Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Vedra    18/05/2012    4 recensioni
Forse dal titolo può ingannare, ma non è quel che sembra. C'è un matrimonio, ma non è quello di Minerva e Silente (Ovviamente, non sono andata così OOC) Una torre di Astronomia, un bouquet che sembra cadere nelle mani di qualcuno, e se ciò fosse un segno? Scopritelo leggendo.
LadySaphira
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il sole splendeva e gli uccelli diffondevano nell’aria il loro dolce canto. Minerva McGranitt regalava sorrisi e stingeva la mano ai suoi ex alunni, tutti riuniti in quel prato per il matrimonio di James Potter, quello scapestrato, e Lily Evans, caposcuola e studente modello. Un padiglione bianco, decorato da tralci di fiori d’arancio- mantenuti freschi grazie a una semplice magia- troneggiava al centro del prato, chiazzato da decine di piccoli fiori di campo. Le poltroncine color panna e oro, destinate agli ospiti, erano posizionate in lunghe file ordinate. C’era gran fermento nel giardino: decine di persone parlavano animatamente tra loro, mentre lo sposo era già presso l’altare, teso e nervoso come non mai. Minerva pensò che non l’aveva visto così in ansia nemmeno ai suoi M.A.G.O, ma dopotutto lui era James Potter e non si preoccupava di una cosa futile come la scuola, si disse sorridendo.

-Professoressa McGranitt!- La voce calda e sorpresa di Albus Silente la fece sobbalzare. Si volse lentamente, imponendo al suo cuore di rallentare i battiti: amava quell’uomo da anni, dal momento in cui aveva incontrato i suoi occhi azzurri alla cerimonia dello Smistamento. Spesso aveva pensato che l’uomo ricambiasse i suoi sentimenti, ma un attimo dopo la scintilla che le sembrava aver intravisto nei suoi occhi scompariva e lei si imponeva di non costruirsi castelli in aria. La sua voce risuonò fredda e i suoi occhi esprimevano un affetto consono a quello che erano, semplicemente Preside e Vicepreside di Hogwarts, niente di più, niente di meno

-Professor Silente- La sua voce era pacata e tranquilla. Accompagnò l’affermazione con un saluto che, a differenza dei precedenti, era sincero, e non di semplice circostanza.

-Come stai, mia cara?- Chiese lui cordialmente

-Bene, grazie professore- Lui scosse il capo sconsolato

-Quanto volte ti ho detto di chiamarmi semplicemente Albus?-

-Mi dispiace: per sette anni sono stata abituata a chiamarti professore e anche se ormai sono anni che ho terminato la scuola non riesco a estirpare questa vecchia abitudine- Si sciolse in un sorriso, i suoi occhi si erano fatti cristallini, come una polla d’acqua di montagna. Silente sorrise a sua volta, perdendosi negli occhi verde smeraldo della donna.

-Come crescono i nostri ragazzi- Sospirò rassegnato

- Sembra solo ieri che posai sulle loro teste il Cappello Parlante e ora stanno per sposarsi- Continuò malinconica Minerva.

-Forse sono più fortunati loro di noi, Minerva- La donna si volse a guardarlo, confusa: perché doveva esprimersi sempre per enigmi?

-Cosa vuoi dire, Albus?-

-Esattamente questo- Rispose lui, guardandola da sopra gli occhiali a mezzaluna. La donna scosse impercettibilmente il capo e poi aggiunse

-Vado a salutare Lily, quella cara ragazza si starà lasciando andare a una crisi di nervi, se la conosco bene- Albus rimase impassibile e la donna si volse. Le parve che i suoi capelli fossero stati trattenuti. Una ciocca le rimbalzò sulla guancia. I suoi capelli erano stati sciolti. Come…? Possibile che il laccio che li tratteneva avesse ceduto? Si volse appena in tempo per vedere Silente incrociare le braccia dietro di sè, il volto impassibile. Abbassò gli occhi: il nastro era a terra. Si chinò a raccoglierlo turbata, sentendo lo sguardo dell’uomo su di se.

