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Autore: MaikoxMilo    20/05/2012    13 recensioni
Svegliarsi da un coma non è facile, né per chi si trova in quella particolare situazione in prima persona, né per chi vi è fuori... No, non esiste "essere fuori" per chi sta rischiando di perdere una persona cara, perché il senso di perdita è così opprimente da toglierti il tuo stesso respiro, da spingerti a fare di tutto per salvarla...
E poi il risveglio, doppio, se possiamo dire... Perché non puoi mai sapere cosa ti riserverà il futuro, perché non puoi mai sapere cosa accade se le vite del passato e del presente si incontrano...
Seguito de "La guerra per il dominio del mondo" della quale è necessaria la lettura. Personaggi Lost Canvas e serie originale.
(Fanfic in fase di riscrittura)
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Aquarius Degel, Nuovo Personaggio, Scorpion Kardia, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 20

 

IL PRIMO SCONTRO CON IL MAGO

 

16 Agosto 1741, pomeriggio

 

“Le nostre beniamine si sono ritrovate in una mirabolante avventura degna delle più valenti gesta cavalleresche: recuperare gli occhiali del loro amico Dègel! Molti i pericoli in questa missione, molte le difficoltà, riusciranno a prevalere contro le insidie del Fato?! Tre giovani amiche unite da un forte legame di amicizia e fratellanza, cosa riserverà loro la missione?!” recita Michela, saltellando allegramente e fingendo di essere una telecronista improvvisata.

E' da un bel po' che camminiamo, forse quasi un'ora, inoltrandoci sempre più nel bosco sempre più cupo malgrado il chiarore del sole. Il mio cervello non sa quale sia la via, ma è come se qualcosa muovesse automaticamente le mie gambe, certe della meta da raggiungere.

“Marta, sei sicura che sia questa la direzione? Su quali basi stiamo procedendo?” mi domanda Francesca, tesa come la corda di un violino.

“Il nemico non è direttamente qui, ma nella radura più in là... tranquilla, è lui stesso che mi indica il percorso da seguire, lo avverto fremere con distinzione” spiego, con sguardo perso nel vuoto. Davvero sto dicendo di stare calma alla mia amica quando è lampante che si tratti di una trappola per metterci alla prova?!

“Oh, bene, un bellissimo agguato, insomma! Ti stiamo seguendo, Marta, per evitare che tu finisca, da sola, nella tela del ragno, ma... non mi piace per niente!” esclama infatti Francesca, ridacchiando nervosamente.

"Lo so..."

"Sai che Camus, quando lo scoprirà, ci scoppierà addosso, sì?!"

"Immagino di sì, e avrebbe anche ragione..."

"Sai che si preoccuperà da morire, vero? Perché ci aveva intimato di rimanere alla Casa dell'Acquario e..."

"LO SO! Fra, lo so! Ma non tornerò sui miei passi, né ora né mai!" la blocco, chiara. Precisa. Sintetica.

"Perfetto. Allora io farà del mio meglio per impedirti di rimanere ferita!"

"Grazie..." bofonchio, stringata, arrossendo un poco.

Mi rendo conto che ci stiamo, letteralmente, buttando nelle fauci del leone, ma so anche che non demorderò finché non recupererò gli occhiali di Dègel, sono... troppo importanti per lui! Mi volto un attimo verso di loro, ringraziandole mentalmente per accompagnarmi in questa totale follia priva di senno, prima di accelerare il passo, temeraria.

Ah, Camus, tu di certo hai ragione su tutto, le tue preoccupazioni sul mio conto sono fondate, nondimeno ciò che non riesci a capire è che tutto questo va al di là delle mie facoltà razionali. Prendo un profondo respiro, ripensando, con un peso sul cuore, al fatto che, quando mio fratello giungerà all'undicesima casa vi troverà solo Federico, il quale gli dirà dove siamo andate. A quel punto ci sarà ben poco da fare, o dire, per fermare la sua collera, dice bene Francesca.

Camminiamo un altro po', fino ad arrivare alla radura in questione che, sebbene non l'abbia mai vista dal vero, è ben chiara nella mia testa come una mappa.

Una volta uscite dal bosco, i raggi del sole ci colpiscono delicatamente, trasmettendoci una sensazione di tepore assai piacevole. Ci troviamo nel mese più caldo dell'anno, eppure oggi non c'è afa, il cielo è completamente azzurro, limpido come le giornate soleggiate in inverno.

“Che magnifico posto, sarebbe da portare anche gli altri a fare qui un pic-nic!” commenta Michela, dimenticandosi per un attimo del motivo della nostra venuta. Sbuffo divertita, mentre Francesca scrolla la testa, facendo spallucce. Stiamo andando a farci ammazzare da questo nemico misterioso, ma la nostra amica più piccola pensa ai pic-nic con gli altri, è davvero unica nel suo genere, non c'è che dire. Menomale che c'è, menomale che ci sono loro, qui con me, non avrei lo stesso coraggio, altrimenti!

Il venticello leggero scuote leggermente i fili d'erba, l'allegro cinguettare degli uccellini, che saltellano sul prato, si diffonde nell'aria e il profumo degli ultimi fiori di stagione ci penetra nelle narici, facendoci rilassare. La mia voglia di combattere... va lentamente scemandosi. Che pace, che momento piacevole! Quasi mi dimentico il motivo della mia venuta...

Improvvisamente una Cinciallegra appena uscita dall'erba mi viene appresso, posandosi docilmente sulla mia mano. Comportamento insolito, deve essere abituata alla presenza umana, visto il suo modo di fare così tranquillo. Forse qui intorno vi è qualche casa abitata? Magari il proprietario è solito nutrire i propri uccelli da giardino...

“Che carina! Ma cos'è?” chiede Francesca, sinceramente meravigliata, avvicinandosi a me per contemplare una simile manifestazione della natura.

"Aspetta, forse la riconosco, Marta... - entra in gioco Michela, accucciandosi a sua volta al mio fianco - Quando andavi nella casa in campagna, dai nonni, in primavera, uccellini non dissimili da questa non ti facevano, forse, il nido ogni anno? Non posso sbagliarmi!"

La creaturina, per tutta risposta, si scrolla vivacemente, diventando una graziosa e arruffata pallina di piume. La guardo ancora per qualche istante, mentre la mia mente riporta alla luce dolci ricordi passati, Conosco fin troppo bene questa specie, ha ragione Michela, è proprio lei!

“E' un giovane esemplare di Cinciallegra, sì, probabilmente della nidiata di maggio di quest'anno. Non ha molta esperienza e probabilmente è abituato alla presenza umana” spiego con dolcezza, sorridendo felice e accarezzandogli la testolina con delicatezza. Non sembra affatto temermi, anzi, si direbbe particolarmente affettuosa. E' semplicemente una piccola meraviglia, uno di quei piccoli tesori che mi fa desiderare proteggere sempre di più questa bella Terra che ci ospita con così tanta generosità.

"Si fa toccare!!! Marta... Marta!!! Posso tenerla?!" chiede Michela, non riuscendo più a trattenersi, facendo prendere un risalto sia a me che all'uccellino.

"Michela, hai la delicatezza di un carrarmato, io non lo farei..."

"Che cattiva!!! Quando mi ricapita un'occasione del genere?"

"Devi rispettare la natura, non puoi..."

"Non fare la sostenuta, Fra, secondo me vorresti accarezzarla anche tu!"

"B-beh, io..."

"Vedi? Sei arrossita, hai le ganasce tutte rosse, aha, buffa!!!"

Poi improvvisamente accade... come un incubo violento che si impossessa di un luminoso sogno, sradicando ogni più piccola speranza: un vento forte e minaccioso prende il posto della brezza piacevole di prima, mentre nuvole nero pece invadono completamente il cielo.

“Ciiiip!!!”

Il grido agonizzante dell'uccellino mi fa abbassare istintivamente lo sguardo, precedentemente alzato per gli evidenti segnali di pericolo.

“N-no!” riesco solo a sussurrare, mentre noto con terrore che la Cinciallegra è stramazzata nella mia stessa mano... morta. Mi guardo confusamente intorno, i colori sembrano spegnersi, vittime di un'ombra sconfinata. Marciscono i fiori, lasciando al loro posto il tetro odore della fine...

Sento un vuoto dentro di me, un vuoto assoluto... che cosa è successo? Prima era tutto così meraviglioso, vivo, ora è tutto avvolto dalla mano cadaverica della morte, quale è il senso di ciò?!

Fisso ancora incredulo l'uccellino nella mia mano, mentre piccole gocce di sangue cadono dal suo becco e mi sporcano la mano. Intorno a noi non vi è più niente di quel verde speranza che, tacitamente, indicava la vita, persino il sole pare averci abbandonato per sempre!

“Felice di vedervi, ragazze!”

Una voce alle nostre spalle ci fa voltare di scatto sull'attenti. Il nemico è ora apparso, non più nei miei sogni ma nella realtà, nella brutale realtà. Una strana scossa elettrica mi attraversa il cervello nel riconoscerlo, in qualche modo, anche se non mi spiego perché. La gola mi si fa secca, anzi, secchissima.

Davanti ai nostri occhi si erge una figura maschile ben più alta di noi che corrisponde alla descrizione fisica fatta da Eleonora e Marika: un uomo quasi colossale nella sua fisicità, con i capelli per metà bianchi e per metà scuri; i suoi occhi completamente neri non trasmettono alcuna emozione da quanto sono inespressivi, eppure sono capaci, da soli, di farmi raggelare le vene e trasmettermi una forte sensazione di pericolo. Ci troviamo davanti ad un'entità sovrumana, forse superiore agli dei stessi!

