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Autore: Iris Fiery    14/05/2012    7 recensioni
E forse è proprio per questo che io non sono una come le altre: non ho nome, conoscetemi semplicemente Rose, perché il mio nome non mi identifica. Le rose sì, perché sono bellissime all’esterno: il loro involucro è uguale a quello degli altri fiori, non risplendono ne meno ne più. Ma quando gli sei vicino, le spine ti infastidiscono, ti fanno male, e così sono io: sotto una scorza di ragazza mediamente comune, batte il cuore di un leone ferito, che ora non subirà più.
Rose, questo è il nome con cui si fa conoscere, viene mandata a Londra per conoscere il vero padre: qui però incontrerà lui, Zayn, che gli mostrerà come la vita ancora riserva tante sorprese.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Find out what went wrong, without blaming each other
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Ho sempre avuto paura di essere solo: per quanto ostenti la mia sicurezza in giro per il mondo e sui tabloid, la paura di sbagliare mi attanaglia il cuore, e il fatto di essere solo peggiora solo il tutto. Non mi amo, il mio carattere è alquanto sbagliato, a volte superficiale e assurdamente pieno di se: ho sempre messo avanti il mio corpo, da quando ero piccolo fino ad ora, sperando che quello attirasse. Ed è successo: le ragazze mi trovano bello, e a me basta.
Ma non più, perché ho capito che le ragazze a cui piaccio poi non vogliono stare con me: sono paranoico e geloso. Il fatto di essere insicuro mi porta ad un livello di gelosia assurdo, forse anche troppo per una persona normale. Anche solo vedere la ragazza con cui esco abbracciare quello che ho sempre considerato il suo migliore amico mi fa tremare di rabbia: non so controllarmi poi, ho seguito parecchi corsi per gestire la rabbia, ma non sono capace. Non sono costante, altro mio grosso problema: diavolo, se le mie fan, che tanto dicono di amarmi, vivessero un giorno con me capirebbero di non potermi sopportare, già lo so, ed è un motivo per cui non esco con loro.

Accelero ancora, mettendo almeno la quarta, superando di non poco i limiti di velocità imposti: Molly, affianco a me, si stringe alla portiera della macchina, terrorizzata dal mio modo di guida.
<< Zayn, attento! >> Urla lei, ma non l’ascolto, perché il mio cervello non è collegato alle mani, e soprattutto al cuore.
Diavolo, possibile che prendi tempo sapendo di averne e, da un momento all’altro, questo tempo non è più tra le tue mani? Pensavo di dare qualche settimana a Rose, per pensare e calmarsi, ma ora non posso, perché il tempo ha remato contro di noi.
Circa un ora fa mi ha chiamato Niall: sentivo la voce dall’altra parte tremante e impaurita, mentre la piccola Emily, oramai al suo fianco sempre e comunque, piangere. Che diavolo era successo? Subito pensai ad Harry o a qualcun altro, ma no.
<< Diavolo Zayn, devi correre in ospedale! >>
<< Perché mai? >> Avevo un bicchiere tra le mani che vacillò pericolosamente in pochi minuti: lei era affianco a me e mi guardava con lo sguardo da bambola che mi attraeva.
<< Rose è stata portata lì… >> Non chiesi come faceva a sapere quelle cose o altro, non me ne importò: il bicchiere cadde e si ruppe, così come anche il mio cuore.
Forse non avevo mai ponderato la sua importanza fino a quel momento, che la stavo perdendo: certo, che l’amassi oramai mi era chiaro, ma il fatto di dargli del tempo non era giusto. Perché non ne doveva avere, altrimenti avrebbe capito che cavolo d’errore stava facendo a stare con me, con la mia stupida gelosia, la mia insensata paura della solitudine e il fatto che mai avrei potuto dargli tutto quello che meritava: perché non potevo essere con lei sempre. Non potevo starle affianco mentre prendeva il diploma, mentre la sua vacanza sarebbe presto finita e il suo perfetto corpo fosse tornato in Italia, non potevo stare con lei ed essere presentato ai suoi genitori: perché dovevo fare cd, tour, doveva condividermi con altre mille e mille fan. Chi avrebbe sopportato ciò?
Forse in cuor mio sentivo già dov’era, tanto che lasciai cadere il telefono e corsi fuori a per di fiato, mentre Dolly mi seguiva.

