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Autore: Scar_    16/05/2012    8 recensioni
Pairing: Tom Hiddleston/Chris Hemsworth
Non è niente, non è niente!, mi ripeto percorrendo i corridoi bianchi. Il pavimento è stato lavato di recente, rischio di scivolare sulle mattonelle ancora umide, mi stringo saldamente ai gambi delle rose bianche che ho in braccio e continuo a farmi forza, come un coach che incoraggia l’atleta prima della sua prova più difficile.
- piccolo cervo! – una voce profonda, tuonante, mi accoglie non appena entro nella stanza, mi stiro nel sorriso più convincente che mi riesce. – è meraviglioso che tu sia qui -
Mi raggiunge in due passi e avvolge le sue braccia attorno alle mie spalle, mi abbraccia come se fossi un bambino, suo fratello. Mi perdo sul suo petto, adesso respiro di nuovo, cerco l’odore familiare del suo dopobarba, sfumato dopo la nottata passata qui dentro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti :D
è la prima fan fiction che posto in questa sezione, nonchè la prima in assoluto sul cast degli Avengers... l'ho scritta abbastanza di getto subito dopo aver letto della nascita di India Rose Hemsworth, e ho deciso di provare a postarla.
Il pairing, come ho già scritto nella presentazione, è uno dei miei preferiti, ovvero Tom Hiddleston/Chris Hemsworth ... Detto ciò, credo di non avere altro da aggiungere :D
Spero vi piaccia, magari al punto di lasciarmi una recensione, anche piccola piccola!
A presto,
Scar


R o s e   B i a n c h e



Ok, Tom, sta calmo e respira.
Non è niente, non è niente!, mi ripeto percorrendo i corridoi bianchi. Il pavimento è stato lavato di recente, rischio di scivolare sulle mattonelle ancora umide, mi stringo saldamente ai gambi delle rose bianche che ho in braccio e continuo a farmi forza, come un coach che incoraggia l’atleta prima della sua prova più difficile.
Vai, saluti e te ne vai.
Non mi sono mai piaciuti gli ospedali, fin da bambino, li associavo solo a cose dolorose, alla malattia, alla perdita… avrei preferito di gran lunga restarmene a casa, questo è poco ma sicuro.
- piccolo cervo! – una voce profonda, tuonante, mi accoglie non appena entro nella stanza, mi stiro nel sorriso più convincente che mi riesce. – è meraviglioso che tu sia qui -
Mi raggiunge in due passi e avvolge le sue braccia attorno alle mie spalle, mi abbraccia come se fossi un bambino, suo fratello. Mi perdo sul suo petto, adesso respiro di nuovo, cerco l’odore familiare del suo dopobarba, sfumato dopo la nottata passata qui dentro.
- si bè, mi sembrava il minimo… e poi ero da queste parti – poso le rose sul comodino e sfioro con le mie le guance della neo mamma, stanca ma raggiante
- Tommy, non dovevi! – mi lancia un sorriso enorme, che ricambio a fatica, prendendo i fiori e portandoseli al naso
- visto il nome della bambina… - mi affaccio sulla culla, un fagotto vestito di bianco dorme sotto il lenzuolo leggero
- vuoi… vuoi tenerla in braccio? – Chris mi raggiunge, siamo entrambi di spalle ad Elsa, il contatto del suo braccio col mio è sufficiente a darmi i brividi – sei pur sempre suo zio – ammicca e si abbassa a prendere la bambina
- non… non credo di esserne capace – mi ritraggo spaventato, le mie mani scattano in avanti prima che me ne renda conto, il suo sguardo si acciglia, mi guarda e non posso fare a meno di trovarlo bello. Non c’è altro modo per descriverlo, davvero.
- ti accompagno a prendere un caffè – lascia la piccola India nelle braccia di sua madre e mi porta gentilmente fuori dalla stanza. Non appena al di qua della porta mi supera e percorre a grandi passi il corridoio, stringendo i pugni – se non volevi venire bastava dirlo! – sbotta non appena abbastanza lontani
- ma io volevo venire – rimango distante, cerco di ricordarmi che sono arrabbiato, guardo altrove, lontano dai suoi occhi
- e allora devi comportarti civilmente. Anche quelle… rose bianche! Cosa credevi di fare? -
- sono dei fiori qualunque – ribatto prontamente, incrociando le braccia. Mento sapendo di mentire, e lui lo sa… Se la ricorda quella rosa, lasciata da nessuno fuori dalla sua porta, dopo il nostro primo bacio. Chiudo gli occhi e mi concedo il lusso di perdermi nel ricordo, è come se lo stessi rivivendo, così vorace, folle, segreto… ma così dolce.
- amore eterno e puro – sussurra sottovoce, muovendo un solo passo verso di me
- amore eterno e puro – confermo, avvicinandomi rapidamente a lui
- qualcuno potrebbe vederci – mi ferma, scioglie le nostre mani, scuote la testa
- non m’interessa -
- sono un padre, adesso – si avvia verso la porta con le spalle basse, senza nemmeno degnarmi di un ultimo sguardo – dirò ad Elsa che sei dovuto scappare per un incontro improvviso di lavoro, d’accordo? – non si aspetta veramente una risposta, non vuole vedermi, non vuole guardarmi, non davanti a sua moglie e sua figlia.
- e a me cosa resta? – chiedo in un ultimo, disperato tentativo di non farlo andare via. Voglio un abbraccio, un bacio, il suo corpo sul mio, le sue mani nei capelli, come una volta. Persino i più cattivi si meritano un ultimo desiderio prima dell’esecuzione.
Si volta, mi raggiunge, si guarda attorno furtivo, mi bacia.
È un bacio leggero, veloce, come una carezza, come un petalo di rosa che si posa un attimo prima di perdersi di nuovo nel vento. – ti restano le rose –
- promettimi che verrai a trovarmi. Da solo. – sottolineo, trattenendolo per un braccio e fissandolo dritto negli occhi. Senza imbarazzi, senza indugi, ho bisogno di lui.
- d’accordo – acconsente svelto con un cenno della testa, mi prometterebbe di tutto in questo momento, pur di farmi andare via.
- hai promesso – gli ricordo prima di voltargli le spalle e uscire dall’ospedale.
O forse sarebbe più corretto dire dalla sua vita.
Aspetterò per ore, giorni, settimane la sua visita… ma un giorno, davanti alla mia porta, troverò solo una rosa bianca, tutto quello che potrà mai donarmi.
Sarà unica e sola, diversa da tutte le altre rose che ci sono al mondo, perché sarà sua.

Fine
  
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