L'abito scuro che indossa, sopra il quale vi è un mantello con ricami rossi, possiede un motivo a cerchio a sua volta rosso, con a centro un pipistrello rovesciato all'ingiù, come se rappresentasse l'animale morto. Che significato ha... quel simbolo?

“Tu, maledetto!!! Perché hai distrutto tutto questo?!” urla Michela, furibonda, la prima in grado di articolare le parole.

“Per farvi capire l'inutilità del vostro mondo!” afferma lui, con espressione imperscrutabile.

"E tu chi pensi di essere, per reputare questo mondo inutile?!" lo incalza a sua volta Francesca, posizionandosi davanti a me e Michela con fare protettivo.

"Certo... voi mere divinità, generate da ciò che voi chiamate Caos, reputate questo mondo un qualcosa di simile al vostro giardino, no? E' prezioso, per voi, ma ignorate l'origine di tutto, nonché... - lo vedo passeggiare intorno a noi, come un predatore sulla vittima designata, il mantello svolazza leggero al suo movimento - "La sua fine... poiché tutte le dimensioni sono destinate a finire!" si ferma, ghignando e scoccandoci una nuova occhiata.

Le mie amiche ed io lo guardiamo senza capire, totalmente sconvolte ma anche carpite dalle sue parole. Nello stesso momento, poso quel che resta dell'uccellino su un sasso vicino a me, ancora incredula per quanto accaduto. Ho già avuto a che fare con la morte, e l'ho sempre odiata, rigettandola indietro con foga. Ho sempre cercato di credere nella vita, l'ho sempre amata incondizionatamente, reputandola superiore alla 'Nera Signora', eppure adesso cosa è questa disperazione che si diffonde sempre più in me?! Le sue parole... mi stanno forse soggiogando?!

“Come fate a non comprendere? Tutto in questa, e nella maggior parte delle dimensioni, è in continuo divenire! Ciò significa che nulla è certo: un secondo prima si è felici e vivi, un attimo dopo si è morti e putrefatti... - prosegue, avvicinandosi un poco, alzando il braccio sinistro in alto. Siamo pronte a scattare, percependo un attacco, ma tutto ciò che fa questo misterioso essere è porci un susseguirsi di domande senza nemmeno aspettare la risposta - Credete voi in Dio? O alle divinità immortali?! Pensate di essere gli unici esseri senzienti in milioni e milioni di galassie e dimensioni? Stolti! Credete veramente che alle entità in cui riponete la fede, qualunque esse siano, importi della vostra situazione? Poverini, siete soli... vi hanno lasciato soli!” dice in tono falsamente drammatico, alzando anche la sua mano destra, che tiene gli occhiali di Dégel.

Un singulto mi scappa nel vederli, mentre una spiacevole sensazione di 'già sentito' si fa strada in me. All'epoca non avevo dato fede alle sue false parole, perché invece ora vacillo? Ha a che fare con la disperazione, che avverto sempre più incombente?

“So cosa mi direte ora, perché conosco fin troppo bene il pensiero degli esseri finiti come voi, non importa se animali, piante o umani; lo vedo nel vostro agire: trasmettere la vita alle generazioni che verranno, vivere nei ricordi, per avere così la parvenza di esseri eterni. Ma tutto questo non è altro che una bugia, una sporca e lurida menzogna che vi è stata incanalata nella mente affinché non vi suicidaste in massa! - prosegue il suo monologo, tronfio, stordendoci ancora di più. Quel suo ghigno... che voglia di cancellarglielo dal viso! - Sapete quale è la verità? Agli dei inferiori che comandano questa e altre mille dimensioni, è più che necessaria la vostra incompletezza, poiché come il caldo non può esistere senza il freddo, la vita eterna non può essere attuata senza dare il respiro a entità mortali!”

Prosegue a parlare senza sosta... che intenzioni ha?! Di sicuro è un più che abile oratore, visto il buon uso che fa delle parole, confondendo l'interlocutore, ma in nessun modo dobbiamo dargli fede, non dobbiamo permetterci di essere abbindolati da lui, no!

Fremo, desiderosa di agire, di farlo tacere, sento di odiarlo, anche se non dovrei averlo mai visto, eppure... lo detesto, lo vorrei uccidere con tutte le mie forze. Stringo il pugno, cercando di rammentarmi del sangue freddo.

“Per questo io sono qui, nella vostra dimensione, per dare un freno a tutto questo mondo così sbagliato e assurdo. Il Principio Primo... sto cercando un modo per acquisirlo senza l'aiuto di sciocchi dei pagani, senza l'aiuto dell'Unico Dio, senza altre, ulteriori, interferenze. E sapete cosa? L'ho trovato, il modo, dopo lunghe ere l'ho trovato, il potere necessario per tornare all'origine, riavvolgendo il tempo per poi annullarlo. Venite a me, ragazze, e vi spiegherò ogni cosa nel dettaglio!” ci propone infine, porgendoci la mano libera. Non un'emozione sul suo viso, solo e soltanto la concretezza di un discorso oltre che razionale, primigenio. Sembra di avere a che fare con un'entità composta dal solo e unico Intelletto Reagente, motore immobile, ma che manovra tutti gli ingranaggi di tutti i mondi.

Non ho comunque il tempo per ribattere alcunché, perché vedo Michela scattare improvvisamente contro di lui, lanciandocisi contro, i suoi pugni vengono immediatamente avvolti dalle fiamme che, tuttavia, non la bruciano, avendone il pieno controllo.

“Non dire stronzate, maledetto assassino, se vuoi davvero circuirci con le parole, almeno abbi l'accortezza di parlare più terra terra, perché non si è capito assolutamente nulla di quello che hai blaterato!!!” urla, totalmente incollerita. Il colpo va al segno ma, senza un motivo logico, il suo corpo, ancora intento ad attaccare il Mago, rimane sospeso nell'aria, come se il tempo intorno a loro due si fosse fermato.

“Come pensi di battermi, figlia di Ares? In te scorre la scintilla divina, ma un simile, debole, sfavillio non può nulla nemmeno contro gli dei inferiori, figurarsi contro me!” ribatte lui, completamente impassibile, quasi etereo.

“Come diavolo..?!” sussurra lei, esterrefatta, accorgendosi di non poter muovere il suo corpo secondo la sua volontà.

Per tutta risposta, il nemico la respinge con l'ausilio di un unico movimento del dito indice. La nostra amica viene quindi proiettata indietro a gran velocità, rischiando di finire contro il primo tronco sulla sua strada, ma Francesca, lesta, l'afferra e la trattiene al volo, vanificando così la reazione del nemico.

“Michelaaaa! - la chiamo, scioccata, raggiungendole, accorgendomi che l'urto maggiore è stato annullato grazie all'intervento di Francesca, ma che sulla sua pelle, nella zona dove è stata colpita, si è creato istantaneamente un livido violaceo - Tu-tutto bene?!"

"Io.. credo di sì... - farfuglia dolorante, tastandosi la zona - Ma... ma cosa è successo? Credevo di averlo centrato!"

Non ho il tempo di rispondere, lo fa il nemico al posto mio.

“Non siete in grado di battermi, neppure tu, Marta, che pure sei il fulcro di tutto. Ve lo chiederò ancora una volta: venite con me, mi servite ai miei scopi, o meglio, ho eletto voi come rappresentati di un mondo che si estinguerà a breve, mi spiacerebbe cambiare i miei piani!" ci propone ancora lui, stavolta sorridendo sinistramente.

Guardo ancora per un attimo le mie due amiche prima di alzarmi e fronteggiarlo almeno con lo sguardo. Non avrebbero dovuto seguirmi, loro, le proteggerò, costi quel che costi!

“Sei bravo con le parole, le mie più sincere felicitazioni! Tuttavia ti faccio una contro-offerta: consegna gli occhiali che tieni in mano e leva le tende da qui, o da questa dimensione, come vaneggi tu. Se sei superiore agli dei, troverai senz'altro qualcos'altro da fare, senza mettere in mezzo i vari mondi e le persone che vi abitano!" lo avverto, cercando di dare fermezza alla mia voce.

“Vedi, Marta, ho sempre apprezzato questo di te: sembri fragile come un fuscello ma hai una forza devastante, originariamente del tutto simile alla mia, aggiungerei, ma vedi... - si prende una breve pausa, guardandomi con qualcosa di terribilmente somigliante ad una falsa lusinga, che si concretizza in odio nella frase dopo - Proprio per questo motivo sei una spina nel fianco e questo mi irrita terribilmente! Stai sempre in mezzo tu, tra me e il mio obiettivo, ti sto offrendo di unirti a me e fai la schizzinosa... quale peccato imperdonabile!"

Il suo cambio di tono mi spiazza, vedo una scintilla passare nei suoi occhi vitrei, mi spaventa, ma non indietreggio.

"Io non ti ho mai visto prima di adesso, secondo me vaneggi, i tanti millenni sulle tue spalle, come Demiurgo, devono averti rincoglionito, non ho altre..." ma mi blocco, esterrefatta. Come sapevo questa informazione?! Come conosco... la sua vera essenza?! Lo vedo sogghignare, di nuovo; di nuovo il desiderio di massacrarlo si fa strada in me, facendomi percepire distintamente l'odio ancestrale che provo per lui. Che diavolo mi sta succedendo, io...

