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Autore: Shark Attack    17/05/2012    8 recensioni
Naruto si alzò in piedi ed afferrò con due dita il sigillo cartaceo che chiudeva le sbarre ed iniziò a staccarlo, lentamente, mentre sentiva le forze fluire via e dispersi sul pavimento della sua mente.
Coraggio... non te ne pentirai, te l'assicuro...
Non sarebbe più comparso suo padre per fermarlo, lo sapeva bene... ma non riusciva a non sperare di vedere il suo volto ancora una volta, in quel gesto estremo e disperato.
«Naruto! Non farlo, NO!»
Ma ormai sentiva freddo. Tanto freddo, fin nelle ossa, fin nel cervello.
«Fermati, fermati! Yamato, fai qualcosa!»
Hai quasi finito, bravo, continua...
Con un lievissimo “tic” il sigillo fu completamente rimosso.
ULTIMO CAPITOLO!!
Genere: Azione, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sakura, Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Sasuke aprì gli occhi e la coperta pungente che premeva contro la sua schiena lo fece svegliare di malumore. Si voltò verso Sakura, con un braccio già pronto a cingerla e le parole da incantatore pronte in gola, ma si ritrovò solo nel giaciglio.
Scattò in piedi fulmineamente, come se fosse stato svegliato da una secchiata d'acqua gelida, e indossò rapidamente il kimono per uscire a cercarla tra i cunicoli, mentre il pensiero che non potesse essere da nessuno dei compagni del suo team si faceva largo nella sua mente. Corse rapidamente ai vicoli ciechi prescelti e trovò ognuno al suo posto, come aveva detto loro di fare fino a nuovo ordine. «Cerchiamola», fu la parola che li mosse tutti come un unico corpo.
Dov'era sparita?
La chiamarono a gran voce nei cunicoli, immaginando che potesse essersi persa dimenticando la traccia sulle pareti e facendo qualche passo in più, ma nessuno sperava che una ninja, di qualsiasi valore fosse, potesse essere tanto stupida.
«Non la troviamo, Sas'ke», mugugnò Suigetsu a voce bassa, «Dev'essere uscita dal covo, magari doveva...»
«Usciamo anche noi.»
Che dovesse fare i suoi bisogni, prendere una boccata d'aria o fuggire, Sasuke voleva saperlo. Ne andava della riuscita del suo piano.


COME IL FUOCO, IL SANGUE E L'AMORE




«Oggi sei già andato a fargli visita?»
«No, non ancora... non volevo svegliarlo troppo presto.»
«Tsk, dici che potrebbe rimanere a dormire fino a tardi?»
«Ieri sera mi era sembrato molto stanco...»
«Davvero? Ma non è rimasto in casa tutto il giorno?»
«Sì, ma era visibilmente sfibrato e stressato... anzi, non so nemmeno se ha dormito.»
«Secondo me sì. Ricordati che stiamo parlando di Naruto! Quella testaquadra non perderebbe un minuto di riposo e...»
«È cambiato tantissimo, potresti non riconoscerlo più.»
«Uhm... sarà. Per me i tuoi studi sulle persone non funzionano tanto bene... insomma, è Naruto! Anche se Sakura è scomparsa, non credo proprio che potrebbe addirittura...»
«Smettila, Ino!»
«...?»
«Non sai di cosa stai parlando.»
«E allora dimmelo tu. Cosa gli è successo? E cosa è successo a Sakura? Qui nessuno mi dice più niente ma loro sono anche amici miei! Ci conosciamo da quando eravamo all'asilo, tu invece...»
«L'amicizia non c'entra.»
«Ah no? C'entra il team? C'entra Sasuke?»
«... circa.»
«Sai!»
«Non... non posso, Ino!»
«Te l'ha proibito Tsunade?»
«Mi dispiace.»