La mamma me lo ha sempre detto: un giorno, Zayn, capirai che rimandare sempre non è una cosa buona. Farlo quando si hanno dieci anni è normale, perché da bambini si pensa di avere una vita davanti. Ma farlo quando ancora quando oramai l’adolescenza era passata sarebbe stato un errore: perché il tempo ci strappa sempre le persone a cui vogliamo bene.
Ho perso mio nonno non molto tempo fa: l’ultima nostra chiamata è finita con un “ciao nonno, a presto” anche se quel presto è diventato un mai. Avrei voluto dirgli tante cose, che gli volevo bene probabilmente, che questa vita mi stancava come mai e che ero infelice, perché avevo bisogno di qualcuno che ascoltasse le mie lamentele: vedere Louis e Liam chiamare le loro ragazze e sfogarsi con loro è sempre stato doloroso per me.
Ma non ne avevo tempo: avevo pensato di dirglielo presto, ma è diventato troppo tardi. Quando mi hanno detto che è morto qualcosa in me si è rotto, o meglio, incrinato. Perché sapevo di aver sbagliato e mi sono ripromesso di non rimandare le cose.

E guardami ora: gli occhi bagnati, le guance rigate e le gambe che corrono quasi senza volere verso quel grande edificio recante una croce rossa sul davanti. Il cuore oramai è spezzato in tante di quelle parti che non si contano più, non m’interessa di avere una vecchia maglia nera e un paio di jeans rovinati, perché oramai potrei non vederla più.
Mi precipito all’interno, andando dalla donna dietro al balcone che mi guarda, impaurita per cotanta velocità.
<< Mi dica a che piano è la stanza di Rose Chers? >> Chiedo con fiato corto e la vedo guardare nell’elenco, prima di fissarmi stranita.
<< Non vi è nessuno con questo nome. >> Dice, scuotendo la testa tornando a guardarvi più e più volte.
Intanto, alle mie spalle, sento una voce sicura che conosco e quando lo guardo, gli occhi azzurri come il cielo e i capelli ora rasati mi fanno capire chi è: forse quell’incisivo mancante mi fa quasi piangere dalla paura.
<< Perché non si chiama Rose lei. >> Mi guarda con sufficienza, scuotendo la testa, tanto da infastidirmi. << Elena. Elena Chers. >>
<< Ah sì, si trova nella camera numero 56, quarto piano. >> Dice la donna, mentre lui m’allunga la mano, con un sorriso di vittoria.
<< Io sono Raffaele. >>
<< Lo so. Zayn. >>
Come sono stupido: è italiana non poteva chiamarmi Rose originariamente. Probabilmente ha voluto prendere una seconda identità.
Ci avviamo ambedue a passo lento.
<< Rose è il secondo nome. >>
<< La conosci bene. >>
<< Più di te. >>
Ogni parola di questo ragazzo mi fa stare male, perché ha ragione: pigiamo quel piano, e per una volta, ci guardiamo. La paura è tangibile nei suoi occhi come nei miei, ma un misto di sicurezza nei suoi mi creano invidia: perché lui ha avuto possibilità di viverla più tempo di me.
Quando arriviamo al piano ci avviamo alla sua stanza, dove gli altri mi hanno preceduto, come anche il padre: mi chiedo come Niall e gli altri abbiano saputo del suo nome, ma poco m’interessa, perché provo ad avviarmi alla stanza, ma un uomo in camice bianco mi blocca e scuote la testa.
<< Non può entrare. >>
<< Perché? >> Chiedo, stanco di tutte quelle formalità.
<< È sotto alcuni macchinari. >>
Una lacrima scende, copiosa, e altre la seguono, forse perché non si senta sola: la mano di Liam sulla mia spalla mi da un minimo di sostegno, ma non troppo.
<< Cos’ha? >>
<< Una rara malattia congenita. >> Dice suo padre, mentre lo guardo negli occhi: sono arrossati, a pianto a lungo probabilmente, le macchie di bagnato sulle maniche simboleggiano ciò. << Non vi ho pensato. Soffre di una malattia al cervello, ogni tanto un aneurisma porta via una parte di esso: erano anni che non stava male… >>
<< Scoppia ogni qualvolta subisce un grande dolore. >> Dice Raffaele mentre mi guarda: e lo so, so benissimo che la colpa è mia.
Mi siedo quasi senza forze su una delle sedie bianche e fisso quel numero scolpito in caratteri d’oro sulla porta: non respiro e non sono in questo mondo, forse non vi sarà più finché lei non si riprenderà, probabilmente così. E se si riprenderà.
Diavolo, ho pensato che avessimo così tanto tempo, quando non ne abbiamo mai avuto.









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Eccomi a tutti*_* Nuovo capitolo corto, ma mi serviva qualcosa di "stallo" diciamo XD volevo segnarvi una mia nuova fic a cui tengo, una LouisXNP: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1064655&i=1 Ci tengo molto la leggiate, datemi consigli e recensioni *_*
   
 
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