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Autore: Evaney Alelyade Eve    14/05/2012    4 recensioni
Jensen Ackles è un detective di Chicago, Misha Collins è un giornalista del Chicago News. Due vite lontane che s'incroceranno alla morte della giornalista Julie Mcniven amica di Misha. Nel corso delle indagini i due scopriranno segreti sconvolgenti che riguardano persone importanti, ma soprattutto scopriranno l'amore.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jensen Ackles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VI

Notte inquieta.

Quando Misha riprese i sensi, la notte aveva già oscurato il panorama fuori dalla  finestra; aveva un mal di testa che rivaleggiava con quello  della sbornia presa giorni prima, e si sentiva tutto intirizzito. Non aveva cenato ma il suo stomaco non dava segni di voler ingerire qualcosa, e la sua bocca era secca come il deserto. Dapprima si chiese come mai si trovasse in quella condizioni, poi sentì che tra le mani stringeva un foglio di carta e gli venne in mente la lettera di Julie.
- Julie....- sussurrò,  mentre piccole fitte di dolore  gli colpivano il petto, facendolo tremare. Julie era morta  per smascherare la BH e Misha l'aveva accettato, si era rassegnato alla sua assenza....eppure quella lettera l'aveva totalmente sconvolto. Non se l'aspettava e non solo, conteneva parecchie informazioni importanti.
Guardò l'orlogio del cellulare  : segnava le 02.00. Avrebbe tanto voluto chiamare Sebs o Richard perchè non se la sentiva di restare da solo, al buio, ma non ne ebbe il coraggio. Che avrebbe dovuto dire loro? "Ehi ragazzi mi è appena arrivata una lettera di Julie!"...no, non poteva! Al pari suo, anche gli altri due avevano sofferto parecchio per la morte della loro amica, sorella e a volte mamma irascibile, e non poteva  nè voleva alimentare il loro dolore; decise così di tacere  e tenersi il tutto per sè. Scorrendo i nomi della rubrica si soffermò sul numero di Jensen parecchie volte, pressato da un'irrefrenabile desiderio di sentire la sua voce forte e rassicurante. Aveva bisogno di sentirsi dire che andava tutto bene...che quella lettera di Julie non doveva per forza dargli la nausea in quel modo....senza volerlo schiacciò il pulsante delle chiamate, e il cuore prese a battergli troppo velocemente, così che la testa riprese a dolergli e a girargli con più violenza...


§§§

 
Jensen era ritornato tardi quella sera, e adesso era steso sul letto senza riuscire a chiudere occhio. Non aveva per nulla sonno e una strana agitazione s'era impossessata di lui, attorcigliandogli dolorosamente le viscere ad ogni volta che chiudeva gli occhi. Da cosa poteva dipendere? Aveva trascorso una serata tranquilla con Jared che si era divertito a prenderlo in giro sull'argomento Misha.....
- Misha...- sospirò, mentre gli ritornava alla mente il viso del giornalista che si colorava di rosso o si apriva in timidi sorrisi ogni volta che faceva qualche battutina...prese di scatto il cellulare,  deciso a chiamare Jared anche a  costo di fargli venire un'infarto nel sonno. Il cellulare segnava le 02.05 e quando stava per schiacciare il tasto di chiamata, ne ricevette una.
Non era una chiamata di Jared, nè di Luke, o Rufus. Era una chiamata di Misha. Jensen gli aveva messo come suoneria "Blue Eyes" di Elton John - e okay, era forse un'esagerazione, ma quella canzone sembrava parlare proprio di Misha... - Comunque il suo cuore prese a battere forte, mentre una scarica di adrenalina gli fluiva nelle vene. Forse la sua agitazione doveva essere legata a Misha, e forse finalmente avrebbe avuto una risposta.
- Pronto?! - rispose d'un fiato, chiudendo gli occhi.
- J-Jensen?! - la sua voce tremava e sembrava respirare a fatica; Jensen si sedette in mezzo al letto, allarmato - ti...h-ho svegliato?! - sembrava in preda ai singhiozzi, ma Jensen non ne era sicuro.
- Misha?! Misha che è successo......stai bene?! - i rapinatori dell'altra volta l'avevano trovato e gli avevano fatto del male?! Qualcuno della BH aveva tentato di ferirlo?! Con queste ipotesi nella mente sentì una gran rabbia serrargli le mascelle, mentre la mano libera dal telefono si chiudeva così forte a pugno, da fargli diventare le nocche bianche.
- N-nulla di che...io....- e poi sentì una serie di suoni indistinti, come qualcosa o qualcuno che cadeva per terra.
- Misha?! - urlò Jensen, al limite della preoccupazione - MISHA?! Cazzo mi senti?! - ma a rispondergli non era Misha, solo un'incredibile ed irritante silenzio. Senza chiudere la chiamata e perdere altro tempo, Jensen lanciò il cellulare sul letto, e si infilò con gesti rapidi e decisi i pantaloni della tuta , una felpa nera sulla maglia che già indossava, e le sue scarpe da ginnastica. Pronto, afferrò le chiavi dell'impala ed uscì di casa.
Fortunatamente a quell'ora le strade erano poco trafficate, quasi deserte, così potè spingere la sua bambina oltre i limiti consentiti dalla legge, e fu sotto casa del moro in brevissimo tempo.  La porta del condominio era fortuitamente aperta, e il luogo era deserto e silenzioso, così che gli fu facile arrivare all'ascensore. Schiacciò impaziente il bottone "5"  battendo il piede destro sul pavimento, nervoso.