"Non posso, in ogni caso, girare lo sguardo altrove, è qui ciò che cerco, racchiuso nelle mani di Camus!"

"Co-cosa?!" mi massaggio la testa, sempre più intontita. Vorrei farlo tacere, vorrei...

"Il tuo caro fratellino, sì... - lo vedo inumidirsi le labbra con la lingua, la sua espressione arde di desiderio nel dire quelle semplici parole, mi ripugna al solo vedersi. Prosegue, quasi vibrando - Camus, lui... ti ha parlato di ciò che sogna? Ti ha parlato di... me?!"

"St-stai zitto, perché mai dovrebbe..."

"Eppure dopo tutte le volte che sono... andato a trovarlo... la sua psiche, le sue difese, dovrebbero cominciare a cedere..."

"NON UNA PAROLA IN PIU', MALEDETTO!!!" urlo, facendomi prendere dall'ira a quelle ultime parole, scattando contro di lui a tutta forza. Tento di colpirlo con i miei pugni, non dandogli requie, ma è tutto vano, non gli occorre neanche fermare il tempo, gli basta scansare i miei ripetuti affondi.

Ad un certo punto mi blocca con una mano e mi solleva, facendomi trovare vicino a lui, talmente tanto da poterlo vedere dritto in faccia. Mi cerco di ribellare a suon di calci ma è tutto inutile. I miei piedi non lo raggiungono, quasi fosse inconsistente.

“Sei troppo preda dei sentimenti per Dègel, ma anche per le persone a te care, scommetto che te lo hanno già detto, vero Marta? Hai lo stesso problema del tuo amato, ed è un peccato... malgrado il tuo reale potenziale, continui a rimanere la fragile fanciulla indifesa di allora, non avvezza alle brutture della vita, né tanto meno al campo di battaglia!” afferma lui, con sicurezza, scrutandomi a fondo. Sgrano gli occhi, tremando violentemente, sono come soggiogata da questo tizio, lo sento incombere su di me e, insieme, provo un odio smisurato per lui, senza nemmeno sapere la motivazione. So solo che vorrei massacrarlo. Il Mago sbuffa sonoramente a seguito del nostro contatto visivo, piantandomi poi, con un rapido movimento, una sfera di energia viola in pieno stomaco. Mi sento scaraventare via in seguito alla sua immane potenza, proiettata all'indietro senza potermi riparare. Finalmente, dopo aver urtato contro qualcosa di non ben definito, ricado da qualche parte, riuscendo ad avvertire le presenze di Michela e Francesca vicino a me.

"Marta! Marta! Fermati ti prego... TI PREGO! Non lo puoi battere non... dannazione!!!" urla la mia amica più grande, arrestando alla ben meglio il sangue che proprio ora ha preso a scorrermi, non capisco neanche da dove, lo avverto solo, bollente, solcarmi la pelle. Il suo tono è strozzato, spaventato sopra ogni dire, non credo di averla mai vista così, in genere è sempre sicura di sé, conscia di essere una divinità, perché ora... perché costui la terrorizza così tanto?!

“Santi numi, Marta! Sei ancora tutta intera?!” chiede a sua volta Michela, scrollandomi con forza. Riapro a fatica gli occhi, tentando di sorriderle. Sono imbrattata di sangue, ma non posso cedere.

“Uhm si, solo qualche danno di lieve entità!” biascico, consapevole di mentire in quanto mi fa male ogni singola parte del mio corpo e... beh, il sanguinamento parla da solo.

"Qualche danno di lieve entità?! Per favore, sii onesta, non minimizzare come tuo fratello!" mi riprende Francesca, livida, posizionandosi nuovamente davanti a noi.

"Non è invulnerabile come sembra..." mi limito a dire, alzandomi in piedi sorretta da Michela. Il vedermelo così vicino, infatti, mi ha dato una nuova speranza in cui credere: poco sotto l'attaccatura dei capelli, ho visto una vecchia cicatrice ancora ben visibile. Questo può solo significare che non è inespugnabile come ci vuole far credere!

“Uh! Uh! Desidero solo ciò che è mio per diritto naturale, che male c'è in questo?! Perché perseverate a frapporsi tra me e QUEL potere?!” ci incalza il nemico, falsamente offeso.

"Io so cosa vuoi realmente, verme! E non lo avrai mai!" gli soffia contro Francesca, in atteggiamento offensivo, pronta ad attaccarlo con tutte le tue forze.

"Oh... lo sai, piccola dea?"

Francesca annuisce, mentre la folgore appare tra le sue mani: "Basta parlare, ora te la vedrai con me!"

"Che sciocca dea, sarai spazzata via insieme alle tue amiche!" la sbeffeggia, alzando le mani sopra le spalle.

Un brivido scorre lungo la mia schiena, mentre una parte della mia anima si muove tumultuosamente: sta per fare qualcosa, lo so, me lo ricordo, lo avverto... ma cosa, dannazione?!

“Avete arbitrariamente scelto di schierarvi contro di me, sarete spazzate via in un lampo. Peccato... Camus vi avrebbe voluto al suo fianco...” sentenzia ancora misteriosamente, portando me a reagire seduta stante. Continua a nominarlo impunemente, che farabutto! Cosa desidera da mio fratello?! Devo ucciderlo subito e... no, Marta... aspetta, aspetta, non scattare o finirai come prima, non... lo schiocco delle sue dita giunge alle mie orecchie prima che possa avviare qualsiasi tipo di contromisura.

Immediatamente alcune rocce appuntite si sollevano da terra e si dirigono a grande velocità contro di noi, proprio come quando Sonia, Cardia, Dègel ed io eravamo sul Monte Olimpo. Allora era stato davvero lui, è lui il colpevole... di tutto!

“Non ti permetterò di fare male alle mie amiche, non più!” dichiara caparbia Francesca, erigendo immediatamente un muro elettrico su cui si infrangono le rocce appuntite, come strenua difesa.

“Da quando sai creare barriere come fa Mu?” le chiedo, stupita e ammirata

“Mi sono allenata molto quando voi eravate in coma, sono stata aiutata da Zeus, Hermes ed Efesto, quindi sono progredita molto velocemente. Ho promesso a me stessa che non vi sarebbe successo più niente!” risponde lei, voltandosi verso di me e sorridendomi.

“Davvero notevole, Francesca, non c'è che dire, significa che nell'arco di una settimana circa sei progredita come in due anni di allenamento, non c'è male davvero! Tuttavia neppure uno dei Dodici Olimpi può anche solo lontanamente eguagliarmi, cosa pensi di fare dunque tu?!” ribatte il nemico, mentre aumenta di poco la potenza del suo attacco con un ulteriore schiocco di dita.

“Maled...” inizia Francesca, notando che la barriera sta cominciano a cedere, ma non ha il tempo di finire di parlare che si ritrova investita dalle rocce, e noi con lei.

Finiamo qualche metro più in là, picchiando malamente sul terreno. Di nuovo. Persino più violentemente di prima.

Dannazione, siamo completamente inermi, se ci colpisce ancora una volta siamo spacciate! Guardo per un attimo le mie amiche a poca distanza da me, Michela ha vari ematomi sulle braccia e sulle gambe, nonché due profondi tagli sulle spalle; Francesca è messa un poco meglio, avendo solo riportato delle leggere abrasioni su tutto il corpo e qualche taglietto superficiale; io sono quella conciata peggio, visto che le vecchie ferite si sono riaperte e ho nuovamente in bocca il sapore del sangue. Non ho forze per alzarmi, ma devo trovare un modo per contrattaccare, costi quel che costi!

“Bene... la prova termina qui!” dice inaspettatamente il nemico, girandosi di schiena e facendo per andarsene.

Ci solleviamo un poco, stupite da un simile atteggiamento.

“Cosa diavolo...? Si può sapere che intenzioni hai?! Prima rubi gli occhiali di Dègel per farci venire qui, poi ci attacchi e infine te ne vai come se nulla fosse!” esclama Michela, tentando di farsi grossa con la voce.

“Non fraintendetemi: posso uccidervi quando voglio, ma non è divertente così, soprattutto per te, Marta, ho in serbo il modo perfetto per toglierti la vita, dovrai solo attendere un poco e tutto sarà compiuto. Potrò finalmente tornare al Principio Primo!” afferma, sorridendoci beffardamente.

Rabbrividisco istantaneamente a queste ultime parole, trafitta dai suoi occhi che si soffermano su di me, spietati. Lo avevo già percepito prima, ora ne ho la piena conferma: l'odio è reciproco e ugualmente smisurato da entrambe le parti, dalla mia come dalla sua!

Non aggiunge comunque nient'altro, si allontana un altro po' per poi alzare la mano imperiosamente: subito una specie di breccia nel tempo si apre in seguito al suo gesto, una breccia nel nulla, rassomigliante ad un buco nero. Tento disperatamente di alzarmi, ma le ferite fanno male, non mi rimane nient'altro che fissare sconvolta il suo operato. Quest'uomo riesce veramente ad aprire un varco dimensionale così facilmente?! Chi diavolo è?! Nemmeno un dio... nemmeno un dio può tanto! Poco fa, mi è venuto da chiamarlo 'Demiurgo', è davvero l'intelligenza regolatrice?!

“Allora ci vediamo, ragazze... - ci saluta, canzonatorio, poi, con un altro gesto, alza la mano che tiene gli occhiali – Questi vengono di certo con me, li trovo molto belli esteticamente!” aggiunge, subdolo.

