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Autore: Mucca    16/05/2012    1 recensioni
"Le outer senshi difficilmente permettono agli altri di percepire l’emanazione della loro energia interiore." ... ma quando accade ciò che ne esce può davvero stupire. (questa è la mia prima FF, incentra sulle mie sailor preferite. Spero vi piaccia)
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Outer Senshi, Un po' tutti | Coppie: Haruka/Michiru
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Eccomi con un nuovo capitolo. Anche questo sarà diviso in due parti, per creare un po’ di giusta tensione :). Ringrazio ancora chi ha commentato favorevolmente ed anche chi ha letto in silenzio.
 
Lasciarsi andare – part 1
 
Vestiti... maglie…intimo..scarpe…beauty case…uhm..mi sembra che ci sia tutto”
Alzò lo sguardo dalla trolley appoggiata sul letto pronta per essere chiusa e sorrise alla compagna, che se ne stava seduta sul letto con gli occhi fissi al pavimento.
- Dai Haruka, non fare così, si tratta solo di pochi giorni!-
In risposta ottenne solo un grugnito, allora si avvicinò alla bionda e le passò le dita tra i capelli.
- Anche a me dispiace che tu non possa venire. Ma te l’ho spiegato, è una questione di sicurezza. Il comitato organizzatore dell’evento ha previsto che tutta l’orchestra alloggi in un unico albergo, senza accompagnatori. Però, se vuoi, posso darmi malata e rimanere a casa. –
Haruka mosse la testa in segno di diniego.
- No, no… E’ una grande occasione per te. Non capita spesso di partecipare ad un evento come quello. Un concerto dato in onore di personalità di spicco. Lo faranno vedere anche in tv. -
- Già, ci saranno ambasciatori ed esponenti politici un po’ da tutto il mondo. Per questo sono così rigorosi sui controlli e sulle persone che possono accedere agli alloggi dei partecipanti. –
Alzò la testa e fissò i suoi occhi smeraldo in quelli blu della violinista
- Mi mancherai. –
- Anche tu mi mancherai, lo sai. –
La ragazza dai capelli acquamarina sorrise mestamente alla sua compagna.
Sapeva benissimo che le giornate sarebbero trascorse veloci tra le prove per il concerto, il sound check e l’evento, ma le notti sarebbero state diverse, le avrebbe passate cercando un modo per dormire, dal momento che le riusciva sempre difficile addormentarsi se non era avvolta nell’abbraccio della sua donna.
Sospirò pesantemente.
Vedendo le iridi cobalto che amava velarsi di tristezza, Haruka si sforzò di reagire e sorrise alla sua amata.
- Hai ragione. Saranno solo pochi giorni…. e poi potrò godermi il concerto davanti alla tv. Ti vedrò benissimo dal nuovo televisore da 52 pollici che abbiamo in sala. –
Ma io non potrò vedere te.”
Capendo di non essere riuscita a far sparire la tristezza che affliggeva la violinista, provò a cambiare tattica. Si alzò lentamente dal letto e quando il suo viso si trovò di fronte a quello della sua amata poggiò le labbra sulle sue in un bacio all’inizio lieve e poi sempre più profondo.
La violinista si aggrappò alla testa ed al collo della motociclista per farle capire che non era intenzionata a staccare le labbra tanto presto. Haruka le rispose cingendole i fianchi in una presa delicata ma salda.
Vennero interrotte da due colpi alla porta della camera, seguiti dal viso di Setsuna che fece capolino.
- Conviene cominciare ad andare o rischi di perdere il volo. –
A malincuore si separarono.
- Io e Hotaru siamo pronte. Vi aspettiamo all’ingresso. -
Michiru chiuse la trolley, che venne prontamente presa da Haruka, indossò il soprabito e prese la custodia con dentro il violino.
- Ti comporterai bene in mia assenza? –
- Certamente. Lo sai che sono una brava ragazza. -  rispose regalandole il sorriso sghembo che l’altra amava tanto.
- Soprattutto fa la brava con Sets. Ultimamente mi sembra giù di morale. Quando torno le parlerò per cercare di capire cosa non va. –
- Uhm…hai ragione. Deve essere qualcosa di serio perché non mi maltratta come al solito, anzi... è quasi...gentile. –
Michiru scuotendo la testa sorrise della logica deduttiva della compagna, la prese sottobraccio e insieme si avviarono verso la porta.
 