§§§


Non si era aspettato che Jensen rispondesse sul serio al telefono, ma sentire la sua voce l'aveva sollevato. Parlargli, sentirlo così preoccupato l'avevano emozionato, forse fin troppo nello stato in cui versava, perchè il cellulare gli era sfuggito di mano, e lui era caduto a terra, in stato di semi-incoscienza. Di certo non poteva immaginare la reazione che aveva preoccupato nel detective, e sentire bussare alla porta l'aveva terrorizzato per un attimo, facendolo sussultare. La lettera di Julie l'aveva spaventato, reso paranoico e stupido. Davvero molto stupido. Decise di ignorare chiunque ci fosse dietro la porta e rimanere lì, steso per terra, fino a quando la testa non avesse smesso di ballare un valzer in tondo e le gambe tremare come budino. Una risoluzione che non durò a lungo : dopo un'altro "toc,toc" , la persona al di là della porta, vedendosi ignorato, aveva iniziato a trafficare con la serratura, forse con una forcina o qualcosa di simile come si vedeva nei film, e quando Misha si mise a sedere con fatica, aggrappato al suo divano, la porta si spalancò con un cigolio agghiacciante. Furono attimi di vero terrore, in cui Misha credette di morire per infarto.
- Misha? - e gli bastò solo sentire la sua voce, senza bisogno che accendesse la luce per farsi vedere, che Misha si rese conto che il "ladro" non altri che..Jensen. Beh si, forse l'infarto gli sarebbe venuto comunque!
- J-Jensen?! - il sollievo era palese nel suo tono di voce, mentre i suoi muscoli dolorosamente contratti per la tensione, si rilassavano; notò che anche il viso del detective si rilassò un poco, dopo che l'ebbe individuato aggrappato al divano, in salotto.
- Misha! - e gli corse incontro, guardandolo preoccupato - Che diavolo ti è successo?! - e dal suo sguardo Misha capì che non solo si era davvero preoccupato, ma durante il tragitto doveva essersi fatto le idde più strane e inquietanti.
- Io ecco....io mi sono sentito male - rispose mentre si aggrappava alle sue braccia forti per sedersi almeno sul divano, diventando via via più imbarazzato per la reazione forse eccessiva che aveva avuto.
- Questo l'avevo capito. - rispose ironico l'altro, sedendosi accanto a lui - Ma perchè? - chiese, tornando serio.
- Perchè...-e la voce riprese a tremargli; inutile fu imporsi di non piangere, le sue lacrime avevano vita propria, ed adesso scorrevano  lungo le sue guancie come stelle cadenti poi, andavano a morire nella sua barba sfatta.