No... li sta portando via ed io non sto facendo niente per impedirlo! Davvero posso continuare a stare qui, quando il nemico ha detto limpidamente di essere interessato a mio fratello?! No, è troppo pericoloso per noi, per tutti noi, non posso... non posso permettergli di allontanarsi impunemente, dannazione! Gambe, muovetevi, forza!

Quegli occhiali, io non... Sgrano gli occhi, del tutto assorta. Mi ricordo... come Dègel li ha ricevuti, erano... un regalo!

 

Come potrei, Fluorite? Non sono un ricordo di tuo padre?”

Il volto stanco e sporco di sangue di Dègel non esita a regalare un'occhiata affettuosa alla piccola. Lo guardo con ammirazione, mentre il cuore mi accelera nel petto. Malgrado tutto... malgrado l'aver perso il suo amato Maestro Krest, malgrado il dolore che certamente proverà in questo momento, il suo viso è comunque in grado di regalare una scintilla di calore alla bambina, portando con sé la speranza del domani. Dègel, davvero sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto in vita mia! Sei... così prezioso, mio piccolo fiocco di neve!

Aha ah ah! Non importa! Mi farebbe piacere se li teneste. Tanto a me non servono e ho già chiesto il permesso a mio padre... perché vorrei che non vi dimenticaste mai di me!"

 

Mi sento pizzicare gli occhi, un groppo mi sale in gola. Quel giorno perdesti il tuo adorato Maestro Krest, mio amato Dégel, ma riuscisti a raggiungere stabilmente lo Zero Assoluto, dando finalmente la tua risposta al quesito di Madame Garnet. Sei un sogno sfuggevole, lo sei sempre stato... ti amai, ti ho amato, e continuo tutt'ora ad amarti anche per questo e a mille e altre più cose, come avrebbe potuto essere diversamente?! Una lacrima mi solca il volto, prima di smarrirsi tra i capelli, le mie palpebre si riaprono, più determinate che mai.

Non ha importanza se Dègel o Camus... sei sempre tu, lo sarai sempre, ed io... farei di tutto, anche oltre, per te, anche se sembra sciocco, anche se, in fondo, come dice il Mago, sono rimasta sempre la stessa fanciulla fragile, non idonea al campo di battaglia. Non ha importanza! Lui è un pericolo per te, non posso permettergli in alcun modo di andarsene. Ancora una volta. Giammai!

 

Mi alzo di scatto in piedi, sotto lo sguardo esterrefatto delle mie amiche e dello stesso nemico che, percependo le velature del mio cosmo, si blocca improvvisamente, fissandomi con sguardo ricolmo di paura. E' tutto proprio come allora, vero, Demiurgo, da quattro soldi?! Hai sottovalutato la mia forza di volontà, pessimo sbaglio!

“Non ti permetterò di rubare gli occhiali che la piccola Fluorite ha regalato a Dègel, e, ancora, non andrai da nessuna parte, sei un pericolo per noi, non ritornerai nella tua dimensione, il tuo viaggio termina qui, stavolta per sempre!!! - dichiaro a denti stretti, correndogli appresso con il pugno destro in avanti. Tornerò ciò che ero, anche se per un solo istante – BLUE IMPULSE!!!” grido, mentre dal mio pugno esce un fiotto di aria congelante estremamente potente.

“Non è poss...!” riesce appena ad esclamare il nemico, mentre il mio attacco lo colpisce violentemente in faccia. Le dita perdono la presa sugli occhiali, i quali, dopo un breve volo, vengono tempestivamente riacciuffati da me, scattata in avanti per coglierli, come un frutto maturo che cade dall'albero.

“Ce... ce l'ho fatta, anf, anf... D-Dègel, C-Camus, siete..." sussurro, praticamente senza fiato, accasciandomi a terra, stremata e ansante. Dovrei avergli raggiunto i polmoni con quest'ultimo assalto. Dovrei. Anche se non vedo nulla intorno a me, il mio attacco ha creato una nebbiolina consistente che non mi permetter di vedere bene.

Provo a farmi forza per alzarmi, voglio essere certa di averlo ucciso, ma non riesco minimamente a muovermi, più mi dibatto più mi prosciugo.

Tutti i muscoli del mio corpo, infatti, sono rigidi e doloranti, trasmettendomi un indolenzimento diffuso e pressante. A questo si aggiunge il dolore alle ferite, ma la consapevolezza di aver recuperato il piccolo tesoro di Dègel, l'averlo tra le mani, mi fa sorridere per il sollievo. Sono felice... tutto qui, finalmente sono riuscita a...

Mi paralizzo nello scorgere gli occhi, ora quasi spiritati, del nemico. E' sopra di me... quando diavolo è successo?! Non solo non l'ho ucciso, non l'ho nemmeno...

"Argh!" un calcio violento allo stomaco mi mozza il respiro. Finisco qualche metro più in là, in posizione supina ma scomposta, le braccia e le gambe divaricate, la terribile sensazione di soffocare. Mi massaggerei la zona colpita con foga senza pari, se solo avessi la forza di farlo, ma il mio corpo non risponde, riesco a malapena a seguire i suoi movimenti con gli occhi, del tutto impotente. Non respiro... non riesco più a respirare...

“Il Blue Impulse... hai attaccato con la tua tecnica segreta per uccidermi, maledetta, le ho ben viste le tue intenzioni passare nei tuoi occhi, proprio come allora! Non avrei mai pensato di rivedere quell'attacco ancora una volta, men che meno di subirlo, e invece...” sbotta il nemico, una luce furente negli occhi. E' sopra di me, io... io devo scappare, altrimenti... un altro calcio nell'addome, di nuovo il respiro si mozza, i polmoni sussultano, Sarebbe così' facile svenire, cedere, ma non posso farlo, RIFIUTO di farlo! Sono completamente alla sua mercé, ma il mio sguardo, quello, il mio ribrezzo, voglio che lo percepisca tutto su di sé. Voglio che sappia che non ho dimenticato, che non mi sono arresa, e che mi opporrò con tutte le mie forze, ancora una volta. Sorrido, irriverente.

"Ti toglierò quel sorrisetto dalla tua faccia, sostituendolo con un ghigno mortale!

"N-non sei... così invulnerabile come vuoi far credere..." lo provoco, sicura di me, sebbene mi trovi in forte svantaggio. Lui non controbatte, semplicemente si pulisce il sangue che gli cola dalla vecchia ferita con la manica della larga veste. Appare sempre tranquillo e imperscrutabile, ma dentro di me so che la finta calma di prima è stata spazzata via, lo si percepisce dai suoi occhi. Uhmpf, così Superiore, eppure così vicino agli umani... patetico!

"S-sei un paz-zo... tale e quale ad allora, altroché Demiu... anf, anf... - raccolgo le forze per proseguire, provocandolo ulteriormente - Ti fermerò, non otterrai... ciò che cerchi. I-io lo... lo..."

“Lo proteggerai, nevvero?! Lo ripeti ogni volta, penosa e insulsa ragazzetta che non sei altro!" urla lui, centrando il suolo con un pugno, mentre dall'altra mano, sollevata esattamente sopra il mio petto, comincia a scaturire una luce sempre più luminosa - Decreto qui e ora la tua fine! Hai vissuto anche fin troppo. Muori!" sentenzia, totalmente fuori di sé, il volto irriconoscibile, distorto dall'ira.

Un brivido mi scorre lungo la schiena: è paura. Tutta la mia, finta, spavalderia cessa nell'esatto momento in cui la pressione su di me si fa sempre più insostenibile. Finirò schiacciata dal suo stesso colpo, qui, come una zanzara spiaccicata sul vetro.

"Martaaaaaa!!!"

Sgrano gli occhi, ancora più terrorizzata, come se mi fossi rammentata solo adesso che ci sono anche loro qui, le mie insostituibili amiche, stavolta non sono sola, non è un raffronto solitario tra me e il Mago, non più. Questa consapevolezza mi destabilizza ancora di più, facendomi tremare con ancora più forza.

"N-non venite qui, è-è pericoloso, n..." vorrei urlare con quanto fiato ho in gola, ma è tardi, Michela si getta su me, come a volermi difendere con suo corpo, mentre Francesca, disperatamente, si lancia contro il nemico, cercando di trattenere la sua furia.

"Avete tutte questa gran fretta di morire insieme con alla vostra amica?! Bene, vi detonerò all'istante, non rimarrà un solo atomo di voi!"

Nello stesso momento, scrollandosi di dosso Francesca, la quale viene barbaramente calciata a sua volta, finendo a breve distanza da me, unisce brevemente i palmi delle mani per poi separarli di netto. Tra le due estremità, che si allontanano una dall'altra, si crea un fascio di energia viola ricolmo di scritture arcane e simboli indecifrabili. Faccio del mio meglio per mantenermi vigile, mentre Michela, serrando disperatamente le palpebre, mi stringe con forza la mano. Non mi lascerà fino all'ultimo, lo so... Sono stanca, stremata, ad un passo dal baratro, la coscienza defluisce, anestetizzando il dolore, a malapena vedo il nemico, le sue braccia, che raggiungono l'ampiezza massima, l'aura di energia che è pronta ad essere lanciata, l'odore acre e pungente che ne deriva. Terra smossa, puzza di bruciato. Davvero... è... la fine...

“Q-questo non è un cosmo, è-è vera e propria magia...” riesco solo a balbettare, chiudendo istintivamente gli occhi per prepararmi a a subire il colpo, del tutto indifesa.