-È meglio che vada- Mormorò distratta. Albus era immobile. Minerva si allontanò, borbottando confusa, e raccolse nuovamente i capelli nella solita crocchia. Bussò delicatamente alla porta dietro la quale c’era ancora la sposa. Si udivano urli e strepitii… e oggetti lanciati con forza. Socchiuse la porta e vide una Lily Evans semplicemente fuori di sé. Lanciava in giro tutto quello che le capitava a tiro, trascinandosi dietro un abito fin troppo pomposo, che la fasciava, aprendosi come una meringa.

-Che significa che lui non c’è?- Gridava

-Lily, tesoro calmati, vedrai che arriverà- Cercava di rabbonirla la madre, in uno splendido abito azzurro ghiaccio.

-Lui deve esserci!- Gridò la ragazza fuori di sé. La collana di perle rimbalzò sul petto. I capelli, fermati magicamente in boccoli definiti, le incorniciavano il volto scendendo in mille onde fulve, in netto contrasto con gli occhi smeraldini e la carnagione candida. Ma gli occhi di Lily erano molto diversi da quelli di Minerva: la ragazza possedeva il colore delle acque marine illuminate dal sole, mentre la donna il verde carico e profondo di un prato notturno.

-Professoressa!- chiamò una delle sue ex allieve, una grande e intima amica di Lily. La raggiunse correndo e schivando un vaso di fiori che si infranse sonoramente a terra.

-Professoressa, la convinca lei a ragionare, la prego!-

-Cosa è successo?- Chiese Minerva perplessa

-Ha giurato che si sposerà solo quando Severus arriverà, ma lui non verrà, e lei è convinta che Severus manterrà la promessa, siamo già in ritardo, la prego, faccia qualcosa!- La professoressa ascoltò attentamente e sorrise con tristezza: non si era sbagliata dunque sul conto di Lily e Severus. Raggiunse la ragazza, sulla quale sapeva di avere una grande influenza, e le cinse le spalle con un braccio

-Lily, vieni, sediamoci- Congedò con uno sguardo tutte le altre presenti, che si dileguarono pregando che l’austera professoressa riuscisse in quell’arduo compito. La donna si sedette e invitò la ragazza a fare altrettanto. Asciugandosi, piena di vergogna, le lacrime, attese che la professoressa si lanciasse in una di quelle ramanzine storiche per cui era tanto famosa a scuola. Il comportamento materno che invece assunse la McGranitt la spiazzò

-Che succede, Lily?- Ripresasi dalla sorpresa risposa mestamente, trattenendo le lacrime a stento.

-Lui aveva promesso che sarebbe venuto al mio matrimonio, deve venire- Poi, in un sussurro, aggiunse- Deve soffrire come ho sofferto io- Non c’era follia nella sua voce solo rancore e… affetto? Scosse il capo: quel matrimonio non sarebbe mai andato a buon fine se la sposa si maritava per far ingelosire un altro uomo, tentando così una mossa disperata per riportarlo a sé; l’aveva provato sulla sua pelle.

-Lily, Potter è già all’altare, potrai sempre spedirgli un gufo a Severus, e poi invitarlo per un tè, magari. Forse ha un impegno- tentò conciliante. L’abbandono dello sposo da parte della donna o viceversa sull’altare feriva moltissimo l’ego e l’amore dell’altro. Conoscendo James Potter, Minerva era certa che il ragazzo avrebbe reso la vita impossibile a Lily se solo lei avesse osato tentare una cosa del genere.

-Certo, i suoi Mangiamorte vengono prima di ogni altra cosa- Rispose rabbiosa la giovane, stringendo la mani a pugno

-Lily, và, c’è il tuo sposo che ti attende. Fallo per tua madre, fallo per tutti loro, che vogliono solo il tuo bene e la tua felicità. Lui ti ama, goditi la serenità che lui può darti- disse la donna, posando una mano sulla spalla di Lily. La ragazza tirò su con il naso e annuì, mesta.

