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Autore: Jack Le Fleur    16/05/2012    1 recensioni
Raccolta sulle disavventure di un povero ragazzo normale in una famiglia di pazzi. Assolutamente senza pretese. Giusto per ridere un po'.
[Dal primo capitolo]
Testata. Testata. Testata. Controllo! Testata. Testata. Testata.
Aveva delle occhiaie da panda, lo sguardo vitreo e schizzato e decisamente non una bella cera. Sembrava più o meno uno zombie drogato.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quel dì il nostro eroe sarebbe uscito con gli amici (stavolta senza perdersi nelle intricate vie della metropolitana) e Ivan si era amabilmente autoinvitato. Jack non era irritato dalla sua presenza, cominciava ad abituarsi a quel pazzo stalker, ma era preoccupato per come avrebbero reagito i suoi amici. O meglio come Ivan avrebbe reagito ad i suoi amici. Si preannunciava una giornata interessante.
La mattina arrivò anche troppo presto per i gusti del nostro piccolo russo e, come ogni mattina da un po’ a questa parte, Ivan si stagliò sulla porta in tutta la sua potenza urlando “E’ ORA DI SVEGLIARSI, CONIGLIETTO!” ricevendo un sonoro “vaffanculo” e una cuscinata in piena faccia. Jack, ovviamente, non accennò a staccarsi dall’amore della sua vita (il letto) e si rimise a dormire. Ivan, che ormai aveva capito come prendere il suo coniglietto, si avvicinò lentamente e cominciò ad accarezzargli i capelli, scendendo poi sulla pelle chiara del collo e, infine, sotto la maglia del pigiama. La reazione di Jack non si fece attendere: spalancò gli occhi, arrossendo e scacciò Ivan dimenandosi in modo convulso. Si appiattì nell’angolo del letto, con le ginocchia strette al petto e lo sguardo spaventato e rancoroso (sembrava vagamente la posizione di Gollum del Signore Degli Anelli). “Non toccarmi!” gli sibilò contro “Allora alzati, coniglietto. Se ti addormenti, chi sa cosa potrebbe venirmi in mente di farti…” disse, ambiguo. Jack ci mise più o meno dieci secondi a percorrere la distanza fra camera sua e il bagno al piano di sotto. Dopo essersi assicurato che il più grande (di ben due mesi) non l’avesse seguito, si concesse una liberatoria seduta al gabinetto. Mentre stava facendo tranquillamente quello che doveva fare, si voltò verso la finestra (non riusciva a fare pipì… ansia da prestazione, probabilmente) e vide… Ivan che lo fissava con un’espressione molto inquietante, sorridendo e mordicchiandosi le unghie come una ragazzina eccitata. Jack si coprì più in fretta che poté ed Ivan gli mandò un bacetto per poi congedarsi, andando ad invadere la sua cucina. Quello era pazzo! Non poteva stare tranquillo nemmeno in bagno?! Ripresosi dalla shock, andò in camera a vestirsi e Ivan lo abbracciò da dietro a tradimento, schioccandogli un bacio sulla nuca. Jack si rigirò, gettando il russo sul letto e montandogli a cavalcioni sopra per fargliela pagare. Destino voleva che proprio in quel momento entrasse sua fratello Axel, che assunse un’espressione stupita. Rimasero a fissarsi per un minuto buono. Axel si limitò a richiudere la porta senza dire niente, per poi riaprirla e richiuderla di nuovo un altro paio di volte. Alla fine se ne andò semplicemente, con sguardo confuso. “Togliti!” urlò a quel punto, al culmine dell’imbarazzo, Jack “Fino a prova contraria, coniglietto, sei tu quello sopra di me.” Rispose pratico Ivan “Non è vero!” si intestardì il nostro britannico. Negare anche l’evidenza. Sempre. Senza stare a sentire altre stupidaggini, Ivan si limitò a sollevare di peso il piccolo Jack e posarlo sul letto. Lo lasciò vestirsi tranquillamente (ovviamente dietro il separé) e scesero entrambi per fare colazione. Ivan si era praticamente accasato da loro senza un evidente motivo. La cosa strana, è che a tutta la famiglia sembrava piacere molto Ivan. Persino suo fratello Dastan lo ammirava: adorava il modo in cui torturava suo fratello e la sua stima nei confronti del russo era aumentata quando, pochi giorni prima, l’aveva trovato in camera sua, con solo le mutande, e il più grande si era limitato a dire, sorridendo “Oh, questa non è la camera del mio coniglietto. Beh, credo che dovrò farmi una mappa di casa vostra. Posso sapere dov’è la camera di Jacky?”. Dastan aveva risposto, tranquillamente “Quella in fondo al corridoio.” “Grazie mille. In gamba, teppistello!”. Aveva atteso l’arrivo del russo in camera di suo fratello, annunciata da un urlo disumano di quest’ultimo, e si era messo a dormire.
