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Autore: Jack Le Fleur    13/05/2012    2 recensioni
Raccolta sulle disavventure di un povero ragazzo normale in una famiglia di pazzi. Assolutamente senza pretese. Giusto per ridere un po'.
[Dal primo capitolo]
Testata. Testata. Testata. Controllo! Testata. Testata. Testata.
Aveva delle occhiaie da panda, lo sguardo vitreo e schizzato e decisamente non una bella cera. Sembrava più o meno uno zombie drogato.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quello era l’Inferno. Quel giorno Jack aveva deciso di uscire con degli amici e, tranquillo, si stava dirigendo al luogo dell’incontro. Destino voleva che non ci fossero pullman che conducessero in città (c’era un pullman ogni morte di Papa in quel posto) e che i treni praticamente non esistessero. Girovagando in alcuni quartieri si poteva riuscire a sentir bestemmiare in scimmiesco. Quindi, l’unica alternativa era usare quel mezzo di trasporto sotterraneo che viene generalmente definito metro.

Gli avevano detto che sarebbe stato meglio evitare come la peste quella sorta di verme di metallo, ma lui aveva pensato qualcosa come *Eh, vabbè! Cosa potrebbe succedere?* E ora si trovava lì, schiacciato fra una vecchietta obesa che sembrava essere lì da così tanto tempo da essere diventata un tutt’uno con il sedile e un tipo enorme che puzzava di sudore e qualcosa di non ben definibile, con dei peli sotto le ascelle che, ogni volta che alzava le braccia, avevano più o meno un effetto “bomba nucleare”:  avete presente il fungo che si forma quando la bomba esplode e l’aria viene risucchiata verso l’alto? Bene. I peli delle ascelle di quel tipo facevano più o meno la stessa cosa. Sembravano quasi dotati di vita propria. Davanti a lui, in piedi, c’era un tizio che suonava e sperava di scroccargli un po’ di soldi. Tirchio com’era, sicuramente non gli avrebbe dato niente. Poi, c’era un gruppetto di ragazze che faceva un casino assurdo, ridendo e urlando e alcune di loro lo guardavano per poi ridacchiare fra loro. Snervante. Odiava essere fissato. Una di loro, che sembrava più coraggiosa delle altre, si avvicinò a lui con non poche difficoltà (c’era un sacco di gente). “Ciao!” disse la ragazza. *Sta parlando con me?* “Io sono Becky…” lei lo stava fissando. Probabilmente sì, parlava con lui. Jack non disse niente. “Ehm… come va?” quella tipa, Becky, non si arrendeva. “Mi spiace, ma non mi piacciono le ragazze.” Disse Jack velocemente. Lei lo fissò fra lo sconvolto e l’imbarazzato. Di certo non se lo aspettava. Tornò dalle sue amiche senza dire altro. “Quindi è così, eh? Interessante.” Ivan. Cosa diavolo ci faceva lì!? “I..Ivan. Non è come pensi! Volevo solo togliermela dalle palle!” cercò di giustificarsi “Sembri in difficoltà, Jacky. Comunque per me non è un problema che tu sia gay. Anzi, adesso ho addirittura campo libero!” disse sorridendo. *CAMPO LIBERO?! COSA?!*”Di che stai parlando?” chiese con un’espressione terrorizzata. Aveva una brutta/bella sensazione. Beh, se bella o brutta dipende dai punti di vista. “Campo libero! A te non piacciano le ragazze. A me non piacciono le ragazze. Tu sei un bel ragazzo. Cosa c’è di meglio?” stava ancora sorridendo. Jack non sapeva cosa dire. Era totalmente basito. Gli aveva appena detto che voleva rimorchiarlo? La vecchietta-sedile si alzò. Probabilmente era finalmente giunta l’ora di tornare nel mondo di sopra. Ivan si sedette velocemente, passando un braccio sulle spalle di Mercer. Le ragazze di prima (soprattutto Becky) lo fissavano in modo strano: probabilmente pensavano che volesse togliersi di torno la ragazza, non che fosse sul serio gay. “TOGLI QUELLE LURIDE MANACCE, RAZZA DI MANIACO!” urlò due secondi dopo. Tutti i passeggeri si voltarono, curiosi. La scena che si presentava loro era più o meno questa: Jack, rosso come un pomodoro, tentava di allontanare da sé Ivan, che si stava evidentemente divertendo molto. Ivan, dal canto suo, tentava di abbracciarlo dicendo cose del tipo “Amore, dai! Ci guardano tutti!”. “MA CHE AMORE E AMORE!? TU SEI PAZZO!”