Non avrei mai voluto trascinarmi dietro anche loro, le mie insostituibili amiche, le mie... sorelle... perché, perché ho permesso loro di venire?! Perché faccio sempre questo errore?! Perché coinvolgo le persone che mi stanno più a cure?! Dovrei camminare da sola con le mie gambe, pensavo di averla imparata la lezione, eppure... eccomi di nuovo qui, a morire in maniera ancora più insulsa.

Chiudo gli occhi, non sapendo dove aggrapparmi per reagire. Ho ancora tanto a cui potrei sorreggermi, ho più di un motivo per vivere, allora perché... perché sto gettando la spugna?! Perché sono ancora così debole?! Camus... Camus, ti prego, perdonami, sono... un tale fallimento!

“NOOOOOOO!!!”

Come a rispondere alla mia preghiera, giunge alle mie orecchie proprio il grido disperato di mio fratello. Possibile?! E' davvero lui?! Non riesco tuttavia né ad aprire gli occhi, né a raccapezzarmi, perché un'improvvisa onda d'urto, risultato probabilmente dell'attacco deviato in qualche modo, mi investe in pieno, spingendomi violentemente indietro, almeno finché una presa ferrea, e neanche troppo gentile, mi afferra per la vita, premendomi poi contro il terreno.

Secondi di nulla passano, forse anche minuti... non percepisco più niente, non so neanche se sono viva oppure no, almeno per finché...

"Dannazione, Marta, respira! Non farmi anche questo, guai a te! Respira... RESPIRA, HO DETTO, MARTAAAA!!!"

Apro di scatto gli occhi a quella pressione e quel richiamo disperato, tossendo e sputando terra con forza, girandomi poi sul fianco e piegandomi dal dolore, le mani finalmente libere di stringersi sulla pancia, dalla quale avverto fitte acute e profonde.

"Continua così, tossisci quanto puoi e torna a respirare regolarmente! Continua, forza!"

Avverto a stento la voce di mio fratello, mi sta dando pacche tra le scapole, più forti del consueto, facendomi male ma permettendomi altresì di recuperare il fiato. Fatto questo, lo avverto prendermi bruscamente in braccio, ma la sua stretta non ha più nulla del calore che ricordavo, ciò mi confonde ancora di più. Non riesco a vedergli il viso, così come sono girata, ma dal suo modo di camminare direi che è piuttosto nervoso. Non capisco dove stiamo andando... che cosa è successo fino a ora?!

“Camus, io...” biascico, a disagio, tutta dolorante.

“Ora taci, Marta, non è il momento per le chiacchiere!" mi fredda subito, mentre, passandomi una mano poco sopra il bacino, mi conduce malamente a terra, la schiena contro un albero. Il movimento, così secco, senza un minimo di premura, mi fa sfuggire un mormorio di dolore. Finalmente riesco a riaprire le palpebre, distinguendo finalmente la conformità di mio fratello, che tuttavia mi da le spalle senza degnarmi di uno sguardo.

"M-Marta... - mi richiamano debolmente le mie amiche, nella mia stessa posizione, salvate anche loro da Camus - S-siamo un po'..."

Nei casini, immagino, sì... e neanche poco!

Non è comunque da me demordere.

“C-Camus, ti prego, ascoltami, io...” riprovo, ottusa, ma il rumore sordo che fa vibrare il tronco sopra la mia testa, mi fa sobbalzare per la paura. Camus ha sferrato un pugno all'albero, l'aria ancora trema, ma è la sua espressione infuriata a terrorizzarmi completamente.

“PER ATENA, CI VUOI STARE ZITTA?! Ti ho detto di rimanere alla Casa dell'Acquario e sei venuta qui, ora ti sto dicendo di tacere e parli, che cazzo devo fare per farmi ascoltare da te, sciocca ragazzina?!” mi urla, sovrastandomi completamente. I suoi occhi lampeggiano sinistramente... no, non l'ho mai visto così, non credevo neanche potesse rivelarsi così lontanamente terribile.

Tremo vistosamente, guardando il terreno sotto di me, ormai ricolmo di buche e solchi. Mi sento un verme, questo profumo di terriccio così penetrante non fa che mettermi ancora più a nudo, come un vero e proprio lombrico. Camus ha tutte le ragioni per essere spaventato e furibondo, ma il suo modo di fare mi ferisce più gravemente dei danni che ho subito.

“Scu-scusami..." riesco solo a biascicare, sul punto di piangere. Mi nascondo il viso con le mani, rendendomi conto di non avvertire più il male che sentivo prima, sostituito comunque da un dolore acuto al petto per via del trattamento ricevuto.

"Non me ne faccio niente delle tue scuse, se tanto fai sempre come ti gira... - Camus pare calmarsi almeno un poco. Ci osserva una ad una come si confà con i bambini piccoli, forse per lui lo siamo per davvero - Ora STATE qui! Non fatevi venire altre idee stupide, non agite, non pensate, per nessuna ragione dovete intervenire, chiaro?"

Nessuna risposta da parte nostra, umiliate e ferite, ma dimentico che Camus dell'Acquario ESIGE sempre una risposta, in qualunque circostanza.

"CHIARO?!?"

"S-sì, maestro..." risponde Francesca per noi, prostrata oltre l'inverosimile.

Camus non dice più niente, semplicemente lo vedo avanzare verso il nemico, pronto come non mai ad affrontarlo.

“Camus dell'Acquario... Ho fatto bene ad aspettare pazientemente tutti questi anni, il tuo potere progredisce a vista d'occhio, mirabolante! Sei riuscito ad annullare il mio attacco arrivando a manomettere il tempo medesimo! Sei davvero...” lo elogia il Mago, con un largo, quanto sinistro, sorriso.

“Pochi convenevoli, combatti piuttosto! Io e te abbiamo un conto da saldare, hai insozzato e ferito quanto ho di più prezioso, non avrò alcuna pietà per te!” lo minaccia verbalmente mio fratello, mettendosi in posizione di attacco, tuttavia non si muove di un passo, quasi come se qualcosa di più potente lo immobilizzasse.

“Camus... Camus... Camus! Io non posso combattere con te, ricordi? Mi servi, anzi sei indispensabile! Ti avevo avvisato: consegnati a me o distruggerò, ad uno ad uno, tutti i tuoi affetti più cari; spegnerò, con mano, tutte quelle piccole luci, di cui vai tanto fiero, che illuminano la tua vita... perché stupirti del mio operato, quindi? E comunque sono stato magnanimo, ho proposto alle tue pupille di schierarsi al mio fianco, prima di attaccarle, ho pensato che tu avresti potuto essere più felice, così, e accettare il tuo Destino... sbagliavo?” chiede retoricamente il nemico, in tono falsamente gentile, appropinquandosi ulteriormente a lui. La sua voce languida mi fa accapponare la pelle, faccio per alzarmi per reagire, ma cado subito a terra, sfinita. No... no, non posso permettergli di avvicinarsi a mio fratello... no!

"STAI LONTANO!" esclama Camus, fremendo, lanciando un colpo ai piedi del nemico, invano, perché l'energia congelante sparisce in un'altra breccia spazio-temporale.

"Di starti lontano... Lo dici anche nei sogni!" è la serafica risposta del Mago, che continua ad avanzare con passo sempre più incalzante.

Camus indietreggia ulteriormente, totalmente in balia di quell'essere, terrorizzato come non lo avevo mai visto. E' sconvolgente vederlo così, forse persino di più di quando è furioso, pronto a scoppiarmi addosso. Sembra così... così inerme!

"Fratellino!!!"

La mia voce sembra raggiungerlo, perché si volta un poco verso di noi, come a ricordarsi che non è solo contro il Mago, questo basta a dargli le forze necessarie per non indietreggiare ulteriormente. Anche la sua espressione muta istantaneamente, recuperando un po' di sicurezza.

"Consegnati a me, o..."

“Consegnarmi a te? Credo di averti già risposto: non mi arrenderò! - dichiara coraggiosamente - Puoi fare di me ciò che vuoi, ma loro... le proteggerò, costi quel che costi!" afferma, con vigoria, alzando il pugno per attaccare. Tuttavia dalla sua mano non fuoriesce niente, come se qualcosa gli impedisse di reagire.

“Loro? Quelle tre? Loro chi, Camus? Milo? Hyoga? Trai forza ed energia grazie alla loro presenza, ma tra poco non ci saranno più, Camus dell'Acquario, non avrai più nessuno da proteggere, perché io reciderò ogni tuo singolo legame. Loro soffriranno, oh sì, tanto, e la colpa sarà stata tua, della tua sciocca testardaggine!”

"NON OSERAI, NON OSERAI, MALED..."

“Camus, attento!!!” lo chiamiamo all'unisono Francesca, Michela ed io, spaventate, il cuore in gola nel vedere gli eventi succedere davanti a noi senza poter fare niente per intervenire.

Camus ha provato a reagire, attaccandolo nell'estremo tentativo di proteggerci, annullando così la distanza tra sé e il Mago, ma quest'ultimo ci ha messo poco a scansarlo, per poi afferrarlo per il polso destro e fare lo stesso giochetto che aveva fatto con me, ovvero tenerlo sollevato per il braccio. Inconcepibile! Non riesco a credere che anche mio fratello sia in balia degli eventi, lui, un Cavaliere d'Oro! Non riesco a vederlo così impotente, così... rabbrividisco istantaneamente nello scorgere la mano libera del suo avversario avvicinarsi al suo petto per poi solcargli le clavicole, salire sul collo e soffermarsi sul mento, che gli viene sollevato a forza come a contemplare della merce rara.

