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Autore: minimelania    16/05/2012    1 recensioni
Quando la notte scivola sui muri e le cortine di damasco del letto, niente è più al sicuro, neppure la più ferma virtù. E se a decidere di infrangere la strana tregua esiziale è il sogno proibito dell'uomo più casto, non c'è delitto che non possa avvenire. Non c'è virtù che non si possa perdere. Non c'è ossessione che non possa avverarsi.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claude Frollo, La Esmeralda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nec Noctu 5

*

< Nec diu nec noctu

licet

Iudices quiescant >

 

*

5.




Naturalmente, come in ogni commedia che si rispetti, i due furono interrotti molto prima che il Giudice riuscisse anche solo a fare un decimo di quel che si era proposto. Il che era, nell'ordine: strapparele via la palandrana, sciogliere i lacci, sfilare  quel maledetto corpetto e ...

Ma come dicevamo, i due furono interrotti. Da dei sussurri, per la precisione. Venivano dal buco di fogna da cui Esmeralda aveva già detto di averli sentiti venire. E erano anche abbastanza distinti. Il Giudice si tirò su, ansando. Fissò il buco, poi fissò lei.
- Oh, al diavolo! - disse, e provò a rituffare la testa nell'interessantissima materia che aveva appena cominciato a approfindire. Ma fu lei a tirarsi su di scatto, rossa come una ciliegia (anche nel buio, il suo magnifico carnato radiava). Si liberò dalla stretta di lui come se fosse niente più che un refolo di vento. Lui, mezzo stordito dal profumo di tutto quel paradiso terrestre, non riuscì a fare nient'altro che aprire la bocca. E poi richiuderla. Lei si posò un dito sulle labbra e si avvicinò al buco nero, carponi.
- D-doveva essere per s-stanotte, r-ricordi? - fece una voce balbettante, roca.
- Doveva essere per questa notte sì. Peccato che il capo abbia detto che dobbiamo ancora aspettare.
- A-aspettare c-cosa? N-no siamo g-già a b-buon punto c-col V-vecchio B-barbagianni?
E rise forte. L'altro dovette prendersela a male.
- Stai zitto, imbecille! Vuoi farci prendere?
Il Giudice si avvicinò ad Esmeralda. Per un secondo gli parve di intravedere un sorriso sulle sue belle labbra.
- M-ma c-chi v-vuoi che ci s-senta, c-cretino? I-il B-barpagianni dorme nel s-suo l-letto, tra d-due guanciali belli imbottiti! Il capo  ha d-detto che prima d-dobbiamo occuparci di l-lui. Poi l-lei. Un bel colpo secco, ed è fatta.
Esmeralda si voltò verso il Giudice. Adesso lui era teso, affilato. Ne intuiva il profilo di nibbio contro il fioco chiarore che anche in quella parte di fogna disgraziata filtrava. Forse era lo stesso chiarore di luna a cui quei due farabutti tramavano qualche piano più sopra.
- Hai sentito? - fece Esmeralda, a voce bassissima - Parlano di te.
Lui le lanciò un'occhiata cattiva. Adesso era anche lui in ginocchio, probabilmente col liquame fetido che gli imbrattava le caviglie. Ringraziò di avere indosso del panno così spesso che ci sarebbero voluti minuti prima di cominciaere a sentire qualcosa. Poi ricordò che quel panno pesante era quasi stato sul punto di toglierlo. E una fitta inquietante andò a conficcarglisi nel fianco. Che supplizio che era la sua povera vita! Ad ogni modo quei due continuavano a complottare qualcosa, era meglio ascoltarli. Anche perché non era affatto sicuro di essere lui, il Vecchio Barbagianni.
- Oh, sì che lo sei! - fece Esmeralda, leggendogli il pensiero. Lui le assestò una gomitata.
- Il C-capitano ha d-detto che prima v-vuol prendere la b-bella. Dice che ha una c-casetta, in c-campagna. D-di lì di certo non lo s-sente n-nessuno. Può fare q-quello che gli p-pare, e poi ...
Qui Esmeralda si lasciò sfuggire qualcosa di simile a un gemito.
- E tu saresti la bella? - commentò sarcasticamente il Giudice. Lei fece per aprire la bocca. Lui sollevò una mano in aria, le fece cenno di tacere.
- ... e poi lo u-uccideremo nel suo l-letto. Quel p-pallone g-gonfiato.
Adesso rise anche quell'altro. Poi si sentì come rumore di bicchieri che cozzano.
- Quei due imbecilli stanno brindando alla nostra? - fece il Giudice, alzandosi furioso. E in uno scatto delle sue lunghe gambe era già alla porta. Ma Esmeralda, la bella Esmeralda, lo trattenne con una mano di ferro. Il Giudice si voltò verso di lei.
- Devo salire e fare in modo che quei due abbiamo una lezione. Adesso.
- E vuoi lasciarmi qui?
Lui alzò un sopracciglio.
- Hai paura?
- Secondo te?
- Tornerò subito.
A quel punto lei fece qualcosa che lui non si aspettava. Scoppiò a ridere. Prima leggera, poi sempre più forte, che lui dovette affrettarsi a soffocare perché quella sciocchina non li rovinasse tutti e due. Che succedeva se li trovavano lì? Solo che per farlo, soffocare quel riso, dovette metterle una mano intorno alla bocca. O, beate labbra carnose! O meravigliosi petali ...
- Ascolta - sussurrò lei, mentre ancora non riusciva a smettere i singhiozzi. Gli prese la mano e gentilmente se la tolse dalla bocca - Hai capito che sta succedendo?
- Qualcuno che loro chiamano il capo minaccerebbe di uccidermi. Adesso vado su e ...
- Non hai capito. Il Capitano. Quel Capitano.
- Hanno detto Capo.
- Sì, ma una volta il tizio che balbetta si è sbagliato. Ha detto Capitano. E io penso di sapere di chi parlano.
- E di chi, di grazia?
Lei lo fissò, con i suoi lunghi occhi dardeggianti.
- Di ... di una persona. Di un idiota. Di uno che ... ecco, insomma: stanno parlando di Febo.
Lui la guardò come si guarda un gattino impegolato nella stoppa. Con qualche pietosa sufficienza. Poi trasse un sospiro.
- Non so di chi parli.
- Lo sai benissimo, invece! - e nella foga lei gli strinse il braccio - Lui è ... lui è ... un mostro.
- Ascolta, zingara. Ascolta bene, non lo ripeterò. Il Capitano Febo di Chateaupers ... il Signore di Chateaupers è un soldato di provatissima fiducia. Un ufficiale come ce ne sono pochissimi. Un servitore che oserei ...
- Ascolta!
E lo tirò di nuovo verso il buco. Adesso c'era una terza voce sopra le due di prima. Era una voce irosa, e soprattutto era una voce conosciuta.
- Dov'è? Dov'è? Vi avevo detto di controllarlo! Nel suo letto non c'è, e non è nemmeno nel suo studio, e in biblioteca! Vi avevo detto di controllarlo, accidenti!
I due borbottavano qualcosa.
- Che si sia accorto, eh, imbecilli?
- Ma no, Signore, capo ... noi ... aspetti un attimo, forse è con ...
- La zingara. Dov'è rinchiusa quella maledetta?
Il Giudice era sbiancato. Quella davvero era la voce di Febo!
Esmeralda non fece in tempoi a parlare. Si sentivano dei passi sulle scale.
Passi di uomini, in corsa, che scendevano.
  
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