“Ivan è proprio carino, eh?” disse suo fratello Axel con sguardo malizioso “Smettila.” Sussurrò scocciato Jack, ancora imbarazzato per la figuraccia di poco prima “Oh, Ma è vero! Lo pensi anche tu, ammettilo!” “Ti ho detto di smetterla!”.
Erano circa le undici quando notarono lo strano comportamento di Dastan: fissava sognante fuori dalla finestra. Fuori c’era una ragazzina dai lunghi capelli biondi che si dirigeva verso la loro porta. Credendolo innamorato, pensarono che fosse davvero carino, finché non si accorsero cosa stava fissando in realtà. Il bambino, stava infatti fissando i capelli della ragazzina con un accendino in mano. Era un piromane nato. In seguito, la famiglia scoprì che era la sorellina di Ivan e che, in quanto a squilibri psicologici, non aveva nulla da invidiare al fratello.
 
Era finalmente arrivata l’ora di uscire. Si erano dati appuntamento al parco (ormai famoso) vicino casa di Jack. Credo di non essermi mai soffermata a descriverlo. Bene. Lo farò adesso! Il parco era una bellissima distesa di giardini verdi, intervallato da viuzze ghiaiose, con delle panchine di legno rossiccio e un bellissimo laghetto con le paperelle (paperelle? Sembra una vasca). I giganteschi alberi gettavano ombre su ampie zone di prato, usate normalmente dalle coppiette per i loro picnic. Per quanto il parco fosse pieno di alberi, Jack amava particolarmente un bellissimo salice piangente che si trovava vicino al laghetto: quella zona non era molto frequentata e le foglie formavano una sorta di tenda naturale che rendeva impossibile vedere cosa succedesse sotto l’albero. Arrivati lì, aspettarono gli amici del piccolo britannico per qualche minuto. Ivan non credeva di poter rimanere così sconvolto conoscendo cinque persone, ma si sbagliava: Dan, il migliore amico del suo coniglietto, alias quello del telefono, arrivò correndo, saltando praticamente in braccio a Jack e rimanendo appeso come un koala per una decina di secondi. Alla fine si staccò, non è ben chiaro se perché il saluto era terminato o per le occhiate omicide si Ivan; Matt arrivò muovendosi in modo strano e curioso per poi salutare Jack urlando “VIENI DA PAPA’!” e abbracciandolo per poi esclamare “Ballo bene, eh?!” con sguardo fiero. Fu Ivan a rispondere “Certo! Sembri un tricheco con le convulsioni!” per poi afferrare saldamente Jack ed attirarlo a sé. Poi, arrivarono John e Nicholas, i gemelli, che salutarono, uno, con un “Salve popolo!” e, l’altro, con “Buongiorno!”. Ed infine, ultimo ma non ultimo (beh, in effetti ultimo) Adam, che arrivò cantando “It’s raining men! Halleluja!” senza un motivo apparente, per poi schioccare un sonoro bacio sulla guancia a tutti (Ivan escluso). Ivan era rimasto tutto il tempo con le unghie ancorate al tronco del salice per non rischiare di uccidere qualcuno e Jack ne sembrava piuttosto felice. Fu il momento delle presentazioni “Dan, Matt, John, Nicholas, Adam… questo è Ivan. Ivan, questi sono… oh, ti prego! Non farmeli ripetere tutti!” disse ridacchiando. Sembrava felice. Era quello che contava. Ivan tentò di poggiargli un braccio sulle spalle, ma lui le scrollò. Il russo sorrise, nonostante ci fosse rimasto male: perché permetteva ai suoi amici di fare quello che volevano e non permetteva a lui anche solo si sfiorarlo? Insomma, andavano a scuola insieme, a volte addirittura uscivano insieme (niente di troppo elaborato, sia chiaro) e poi viveva praticamente a casa sua. Non era giusto.
 Senza ulteriori indugi si avviarono verso la prima meta: il centro commerciale. Jack si sentiva un po’ una ragazzina mentre passeggiava fra i negozi con quel gruppo di scalmanati. Incontrarono il bar- karaoke e lì Ivan capì perché il suo coniglietto gli aveva detto di non dare mai un microfono ad Adam: il ragazzo, infatti, cominciò a cantare a squarciagola (stonando la maggior parte delle note) fra il divertimento e la disperazione degli amici che lo portarono via a forza dal palco. Prima di scendere, comunque, riuscì a gridare alle poche persone rimaste “Vi amo tutti!”.
