichi e gli lanciò la corona contro la macchina colpendo uno dei tubi dei freni.

Astrid si voltò verso il Dottore e Rose consapevole di quello che stava per succedere.

"Non farlo." Disse Rose con le lacrime agli occhi. La cameriera decisa sollevò Capicorn con il montacarichi e si lanciò contro i motori.

Gli Host li lasciarono liberi, e il Dottore cercò di raggiungere il bordo, mentre Rose soprafatta dalla paura, da un dolore e rabbia che mai aveva provato, si ritrovò inginocchiata a terra.

Sentì le braccia del Dottore che la stringevano al petto e la sua voce chiamarla, si sentiva così confusa.

"Dobbiamo muoverci, Rose." Le disse tirandola in piedi per le spalle.

"Rose, guardarmi." Le disse prendendole il viso tra le mani, guardandola negli occhi. Sapeva che non avevano un minuto da perdere, dovevano impedire che il Titanic cadesse sulla terra.

"Muoviamoci." Disse deglutendo e cercando di farsi forza per non pensare a quel dolore.

 Camminarono per un po’, gli Host dietro di loro sembravano ascoltare il Dottore, che si guardò attorno poi si voltarsi verso lei.

"Torna dagli altri, gli Host ti accompagneranno." Le disse con un po’ di freddezza, Rose scosse la testa.

"Non ti lascio solo." Gli disse sicura di sé.

"Rose, fai come ti ho detto. Devo fermare il Titanic." Continuò lui seriamente.

"No, Dottore…" tentò di dire lei, ma il Dottore scattò e si voltò verso di lei.

"Dannazione Rose, per una volta fai come ti dico. Torna dagli altri." Le disse con rabbia, Rose indietreggiò e deglutì spaventata dal suo sguardo, raramente aveva usato quel tono con lei, anzi quasi mai, abbassò la testa sapendo che non poteva contestarlo stavolta. Ora non era il momento di discutere, dovevano risolvere la situazione. Lascò il Dottore e seguì silenziosamente gli Host.

 

Il Dottore stava tentando un ultima volta di salvare Astrid, c'era una piccolissima possibilità perché lei indossava un braccialetto, ma sembrava più difficile di quanto il Dottore poteva ammettere.

"Dottore?" chiese mentre lui con il sonico lavorava sui comandi.

"Che diavolo sta facendo?" chiese il cadetto Frame entrando tenendosi il fianco.

"La riporteremo indietro." Disse semplicemente il Dottore dando a Rose un sorriso maniacale.

"Se un passeggero ha un incidente nella discesa a Terra, e indossa ancora il teletrasporto, le sue molecole sono tenute in stasi." Spiegò Copper mentre il Dottore non la smetteva di lavorare.

"Puoi davvero farlo Dottore?" chiese Rose un po’ preoccupata.

 Il Dottore si alzò di scatto, facendo scattare una leva e voltandosi verso il fondo della stanza, dove in una leggera luce blu apparve il fantasma di Astrid.

"Sto cadendo." La sua voce risuonava tra loro, Rose si avvicinò per guardarla bene, sembrava lei, ma lo sguardo era assente.

"E solo a metà strada." disse il Dottore rimettendosi a lavorare sui fili.

"Astrid." La chiamò Rose osservandola, ma lei non ricambiava lo sguardo.

"Continuo a cadere." Disse la cameriera, e Rose si rese sempre più conto che lei ormai non c'era più, non era più possibile salvare Astrid.

"Dottore." tentò di chiamarlo avvicinandosi a lui.

"C'è retroazione molecolare. Incremento il ripristino." Spiegò mentre lavorava con il sonico, ma dalla console di comando uscirono delle scintille.

"No, no nono. Serve più contenimento." Continuò concitato.

"Dottore." Tentò di chiamare il signor Copper accanto a lui.

"NO."tuonò sicuro e testardo senza smettere di lavorare.

"Se collego la sospensione di superficie." Si piegò tornando a lavorare sui fili.

"Dottore se n'è andata." Continuò pacatamente Copper.

"Devo solo scavalcare la sicurezza" continuò il Dottore. Rose fece cenno al signor Copper di allontanarsi e si mise davanti al Dottore guardandolo negli occhi.

"Ce la posso fare. Posso salvare almeno lei." Le disse incrociando lo sguardo con lei.

"Mi dispiace Dottore." Le disse semplicemente. I due si voltarono a guardare ancora il fantasma di Astrid che alleggiava nella camera.

"Io posso salvarla. Devo farlo." Continuò quasi con rabbia, Rose appoggiò le sue mani sulle sue spalle del Dottore dolcemente, sapendo che quello non riguardava solo Astrid, ma anche il Maestro e Gallifrey.

"Devi lasciarla andare Dottore." Continuò dolcemente senza smettere di guardare i suoi occhi che le urlavano il dolore della perdita.

"Fermate la mia caduta." La voce di Astrid risuonò ancora una volta nella stanza. I Dottore si alzò in piedi senza smettere di guardarla, Rose lo seguì stringendogli la mano. I due si avvicinarono a quella che era la loro salvatrice.

"Non è rimasto abbastanza, il sistema è stato troppo danneggiato." Spiegò il signor Copper. Rose non riusciva a staccare lo sguardo dagli occhi di Astrid, vitrei e vuoti, tutto ciò che era stato di Astrid non c'era più. Il Dottore lasciò la presa sulla sua mano e si avvicinò ancora alla cameriera.

"Astrid Peth, cittadina di Sto." Disse avvicinandosi colpito nel profondo.

"La donna che ha osservato le stelle e sognato di volare. Ora potrai viaggiare per sempre." Alzò il cacciavite verso di lei, aprendo un piccola finestrella, l'immagine di Astrid si perse davanti a loro.

"Non stai più cadendo Astrid, stai volando." Concluse il Dottore lasciando che le piccole luci uscissero dalla finestra, Rose lo raggiunse e gli strinse la mano appoggiando la testa sulla sua spalla.

 

Rientrarono in silenzio sul Tardis, per l'ennesima volta non era riuscito a salvare la vita a delle persone innocenti, persone a cui aveva promesso la salvezza. Ripensò ad Astrid, a quanto sarebbe stato bello portarla sul Tardis, ripensava a Foon e Morvin, a tutti gli altri morti causati dall'avidità e sete di vendetta di un perdente.

Sentì Rose mettersi accanto a lui e appoggiare la testa alla spalla, chiuse gli occhi assaporando quel momento, cosa avrebbe fatto se a Rose sarebbe successo qualcosa? Aveva nuovamente rischiato di morire per colpa sua, ma eccola ancora accanto a lui a stringergli la mano.

"Andiamo da Jackie." Disse piano, impostando le coordinate.

"Non dobbiamo andare per forza." Le rispose lei senza muoversi dalla sua posizione.

"Tua madre non ce lo perdonerà se siamo a Londra senza passare da lei." Continuò invece sorridendo. Voleva vedere Rose felice e rilassata e sapeva che passare un po’ di tempo con la madre le avrebbe fatto davvero bene

"E poi non sarebbe Natale senza la cena di tua madre." Continuò con ironia, riuscendo a percepire il sorriso di Rose, anche se non lo vedeva.

"Andiamo allora." Disse azionando il Tardis.

 

Fine

 

 

Spero che non vi abbia deluso e questa storia vi sia piaciuta, aspetto le vostre recensioni, alla prossima con Adipose Industries.

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