"U-urgh..." prova ad opporsi lui, piegando il volto di lato nell'estremo tentativo di ribellarsi. Non riesce a fare nient'altro, la mano libera è inerte lungo il fianco sinistro, lo stesso le gambe, del tutto immobilizzate, come se un qualche sortilegio lo avesse reso inattivo.

"D-dobbiamo fare qualcosa, n-non possiamo... urgh!" prova a rimettersi in piedi Michela, ricadendo pesantemente per terra, ansimando, il tutto mentre Francesca ed io, sempre più sconvolte, continuiamo ad essere spettatrici di quanto accade davanti ai nostri occhi. Tremo, e il corpo di mio fratello fa uguale, mentre la mano libera di quell'essere si dirige verso il suo addome, insinuandosi sotto la maglietta già parzialmente sollevata a seguito della posizione cui è costretto. Gli viene così scoperta la pancia, sulla quale le dita del Mago cominciano a stringere la presa, rivendicando un possesso che invece non gli spetta. Lo sento da qui... il suo respiro... esso accelera, voglioso, godendo della non reattività di mio fratello. Mi sento ribollire dalla rabbia, mentre un senso di ripugnanza dilaga in me, annebbiandomi il cervello. Le tempie mi pulsano e una foga selvaggia mi investe: quel bastardo lo sta toccando senza che Camus possa opporre la benché minima resistenza, ed io sono qui, ancora una volta debole, a non poter fare niente per impedirglielo, maledizione!!!

“La tua forza di volontà... è encomiabile! Sai, sarebbe molto più semplice se tu cedessi, proveresti meno dolore durante... la penetrazione... ma non vuoi arrenderti, nevvero? Non vuoi consegnarmi questo meraviglioso corpo che bramo così tanto! - gli dice a bassissima voce, mentre con la punta del dito indice traccia più volte l'ombelico e gli addominali, soffermandosi poi poco sotto lo sterno - ...Sai anche a cosa mi serve, è un mio diritto, del resto..."

A queste ultime parole le palpebre, prima serrate, di Camus, si spalancano in un nuovo guizzo di energia, la mano libera si alza di slancio, sferrando un pugno ghiacciato di estrema potenza che colpisce violentemente il Mago, facendogli mollare la presa.

“Maledetto, cosa ne vuoi sapere tu di diritti!!!” gli urla caricando e lanciando la Polvere di Diamanti nel giro di un attimo, ma il nemico, piegato in due dal dolore, riesce comunque a scomparire nel nulla.

Rimaniamo confuse a guardarci intorno, aspettandoci un nuovo attacco da qualche parte, il tutto mentre Camus, ricomponendosi, sistemandosi meglio la maglietta dismessa, si posiziona velocemente davanti a noi con fare protettivo.

“Lo avrete ormai capito, credo, che sono stato proprio io a spedirvi in questa epoca, mi è necessario per attuare i miei progetti. Per quanto concerne te, invece, Camus, hai dato la tua risposta definitiva, ne subirai le conseguenze, voi tutti ne pagherete il fio!”

E' solo la voce del nemico a raggiungerci sulla già devastata radura, la sua essenza è tornata nel luogo da dove proviene, non ci attaccherà più, per questa volta.

“Certo, è un peccato che l'Entrosfera e Crono malvagio, miei stratagemmi, abbiano fallito per colpa vostra, ma questo mi è stato utile per capire ancora meglio i segreti della vostra dimensione. Ci rivedremo presto, non temete!”

La voce scompare nel nulla, lentamente il sole, prima oscurato, torna a splendere nei dintorni.

Istintivamente mi accascio ancora di più a terra, stremata. Davvero tutto questo è stato escogitato da lui? Da Crono all'Entrosfera fino alla situazione attuale? Davvero ha il dono dell'onniscienza? Ma soprattutto cosa vuole da mio fratello? Perché un tale interessamento sul suo corpo? Quel gesto di possessione... sembrava lo volesse fare suo solo con uno sguardo. Ha solcato tutto il suo addome con quel dito, alzandogli la maglia per scoprire quanta più pelle possibile, come a voler assaporare quel momento. Sembrava davvero sul punto di spogliarlo, un solo secondo in più e gli avrebbe strappato le vesti di dosso. Ne ho limpidamente percepito le turpi intenzioni. Un brivido mi scorre lungo la schiena a quest'ultimo pensiero, automaticamente stringo le mani a pugno, furiosa. Gliela farò pagare, maledetto... gliela farò pagare, PER TUTTO!

“Le mie felicitazioni per la vostra encomiabile escalation di decisioni sbagliate e sforzi vani, siete le prime allieve a commettere così tante cazzate in un colpo solo, non lo credevo nemmeno possibile!” afferma Camus ad un tratto, avvicinandosi a noi con andatura incerta. Le sue mani stringono la maglietta in prossimità dell'addome, come se si sentisse profanato, mentre il suo volto, leggermente sudato, non cessa di guardarci con astio malgrado la spossatezza lampante.

“Maestro, noi...”

“Non c'è niente da aggiungere, Michela! Io avevo espressamente detto a Marta di rimanere all'undicesima casa, voi invece l'avete seguita in questa sciocca impresa, quando dovevate solo fermarla con ogni mezzo in vostro possesso! Per cosa lo avete fatto, poi?! Per degli stupidissimi occhiali?! Cosa avete al posto del cervello?! Le formiche?! Le scimmie urlatrici?! Vi credevo più intelligenti, tutte e tre!!!” ci sgrida, minaccioso. Ciò che ha subito poco fa non lo ha reso affatto più docile, anzi ha acutizzato la sua voglia di fare polemica e di strigliarci.

Con la coda dell'occhio, vedo Michela fissare il terreno con insistenza, singhiozzante, sull'orlo delle lacrime; invece Francesca annuisce con la testa, rendendosi pienamente conto che Camus ha ragione a reagire così, che è spaventato, anzi, terrorizzato, perché ha avuto paura di perderci, di nuovo. Pertanto rimane in silenzio.

Mio fratello prosegue nel rimbrotto, ricordandoci che ci stiamo allenando solo da pochi, pochissimi, mesi, che non siamo guerriere, che non abbiamo nemmeno un'armatura, e che siamo state delle presuntuose a pensare di riuscire ad affrontare un nemico così tanto superiore alle nostre forze. Dovrei dire qualcosa, starlo ad ascoltare, ma la mia mente mi riporta costantemente alla visione del Mago che toccava il corpo di Camus, alle sue allusioni, a quella luce sinistra negli occhi. Rabbrividisco, prima di essere ridestata a forza dai mie pensieri con una manata sul braccio. Mi riscuoto, tornando a focalizzarmi su di lui, su quegli occhi blu che mi guardano con una rabbia mista a qualcos'altro di ancora più insostenibile.

"Sto parlando anche con te, signorinella, anzi, SOPRATTUTTO con te! Mi hai molto deluso... Marta..."

Ingoio a vuoto, colpita in pieno dalla sua scoccata, ma mi barcameno alla ben meglio, cercando di non cedere, sebbene le palpebre mi punzecchino: ci sono questioni più importanti!

"Chi era... quello?"

Camus sembra ancora più infastidito dal mio cambio di discorso: "Cosa vuoi che ne sappia io, è la prima volta che..."

"BALLE! - lo freddò all'istante, imprimendo il mio sguardo nel suo - Non trattarci come delle ragazzine, abbiamo ben visto quello che ti ha fatto!"

Camus esita per un istante, la paura è nei suoi occhi, quasi indietreggia come aveva fatto precedentemente con il Mago, ma trova infine il modo per ribaltare la situazione a suo vantaggio.

"Non lo siete, forse?! Lo avete ampiamente dimostrato, quest'oggi!"

Ma io persevero, ottusa, desiderando andare al sodo. Voglio la verità, qui e ora.

"Camus, chi era quello, che vuole da te?!"

"Non sono affari tuoi, Marta... piuttosto spiegami tu perché accidenti hai desiderato a tutti i costi ingaggiare battaglia con..."

"IO NON TI SPIEGO UN EMERITO CAZZO, INTESI?! Perché dovrei motivarti le mie azioni, quando tu non rispondi MAI alle mie, di domande?!"

"Attenta, modera il tono, sono ANCHE il tuo maestro, non ti permetto di parlarmi sopra! Stai travalicando il limite..."

"Chi era quello, perché ti ha toccato così, cosa... cosa vuole da te? Quando vi siete visti la prima volta?!" insisto, sempre più pressante e furente.

"Basta con le domande, Marta..." mi sibila, quasi un serpente che soffia prima di attaccare, è l'ultimo avvertimento, lo capisco dal tono usato, un altro passo e mi farò del male, ma neanche questa consapevolezza è sufficiente a fermarmi. E supero così il limite.

"Non ha parlato di 'penetrazione' a caso, vero?!? Cosa ti ha fatto, fratellino, perché non ne parli?!"

"P-piantala, ho detto..."

"Non la pianterò, no, non finché non scoprirò la verità che ti sforzi di nascondere!"

"Non ho n-niente... da dirti!"

"Sì che ce l'hai, Camus, sei sconvolto, non solo per noi, ma anche per quello che hai dovuto subire e che ti ostini a non rivelare. Di-diccelo, ti prego, lui ti ha, forse...?"

"HO DETTO BASTA!"