-Avevo sperato che forse…- Poi si bloccò e scosse il capo. Minerva non era mai stata una buona Legilimens, ma il desiderio era talmente forte che lo vide con chiarezza nella mente della giovane: lei sull’altare, che stava per dire di sì a James e Severus che arrivava e la rapiva, portandola lontano

-Andiamo, cara- Disse, tirandola per un braccio e mettendola in piedi. Le sistemò premurosa l’acconciatura leggermente rovinata e le chiese

-Pronta?-

-Si… la ringrazio-

-Bene, ora andiamo- La spinse fuori, tra le braccia della madre e uscì, dirigendosi, dignitosa e fredda, verso la platea.

-La sposa sta arrivando- Mormorò all’orecchio dei testimoni. E la sposa arrivò. La luce del sole si impigliò nei brillanti della tiara che le tratteneva il velo sottile, il quale scendeva davanti al volto, celandolo. L’abito banco si disperdeva in mille volute e cadeva in una cascata d’avorio sul prato verde lucente. La musica si diffuse lentamente e la sposa avanzò, soave e leggiadra. Minerva sorrideva malinconica osservando la sua allieva preferita che si gettava in una gabbia dorata per ripicca. Albus si avvicinò a lei furtivo e solo quando parlò la donna si accorse della sua presenza

-L’amore può far fare cose straordinarie e straordinarie sciocchezze, non trovi?- Chiese noncurante, come se le stesse solo chiedendo di passarle il sale. La donna lo osservò a lungo, perdendosi tra i suoi lineamenti severi. Quando rispose lo fissò intensamente negli occhi

-L’amore è qualcosa di straordinario e va vissuto come qualcosa di straordinario. Il negarlo fa compiere delle sciocchezze- L’uomo si volse e accarezzò con lo sguardo la sua Minerva

-L’amore richiede coraggio per essere vissuto-

-L’amore non chiede nulla, Albus- Insisté lei. L’uomo lasciò cadere nel vuoto l’argomento. La cerimonia giunse al termine e la sposa si volse, preparandosi a lanciare il bouquet. Le rose rosso sangue volteggiarono in cielo, mentre tutte le giovani donne si sporgevano per afferrarlo. Esso cadde tra le braccia di una stupita, e imbarazzata, Minerva McGranitt. Tutti ammutolirono e lei si affrettò a sorridere a Lily, tentando di non arrossire sotto gli sguardi dei suoi colleghi e conoscenti. Albus la osservava attento e Minerva avrebbe potuto giurare di vedere un’ombra attraversare il suo volto. Il banchetto proseguì tranquillo, anche se Minerva poteva scorgere chiaramente la tristezza sul volto della sposa. La giornata volse al termine e i raggi vermigli del sole avvertirono gli invitati che la festa era terminata. Albus Silente, accomiatandosi gentilmente, fu un dei primi a lasciare la festa. Lentamente il prato si svuotò, e anche Minerva, dopo aver fatto le sue felicitazioni ai novelli sposi e offerto il suo dono, si Smaterializzò ai cancelli di Hogwarts: l’indomani era un lunedì e la giornata sarebbe cominciata presto. Il castello era silenzioso e la luce lunare filtrava dolcemente dalle ampie finestre, tingendo il marmo, sul quale sbattevano i suoi tacchi, infrangendo il silenzio con il loro rumore intermittente. Il mantello verde smeraldo le si agitava attorno alle caviglie e il bustino le comprimeva dolorosamente il petto. L’unica cosa che avrebbe voluto fare era levarsi tutto quell’armamentario e rilassarsi davanti al caminetto, con una bella tazza di tè sulle ginocchia e un tamburo da ricamo tra le mani. Giunse in camera e trovò, sul tavolino al centro del salotto, un piccolo foglio ripiegato. Il suo cuore aumentò i battiti: c’era una sola persona che conosceva l’esatta ubicazione delle sue stanza; i ragazzi la trovavano sempre nel suo ufficio, come i colleghi, d’altra parte. Con curiosità lo aprì e quello che lesse le fece tremare il cuore: vergato con una scrittura svolazzante e inchiostro verde smeraldo c’era una breve frase: Raggiungimi sulla torre di Astronomia, il cielo stellato è splendido questa sera. A.S.
La donna si strinse una mano al petto e si affrettò a raggiungerlo. Salì i gradini quasi di corsa e quando giunse in cima aveva il fiato corto. Fermò una ciocca ribelle nella stretta crocchia in cui aveva precedentemente raccolto la sua chioma ancora corvina. Avanzò lentamente, con un’espressione altera dipinta sul volto. La luce argentea della luna la investì quando uscì allo scoperto e una leggera brezza le agitava l’orlo della tunica e del mantello, facendoli ondeggiare lievemente come le acque appena turbate del lago Nero. Essendo una giornata di maggio la temperatura esterna era piacevole e il cielo scuro contribuiva a dare un’aura di tranquillità all’intero mondo. Albus Silente era in piedi con le mani incrociate dietro la schiena e gli occhi rivolti al firmamento. La sua barba bianca, con qualche filo ancora rossiccio, si srotolava davanti a lui e rifulgeva di deboli bagliori bianchi