Sakura si scostò un ciuffo di capelli rosa dagli occhi e lo tirò dietro l'orecchio, sperando che ci rimanesse almeno il tempo necessario a chinarsi e prendere dell'acqua dal ruscello. Imprecò quando scivolò nuovamente sul naso non appena mise le mani a coppa.
Si chinò lo stesso a bere, bagnando quel ciuffo e molti altri nel tentativo di raggiungere lo specchio d'acqua, molto più in basso di quanto sperasse.
Fu tentata di spostare il chackra nei piedi e di inginocchiarsi sulla superficie, ma non voleva sprecarlo inutilmente, non finché non era sicura di poter stare tranquilla con quel nuovo team che non staccava gli occhi scontrosi da lei neanche per un istante.
Sentì un fruscio alle sue spalle e sbuffò.
«L'ho trovata!», esclamò Suigetsu di spalle rispetto a lei, indicandola come se fosse un oggetto smarrito.
Sakura si alzò lentamente e con poca convinzione, ma quando Sasuke comparve nel suo campo visivo si ravvivò e gli sorrise.
«Ci hai fatti preoccupare», disse lui atono.
«Avevo sete e ho cercato il...»
«Abbiamo delle provviste d'acqua.»
«La volevo fresca», ribatté lei con una punta di irritazione. «Comunque ora possiamo tornare alla base, contento?»
Sasuke fece scorrere gli occhi su di lei soffermandosi su un paio di punti in particolare e lei si sentì avvampare mentre seguiva il suo sguardo malizioso. «Sì», rispose lui in tono divertito.

Tsunade-sama era in crisi.
Il rapimento di Sakura era una faccenda importantissima, a dir poco cruciale, e il consiglio degli Anziani non le lasciava un attimo di tregua chiedendo ora una pena severa per Naruto, ora un piano d'azione per recuperare la semi-jinchuriki, ora le sue dimissioni.
«Se non siete in gradi di prendere una decisione», aveva detto uno di loro, con pochi capelli bianchi e un naso importante, «Troveremo qualcun altro che riesca a tenere più salde le redini del Villaggio.»
Stupida, stupida e ingenua Tsunade! Sbatté rumorosamente le mani sul tavolo e strinse il legno dei bordi con forza, fino a farlo scricchiolare. Per il suo buon cuore aveva riservato un enorme trattamento di favore a Naruto, lasciandogli l'opportunità di provare a convincere Sasuke con le buone... e si era addolcita a tal punto da non aver chiesto di sorvegliare Sakura, perché lei no, non avrebbe mai disubbidito alla sua sensei... «Maledizione!», urlò a pieni polmoni e scaraventò già dal tavolo ogni cosa capitasse a tiro.
I fogli rovinarono a terra, svolazzando in un lieve rumore fino al pavimento, dove si posarono creando un perfetto silenzio nell'ufficio.
Tsunade inspirò profondamente e si chinò a sistemare quel pasticcio, raccogliendo fogli e rotoli con cura, nella speranza di ritrovare la lucidità necessaria per reagire alla situazione.
«Serve aiuto?»
L'Hokage alzò gli occhi chiari alla porta, dove una vecchia conoscenza la guardava attentamente, oltre la sua maschera blu.
«Sei venuto a sostituirmi?», si limitò a dire lei, tornando a raccogliere i fogli.
«Neanche per sogno!», Kakashi ridacchiò stancamente. «Ma posso suggerirti un paio di cosette...»

Il vento del pomeriggio morente si levava fresco tra le strade polverose, mentre i bambini tornavano schiamazzanti alle loro famiglie e i negozi chiudevano i battenti.
Sai salì lentamente quelle scale che aveva fissato per tutto il giorno, senza trovare il coraggio di percorrerle. Al consiglio non avevano più bisogno di lui e lo avevano liquidato per prendere le decisioni importanti sul da farsi.
Alzò un pugno e si preparò a bussare alla porta, ma fermò la mano a pochi millimetri e il legno rimase silenzioso. Il jonin di pattuglia lo guardò interrogativo e il ragazzo si limitò a fare spallucce. «Non so se...»
«Entra e basta, gli farà piacere ricevere visite», lo rassicurò.
Sai annuì e bussò due volte, poi attese. Non ricevette risposta neanche dopo un paio di minuti, così bussò altre due volte e attese ancora.
Dopo dieci minuti passati a ripetere questo protocollo, la serratura finalmente scattò e il viso tirato di Naruto comparve oltre la fessura tra stipite e porta.
«Ciao!», lo salutò Sai, «Come va' oggi?»
Naruto, per tutta risposta, sospirò stancamente. «Devo davvero risponderti?»
Sai sorrise pacatamente e chinò la testa di lato. «Posso entrare?»
Il biondino sembrò pensarci seriamente su, poi aprì di più la porta e lasciò entrare il compagno, chiudendo a chiave subito dopo che l'ebbe varcata.
«Mi sembri... uno straccio», confessò l'ospite.
Naruto non rispose e si lasciò cadere sul bracciolo del divano con la testa a ciondoloni. «Non riesco a dormire o mangiare», snocciolò lentamente, prima di cambiare discorso. «Cosa si dice là fuori?»
«Kakashi ha offerto il suo aiuto per trovare una strategia di difesa, ma non so altro.»
Osservò Naruto sgranare gli occhi per un breve istante, poi abbassare la testa con uno schiocco della lingua e giocherellare con il laccetto dei pantaloni della tuta. «Lui è adatto», si limitò a dire con un filo di voce.
«Sono sicuro che saprà essere decisivo. Tsunade-sama è in crisi, lo sai?»
Naruto scese dal bracciolo e si avvicinò al frigo, lo aprì e fissò l'interno senza prendere nulla. «È colpa mia?»
«No!», esclamò Sai convinto, «Non... no!»
Il biondino prese in mano un flacone di latte e se lo rigirò tra le dita in cerca della data di scadenza. Scosse la testa e lo rimise al suo posto, chiudendo la porta. «Vuoi sapere di Sakura?»
Sai corrugò la fronte e si chiese cosa avrebbe dovuto rispondere. Lui era lì solo per sapere come stesse il suo amico, non doveva raccogliere informazioni come i giorni prima. Sarebbe stato giusto? «Sì», disse infine. In fondo non l'aveva chiesto lui.
Naruto si voltò verso di lui con un sorriso spento sul viso. «Non mi ha dato tregua.»