Accade tutto in pochi secondi. Senza nemmeno farmi capacitare di quanto sia effettivamente avvenuto, cado malamente a terra, la parte destra del volto bollente e dolorante. Non l'ho neanche visto, il dorso della sua mano che si è mosso per schiaffeggiarmi la guancia, ma l'ho percepito, bruciante, netto. I miei occhi lacrimano, mentre, sbigottita, fisso mio fratello che mi sovrasta con la sua mole, gli occhi profondamente blu, quasi tendenti al nero, una strana ombra dilaga in lui.

"Camus, sei impazzito?!?"

Da qualche parte fuori da me giunge l'esclamazione di Francesca, ma è tutto ovattato, non riesco a vedere altro che il viso, snaturato, di mio fratello.

Istintivamente stringo gli occhiali che tengo ancora in mano, mentre con l'altra la zona lesa. Scocco un'occhiata di fuoco in direzione di mio fratello, le sue labbra, forse colte da un rimorso tangibile, fremono più volte. E' pentito, lo capisco, ma questo non mi addolcisce minimamente, anzi, mi fa partire per la direttissima. Dégel non avrebbe MAI reagito così, si sarebbe sicuramente arrabbiato per il mio comportamento, era suo diritto, ma ne avrebbe parlato con calma, con quel sorriso dolce velato di tenerezza, ci saremmo confrontati, senza filtri, lui avrebbe ricercato il mio sostegno, io il suo... l'avremmo vinta, questa entità, insieme, non come si ostina a fare Camus, combattendo da solo, urlandoci di tutto e mascherando il suo stato, anche laddove è lampante che non abbia armi per difendersi.

I-io... rivoglio il mio Dègel indietro, i miei ricordi, il mio passato, la mia precedente vita... è ingiusto che sia finita così, INGIUSTO!

“Non c'è nulla di lui in te, nulla! - sibilo in tono apparentemente basso, la calma prima della tempesta. Sto per esplodere, lo sento - Nulla, nulla, e ancora nulla! Non sei nulla a suo confronto, Camus! Aveva ragione Death Mask, i tuoi sentimenti non sono più recuperabili, sono annegati sotto il mare della Siberia dell'Est da tempo immemore. Non sei altro che una pallida ombra di ciò che eri, un involucro, una fievole rivisitazione di un passato glorioso, tutto qui! E sei stato tu a volere ciò, per vigliaccheria, per paura di soffrire ancora! Perché... perché non sei più lui, perché?!? Io voglio... IO RIVOGLIO DEGEL INDIETRO!!!”

Mi tappo immediatamente la bocca, maledicendomi mentalmente per aver proferito una frase così assurdamente cattiva nei suoi confronti. Io... DAVVERO GLI HO SPUTATO ADDOSSO TUTTO QUESTO VELENO?!?

I miei pensieri vengono bruscamente interrotti dalla presa ferrea di mio fratello sul mio chitone, finisco ben presto sbattuta a terra, schiacciata dalla sua mano. Annaspo. Non è da lui un tale comportamento, ma... questa volta me la sono andata proprio a cercare!

“C-Camus, io non v...” inizio a biascicare sforzandomi di riaprire almeno un occhio, ma l'espressione rivoltami, un misto tra la rabbia e la tristezza infinita, mi fa morire le parole in gola. Smetto di dibattermi, le braccia mi ricadono lungo i fianchi. Vinte. Lo lascio fare, la sua mano mi stringe con foga la veste, premendomi sulla gola. Tossisco, ma continuo a non oppormi.

“Non sono come Dégel, dici, e menomale, perché altrimenti sarei finito a pezzi, di nuovo, irreversibilmente! Non sai MINIMAMENTE che cosa ho passato, stupida ragazzina, ma punti il dito contro di me, tacciandomi di aver perso i sentimenti e così la capacità di amare. MAGARI LE AVESSI PERSE PER DAVVERO! - sbraita in tono alto, la sua voce è un frastuono che mi rimbalza in testa. Non riesce più a trattenersi, è totalmente fuori di sé, quei suoi occhi scuri, tendenti al nero mi spaventano terribilmente - Sarebbe la mia salvezza, perderle... VORREI averle perse, vorrei non sentire più niente, NIENTE, con tutte le mie forze, non immagini neanche quanto! E invece no, provo ancora emozioni, nonostante tutto, il mio cuore batte ancora, nonostante l'abbia distintamente sentito spezzarsi nell'esatto momento in cui tu mi sei morta tra le braccia dopo la lotta contro Crono!!!" afferma, stringendo la presa su di me e facendomi male, quasi come se l'asprezza del discorso si ripercuotesse su tutto il suo corpo, sul suo bisogno di farmi a sua volta del male.

Un brivido mi pervade tutto il corpo, che trema vistosamente: allora è andata davvero così: ero morta, senza mezzi termini, non c'era più vita in me, le mie percezioni erano giuste.

"N-non respiravi p-più, ma il sangue... - mi conferma lui stesso, fermandosi un attimo perché è a corto di fiato - il sangue continuava a scorrere! Non sapevo come fermarlo, non sapevo come r-rianimarti, ci ho provato, ho dato il tutto e per tutto, ma tu eri lì... i-immobile... e la colpa era la mia. V-volevo morire, non riuscivo ad accettare l'idea che tu ti fossi sacrificata per me, che io continuassi invece a respirare, che il mio cuore battesse, nonostante si fosse irrimediabilmente spezzato. E-eri lì, tra le mie braccia, m-morta, come un oggetto inanimato. T-ti ho stretto a me, al mio petto, v-volevo darti calore, v-volevo che riaprissi gli occhi, ti ho urlato di non lasciarmi, di non andare dove non potevo più raggiungerti, ma era tardi, tutto inutile, t-tutto vano. Non potevo accettarlo, non potevo!!! Urgh..."

Mi scrolla con forza, il corpo scosso dai tremori, le palpebre serrate. Completamente devastato... questa è l'impressione che giunge a me, mentre quasi senza accorgermene vengo sbattuta nuovamente per terra, con più violenza. Ma non sento dolore. Non posso sentirlo, con mio fratello ridotto in questo stato, con le lacrime che gli imperlano le ciglia, senza però riuscire a cadere.

Cosa ho fatto, cosa ho detto?! Camus... Camus... perdonami, ti prego, ho detto una cosa che non pensavo nemmeno, come mi accade spesso quando mi arrabbio. Ti giuro, non volevo, fratellino, NON VOLEVO!

Mi sto lasciando andare allo sconforto, non ho alcuna ragione per impedirgli di farmi del male. Non ce la fa più, c'è una voragine dentro di lui, lo sta risucchiando, ed io... ed io... Ancora una volta sono le mie amiche ad intervenire in mia vece.

“Camus! Camus, calmati adesso, non è il nemico, è la tua Marta, la tua Marta, mi senti?! FERMATIII!" urla, Francesca, abbracciandolo di getto, cercando di trattenerlo per il busto.

"Maestro, sei suo fratello, ma questo non ti da il diritto di soffocarla, non ti riconosciamo più, cosa ti succede?!"

Come svegliato da quelle due frasi, Camus si riscuote, i suoi occhi tornano limpidi come il mare, come di consueto, si allontana bruscamente da me, come se avesse ricevuto la scossa.

Mi porto automaticamente le mani alla gola, rendendomi conto che non stavo respirando. Le corde vocali mi bruciano, sono in affanno, a corto di ossigeno. Camus... Camus stava davvero... per strozzarmi?! La pressione sul collo.. erano le sue mani?! Quasi non me ne ero nemmeno resa conto. Ansimo con enorme patimento, sentendomi quasi svenire.

"N-No... NO!" lo sento biascicare, in tono angosciato, mentre le mie amiche si buttano di nuovo su di me, come a volermi proteggere.

“Camus, ma sei impazzito?!? Le hai lasciato i segni sul collo!!!" urla ancora Michela, spaventata come non mai.

"I-io non... non..." balbetta solo, in tono agitato, come se non si fosse reso neanche conto di quanto appena fatto, ma le parole erano le sue ne sono più che convinta, quel tono strozzato, era il suo...

Mi sforzo di alzare un braccio nella sua direzione, ma non riesco a raggiungerlo, perché lui si allontana ulteriormente, come se avesse paura anche solo a sfiorarmi.

"Va t-tutto b-bene..." provo a dirgli, stremata, cercando di sorridergli, cosa che non mi riesce benissimo. Le labbra di Camus fremono nel vedermi ridotta così, vorrebbe dire qualcosa ma non riesce, quindi si gira di spalle, non riuscendo più a sostenere il mio sguardo. Il suo corpo freme, le braccia lungo i fianchi, inerti ma strette a pugno. E' nuovamente irraggiungibile.

“To-torniamo al Santuario, non è posto per... fermarsi a parlare, questo..." dice, in tono più fermo possibile. In verità, la sua voce, le sue parole tremano più del suo suo stesso corpo.

Sei così spaventato, fratellino...

 

***********

16 Agosto 1741, sera.

 

“Marta, rammenti la dinamica del tuo ultimo attacco contro il nemico? Sei consapevole del colpo che hai lanciato?”

Siamo in prossimità dell'undicesima casa, ed io sono in uno stato d'animo talmente mortificato, che non ho proprio voglia di rispondere alle domande, per me assurde, di Francesca, che mi osserva con una strana luce negli occhi.

“Cosa... cosa significano queste domande? Non era la solita, basilare, Diamond Dust?” domando retoricamente, come se fosse ovvio. Ho ricordi molto annebbiati dell'ultimo assalto, come se non fossi stata completamente me, so solo che mi sono ritrovata per terra, con quell'essere pronto ad uccidermi, e poi è intervenuto Camus.