Dieci minuti dopo

Il vagone della metro aveva ritrovato la sua calma e Jack era stato costretto a tenersi praticamente appiccicata quella creatura. Dopo un po’, Ivan interruppe quel momento di silenzio “E’ la prima volta che sali sulla metro?” “Che cosa te lo fa pensare?” chiese Jack sulla difensiva “Il fatto che sembri piuttosto spaesato e che controlli la mappa ad ogni fermata.” rispose pacatamente Ivan. Jack era piuttosto piccato “Touchè.” Ormai Ivan lo teneva praticamente in braccio e lui si sentiva piuttosto in imbarazzo. Le ragazze (sempre quelle di prima) li fissavano sempre più sconvolte, per non parlare delle vecchiette che li guardavano male e le madri che coprivano gli occhi ai loro figli. Però, doveva ammettere che era molto comodo: il giubbotto di Ivan rendeva tutto molto morbido e caldo e non doveva nemmeno reggersi poiché ci pensava già l’altro. Così decise di dargli corda e si appoggiò a lui. In tutta risposta, Ivan, interpretando quel gesto come via libera ad ogni sorta di perversione, gli schioccò una sonora pacca sul sedere. Jack si irrigidì e sgranò gli occhi, diventando di un colore molto simile al porpora, mentre tutte le persone sul vagone li fissavano. Il nostro eroe si scostò un poco e, con tono molto dolce e sensuale, sussurrò a Romanov “Ivan, Ivan, Ivan… perché mi costringi a fare queste cose in pubblico? Sai, io non vorrei farti del male, davvero! Ma così, beh, mi costringi.” Gli poggiò delicatamente le mani sul collo per poi iniziare a… scuoterlo violentemente, tentando di strozzarlo e, contemporaneamente, spaccargli la testa sul finestrino. Nei suoi occhi c’ero solo pura follia omicida e aveva un sorriso da psicopatico felicemente stampato sul volto. Le persone cominciarono ad allontanarsi, lentamente, lasciando sfogare Jack senza muovere un muscolo per aiutare l’altro russo.

Dieci minuti dopo

La situazione si era raffreddata e i due russi si trovavano nella medesima posizione di prima. Ivan aveva imparato che il suo coniglietto non amava essere toccato.
“Diavolo! Cos’ha quella sulle gambe?!” sussurrò schockato Jack “Peli. Beh, se avessi anch’io una pelliccia del genere, non avrei bisogno del giubbotto per sopravvivere ai freddi inverni della Grande Madre Russia!” Jack si voltò a guardarlo. Non era un tipo molto normale, quello. Quando si voltò di nuovo a guardare la donna, però, si trovò d’accordo con il russo e cominciò a ridacchiare “Beh, non hai tutti i torti!”
“Ridi alle mie battute, coniglietto? Allora ti sei proprio innamorato!” disse raggiante Ivan. La risata di Jack si spense nell’arco di mezzo secondo, sostituita da una sorta di incrocio fra una risata malvagia e un ringhio.
“Prego?” sussurrò minaccioso “N… Niente.” Probabilmente era una delle poche persone che riusciva a spaventare Ivan.

Dieci minuti dopo (ancora e ancora)