Sasuke si morse il labbro inferiore ed imprecò mentalmente mentre si accasciava stremato accanto a Sakura, accompagnato dal sapore amaro della scoperta che il suo piano era più difficile del previsto.
Aprì la bocca e si ritrovò ad ansimare, dopo ore di gemiti e prestazioni a dir poco faticose.
«Non è... stato... fantastico?», sussurrò esilmente la ragazza, evidentemente provata quanto lui.
Sasuke mugugnò e annuì, anche se i pensieri erotici erano stati spesso soffocati dalle preoccupazioni di riuscita del piano. Più che altro si era scoperto piuttosto impreparato sull'argomento, una cosa ovvia considerando che mai nella sua vita aveva speso più di un minuto a pensare a quelle cose.
Stese le gambe non senza provare un certo sollievo e il suo respiro iniziò a regolarizzarsi.
«Sai, Sakura, stavo pensando che...», esordì all'improvviso, per poi bloccarsi quando non incrociò gli occhi rossi ma le palpebre che li nascondevano: si era addormentata.
Come colpito dal suo stesso Millefalchi, Sasuke balzò a sedere, improvvisamente rinvigorito, e passò qualche manciata di secondi a controllare che Sakura fosse effettivamente nel mondo dei sogni. Provò a scuoterla debolmente e a chiamarla un paio di volte, senza ottenere reazioni.
Un ghigno si disegnò sul volto marmoreo del ragazzo mentre lo sharingan prendeva forma nelle sue iridi.
Gli ci volle un solo istante per entrare nella mente di Sakura e un altro per trovare l'oggetto chiave del suo piano, colui che avrebbe potuto rendere possibile ogni cosa.
Era silenzioso, nascosto nell'ombra sull'orlo di un grande spiazzo, più grande di quello che aveva visto da Naruto. Attorno a lui non c'era alcun rumore, niente che potesse far presupporre la presenza di qualcuno o qualcosa.
Sasuke alzò gli occhi sulla grande gabbia dorata. Scrutò le tenebre che conteneva, alla ricerca di una vecchia conoscenza. «Kyubi», esclamò, «Dove sei? … Dobbiamo parlare.»
Si udì un fruscio di peli, ma nient'altro. Poi un ringhio profondo a bassi toni ruppe quella quiete e un occhio infuocato si stagliò tra le ombre.
«Tu, forse», sibilò velenoso il Demone.
«Sarai interessato, credimi.»
«Cos'hai in mente, Uchiha?»
Sasuke si appoggiò con entrambe le mani sulle sbarre della gabbia. «Un patto.»

«NO!»
Sai ebbe quasi un infarto quando udì quell'urlo a squarciagola e corse subito in cucina, verso il suo compagno nella stanza accanto.
Trovò Naruto accucciato a terra con uno sguardo di puro terrore dipinto negli occhi e un colorito ancora più pallido del solito. Ai suoi piedi, i cocci dei piatti che stava sistemando nella credenza.
«Che succede?», gli chiese rapido Sai.
«Non lo so», balbettò il biondino, boccheggiante. «Ma è orribile.»
Sai lo fissò vacuo. «Che cosa significa? Si tratta di Sakura? Che succede?»
«Io... no, è Kyubi ma... non lo so... non capisco...»