-Albus- L’uomo non rispose, anche se un movimento quasi impercettibile del capo fece comprendere a Minerva che l’uomo aveva appurato la sua presenza. L’aria le sfiorò il volto e la donna fece un passo avanti. Chiunque l’avesse vista avrebbe potuto giurare che sprigionava, in quel momento, un’aura di regalità mista a dignità non indifferente. Le stelle brillavano come diamanti sul manto della Notte. Una serata perfetta per la lezione di Astronomia. La donna si affiancò al Preside e le loro mani si sfiorarono inavvertitamente. Anche Minerva volse gli occhi al cielo, seguendo con lo sguardo le figure create dalle stelle.

-È veramente una serata perfetta per osservare il cielo- Mormorò la donna

-Non ho mai visto nulla di più remoto e misterioso, per quanto possiamo analizzarlo, esaminarlo, studiarlo e decantarlo, esso non ci svelerà mai tutti i suoi segreti- Commentò l’uomo, portando lo sguardo sulla donna alla quale si stava rivolgendo solo nel momento in cui pronunciò l’ultima frase. Minerva lo fissò a lungo, scandagliando quegli occhi cristallini, cercando rispose a domande irrisolvibili.

-Ma possiamo dire di conoscerne molti- Rispose infine, scrutando la sua reazione che, come previsto, non ci fu: Albus era tranquillo e la guardava in silenzio. Alla fine volse lo sguardo al cielo e il silenzio calò nuovamente tra loro. Una cometa infranse il  nero della notte e scomparve in un brillio di scintille.

-Credi nei segni, Albus?- Chiese timida Minerva, non staccando gli occhi dalle stelle e intrecciando le sue braccia dietro di se. L’uomo si volse

-Vorrei crederci. Spesso sono dei semplici segni a darci la forza per fare qualcosa che, altrimenti, non avremmo mai compiuto-

-Ti è mai capitato? Di agire spinto da un segno?-

-Molte volte. Spesso credevo che un momento fosse più propizio di un altro-

-Ad esempio?-

-Quando ancora frequentavo Hogwarts da studente ero convinto che studiando sotto le stelle avrei ricordato meglio, che studiando al chiuso-

-Funzionava?-

-In un certo senso, si-

-In un certo senso?-

-Io ero convinto che i miei voti fossero alti grazie al modo e luogo in cui studiavo, in seguito compresi che erano dovuti solo al mio impegno, nondimeno ho sempre preferito compiere le grandi scelte sotto un cielo stellato- Disse, voltandosi finalmente verso Minerva, che sentì il suo cuore perdere un battito

-E tu?- Le chiese gentilmente. La donna scosse il capo

-Non ho mai creduto nei segni, forse per questo non sono mai riuscita a studiare Divinazione- Rispose, con un sorriso malinconico che le increspava le labbra.

