Camminava guardandosi i piedi, mentre i capelli le coprivano il viso lasciando intravedere soltanto ad occhi attenti le lacrime che lo ricoprivano.
Camminava con passi lenti e incerti, mentre il suo iPod suonava una canzone molto malinconica. Non era certo la canzone più indicata per lei in quel momento, ma era decisamente adatta alla situazione.
Trovò una panchina e vi ci sedette, mentre sopra la sua testa cominciava a diffondersi la luce rossastra dei primi lampioni. Dopo poco anche tutti gli altri lampioni erano accesi, e ciò che rimaneva visibile della rossa palla infuocata minacciava di sparire dietro l’orizzonte. Cominciava a fare davvero freddo.
La ragazza, ancora in lacrime, estrasse dalla grossa borsa nera che aveva con sé un fazzolettino di carta con il quale si pulì il viso dal trucco che era colato insieme alle lacrime, quindi si alzò e si incamminò verso casa. Durante il tragitto lottò duramente contro le lacrime che minacciavano di sgorgare copiose dai suoi occhi, e tentò di indossare un falso sorriso il più credibile possibile da sfoderare con i suoi genitori.
Una volta a casa finse un attacco improvviso di raffreddore e si chiuse in camera, raggomitolata al buio sotto alle coperte. Non dormì, passò la notte in lacrime silenziose e il mattino seguente si finse malata per evitare di andare a scuola. Non voleva parlare con nessuno, nemmeno con la sua migliore amica.
Voleva solo crogiolarsi nel suo dolore.
“Senti.. Non so come dirtelo. Tu, tu sei una ragazza fantastica, dolce, simpatica, però.. Però io non ti ho mai vista come qualcosa di più di un’amica, di una sorella. E mi dispiace dirti quello che sto per dirti, mi piange il cuore. Io non posso continuare ad essere tuo amico adesso, lo capisci? Non credo riuscirei a stare con te come amico dopo quello che mi hai detto. ” le lacrime iniziavano ad uscire dagli occhi della ragazza.
“Mi manchi già, io ti voglio un sacco di bene. Ma non come vorresti tu, mi dispiace tanto. Credo non dovremmo più vederci per un po’”.
Lui: occhi lucidi, sguardo mortificato, mani tra i capelli; lei: lacrime scure, sguardo vacuo, disperazione.
La scena che si sarebbe presentata agli occhi di uno spettatore esterno era di una tristezza devastante.
La ragazza, svuotata e fragile, si voltò e andò via.
Questa è una delle prime cose che mi cimento a scrivere, perciò recensioni, soprattutto se con critiche costruttive, sono ben accette :D