Erano arrivate all’aeroporto da pochi minuti quando dall’altoparlante annunciarono il volo di Michiru.
La violinista si chinò ad abbracciare la figlia adottiva.
- Per favore Hotaru cerca di tirare su di morale papà. –
- Sta tranquilla mamma, guarderemo insieme la tv, giocheremo alla wii e dormirò nel lettone con lei. – rispose risoluta la ragazzina.
Michiru ringraziò la figlia con un sorriso ed un bacio sonoro sulla guancia.
- Tienimela d’occhio e cerca di portare pazienza. – sussurrò all’orecchio di Setsuna quando l’abbracciò per salutarla.
L’altra le rispose con un cenno del capo.
Nessuna battuta tagliente. Uhm…sì, appena torno dovremo assolutamente parlare.”
Si girò verso Haruka baciandola sulla bocca una, due, tre volte, cercando di far durare il contatto tra le loro labbra sempre di più ad ogni bacio.
- Vai e stupiscili tutti. – riuscì a dire la bionda prima che le labbra dell’altra si impadronissero ancora una volta delle sue in un ultimo lunghissimo bacio.
A malincuore si staccò dalla sua amata, salutò di nuovo le altre e si diresse velocemente verso il controllo di sicurezza e poi al gate d’imbarco.
 
Da quando Haruka aveva accettato il suo destino di sailor non si erano mai separate per così tanto tempo. “Quattro giorni… tre notti… senza di lei”.
Scrollò la testa cercando di non pensare alla separazione, cercando invece di rallegrarsi per la prospettiva di suonare ad un importante evento.
E poi non è la prima volta che viaggio da sola per lavoro. Prima di conoscere Haruka mi separavo spesso dalla mia famiglia per andare a esibirmi. Devo cercare di godermi questa opportunità”.
Ma questa volta sentiva che era diverso. Il legame che aveva con la sua compagna e con la nuova famiglia era molto più forte di quello che aveva con i suoi genitori. Loro non l’avevano mai capita veramente, né erano riusciti a cogliere le profondità della sua anima, come invece facevano la sua donna, sua figlia e quella che ormai nel suo cuore riteneva a tutti gli effetti sua sorella maggiore.
Rimase immersa nei suoi pensieri finché venne richiamata alla realtà da altri tre musicisti della sua orchestra che la salutarono. Rispose ai saluti sorridendo, nascose il suo turbamento nel profondo e indossò la maschera di cortesia e perfezione che era solita mostrare al mondo. “Quattro giorni… tre notti… e saremo di nuovo insieme.
 
Era nella stanza d’albergo, che divideva con un’altra musicista, intenta a togliere i vestiti dalla trolley per riporli nell’armadio. Il viaggio era trascorso abbastanza piacevolmente, parlare dell’imminente evento con gli altri dell’orchestra l’aveva distratta dal senso di nostalgia che provava, ma che adesso stava tornando prepotentemente a galla.
Si era sentita al telefono con Haruka appena arrivata in albergo e poi anche dopo cena, la bionda aveva accennato ad una sorpresa che l’avrebbe aiutata a dormire.
Chissà a cosa si riferiva”.
Nascosta sotto una maglia trovò una busta di plastica che non ricordava di aver messo in valigia. L’aprì e quando ne avvicinò il contenuto al viso il suo cuore prese a battere velocemente.
La sua camiciaquella che indossava ieri…sento ancora forte il suo odore” La tirò fuori dalla busta e la indossò al posto del pigiama per dormire.
- Ma cosa ti sei messa? – chiese con aria sorpresa l’altra musicista che era appena uscita dal bagno. – Credevo che una donna di classe come te indossasse qualcosa di meglio, anche se solo per dormire.-
Michiru alzò le spalle e sorrise – Beh, mi hai scoperta! Per dormire mi piace stare comoda. Per favore non dirlo in giro. –
L’altra alzò un sopraciglio e scosse la testa, poi si mise a letto.
 “Questa camicia appartiene alla persona che amo. Adoro sentire il suo odore sulla mia pelle. Ma non lo vengo certo a dire a te o a qualcun altro. Lei mi appartiene, è mia, solamente mia.”
Si infilò a letto, prese il cellulare e mandò un sms al suo amore “Grazie per la sorpresa. Mi sarà utile. Ti amo.
La risposta non si fece attendere “Di niente. Ho pensato potesse servirti. Ti amo anch’io. Sogni d’oro mia sirena….Ovviamente devi sognare me!
Soffocò una risata, mise il cellulare sul comodino, diede la buona notte all’altra ragazza e si addormentò quasi subito, immaginando di avere la sua amata lì con lei, aiutata in questo dall’indumento che la motociclista aveva appositamente messo nella trolley.
 
