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Autore: Sherlock_Watson    17/05/2012    1 recensioni
Questa è una storia in stile CSI, con personaggi un po' più complicati (purtroppo)... Spero che vi divertiate a sentire le loro battute idiote, ma anche a seguire le situazioni più serie u.u
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Chiusi gli occhi ma non riuscii a resistere alla tentazione, così li riaprii. Con mia grande sorpresa (ma si sapeva!) e gioia, chi aprì la porta fu un uomo vestito con una giacca di pelle nera, pantaloni neri e occhiali da sole: Alex.
“Alex!” dissi contenta.
“Amy! Sono riuscito a trovarvi…”
“Ehi! Io non vedo nulla! Toglimi questa benda… per favore!” intervenne Luke.
“Sì arrivo, non preoccuparti!” disse sfilandogliela e cominciando a slegarlo.
“T-tu sei Alex?”
“Sì… piacere!”
“Bene, io sono Luke…”
“Vi dispiace liberare anche me?!” interruppi i due.
“Arrivo, cara…” rispose subito Alex.
*Oh! Che tenero!*
 
Quando mi slegò, mi alzai dalla sedia e restai lì in piedi insieme a loro. Mio fratello cominciò a guardarmi. Si diresse verso di me e mi abbracciò.
“Mi dispiace di non essermi fatto sentire…”
“Luke! Non ti preoccupare, l’importante è che ti abbiamo ritrovato…”
“Forza, cominciamo a salire le scale, io vi farò da guida…” intervenne Alex.
“Alex… la tua pistola… non la trovo più… dev’essermi caduta quando mi hanno rapita…” dissi.
“Oh, non ti preoccupare, ho recuperato la mia!”
 
Cominciammo a salire, Alex stava davanti, io in mezzo e infine Luke. Salivamo quatti come dei predatori in agguato, eravamo quasi in cima. Poi, di colpo, Alex si fermò e arretrò di un passo. Andai addosso alla sua schiena.
“Ops! Cavolo! Scusa capo…”
“Ssh! Non fa niente… credo che ci sia qualcuno…”
“Alex… ma tu stai…”
“Cosa?”
“Stai sanguinando… dalla schiena…”
“Oh, non è nulla… è solo un…”
“Eri tu prima che sparavi?” lo interruppi.
“Sì. Io e un altro ragazzo…”
“Come ti senti?”
“Sto bene, Amy! Sono resistito a peggio, sai?!”
“Se lo dici tu…” naturalmente non mi fidavo.
 
Poi Alex ci diede il via libera così riuscimmo ad uscire e lui chiamò una squadra di polizia. Tirai un sospiro di sollievo. Si era concluso tutto, o almeno sperai che fosse così.
“Luke… ora che farai?”
“Andrò a casa… verrò a trovarti, non ti preoccupare! Certo che anche tu potresti farlo un salto da noi!” rigirò la frittata.
“Certo! Ciao fratellone… stai lontano dai guai!”
“Che stiano loro lontani da me!” ci salutammo e se ne andò.
“Alex… passiamo a te. Sicuro di non voler andare in os…”
“Tranquilla. A casa ho tutto l’occorrente.”
“D’accordo, mi fido. Ma sei capace di curarti sulla schiena?” chiesi ironicamente.
“Ma che domande! Vuoi che lo faccia fare a te?!” mi chiese avvicinandosi al mio viso.
“Sarebbe un piacere!” risposi contenta.
 
Così salimmo in macchina. Ci mettemmo a cantare a squarciagola le canzoni alla radio, spensierati, fuggiti da quell’incubo, quando arrivammo a casa sua. Appena scesi dall’auto, il suo cane ci arrivò incontro al cancello.
“Buono Ludwig, stai giù” disse.
“Com’è bello!” lo accarezzai.
“Ti piace?”
“E’ adorabile… è un husky, vero?”
“Già… adoro gli husky… soprattutto i loro occhi…” incredibilmente somiglianti a quelli del suo padrone.
“E’ un bravissimo cane… mi fa da guardia alla casa quando ho i turni di notte…”
“Che bravo, Ludwig!” dissi accarezzandolo.
 
Era un bellissimo esemplare, avrà avuto sì e no sei o sette mesi. Attraversammo il cortile ed entrammo in casa. Alex prese il kit medico e si tolse la giacca e la maglia.
“Oh mio Dio, come sanguina!” dissi impressionata.
“Sembra che faccia più male a te che a me! Dai, comincia…” sorrise.
“D’accordo… spero di non passare a lavorare all’obitorio!”
“Non dire certe cose mentre mi tocchi!” rise dandomi un colpetto sulla testa.
 
Feci tutto il possibile e fasciai con tantissima garza il tutto: non volevo sanguinasse di nuovo. Si guardò allo specchio e disse che avevo fatto un buon lavoro, ma forse era per non offendermi.
“Ti va di mangiare qualcosa?”
“Grazie, Alex… ma non ho molto appetito, dopo quello che ho passato oggi…”
“Capisco. Vuoi… vuoi restare qui? Se hai paura che ti succeda qualcosa…”
“Alex, non voglio disturbarti!” dissi imbarazzata interrompendolo.
“Ma quale disturbo! Avanti! Ci vediamo un film…” insistette.
 
Ero imbarazzata, ma volevo che lui insistesse, per averlo vicino. Così accettai. Ci mettemmo sul suo letto a guardare un film. Film, che parolone. Non credo che si potesse giudicare come film, la storia di un albero da quando nasce, cresce e viene tagliato.
“Alex… possiamo cambiare? Questo film è noioso!” esclamai seccata appongiandomi al suo petto.
“Ah, ah! E cosa vuoi vedere?” mi baciò la testa.
“Qualcosa di non noioso!” sorrisi mentre il mio braccio circondava il suo addome.
“D’accordo. Ho trovato!” disse sorseggiando la sua birra.
“Cioè?” lo guardai in viso.
“Cioè questo.” disse baciandomi.
“Alex…” divenni tutta rossa.
“Non ti va?”
“E’ che… mi sento a disagio…” la cosa andava sempre più avanti.
“E perché?” chiese salendo su di me.
“Perché io… ecco sì… sai…” mi mangiavo le parole guardando i suoi occhi.
“Non preoccuparti…” cominciammo a baciarci.
 
Un bacio tirava l’altro: non riuscivo a resistergli. Ebbe la meglio su di me, e la passione ci trascinò fino in fondo, poi, prima di addormentarci, si fermò sopra di me e guardandomi mi disse:
“Amy…” stava fremendo.
“Alex?” allungai le mie braccia al suo collo umido.
“Ti amo.” rimasi a bocca aperta.
“Alex… quante birre hai bevuto?!” risposi ridendo.
 
Si mise a ridere anche lui. Restammo così. Ci addormentammo.
  
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