§§§

"Oh merda" pensò il detective, quando la prima lacrima cominciò a scorrergli lungo la guancia " Oh merda" si ripetè. Odiava quel tipo di situazioni, perchè lui non era abituato a consolare la gente. Non era proprio abituato a ritrovarsi in situazioni del genere...però..insomma Misha non era la "gente"  era Misha, e non poteva sopportare di vederlo piangere in quel modo, sconfortato e avvilito; così fece una cosa che sua madre faceva quando lui era piccolo, e suo fratello gli rompeva i giocattoli facendolo piangere : attrasse a sè Misha, abbracciandolo.  Gli sussurrava piccole frasi come "andrà tutto bene"  mentre gli accarezzava piano i capelli. In quel momento, nonostante Misha non fosse per nulla un esserino fragile, gli sembrò di trovarsi tra le mani un oggetto di cristallo, bellissimo e altrettanto fragile. Era scosso da brividi  ed emetteva singhiozzi spezzati e addolorati.
- Misha...- mormorò gentile - ..va tutto bene, ci sono io, tranquillo. Che ne dici se ti preparo un po di te? Un caffè..una camomilla...- e cercò di allontanarlo, ma l'altro si strinse ancora di più a lui.
- Ti prego...-ribattè , imbarazzato - rimaniamo così ancora per un po.- e Jensen non potè far altro che accomodarsi meglio sul divano e tenerlo ancora stretto a sè. Rimasero così per quella che parve un'eternità, poi Misha si distaccò con  movimenti imbarazzati e goffi.
- Mi dispiace...-mormorò e Jensen vide le sue guance imporporarsi - mi sono comportato come un moccioso! Ti ho svegliato e.. - ma Jensen non gli permise di finire, perchè gli pose un dito sulle labbra. Erano soffici e calde...
- Shh, non aggiungere altro! Non devi dispiacerti. Non mi hai svegliato, anzi, ero in piedi a vedere la tv - mentì, non voleva si facesse intuli problemi.
- In questo caso..grazie di essere venuto. - e stirò le labbra in un sorrisetto.
- Figurati..solo..la prossima volta non...- e strinse i pugni, tendendosi come una corda di violino. A Misha questo non sfuggì, e infatti gli prese le mani, sciogliendo i pugni e legandole alle sue. Jensen si lasciò sfuggire un piccolo sospiro, e posò la fronte sulla spalla dell'altro.
- Diavolo, mi hai fatto venire un infarto, Misha! Ho quasi investito un gatto venendo quì, e stavo trascinandomi un barbone! Credevo che....insomma, sei matto! - e alzò il capo per rivolgergli un'occhiataccia. Misha rimase lì a fissarlo, imbambolato, pensando a chissà cosa; quando riaprì bocca chiese :
- Perchè? -
- Cosa? - ribattè, perplesso.
- Perchè eri così preoccupato per me, Jensen? - specificò l'altro, incatenandogli gli occhi verdi ai suoi blu, bellissimi.
- Perchè....- e adesso che doveva dirgli? Doveva per caso confessargli che stava pensnado a lui spesso da quando l'aveva incontrato? Doveva dirgli che non aveva fatto altro che ripensare al pomeriggio passato a casa sua? Doveva dirgli che era attratto e che gli piaceva? Non gli sarebbe sembrato un maniaco? Si passò una mano sulla bocca, nervoso, mentre quello rimaneva immobile, in attesa.