-Mi ricordo, sai? Non dimenticherò mai la nostra prima lezione: non avevo mai visto una ragazza tanto assetata di conoscenza quanto te-

-Ho sempre amato studiare- Disse impassibile

-Era un piacere insegnare quando c’eri tu, così giovane, così caparbia, così decisa. Sapevi già cosa fare della tua vita. Ti ammiravo: io l’ho capito dopo innumerevoli errori, e non tutti sono sati recuperabili-

-Gli errori sono nel passato, hai fatto grandi cose, che hanno cancellato grandi errori- Disse semplicemente, guardandolo con occhi cristallini

-Ho ucciso, non sono il mago buono, come mi considerano tutti- Rispose lui mesto, fissando con gli occhi il paesaggio oltre gli alti merli della torre

-Hai ucciso per giusta causa-

-Il fine non giustifica i mezzi-

-La vita di uno in cambio di quella di centinaia, migliaia di persone. Uno scambio più che equo-

-Non dovresti riporre così tanta fiducia in me, non ne sono degno come pensi- La donna posò una mano lieve sul suo braccio

-Io ti giudico per quello che sei, non per quello che hai fatto. Hai salvato il mondo da una lenta e triste agonia-

-Non ho mai chiesto di essere l’eroe-

-Tu non sei un eroe, stai dimostrando di essere solo un uomo-

-Ah Minerva, a volte vorrei essere nebbia-

-Una nebbia piuttosto insolita- Disse con un sorriso la donna

-La mia vita sarebbe calma, invece non ho fatto altro, per tutta la vita, che mettere in pericolo le persone che amo.  Ariana è morta per la mia sete di potere-

-Ariana è morta perché Grindelwald voleva punirti, perché tentennavi a seguirlo- Ribatté lei dura

-Perché pensi che Tom non farà la stessa cosa?- Minerva lo osservò confusa

-Non c’è nessuno che possa uccidere o catturare per ferirti-

-Non c’è perché io voglio che non ci sia- Si erano avvicinati durante lo scambio di battute e ora tra i loro volti rimanevano soltanto pochi, irrisori, centimetri. Lui alzò la mano per accarezzarle una ciocca di capelli, ma si ritrasse e a Minerva giunse solo il calore della sua pelle, arrivata tanto vicina alla sua da farle desiderare ardentemente che venisse in contatto con il suo volto.

-Albus…-

-Non dire nulla, ti prego- Le soffiò quelle poche parole sulle labbra, facendola rabbrividire. I loro occhi erano gli uni negli altri, verde e azzurro, smeraldo e zaffiro, nuove stelle in un firmamento speciale.

-Perché non vuoi che ci sia un’altra persona così importante nella tua vita Albus? Perché non…- Lui la interruppe precipitosamente

-Non voglio far soffrire altra gente per una mia debolezza-

-L’amore non è una debolezza, Albus- Rispose la donna, artigliando la sua veste con una mano. Negli occhi una supplica

-Ti sono stata accanto per anni… perché?-

-Sei troppo importante perché i possa esporti così al nemico. Per colpirmi, tu saresti la prima che tenterebbero di uccidere. Non posso permettere che altri muoiano perché sono colpevoli di amarmi- Mormorò in un sussurro, soffiando le parole fuori dalle labbra e spostando lo sguardo dagli occhi alle labbra rosse della donna, che parevano invitarlo ad assaporarne il profumo e la dolcezza.

-Credi che non sia capace di difendermi?- Ringhiò la donna, esternando tutto il coraggio e la grinta propri di un’indomita Grifondoro -Credi che non sia pronta a mettere la mia vita tra le tue mani? Io mi fido di te-

-Ti fidi di un assassino?- Chiese lui, mentre con la mano seguiva il disegno del collo niveo della donna, sfiorando la pelle morbida.

-Mi fido dell’uomo che ho davanti a me, mi fido dell’uomo che ho stimato e ammirato per anni, mi fido dell’uomo che mi ha sostenuta per tutti questi anni, dell’uomo che ha compiuto decine di scelte che hanno apportato un miglioramento a questo mondo in rovina. Mi fido di te- Concluse Minerva, decisa e dura.