“Osserviamo un esemplare femmina di Vecchietta- Lady Gaga nel suo ambiente naturale. La Vecchietta- Lady Gaga è una specie molto diffusa nelle metropolitane, si nutre generalmente di cibi da fast-food e pizza ed è sempre alla ricerca di un nuovo compagno per l’accoppiamento. La Vecchietta- Lady Gaga è costantemente nella stagione degli amori, ma ha scarsi risultati con gli esemplari maschi.” Sussurrò Ivan nell’orecchio di Jack, il quale proruppe in una fragorosa risata. Ormai la gente non ci badava più (cominciavano ad abituarsi a quei due svitati) e Ivan continuò il suo documentario improvvisato “Oh! Abbiamo avvistato un esemplare maschio di Tamarro Cannaiolo! Anche questa specie è molto diffusa in questo genere di ambiente. Ha le stesse necessità nutrizionali della  Vecchietta- Lady Gaga ma fra le sue abitudini, troviamo quella che lo caratterizza: fuma canne come beve acqua. Ha generalmente un colore tendente all’arancione e i capelli alla cazzo ed è solito indossare abiti appariscenti e fare un sacco di palestra per attirare gli esemplari femmina.” Jack non riusciva a smettere di ridere “Oggi è la nostra giornata fortunata! Ecco là un esemplare maschio di Sdolcinato Cronico,  un esemplare femmina di Goth Convinta e un paio di esemplari maschi di Uomo Scimmia. Le prime due specie sono nemiche naturali, ma la scarsa personalità dello Sdolcinato Cronico lo spinge ad evitare colluttazioni o, quanto meno, gli impedisce di vincerle. Lo Sdolcinato Cronico non è tipico di questi luoghi. Infatti, preferisce il clima tranquillo dei pullman a quello caotico della metropolitana. E’ una specie molto tranquilla e timorosa e tende a cercare di mimetizzarsi con l’ambiente per evitare i predatori. Per conquistare la femmina tende a portarle dei doni romantici e, anche avendo ricevuto un rifiuto dalla femmina scelta, continua a perseguitarla finché ella non accetta di dargli una possibilità. La Goth Convinta fa parte di una specie non molto prevedibile: alcuni esemplari sono sostanzialmente passivi, altri aggressivi, altri ancora docili e solari (cosa che non si direbbe dal loro aspetto). Tende ad indossare abiti neri e pieni di borchie per intimidire il nemico e, se necessario, sfoggia sguardi omicidi per i nemici più audaci. Si accoppia generalmente con gli esemplari della sua stessa specie. L’Uomo Scimmia tende a viaggiare in branco e comunica con gli altri esemplari attraverso versi animaleschi e comportamenti violenti. Non ha un buon odore ed ha l’abitudine di tentare un approccio di tipo amoroso con femmine di ogni specie. Un momento! I nostri esemplari di Sdolcinato Cronico e Goth convinta hanno stabilito un contatto! Il maschio prova ad essere galante ma la femmina lo… oh mio Dio! La femmina deve essere nella stagione degli amori! Lo agguanta e comincia a baciarlo! Lo sta portando fuori dalla metropolitana. Per quell’esemplare maschio… non c’è più niente da fare.” Jack stava praticamente piangendo dal ridere quando il suo cellulare squillò. “E’ Dan.” Sussurrò. “Aspetta… i cellulari prendono quaggiù?” sembrava piuttosto sorpreso “Certo! Sei nella metro, non nel terzo mondo” ribatté sarcastico Ivan. Jack gli fece la linguaccia e rispose. “SI PUO’ SAPERE DOVE CAZZO SEI?!” “Sulla metro.” “SULLA METRO DOVE?!” Bella domanda. Era così impegnato ad ascoltare Ivan, che non si era minimamente reso conto di dove andava. “Ehm… Aspetta.” Poggiò una mano sul microfono del telefono “Dove siamo, Ivan?” “Piccadilly Circus” “COSA?! Diamine.” Tornò a parlare con Dan “Ehm… Non ce la faccio a venire. Mi sono distratto e sono arrivato a Piccadilly.” “DIAVOLO!” sospirò “Va bene. Ci vediamo un altro giorno, ok? E’ proprio da te fare queste cose” “Ok! Ciao!” Aveva pochi amici, ma quelli che aveva erano tutti fuori di testa.
“Andiamo a farci un giro?” propose “Ci sto.” Acconsentì l’altro.
Così, tutto sommato, passò un bel pomeriggio e scoprì che non poteva affrontare con Ivan un viaggio in metro!
 


Delirio totale. Questo capitolo ha quasi una sfumatura romantica in alcuni punti. Mah! Spero vi piaccia. Non mi va di dilungarmi tanto, oggi.
See you!
  
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