Anche Haruka non aveva avuto particolare difficoltà ad addormentarsi quella sera, con il viso schiacciato sul cuscino, che aveva ancora impresso l’odore della violinista, ed Hotaru che l’abbracciava stretta.
Due stanze più in là c’era invece qualcun altro che non riusciva a prendere sonno. Setsuna se ne stava al buio, sdraiata sul letto a fissare il soffitto.
Un altro giorno volge al termine. Un altro giorno senza potergli dichiarare il mio amore, senza poterlo avere accanto come vorrei. Ah, come invidio Haruka e Michiru, loro sono così unite…il loro amore è così forte e diventa ogni giorno più intenso. Lo leggo nei loro occhi, nei loro gesti quotidiani. Vorrei tanto poter vivere anch’io un amore così!”
Si alzò di scatto dal letto mettendosi seduta stringendo il lenzuolo tra le mani fino a farsi male
Ma che sto pensando? Io sono la guardiana del tempo, non posso vivere una vita come gli altri. Ho dei doveri precisi, non posso pensare di comportarmi come un comune essere umano….io non posso…non posso…amare…e soprattutto…non posso amare lui”
Le lacrime le annebbiarono la vista, affondò il viso nel cuscino e pianse tutta la sua disperazione. Erano ormai diverse notti che piangeva fino a non avere più lacrime e ad addormentarsi sfinita. Al mattino lasciava la tristezza nella stanza e cercava di comportarsi come sempre, tornava ad essere la donna forte, seria e responsabile che il suo ruolo le imponeva. Ma le risultava sempre più difficile fingere che tutto andasse bene, soprattutto con le sue coinquiline. Avrebbe tanto voluto aprirsi con loro, ma era frenata, non voleva mostrare loro la sua fragilità interiore, temeva di perdere il loro rispetto. Così continuava la messinscena.
 
I giorni passarono in fretta ed arrivò il sabato, giorno del concerto evento in cui avrebbe suonato Michiru.
Haruka aveva programmato tutto, pronta a godersi il concerto davanti la tv con le altre due coinquiline.
Purtroppo parte del suo programma andò in fumo quando a colazione Setsuna le disse che quella sera aveva una cena di lavoro a cui non poteva proprio mancare. “Beh, lo guarderò assieme al mio piccolo scriciolo”.
Passando davanti la camera di Hotaru sentì la figlia adottiva parlare al telefono.
- No, non posso venire…lo so che la scorsa settimana avevo detto di sì, ma è venuto fuori un impegno improvviso…devo rimanere a casa… mi dispiace… mi sarebbe piaciuto ma è importante che stia a casa stasera… sarà per un’altra volta…no, non credo che cambierò idea…grazie…ci sentiamo presto…buon divertimento.-
La motociclista non poté fare a meno di origliare, né di entrare nella stanza.
- Ehi piccola, chi era al telefono? Cosa avevi deciso la scorsa settimana? Avevi altri progetti? –
- Oh, era Kaori, la mia compagna di classe. Niente di importante papà. Che ci mangiamo davanti alla tv? Pizza? –
Ma la bionda non si diede per vinta avendo intuito il filo dei discorsi della figlia.
- Ascolta Hotaru, dimmi cosa avevate in programma tu e la tua amica per stasera.. e non mentire…lo sai che tanto lo capisco se non dici la verità.-
La ragazzina sospirò consapevole del fatto che non sarebbe mai riuscita ad ingannare il suo papà, abbassò lo sguardo verso il pavimento.
- Avevamo pensato di passare il pomeriggio e la serata a vedere film…una maratona di tutti i film di Twilight… e poi di dormire a casa di Kaori nei sacchi a pelo. –
- Chi altri ci sarà?-
- Beh, ci saranno altre compagne di classe. Cinque in tutto, sei con me. –
- Uhm… beh…direi che se ti fa piacere dovresti andare. –
Alzò di scatto il viso – Ma papà, c’è il concerto di mamma Michi stasera… le ho promesso che ti avrei tenuto compagnia…. e poi non ci sarà nemmeno Setsuna…non voglio lasciarti da sola!-
La risata della bionda sorprese la ragazzina dai capelli corvini.
- Hotaru, credo di essere abbastanza cresciuta da poter passare la serata da sola e poi il concerto di Michi lo posso registrare così possiamo vedercelo insieme un altro giorno. – tornando seria aggiunse – Una maratona di film insieme alle amiche è un evento importante a cui nessuna adolescente sana di mente dovrebbe rinunciare. – le sorrise - L’importante è che non ci siano maschietti.– concluse facendo l’occhiolino a sua figlia.
La bocca della ragazzina si aprì in un sorriso che raggiunse anche gli occhi ametista
- Oh papà, sei proprio unica! –
Le si gettò tra le braccia e la baciò sulla guancia.
- Tranquilla, saremo solo femminucce. -
- Bene. Allora telefona subito alla tua amica e dille che ci sarai anche tu. Poi preparati l’occorrente per trascorrere la notte fuori, che io intanto vado a prenderti il sacco a pelo. Fammi sapere a che ora devo accompagnarti e a che ora posso venirti a prendere domani. –
Con una mano scarmigliò i capelli di sua figlia ed uscì dalla stanza cercando di ricordarsi dove tenevano i sacchi a pelo.
Pranzarono tutte e tre insieme poi Haruka accompagnò Hotaru a casa della sua amica, mentre Setsuna impiegò il pomeriggio a lavorare al computer e poi a prepararsi per la cena di lavoro.
 
