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Autore: telesette    18/05/2012    2 recensioni
Un Missing-Moment piuttosto toccante, sulla solidarietà e l'amicizia che lega Mark Lenders e la sua famiglia alla gente del quartiere. Sentimenti, passione, rabbia, tristezza, commozione e la gioia di stare insieme nel duro cammino della vita...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kojiro Hyuga/Mark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Quel pomeriggio Mark era occupato a svolgere il suo lavoro, sistemando diligentemente le casse di bottiglie nel retrobottega del signor Spencer. Malgrado la giovane età, i muscoli del ragazzo erano sodi e sviluppati come quelli di un giovane adulto; e tutto sommato lavorare non era certo più difficile dei duri allenamenti cui si sottoponeva ogni giorno.
Aveva appena finito di accatastare un'altra cassetta, quando sentì la mano amichevole del proprietario sulla sua spalla.

- Bravo, Mark - esclamò Spencer con un sorriso. - Sei proprio un ragazzo volenteroso!
- Grazie, signor Spencer - rispose Mark, asciugandosi con la mano la fronte sudata. - Porto dentro anche le ultime!
- Ma certo, fa con calma - lo tranquillizzò l'altro. - Tanto le bottiglie non scappano!

Entrambi si misero a ridere.
Proprio in quel momento però, sentendosi chiamare disperatamente a gran voce, Mark alzò lo sguardo e vide la sua sorellina corrergli incontro col fiatone.

- Mark! Mark, corri presto!
- Che succede? - domandò Mark, preoccupato.
- La mamma - rispose la piccola, aggrappandosi alle gambe robuste del fratello. - Quegli uomini cattivi sono venuti a casa e stanno facendo piangere la mamma...
- Maledetti - imprecò il giovane tra i denti.

Mark sollevò gli occhi al cielo e strinse il pugno con rabbia.
Da quando John Lenders era morto e i creditori avevano rilevato la sua fabbrica, non erano passati neanche due anni che quelle viscide sanguisughe avevano ricominciato ad accampare assurde pretese con gli "interessi sul debito"... 
Purtroppo la mamma di Mark, ancora scossa per la recente perdita del marito, non poteva avere la lucidità sufficiente a realizzare che quei vili farabutti stavano solo cercando di speculare sul dolore e sulla sofferenza della sua famiglia. La casa dei Lenders era stata pignorata dai loro avvocati e, adducendo come giustificazione la mancata copertura degli interessi, costoro avevano tutta l'intenzione di buttare la signora e la sua famiglia in mezzo ad una strada. Purtroppo, sia con lo stipendio della povera donna che col generoso aiuto di parenti e amici, non era materialmente possibile accontentare quegli sciacalli. Tuttavia Mark non aveva certo intenzione di restarsene con le mani in mano.

- Mark - esclamò il signor Spencer, nel vedere lui e la bambina chiaramente agitati. - E' successo qualcosa, figliolo?
- Devo correre subito a casa - rispose il giovane. - Le chiedo scusa, le prometto che recupererò il tempo perso!
- Per carità, ci mancherebbe - lo tranquillizzò l'altro. - Piuttosto, se hai bisogno d'aiuto...
- Sono tornate quelle carogne - lo interruppe Mark, furibondo al pensiero.
- Non è possibile... Che altro vogliono ancora?
- Lo so io cosa vogliono - tagliò corto il ragazzo, stringendo le dita nei pugni fino a farli sanguinare. - Ma questa volta se la vedranno con me!

Così dicendo, Mark prese con sé la sorellina e si precipitò subito verso casa. Senza perdere tempo, Spencer rientrò nel chiosco ad agguantare l'apparecchio telefonico e cominciò a fare il giro degli amici del quartiere.

- Pronto, Arthur - esclamò. - Avverti subito Pepper e gli altri, digli di mollare tutto e di venire subito alla casa dei Lenders: si tratta degli ex-soci di John e, se è come penso io, Mark e sua madre avranno bisogno di tutto l'aiuto possibile!

***

Davanti a casa di Mark intanto, i fratellini del ragazzo ascoltavano preoccupati la madre, mentre supplicava invano i tre signori appena entrati per avere una proroga. Era ormai circa un quarto d'ora che discutevano e, nonostante le preghiere della donna, costoro sembravano non intendere alcuna ragione.

- Cercate di ragionare - esclamò la madre di Mark, facendo inutilmente appello al sasso che i tre avevano al posto del cuore. - Secondo l'avvocato, con la cessione della fabbrica di mio marito, il debito era stato estinto completamente...
- Glielo ripeto ancora, signora - replicò severo il più alto dei tre individui. - E' stato estinto il debito principale, ma non gli interessi composti che si sono accumulati nel frattempo!
- Sono cifre troppo alte perché possiamo ignorarle - fece eco un altro, un individuo tarchiato con degli orribili baffetti. - E se non disponete del denaro sufficiente, siamo costretti a far valere il nostro diritto legale!

La signora Lenders sbarrò gli occhi allibita.

- Ma non vi rendete conto - gemette. - I miei figli non hanno ancora finito la scuola... Come potrò mantenerli, se mi togliete anche la casa?
- Mi dispiace, ma questo non è un problema nostro - rispose freddamente il terzo individuo. - Noi siamo qui solo per esporvi i fatti così come stanno: se non vi decidete a collaborare, purtroppo dovremo rivolgerci presso i nostri avvocati e...