La Volpe ridacchiò divertita e le sbarre dorate vibrarono.
«Sembra interessante, Uchiha, molto... interessante. Non è la prima volta che me lo propongono, sai?»
«Ho preso ispirazione.»
«Quindi rimane una questione di famiglia, uh?»
Sasuke strinse le labbra e spostò lo sguardo altrove. «Accetti?»
Kyubi si precipitò come un fulmine verso di lui, ringhiando a fauci aperte a pochi centimetri dal ninja, imperturbato. Il suono dilaniò le orecchie di Sasuke e per un attimo temette che Sakura si fosse svegliata.
«Lo prendo per un sì», affermò quando il Demone smise di ringhiare.
Sasuke si voltò e sciolse l'illusione rompendo il contatto con Kyubi ed uscendo dalla mente di Sakura, soddisfatto.
Si appoggiò alla fresca parete di pietra e si liberò di un bel po' di tensione sospirando soddisfatto. Ormai l'ostacolo più grande era superato e il minore, sdraiato di fronte a lui, non avrebbe portato danni. Osservò la ragazza profondamente addormentata, di spalle rispetto a lui, ignara e beata di tutto.
Quando lei si svegliò la recita ricominciò e l'aria, nel cunicolo del covo di Orochimaru, si fece nuovamente rovente.
In Sasuke, da quel momento, scattò qualcosa di nuovo; Sakura non se lo fece sfuggire.