La bionda se ne stava comodamente distesa sul divano facendo zapping alla tv nell’attesa che iniziasse la trasmissione del concerto di Michiru, quando Setsuna entrò in sala
- Senti Haru, secondo te come sto con questo vestito? –
La motociclista si voltò verso la coinquilina e rimase a bocca aperta nell’ammirare la bellezza della donna che si trovava di fronte a lei.
Setsuna indossava un abito da sera nero corto, di chiffon e satin elastico, con le maniche corte e lo scollo a V, che lasciava scoperte le spalle. Il taglio a tubino ne esaltava le forme perfette e le scarpe argento con tacco 10 contribuivano a slanciarne ulteriormente le gambe.
- Pensi di riuscire a darmi una risposta entro stasera o devo dedurre dall’apertura della tua bocca e dagli occhi sgranati che sto piuttosto bene? – chiese la guardiana del tempo trattenendo a stento un sorriso compiaciuto.
- B-beh…s-stai…c-cioè…s-sei…d-da…t-togliere il f-fiato – riuscì ad articolare la bionda prima di inghiottire la saliva per cercare di riprendersi.
- Grazie. Ma ti conviene darti un contegno o Michi potrebbe essere gelosa. – stavolta la guerriera di Plutone rise di gusto compiaciuta dell’effetto prodotto sulla sua amica.
- Ora devo proprio andare. Non aspettarmi alzata perché non ho idea dell’ora in cui tornerò a casa. Mi raccomando, comportati bene e non lasciare tutto sporco in giro!-
- Va bene mammina. Piuttosto sei tu quella che dovrà comportarsi bene. Dovrai tenere a bada un sacco di corteggiatori stasera o ti sei vestita così per fare colpo su uno in particolare?-
chiese maliziosa la bionda che ormai aveva ripreso il controllo.
- Uhm, no… nessuno in particolare. Avevo solo voglia di farmi bella per me stessa. – “Tanto l’unico che mi interessa è già impegnato e non mi ha mai degnata di uno sguardo, o meglio mai di uno sguardo interessato”.
Notando il velo di tristezza attraversare gli occhi della sua amica, Haruka non poté trattenersi dal chiederle se andava tutto bene.
- Certamente, tutto bene come sempre. Buona serata, ci vediamo domani. –
Sorrise alla bionda e uscì di casa diretta in garage a prendere la macchina.
Haruka scrollò la testa, consapevole del fatto che la mora avesse mentito su come si sentisse realmente.
Tanto con me dei suoi problemi non parla. Speriamo che almeno Michi riesca a farla aprire un po’ … temo che la situazione sia piuttosto seria. Chissà cosa la turba tanto?
 
