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Autore: BloodyRose00    16/05/2012    2 recensioni
Sette adolescenti in una clinica psichiatrica. Hanno un'estate per cercare di ricominciare a vivere.
"Non voglio che la gente sappia che sono pazzo. Nessuno di noi lo vuole."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter Eleven


C’era qualcosa che ronzava. Questo fu il primo pensiero di Lenore quando aprì gli occhi la mattina seguente.
Subito dopo, si rese conto di non essere nella propria camera e che il ronzio era nella sua testa.
A fatica, mise a fuoco la stanza. Televisione. Divano. Muri vomitevolmente rosa. La stanza comune. Ora, perché avesse dormito nella stanza comune in biancheria intima… santo cielo, era in mutande!
Ricordava il bacio. Ricordava le labbra di Savannah sulle proprie, le mani intrecciate a quelle della ragazza, la ricerca frenetica l’una dell’altra. Dal muro del corridoio si erano spostate, senza mai staccarsi, verso la prima porta che avevano trovato aperta. Lenore arrossì fino alla punta dei capelli rossi ripensando a quello che era successo dopo.
E adesso era lì da sola. Se i postumi della sbornia non avessero iniziato a farsi sentire, probabilmente avrebbe pianto. Non che pensasse di trovare Savannah accanto a lei, pronta a darle il bacio del buongiorno, ma un risveglio solitario era sempre un duro colpo.
E dire che fino a una manciata d’anni prima solo il pensiero i essere sfiorata da qualcuno la terrorizzava. Doveva tantissimo alla sua famiglia affidataria che l’aveva aiutata a superarlo. Era solo dispiaciuta per sua sorella, che doveva ancora convivere con questo problema.
Mentre cercava i propri vestiti, lanciati chissà dove nell’impeto della passione, la sua mente tornò, dopo parecchi mesi, su una persona che credeva di essere riuscita a dimenticare da un pezzo. Nessuno, nemmeno Cecily, ne era a conoscenza.
Risaliva al periodo in cui ancora si struggeva per ammettere a se stessa di provare attrazione per le ragazze. Eve.
Dopo mesi di frequentazione segreta, baci rubati dietro il cortile della scuola e carezze proibite, aveva suonato al campanello di Lenore, mettendo fine a quello che era stato il periodo più felice della sua vita. Con orrore di quest’ultima, non era sola. Spostandosi di lato, sull’uscio, aveva fatto entrare nel campo visivo della rossa un ragazzo alto e abbronzato, con i pettorali ben definiti messi in evidenza dalla maglietta attillata. “Questo è Mike. Il mio ragazzo” aveva proclamato Eve con orgoglio.
Quella era anche stata la prima volta che Lenore si era infilata due dita in gola e, tra e lacrime, aveva osservato i resti semi digeriti del suo pranzo sparire nello scarico.
Non sarebbe più successo. Erano passati anni e Lenore aveva imparato ad accettare la propria sessualità.
Sebbene nelle settimane passate avesse ceduto un paio di volte, adesso era decisa a chiudere con i comportamenti autodistruttivi e a guarire.

Per quanto le fu possibile, raccolse tutta la dignità che riuscì a trovare ed uscì a testa alta dalla stanza.
Non fece in tempo a muovere più di una decina di passi che subito si imbatté in una figura fin troppo familiare.
Un paio di occhi indagatori la squadrarono da capo a piedi, soffermandosi sulla maglietta del pigiama infilata al contrario, ma non ci furono commenti.
“Devo parlarti” disse Cecily, e la nota d’urgenza nella sua voce fece venire in mente a Lenore che forse non aveva niente a che vedere con quello che aveva fatto con Savannah la notte appena passata.
“Temo che la vostra conversazione dovrà aspettare”. I capelli neri della Carthwright spuntarono dietro le spalle di Cecily.
“Tutti nel mio ufficio. Adesso”.
Lo studio di questa, dopo che tutti i ragazzi vi si erano raccolti, risultò piuttosto angusto e rimasero tutti in piedi, tranne Frank, che era già seduto quando gli altri erano entrati.
“Cosa credete di fare qui dentro?” Non suonava nemmeno come una domanda. I ragazzi la guardarono stupefatti. C’era decisamente sentore di guai nell’aria.
“Eravate un esperimento. Un progetto. Volevamo analizzare i comportamenti di adolescenti problematici riuntiti in gruppo”. A questo punto, sette paia di occhi erano fissi sulla dottoressa.
“Pensavo che potesse giovare a tutti. Superare una situazione difficile con altre persone dovrebbe risultare più facile. A quanto pare, mi sbagliavo. Frank, perché non spieghi ai tuoi compagni cos’è successo al tuo braccio?”.
Il ragazzo pareva terrorizzato. A guardarlo bene, aveva una fasciatura bianca sull’avambraccio. “Vetro. Sette punti di sutura” borbottò.
“Ora, Savannah, ti spiacerebbe illuminarci sull’origine del tuo mal di testa? O, Damien, farci capire chi è entrato nella tua casella di posta elettronica da questo preciso computer a notti alterne?”.
Le cose si stavano facendo pericolosamente serie. “Abbiamo provato a lasciarvi della libertà. Non ha funzionato. Non ho intenzione di stare a guardare mentre voi continuate ad autodistruggervi”.


Da quel momento, circa tre settimane dopo l’arrivo alla clinica, la vita dei ragazzi cambiò drasticamente.
Come i pazienti regolari, non avevano il permesso di indossare i propri vestiti. Al loro posto, avevano tutti ricevuto un’orribile veste bianca, dentro la quale il caldo si faceva sentire ancora di più.
Ogni singola ora era scandita da un’attività prestabilita. Un’infermiera li controllava in ogni momento.
Fu così che passarono un paio di giorni prima che Cecily riuscisse a trovarsi faccia a faccia con la sorella.
“Senti, se è per l’altra notte io non ho…” cominciò quella, sulla difensiva.
“Ho scoperto i nomi dei nostri genitori” la bloccò Cecily, sputando fuori la sua sensazionale scoperta. Lenore spalancò la bocca dallo stupore. Nella sua famiglia affidataria i genitori biologici erano un argomento bandito. “Ne sei sicura?” La sorella annuì con entusiasmo.
“Ora possiamo cercarli!”
“Sì, uhm, Cecily? Non aspettarti troppo. Potremmo rimanere parecchio deluse”.
Ma Cecily non la ascoltava. Aveva passato gran parte della sua vita desiderando di avere dei genitori e adesso che si trovava così vicina non si sarebbe fermata per niente al mondo.






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Avevo promesso un aggiornamento veloce, ma il mio computer si è rotto T.T Questo è quello che riesco a postare dal pc di mio padre. Grazie mille a Saeko_chan per la recensione! Davvero, te ne sono grata. Quanto a Frank... beh, è in una situazione difficile adesso, ma avrà modo di risollevarsi. Tenete a mente però che non ci sarà il lieto fine per tutti!
Grazie anche a chi segue senza recensire :)

See you!
   
 
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