***

Naruto alzò gli occhi al cielo e stese le braccia dietro la panchina, sospirando stanco in quella mattina ventosa.
Gli tornarono in mente molti ricordi ma uno fra tutti, mentre osservava quei rami agitati, si fece largo tra loro. Ormai erano passate settimane da quel giorno in cui è stato rinchiuso in casa sua per la sicurezza sua e del villaggio; settimane da quando gli AMBU, guidati dai suggerimenti di Kakashi e Tsunade, pattugliavano costantemente ogni vicolo di Konoha, attendendo un'invasione che tardava ad arrivare; settimane da quando Sakura era andata con Sasuke; settimane dall'ultima volta che aveva percepito qualcosa che lo legasse a lei.
Tutte quelle settimane assieme portavano a poco più di un mese, il più pesante che Naruto avesse mai sopportato.
Sai veniva a fargli visita ogni giorno, ma era diventato raro che parlassero ancora dopo il “ciao” iniziale; a volte veniva a mancare anche quello.
Gli altri compagni avevano preso le distanze da lui, chi prima e chi dopo, sebbene tutti si dichiarassero al suo fianco e non si schierassero apertamente contro di lui, additandolo come responsabile del clima di guerra che attanagliava il villaggio.
Naruto accettava di essere additato per strada e allontanato da tutti: chi, meglio di lui, poteva sopportarlo? L'esperienza maturata nell'infanzia tornava utile, dopo tutto.
Si alzò e si diresse verso il fiume, dove avrebbe lanciato qualche sasso nell'acqua per immergere i propri pensieri nelle increspature ma, una volta arrivato, si bloccò all'improvviso.
Qualcosa gli stava attanagliando le viscere.
Provò un misto di felicità e di dolore: era da tanto che non sentiva nulla del genere e quella sembrava essere una svolta nella noiosa monotonia della sua esistenza.
Kyubi, chiamò, Sei tu?
Non percepì risposta, ma una fitta ancora maggiore che lo costrinse a sedersi a terra.
«Guarda mamma, è quello che...», pigolò una bimba in lontananza.
«Non lo fissare, Yuko, vieni via.»
Sakura? Dove sei?
Si contorse sull'erba in posizione fetale, con le mani strette sull'addome, come se potessero alleviare il dolore. Rispondete, maledizione!
Poi, come tutto era cominciato, svanì.
Naruto respirò lentamente e si sedette composto, noncurante degli sguardi che il suo spettacolino aveva attirato. Perché non avevano risposto? Se non Sakura, almeno Kyubi!
Perché lo ignoravano?
Si alzò di scatto e batté le palpebre più volte sotto i colpi del polverone che si era appena sollevato col vento, ma non perse la sua direzione. Saettò tra le vie del villaggio alla volta dell'enorme edificio rosso, sicuro come tante e poche volte in vita sua.
Non si curò delle guardie che cercavano di fermarlo all'ingresso, né di Shuzune che non voleva farlo avvicinare all'Hokage e tirò dritto come un ariete.
Per poco non sfondò la porta, tanta era l'irruenza con cui ci si era fiondato addosso.
«Naruto!», esclamò Tsunade sobbalzando per lo spavento, «Preferirei che il mio ufficio rimanesse in piedi...»
Un sorriso amaro scappò dal viso della donna, ricordando che l'ultima persona ad aver fatto irruzione a quel modo era stata Sakura, più di un mese prima...
«Mi spiace, nonnina, ma ho...», per un istante i polmoni lo tradirono e fu costretto a prendere un bel respiro prima di proseguire. «Ho... percepito qualcosa, capisce?»
Gli occhi celesti di Tsunade brillarono di comprensione. «Siediti», gli disse.
Naruto sistemò la porta nuovamente sui cardini -effettivamente l'aveva quasi spaccata- e prese posto dove gli era stato indicato. Tsunade si sedette a sua volta, incrociando le dita sul petto mentre l'attenzione scattava a mille. Il ragazzo, per la prima volta da tanto tempo così vicino a lei, si accorse che sul suo viso erano comparse rughe e occhiaie, probabilmente conseguenze dello stress a cui era sottoposta recentemente.
«Allora?», lo incalzò lei dopo un po'.
Naruto si sporse in avanti sulla sedia. Davanti a lui, Konoha sbucava luminosa dall'enorme finestra e sembrava ricordargli che era colpa sua se quegli AMBU erano là sulle mura e sui tetti e sulle strade a pattugliare continuamente ogni cosa. «Ero al fiume e mi ha fatto male tutto l'addome e lo stomaco, come quando sentivo il potere di Kyubi sfuggire al mio controllo...»
«Quindi lo hai sentito di nuovo? Ha detto qualcosa?»
«... no, ho solo avuto questa sensazione.»
Tsunade si appoggiò sullo schienale e qualcosa cambiò sul suo viso. «Tutto qui?», domandò piccata.
Il ninja si sentì quasi offeso. «Tutto qui?», scimmiottò, «Sono quattro, cinque settimane che non ricevo alcun segnale da Kyubi o da Sakura e lei me lo abbatte così?»
«Mettiti nei miei panni, testone: mi hai praticamente raccontato un mal di pancia!»
Naruto sgranò gli occhi rossi e qualcosa si accese nelle iridi. «Mal di pancia!», quasi urlò.
Poi si alzò in piedi e si voltò, avvicinandosi alla porta con grandi passi, ma la mano di Tsunade raggiunse rapidamente il suo polso e lo fermò ancor prima che afferrasse il pomello.
«Non sappiamo ancora quando, dove, come e... se Sasuke attaccherà», confessò lei in un sussurro amaro. «Abbiamo pensato che prendendosi Sakura avesse deciso di utilizzare il potere della Volpe, ma così ancora non è stato. Non ci è stato riferito alcunché sulle sue attività nel mondo, per quel che ne sappiamo potrebbe anche essere morto.»
Naruto strinse le labbra e cercò di non dare troppo a vedere che era da tantissimo che sperava in un discorso simile, che era più che contento che finalmente avessero deciso di considerarlo nuovamente degno di sapere quelle cose e, magari, di partecipare ancora ai giochi. La sua mano si appoggiò stancamente sul pomello ma non lo strinse. Tese le orecchie, aspettando nuove parole.
Tsunade non si fece attendere. Lasciò il suo polso e si voltò verso la vetrata con un sospiro. «Né lui né il suo team hanno più fatto vedere la loro faccia da qualche parte. Sinceramente, temo che siano in qualche nascondiglio ad organizzare un piano o in zone così remote da non sono ancora stati trovati...»
Naruto mugugnò qualcosa a voce troppo bassa perché la donna potesse sentirlo. «Cos'hai detto?»
«Che lui un piano ce l'aveva fin da subito.»
Tsunade annuì. «Distruggerci. Con Kyubi, ci scommetto.»
«Ma come? Do...»
Naruto bloccò la sua frase a metà e batté più volte le palpebre, visibilmente stupito o colto da folgorazione.
«Che hai?», gli domandò Tsunade, «È di nuovo lui?»
Il biondino non ebbe reazione. Con gli occhi persi nel vuoto, aprì la bocca un paio di volte e boccheggiò in cerca di parole adatte o fiato per esprimerle. Si avvicinò bisognoso alla sedia e vi ci si lasciò cadere a peso morto.
«Naruto!»
«Ho capito.»
Tsunade gli si inginocchiò accanto, una mano sulla sua fronte per scoprire se avesse un attacco di qualcosa. «Cosa hai capito?»
«Tutto quel... era un modo per fare... metterla...»
Tsunade gli afferrò il volto con entrambe le mani e lo scosse vigorosamente. Puntò gli occhi nei suoi con tutta la determinazione che riusciva a raccogliere, ma Naruto non riuscì a mettere le idee più in ordine di così.
«Devo andare», disse per tutta risposta, alzandosi all'improvviso noncurante dell'Hokage e uscendo fulmineo dall'ufficio. Scese le scale di corsa, come se avesse un impegno impellente, e corse per tutta Konoha più veloce del vento che cercava di intralciarlo; aprì la porta di casa di Sai e vi si fiondò dentro senza tanti complimenti.
Trovò il compagno seduto ad un tavolo, intento a leggere i rotoli di alcuni rapporti.
«Preparati», gli disse, «Partiamo.»