In seguito finirono in un negozio di vestiti, dove Matt tentò di provarsi un vestito da donna, che fece una brutta fine. Arrivati nel supermercato, cominciarono a fare corse con i carrelli in mezzo alla gente, con le guardie della sicurezza che li rincorrevano intimandogli di fermarsi. Nascostisi in un negozio di videogiochi, Jack si sentiva a casa e l’inglese notò che nemmeno ad Ivan la cosa dispiaceva: sembrava nel suo ambiente naturale. Infine andarono in un altro bar (senza il karaoke, grazie a Dio) e spedirono Jack a prendere da bere per tutti. Approfittando dell’assenza dell’amico, il quintetto cominciò a tartassare Ivan di domande su dove abitava, quanti anni aveva, che voti prendeva a scuola, se aveva mai ucciso qualcuno e cose del genere. Domande di routine, insomma. Alla fine Dan chiese quello che tutti loro volevano sapere “Si vocifera… che tu e Jack, beh, abbiate una relazione di tipo amoroso. E’ vero?” Parlava in modo strano, ma Ivan non ci faceva più di tanto caso. La sua espressione si incupì. “No. No, non è vero.” “Non ne sembri felice” osservò Nicholas “Dovrei esserlo?” sorrise amaro il russo. A quel punto tornò Jack, chiedendo “Di che parlate?” “Niente di che.” disse subito Ivan.
Superata la fase centro commerciale della giornata, i nostri amici andarono a farsi un giro per la città. Erano nel bel mezzo di una tranquilla passeggiata, quando Matt esclamò all’improvviso “Voglio farmi un tatuaggio!”.
Così, si ritrovarono in un negozio di tatuaggi a scegliere il giusto disegno per quello scellerato. “Questa mi piace” disse indicando una stella “Vuoi questa?” “Voglio un tatuaggio da duro!” “Ti faccio un drago?” Matt sembrò pensarci su. “Vada per la stellina!” esclamò infine. Un’ora dopo aveva la sua bella stellina sul collo. A quel punto avvistarono una cavalletta in mezzo alla strada e John, il playboy egocentrico, cominciò a strillare come una verginella isterica. Aveva paura degli insetti. Appurato.
Passarono il resto della giornata al parco giochi, alternandosi fra altalena e vari giochi, ridendo e scherzando e litigando con i bambini di tre anni su chi doveva salire prima.
Andarono a mangiare in pizzeria e tutti tentarono di rubarne un pezzo a Jack, che esclamò “Vi prendo a pizzate in faccia!” “Come le altre volte, Jacky?” chiese scherzosamente Dan “Silenzio! Ti frantumo i coglioni con un martello da burro!” “Cos’è un martello da burro?” risero tutti, compreso Jack. “Oh, Ivan aiutami!” “Non mettermi in mezzo!” disse ridendo il russo. E la serata passò così, fra scherzi e risate (e qualche furto di pizza e coca cola).
Non restava che tornare a casa. Jack e Ivan si staccarono dal gruppo per tornarsene alla propria dimora (che linguaggio sofisticato) e cominciarono a parlare del più e del meno “Ti sei divertito con quei pazzoidi?” chiese Jack “Sì! Sono divertenti. Però… mi hanno chiesto se io e te stiamo insieme.” Il sorriso di Jack vacillò “Che cosa gli hai detto?” chiese in fretta “Di no.” Jack tirò un sospiro di sollievo. Per Ivan fu una coltellata. “Se gli avessi detto di sì, beh, ci avrebbero rovinato la vita. Ci avrebbero trovato una canzone e costretto a baciarci e cose del genere. Sono degli assatanati!” disse divertito Jack. Ormai erano arrivati davanti a casa di Jack “Beh… io torno a casa, allora.” Disse impacciato il più grande. Prima che potesse andarsene Jack chiese velocemente “Ti va di rimanere a dormire da me?” per poi arrossire visibilmente, non credendo nemmeno lui a quello che aveva detto. Ivan lo fissò per poi sorridere ed annuire. Non era un sorriso inquietante. Era molto carino. “Ti aspetto. Passa dalla finestra.” Così, quella notte dormirono insieme. Proprio insieme! Ivan lo abbracciava da dietro e Jack faceva finta di essere addormentato, perché, se non fosse stato per l’imbarazzo, non gli sarebbe dispiaciuto ricevere quelle attenzioni più spesso.
E in questo modo passò la prima giornata di Ivan con gli amici scalmanati di Jack.
 
 
*vomita arcobaleni* Ok, la sfumatura romantica sta diventando una secchiata di colore rosa. Se vi interessa saperlo, ho intenzione di fare una deviazione di questa storia in cui spiegherò bene l’evoluzione del rapporto dei nostri due russi (ma in realtà non interessa a nessuno xD). Ringrazio chi ha recensito e segue la storia. I love you! (?) E… mhm… basta. Me ne vado.
See you!
  
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