La cena era stata un vero tormento, costretta a far finta di non notare gli sguardi bramosi che le venivano rivolti dai suoi interlocutori, dagli uomini seduti agli altri tavoli e perfino dai camerieri. “Uff, Haruka aveva ragione…ci mancavano solo le battutine a doppio senso…per fortuna è quasi finita, devo resistere giusto il tempo del dolce e dei saluti!”
Il direttore del laboratorio dove lavorava aveva organizzato quella cena per convincere un gruppo di industriali ad investire nelle ricerche e nei progetti che stavano sviluppando. Per quello lei e i suoi colleghi erano lì in quel ristorante intenti a spiegare la loro attività. Lei avrebbe preferito svolgere quel compito direttamente in laboratorio con indosso il suo camice, ma il direttore, conoscendo gli interlocutori ed il loro modo di concludere gli affari, riteneva che avrebbero avuto maggiori probabilità di ottenere i finanziamenti durante una piacevole serata al ristorante piuttosto che tra le asettiche pareti di un laboratorio.
Così adesso mi trovo qui a spiegare il mio lavoro a due perfetti idioti che non la smettono un istante di fissarmi le tette! E devo pure far finta di niente e sorridere. Ah quanto vorrei poterli mandare al diavolo!...ma non posso, devo comportarmi responsabilmente… come sempre”. concluse amaramente tra se e se.
Dopo la cena si ritrovò all’esterno del ristorante con il direttore che faceva i complimenti a lei ed ai colleghi per la serata, ottimista per l’esito dell’incontro.
Stava andando verso la macchina quando una delle sue colleghe propose di concludere la serata in un locale che si trovava lì vicino.
- Scherzi? In quel locale lì non ci metto piede. Girano certe voci su cosa si fa lì dentro!- intervenne un’altra collega.
- Ma cosa si farà mai in un locale? – chiese Setsuna incuriosita.
- Non lo sai? Dicono che ci siano ragazze mezze nude che ballano intorno a dei pali e che anche le clienti possono spogliarsi e mettersi a ballare. Come se non bastasse ho sentito che nelle salette privè ci sono spesso orge che coinvolgono clienti di entrambi i sessi! –
- Uff ma come sei esagerata! La musica è bellissima, io ci sono stata altre volte e ti assicuro che se vuoi divertirti senza eccedere nessuno ti infastidisce. Ci sono buttafuori che controllano che nessuno venga costretto a fare cose che non vuole, per il resto sei libera di spassartela come preferisci. – spiegò la ragazza che aveva avanzato la proposta.
- Uhm, mi hai incuriosito… Ci sto. Vengo con te. – rispose la guerriera di Plutone, ottenendo di rimando lo sguardo shockato di una ed il sorriso di approvazione dell’altra.
 