«Sei impazzito?»
«Sai, prendi quel dannato zaino e andiamo, non c'è un minuto da perdere!»
«Noi serviamo qui!»
«Noi dobbiamo riprenderci Sakura!»
«E come?! Speri che all'improvviso voglia tornare indietro?»
«Sì!»
«Sei stato con Choji, sei ubriaco? Non possiamo lasciare il villaggio, lo sai bene, e non sappiamo nemmeno dov'è! O forse hai ricevuto un Kyubi-segnale e sai dove trovarla?»
«Se non vuoi venire faccio da solo.»
«...»
«Grazie.»
«Fermati, Naruto! Tu più di tutti non puoi...»
«Me ne frego!»
«Chiamo gli AMBU.»
«Se non vu... tu cosa?»
«Sì.»
«Sei mio amico!»
«È reciproco. Per questo non ti lascerò andare via.»

Quando Naruto era corso ad una velocità tale via dal suo ufficio, Tsunade aveva capito subito che c'era qualcosa che non andava. Mai avrebbe potuto lasciarlo libero, con ogni probabilità sarebbe uscito dal villaggio e si sarebbe messo in pericolo, mettendo a rischio l'intero villaggio di conseguenza.
«Shizune!», urlò affacciandosi in corridoio, «La scorta!»
La ninja comparve subito dall'altro lato del corridoio, stretta nel suo solito yukata blu scuro. «Intende la sua scorta personale, Hokage-sama?», pigolò.
Tsunade annuì stancamente, come se parlasse ad una ritardata. «Mandali tutti a cercare Naruto e fermarlo!»
«Cosa vuole fare?»
«Qualunque cosa sia, non devono farglielo fare. E poi riportalo qui.»
«Sìssignora.»
Tsunade si accasciò spossata lungo la parete del corridoio e il battito accelerò incredibilmente fino a portarla in iperventilazione. Si passò una mano sulla fronte e premette l'altra sul petto, come a cercar di tener fermi cuore e polmoni, ma non servì a nulla. Naruto era troppo prezioso, e se avesse deciso di andare da Sasuke e Sakura? Già una volta aveva rischiato troppo, ormai era il tempo della difesa e del contrattacco. I giochi erano finiti, ma quel ninja testardo non l'avrebbe mai ascoltata...
Appoggiò le mani a terra e si accucciò con lentezza, posando la testa improvvisamente pesante e nebulosa con cura su quel pavimento piastrellato.
«Madamigella Tsunade!», trillò Shizune da qualche parte nel corridoio. «Si sente bene!?»
«L'hanno trovato?», sussurrò la donna in un soffio.
«Sì, era a casa di Sai... ma Lei come sta?»
«L'hanno preso?»
Shizune annuì e la sua collana tintinnò. «Sì, lo stanno portando qui e... Tsunade? Tsunade!»


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Sì, nella lista di pg feriti/morenti/messi-male-in-generale lei non era ancora comparsa ^^
Oggi capitolo un po' più lungo, eh, perché col prossimo si chiude la baracca! :D No, dai, non fate quelle facce... prima o poi doveva finire, no? XP Meglio prima che poi, quando la trama sarebbe diventata ancora più colabrodosa...

Ringrazio ancora tutti coloro che mi hanno seguita fin qui, leggendo e talvolta pure commentando! Arigato! (_ _)

Alla prossima, ciao!
Shark

   
 
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