§§§

Perchè diavolo gli aveva fatto quella domanda?! Non poteva starsene zitto e basta? Jensen sembrava in difficoltà, e questo gli metteva un po di agitazione. Un'agitata speranza a dir la verità. Speranza che forse, quel suo nervoso imbarazzo dipendesse da...
- Sai che ti dico? - la voce dell'altro, un po più alta del solito, interruppe i suoi pensieri - dovresti dormire un poco. Sembri stanco. -
- Non ho sonno, Jens. - e non era una bugia. Certo fisicamente stava uno schifo, ma l'avere Jensen a casa sua aveva dato un po di lucidità alla sua mente e adesso non si sarebbe addormentato per nulla al mondo!
- Beh allora ti preparo un bel caffè. - e scostandosi se la svignò in cucina. Misha rimase parecchio tempo, o almeno così percepì lui, in quella posizione, fissando la parete bianca di fronte a lui, senza sapere esattamente che pensare. Una parte della sua mente ripensava al contenuto della lettera, un'altra parte esultava per la presenza di Jensen, un'altra ancora non poteva fare a meno di sentirsi in imbarazzo, mentre una vocina infida non faceva altro che ripetergli : "Ha cambiato discoooorso!". Se avesse continuato così, la testa gli sarebbe esplosa, sul serio. Non aveva avuto la minima seria intenzione di chiamare il detective, sul serio, aveva solo pensato che leggere il suo numero sul display avesse potuto aiutarlo, poi il suo cervello era stato messo KO e involontariamente aveva schiacciato il tasto di chiamata. Si era sorpreso quando l'aveva sentito, e non avrebbe voluto dirgli nulla ma la  sua parte più debole, più fragile l'aveva, tra le righe, supplicato di raggiungerlo. E Jensen, incredibilmente, l'aveva fatto.
Con questi pensieri confortanti accettò sorridendo la tazza di caffè che l'altro gli stava porgendo, prima di risederglisi accanto.
- Allora? - chiese poi, dopo un minuto di silenzio - che diamine ti è successo? -
- Ecco....- era indeciso se parlargli o meno della lettera. Decise che per il momento l'avrebbe tenuta per sè - ...io..non...- pensava disperatamente ad una scusa plausibile da raccontargli, ma Jensen lo trasse - ancora - in salvo dicendogli che avrebbe potuto parlargliene domani. Evidentemente aveva pensato che la sua confusione venisse dallo shock, e forse aveva ritenuto  meglio non insistere.
- Non importa - disse infatti - ne parlaremo domani. - Misha gliene fu immensamente grato.

§§§

Preparando il caffè aveva riflettuto parecchio - contando che ci aveva impiegato si e no 5 minuti -  su quello che avrebbe potuto rispondere a quel "Perchè eri così preoccupato".  Gli erano venute in mente mille o più  scuse, ma erano una più patetica dell'altra. Non si era mai innamorato sul serio, e sinceramente non sapeva cosa aspettarsi. Se Misha l'avesse rifiutato?
" Ma sei scemo?!" intervenne la voce di Jared " Se non gli fossi piaciuto non ti avrebbe mai chiamato! Jensen sul serio..sei davvero un coglione." Forse era così: era un coglione, e si stava facendo mille e più seghe mentali  inutili, quando sarebbe stato più facile parlargli. Lo sbuffare del caffè lo avvertì che era pronto, così versò il liquido nelle tazze.
Quando lo trovò esattamente dove l'aveva lasciato, immobile con lo sguardo fisso sulla parete bianca, decise di lasciar perdere quella questione , per il momento.
Finirono di bere il caffè in silenzio, senza saper esattamente cosa dire. Non era un silenzio che metteva a disagio, ma l'imbarazzo che vigeva era quasi palpabile, così come l'elettricità che Jensen sentiva tra loro due.
"Dio mio, sta calmo" si ripeteva " non è nulla! Se continui a pensarci morirai fulminato". Anche se, a ben vedere, fulminato lo era già.
- Forse dovrei andarmene. - disse, poco convinto. Ovvio che non voleva andarsene, ma se fosse rimasto ancora un po, avrebbe fatto qualcosa di stupido. Molto, molto stupido.
- Perchè?! - e il tono di voce del moro era allarmato.
- Perchè forse dovresti riposarti. - "Cazzo, perchè se continuiamo così, finirò per baciarti!"
- Non voglio riposare! - aggiunse rapidamente, strappandogli un mezzo sorrisetto. Poteva seriamente lasciarlo in quello stato?
"No, devo andarmene!" si impose, mettendosi in piedi. Non poteva rimanere, non doveva....























SPAZIO AUTRICE
Aaaaaaah! Lo so, volete uccidermi perchè mi sono interrotta, vero?! Beh, io sto soltanto seguendo la legge della SUSPENCE U___U/
Che dire? Questo capitolo mi ha emozionato - si, non prendetemi per la sorella di NArciso, ma davvero è così... - e prima o poi darò un grande premio al mio piccolo Misha, che sta subendo disgrazie su disgrazie! >___<
Jensen ne beneficia, invece >_>
Che ne pensate, voi? xD


 







































 




















 
   
 
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