Improvvisamente la porta del soggiorno si aprì scorrendo di lato e tutti tacquero nel vedere l'espressione sconvolta e furiosa del giovane appena comparso sulla soglia.

- Mark - esclamò la donna con un filo di voce.

- Uscite immediatamente da questa casa - gridò Mark, agitando il pugno chiuso davanti a sé.

Una volta ripresisi dallo stupore, i tre individui reagirono piuttosto seccati dall'intemperanza del ragazzo. Non erano certo disposti a prendere ordini da un moccioso, cosicché il più alto dei tre si avvicinò a Mark con l'intenzione di dargli una severa strigliata.

- Come ti permetti, ragazzino? - esclamò. - Queste sono faccende importanti, e comunque non puoi alzare la voce con un adulto!

Ciò detto, costui fece per afferrare bruscamente Mark per una spalla.
Il giovane però, senza farsi minimamente impressionare dalla sua statura o dalla sua autorità, rispose afferrando il polso dell'altro in modo tale da fargli quasi scricchiolare le ossa. L'uomo non riusciva a credere che il giovane possedesse una simile forza ma, dopo aver visto il fuoco nei suoi occhi, un brivido di paura cominciò a scendergli istintivamente lungo la spina dorsale. Mark lo afferrò con entrambe le mani per il bavero della giacca e, puntando lo sguardo nel suo, ripeté il suo invito molto più chiaramente.

- Forse non mi sono spiegato - sussurrò minaccioso. - Se non lasciate in pace mia madre e non uscite da qui con le vostre gambe, camminerete con le stampelle... Sono stato chiaro?
- Mark, per l'amor del cielo, non fare sciocchezze - esclamò sua madre, preoccupata che il figlio commettesse qualcosa di irreparabile.

L'uomo era come paralizzato dal terrore.
Gli occhi di Mark erano come quelli di un animale selvaggio, una belva inferocita e capace anche dei gesti più disperati. Anche gli altri due individui erano attoniti dalla scena, incapaci di proferire parola. Senza sforzo apparente, Mark sollevò il malcapitato da terra e, una volta all'esterno, lo lasciò andare con un gesto colmo di stizza. Offeso e umiliato da questo inconcepibile comportamento, l'uomo recuperò in fretta la sua arroganza e cominciò ad inveìre contro Mark.

- Dannato ragazzino - disse. - Lo sai che potrei farti sbattere in un riformatorio per questo?
- Vattene via - intervenne dunque la sorellina di Mark, nel tentativo di proteggere quest'ultimo. - Lascia stare mio fratello, non toccarlo!
- Vattene, sciò - fecero eco gli altri due fratellini, schierandosi a fianco della sorella.

L'uomo parve come inebetito dallo stupore.
Gli occhi dei bambini erano gli stessi del fratello maggiore: probabilmente bastava la presenza di questi per infondere coraggio e sicurezza nel cuore degli altri e, incapace di rispondere a tono, l'uomo non sapeva assolutamente come far fronte a quella situazione.
Subito uscirono fuori gli altri due, seguiti a ruota da un'agitatissima signora Lenders, cercando di intimorire in qualche modo quel moccioso insolente.

- Non siamo disposti a passare sopra questa storia, signora Lenders - esclamò il tipetto coi baffi. - Se suo figlio non ci chiede subito scusa per il suo comportamento, ne riparleremo al cospetto del Tribunale dei Minori...
- Basta così !!!

In quella i tre individui si resero conto di essere letteralmente "circondati" da facce severe e minacciose. In risposta all'avvertimento di Spencer infatti, tutto il quartiere era giunto a dare manforte al giovane Mark e alla sua famiglia. Facendosi avanti, nel ruolo di portavoce, il vecchio Spencer in persona si accinse a dirne quattro a quei dannati speculatori.

- Aprite bene le orecchie - esclamò. - Se solo oserete dar fastidio alla famiglia del povero John, vi muoveremo contro un esercito di avvocati per far luce sui vostri conti... E se dovesse venire a galla qualche irregolarità, sarete voi a comparire davanti ad un tribunale!
- Attenti a voi - gridò Pepper, sollevando minacciosamente un rastrello sopra la testa. - Chi osa prendersela con Mark, deve vedersela con tutti quanti noi!
- Giusto - fecero eco gli altri all'unisono.

Una volta compresa la situazione, i tre capirono che era meglio darsela a gambe e non farsi vedere più da quelle parti. Mark ringraziò commosso la generosità e l'altruismo di Spencer e degli altri amici, quasi senza parole sufficienti per esprimere la sua gratitudine. Spencer, Arthur, Pepper... Tutti loro erano vicini a Mark e alla sua famiglia, col cuore e l'affetto di amici leali e sinceri, ed era grazie a loro che il giovane campione di calcio sapeva di non essere solo nel duro cammino della vita.

- Grazie, amici - esclamò Mark, aprendo il volto ad un sorriso. - Grazie di cuore!

FINE

 

Ringrazio benji79 perché, grazie alla sua recensione su una storia precedente, ho potuto trarre l'idea e lo spunto per questa fanfiction.

   
 
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