-Minerva… non farlo, non tentarmi, proteggiti, io non posso farlo-  Lui si ritrasse e la donna lo trattenne con una mano stretta a pugno, che artigliava la sua veste. Afferrò il bavero del
mantello e lo avvicinò di nuovo a sé. Quando le loro labbra non furono che  a pochi centimetri di distanza lei, fissandolo con la supplica negli occhi sussurrò

-Questo lascialo decidere a me- Poi poggiò le labbra su quelle dell’uomo, che tentò di ritrarsi in un primo momento, ma cedette quando sentì la morbidezza del corpo di lei premere contro il proprio. Le sue labbra erano incredibilmente dolci, sentì di non poterne più fare a meno. Fece scivolare una mano dietro la sua nuca, trattenendola contro di sé, mentre l’altra cingeva la sua vita sottile. La donna premette ancor di più le labbra contro quelle dell’uomo, che chiese timido di entrare. Minerva schiuse le labbra e le loro lingue vennero a contatto per la prima volta, saggiandosi, scoprendosi. Albus non la lasciava, sentiva uno spasmodico bisogno di lei. Aveva atteso anni per quel singolo momento. Lei era dolce, era morbida, era perfetta. Era Minerva. La volse gentilmente e la fece appoggiare ai merli che delimitavano il perimetro della torre, continuando a saccheggiarle la bocca, mordendole le labbra rosee. Minerva cinse delicatamente con le braccia il collo dell’uomo e affondò le mani nei capelli setosi. Albus sciolse la chioma corvina della compagna, lasciando che i boccoli neri scivolassero sulle spalle coperte della donna. La sentì ansimare dolcemente sotto di se, respirare affannosamente alla ricerca d‘aria. A malincuore di staccò, senza smettere di accarezzarle il volto con una mano e, approfittando di quel piccolo momento, disse

-È un errore- Lei non rispose, semplicemente gli cercò le labbra, che si unirono in un secondo bacio infuocato. Minerva si lasciò sfuggire un gemito quando l’uomo scese con la bocca sul collo, tormentandola con baci a fior di pelle e mormorando il suo nome. Poi risalì e le catturò le labbra in un bacio dolce e infine la lasciò andare, sentendo il cuore che si spezzava nel petto. Alzò tristemente la bacchetta e fece per pronunciare un incantesimo

-Oblivio…-

-No!- Il grido di Minerva gli impedì di continuare

-Non mi interessa se tu vuoi continuare a vivere come se nulla fosse successo. Io voglio ricordare, custodire nel mi cuore questa sera-

-Minerva, ma non capisci? La tua vita, finché sei legata a me, è in pericolo-

-Faccio parte dell’Ordine, sono uno dei professori di Hogwarts, la mia vita non può essere più in pericolo di quanto non lo sia già- All’improvviso tutte le motivazioni che si era costruito in
testa scomparvero, lasciando spazio solo a due occhi verde smeraldo e labbra dolci. Lei, con un sorriso dolce in volto, si avvicinò di nuovo all’uomo

-Non mi importa se vorrai dimenticare, fare come se nulla fosse, sappi solo che ti amo, e che ti ho sempre amato- Poi si volse e, con la schiena rigida e il busto eretto, fece per andarsene, ma lui la fermò, trattenendola per un braccio

-Minerva… - Lui si volse e lui fece scivolare la sua mano fino a prendere quella della donna. La portò sul petto, la dove il cuore batteva furioso. Un sorriso triste, di chi è stato sconfitto, gli si disegnò in volto

-È sempre stato tuo- La donna sorrise, tra le lacrime che avevano cominciato a rotolare lungo il suo volto di porcellana. Lo accolse tra le sue braccia e lui alzò il volto, cingendole la vita tra le braccia.

-Pensavo che…- La sua affermazione fu bloccata da Minerva sul nascere

-Pensi male- le loro labbra si unirono in un dolce bacio, calmo, rilassato e non intriso di dolore e disperazione come i precedenti. Rimasero a lungo sulla torre,indicando le costellazioni, abbracciati sotto quel cielo stellato e coperti dal mantello di Albus, che stringeva dolcemente la sua donna, felice come mai era stato. L’alba li sorprese addormentati, con sul volto un’espressione di pura beatitudine. Quella mattina non si tenne a Hogwarts, caso più unico che raro a Hogwarts, lezione di Trasfigurazione.  
________________________________
Allora, eccomi con una nuova ficcy. Interpretate come volete l'ultima affermazione di Silente e recensite, mi farebe piacere sapere cosa ne pensate
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Vedra