Appena entrata nel locale capì di trovarsi in un luogo dove serietà e sobrietà erano completamente sconosciute. La musica altissima la investì in pieno, così come le luci.
A sinistra dell’ingresso si trovava il bancone del bar, mentre a destra iniziava una serie di tavolini e divani che giravano tutto intorno alla pista da ballo centrale.
Lungo le pareti poté notare alcune tende, pensò che probabilmente erano state messe a celare gli ingressi delle stanze privè.
All’interno del quadrato della pista da ballo si trovavano quattro blocchi, ciascuno con al centro un palo che arrivava fino al soffitto, su cui si dimenavano ragazze poco vestite. Dal loro abbigliamento dedusse che tre erano ballerine del locale, mentre la quarta doveva essere una cliente che si divertiva a provocare un gruppo di uomini che ballavano sotto il cubo.
Su alcuni divani notò uomini e donne intenti a baciarsi e toccarsi.
C’erano anche clienti che ballavano senza curarsi delle lap dancers o che parlavano tra loro sorseggiando i propri drinks comodamente seduti.
- Che dici, ci prendiamo qualcosa da bere? – le urlò all’orecchio la collega per sovrastare la musica e farsi sentire. Setsuna acconsentì con un cenno del capo ed insieme si diressero verso il bancone del bar.
Indugiò un attimo riflettendo su cosa prendere da bere. Aveva già bevuto del vino a cena e la coscienza le diceva di non mischiarlo con qualcos’altro. “Basta comportarsi sempre assennatamente! Stasera voglio lasciarmi andare.” Così ordinò un cuba libre.
- Lo sospettavo sai, che non fossi sempre controllata. – le disse l’altra proponendole un brindisi.
Passarono l’ora successiva a ballare, a volte circondate da uomini che provavano a proporre loro balli più intimi, ma che venivano puntualmente respinti.
Ad un tratto notò un ragazzo moro ed il suo cuore perse un battito. Lo osservò meglio “No, non è lui. Gli somiglia però e le luci hanno fatto il resto. Oh, ma perché non riesco a smettere di pensare a lui!
- Ehi, tutto bene? Non ti stai divertendo? –
La voce della collega la ridestò dai suoi pensieri.
- Certo, tutto ok. Vado a prendere qualcos’altro da bere. A furia di ballare mi è venuta sete!-
Questa volta ordinò uno screwdriver, poi tornò a ballare. Dopo un po’ si diresse nuovamente al bancone ed ordinò un altro drink. “Non voglio più pensare”.
Ben presto l’alcol in circolo iniziò a fare effetto. Così quando l’ennesimo pretendente si avvicinò per ballare con lei non lo respinse, anzi si voltò verso di lui, gli sorrise ed iniziò a muoversi al ritmo della musica in maniera sempre più provocante avvicinandosi a lui.
Stava per mettergli le braccia al collo, quando la sua collega l’afferrò per un braccio allontanandola dalla pista da ballo.
- Ma che fai Setsuna? Quello nemmeno lo conosci. –
- Lasciami stare. Voglio solo divertirmi un po’ -
- Temo tu sia ubriaca. E’ meglio se andiamo a casa. –
- Vacci tu a casa. Io voglio rimanere qui e ballare e divertirmi e comportarmi come mi viene, senza regole. L’hai detto anche tu che qui ognuno è libero di spassarsela come vuole! –
Con uno strattone si era liberata dalla presa della collega che la fissava stupita.
- Non sono ubriaca e so badare a me stessa. –
- Fa come ti pare. Io me ne vado. – si voltò e si diresse verso l’uscita del locale.
- Vattene pure, non ho bisogno che tu mi faccia da balia. – urlò alla schiena della collega che non si voltò nemmeno.
Ritornò al centro della pista e riprese a ballare seguendo il ritmo della musica.
Stasera voglio divertirmi come si deve…basta essere sempre quella seria e coscenziosa
Ben presto altri pretendenti le si avvicinarono e stavolta nessuno le impedì di avvicinarsi ad uno di loro, mettergli le braccia al collo e ballare sensualmente vicinissima al suo corpo.
Continuò a ballare cambiando partner ad ogni canzone, lasciandosi toccare da mani sconosciute, sorridendo alle luci della pista, ebbra di alcol e musica.
Dopo un altro drink si sentiva stordita, incapace di elaborare un qualsiasi pensiero che avesse un significato “Bene…ora vado a… ballare…sul…palo”.
Si arrampicò a fatica su un cubo ed iniziò a ballare afferrando il palo, imprimendo ai suoi movimenti una carica sensuale che mandò in visibilio gli uomini che ballavano sotto di lei. Le loro urla di approvazione le arrivavano attutite dalla musica assordante e dall’alcol che le stordiva i sensi. Chiuse gli occhi e lasciò che il suo corpo si muovesse guidato dal ritmo della musica.
Li riaprì quando sentì due mani che le cingevano i fianchi ed un corpo che le aderiva alla schiena.
- Sei fantastica. Che ne dici di andare a “ballare” da soli da un’altra parte. – le disse uno sconosciuto all’orecchio.
Si liberò dalla presa, si voltò e sorridendo gli fece cenno di no agitandogli davanti al viso l’indice destro. Quello non si diede per vinto e riprese a ballare con lei avvicinandosi al suo corpo. Setsuna indietreggiò un po’ per allontanarsi ma sentì un corpo attaccato alla sua schiena, dal momento che un altro pretendente era salito sul cubo.
Ben presto si trovò compressa tra i due che continuavano ad ballare strusciandosi su di lei, spostò lo sguardo da una parte all’altra cercando una via d’uscita, ma tutto quello che riusciva a vedere erano uomini pieni di bramosia che la fissavano dalla pista da ballo.
All’improvviso si sentì afferrare per un braccio e tirare violentemente giù dal cubo.
  
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