“No, Marta, non era la Diamond Dust, era un altro colpo, per l'esattezza un attacco che solo i leggendari guerrieri di Bluegrad possono usare!” ribatte ancora Francesca, scrollando il capo, come se la mia risposta le avesse dato le nozioni che le mancavano.

La guardo esterrefatta, non sapendo cos'altro dire, lei non sembra così scioccata quanto me, ma è tesa, il corpo rigido.

"I... i guerrieri di Bluegrad?" ripeto, cercando di digerire la notizia.

"Sì, i Blue Warriors..."

Faccio per aprir bocca, ma l'occhiata obliqua di mio fratello mi è sufficientemente da monito per tacere. Si è ripreso, rispetto a prima, reagendo nuovamente con la rabbia. E' ancora furioso per ciò che abbiamo rischiato, lo sarà ancora per un po' temo...

Entriamo così nella Casa dell'Acquario: noi, le allieve, tutte a capo chino come in una processione penitenziale; Camus, il maestro, come una furia in cerca di qualcosa su cui sfogarsi.

“Camus, sei tornato? Hai trovato le ragazze?”

La voce di Dègel mi fa, istantaneamente, battere il cuore all'impazzata. Subito dopo lo vedo comparire dalla porta insieme a Federico, Marika ed Eleonora, queste ultime probabilmente presenti per dare manforte psicologico. Devono tutte aver saputo del nostro folle progetto, lo si presagisce dai loro sguardi allarmati.

“Per Atena! Come vi siete ridotte?!” aggiunge infatti Dègel, guadando preoccupato le numerose ferite sui nostri corpi. Tutto questo mentre Camus si allontana da noi per appoggiarsi al muro con aria indifferente.

"Abbiamo fatto un casino, Dégel..." pigola Michela, con la faccia da cane bastonato e gli occhioni ancora rossi.

"Abbiamo ingaggiato una dura battaglia e... e questi sono i risultati!" aggiunge Francesca, lo sguardo basso, tutta vergognosa.

"Me ne sono accorto da me... non percepivo i vostri cosmi durante la lotta, ma Camus sì, ed è corso in vostro soccorso, avrei voluto localizzarvi, esservi d'aiuto ma non ho potuto fare altro che affidarvi a lui - ci spiega, avvicinandosi a noi con passo elegante e felpato - Comunque la cosa più importante è rivedervi qui, vive. Come vi sentite?"

Lo guardiamo incredule, aspettandoci, forse, il milionesimo rimbrotto, non certo una sincera richiesta di sapere il nostro stato di salute. Sorrido tra me e me, arrossendo, la presa sugli occhiali aumenta d'intensità.

"Pentite.... e spaventate, ce la siamo vista brutta, abbiamo avuto paura e... siamo state strigliate, ma ora va meglio..." risponde Michela, non sapendo bene se fiondarsi tra le braccia di Dègel per ricercare un po' di affetto o rimanere sulle sue, giacché non hanno ancora abbastanza confidenza.

"Marta ha subito più danni, perché ha caricato a spron battuto ben consapevole che il nemico aveva con sé una cosa per te molto importante. Non ha esitato, per te, le ferite precedenti le si sono riaperte, ma ha raggiunto il suo obiettivo..." mi elogia Francesca, dando così a me la facoltà di parlare. La ringrazio con lo sguardo nel percepire la nota di calore che ha usato per parlare.

"M-Marta...?" farfuglia Dègel, voltandosi finalmente nella mia direzione.

Sorrido leggermente, avvicinandomi a lui, incespicando nei piedi. Mi sono comportata male con tante persone tra ieri e oggi, e di questo mi vergogno, ma almeno sono felice di aver fatto una cosa positiva in tutto questo sfacelo. Arrivo davanti a lui, afferrandogli delicatamente la mano per poi richiudergliela con dentro gli occhiali, ancora miracolosamente intatti.

Camus, più distante da noi, segue le mie manovre con lo sguardo contrito, nell'espressione un qualcosa di malinconico.

“Questi sono tuoi di diritto!” dico, sorridendogli ancora, felice.

Dégel mi osserva per qualche attimo, stupito, poi mi stringe forte a sé, mettendomi anche una mano dietro alla testa per accorciare la distanza tra me e lui. Sussulto, spalancando le palpebre, mentre il cuore mi si accelera in un fremito. Socchiudo infine gli occhi, assaporando quel contatto. Mi sembra sempre di tornare a casa quando sono qui, tra le sue braccia, mi manca terribilmente non essere stretta da lui, quando ho paura, quando sto male, eppure quel tempo lontano ormai è andato, non ritornerà più, lo so, ma non riesco ad accettarlo!

“Avete fatto tutto questo per me?! Siete conciate così solo per essere andate a recuperare i miei occhiali?! Non dovevate farlo, sapete cosa avete rischiato per un quisquilia simile?” chiede retoricamente, con la voce un po' tremolante.

“Sì... il nemico li aveva presi, consapevole che Marta sarebbe andata in qualsiasi caso e che noi non l'avremmo lasciata sola. Penso che volesse studiarci, saggiare il nostro modo di combattere, prima di continuare con il suo piano. Ci ha rivelato di essere stato lui a spedirci qui nel passato, è lui che sta manomettendo tutto!” prova a spiegare Francesca, tentando di mascherare la stanchezza nella sua voce.

"Un nemico capace di manovrare il tempo medesimo... è ben al di là delle nostre capacità!" sussulta Dègel, facendosi pensieroso. Nel frattempo vedo Federico cambiare espressione, prima di allontanarsi tacitamente da noi senza dirci più niente.

"Non saremmo dovute andare..." biascica Michela, massaggiandosi la fronte.

"Non avreste dovuto, no, siete state fin troppo ardite, avrebbe potuto finire ben peggio di così, riuscire a rendervene conto?! - ci rimprovera bonariamente Dégel, con un pizzico di severità staccandosi da me. Più nessuno ha il coraggio di parlare, almeno finché non è lui stesso a cambiare espressione, addolcendosi - Ma anche straordinariamente audaci e coraggiose, di questo vi devo dare atto!" ci stima in tutta franchezza, lo sguardo luminoso.

Ci ritroviamo ben presto tutte e tre a guardarlo, la bocca semi-aperta per la sorpresa, mentre lui, posizionandosi al centro per guardarci una ad una, indossati gli occhiali, continua il suo discorso.

"L'esperienza sul campo è di basilare importanza per affinare le proprie doti da guerriero, questo è assolutamente imprescindibile, e voi ne capite l'importanza. Vi state allenando da pochi mesi, e già siete così caparbie, e un poco spericolate, aggiungerei, da ingaggiare una lotta contro il vostro avversario per difendere ciò in cui credete. Nondimeno non avete permesso a Marta di andare da sola, dimostrando non solo lealtà e amicizia, ma anche senso di squadra, tutte doti già pienamente sviluppate in voi, e non siete che all'inizio! - ci continua ad elogiare, genuinamente ammirato, prima comunque di tossicchiare per tornare a puntualizzare un'ultima cosa - Però la prossima volta pensate un po' di più prima di agire, anche alle conseguenze non solo su di voi, ma sulle persone che vi amano. Avete davvero terrorizzato il vostro maestro, che si è subito precipitato da voi senza un minimo di esitazione. Camus non ha alcuna protezione qui, è un Cavaliere dì'Oro, d'accordo, ma ciò non lo rende invulnerabile, si butterebbe tra le fiamme per voi, incurante di danneggiare il suo corpo, quindi, se potete, non fategli più prendere simili spaventi!" conclude finalmente il monologo Dègel, scoccando un'occhiata anche a mio fratello che tuttavia, sbuffando, richiude gli occhi, mantenendo le braccia conserte, la schiena sempre contro il muro.

A questo punto le mie amiche, ancora scosse dai fatti precedenti, si precipitano, senza più esitare ad abbracciare Dègel, il quale, sorpreso, non aspettandosi il loro gesto, quasi si sbilancia.

"Buaaaaaaaaaah!!! Scusaci, non volevamo! Non volevamo spaventarvi, te lo giuro!!!" esclama Michela, affondando il viso nella lunga veste dell'antico Acquario, il quale, ancora sorpreso, non ricambia subito il gesto.

"Non lo faremo più, non rischieremo così tanto, la prossima volta penseremo prima di agire, è una promessa!" afferma a sua volta Francesca, un poco impacciata nella stretta, ma ugualmente emozionata. Hanno così tanto bisogno di coccole, dopo l'esperienza passata... sorrido, intenerita dalla scenetta. Finalmente Dégel ricambia l'abbraccio, cingendogli le spalle con le braccia.

“Lo so, lo so che non volevate... siete ancora inesperte, su questo settore, ma avete un potenziale inesauribile, abbiate solo un po' di pazienza! - le rassicura, accarezzandole con le dita - E grazie... grazie per tutto! Avete rischiato molto per una bazzecola simile, lo avete fatto per me, ve ne sarò eternamente grato!”

"A che cosa mi tocca assistere..." commenta a bassissima voce Camus, tornando a sbuffare, suono che non sfugge di certo a Dègel, il quale, sospirando, si stacca dalle mie amiche.

“Eleonora! Marika! Potete occuparvi di loro tre mentre io parlo con Camus, sono molto provate e necessitano di riposo!”

Il suo tono di voce è cambiato, è diventato più grave, come a voler sottolineare l'urgenza della situazione. La sua espressione non è più gentile, si fissa in quella di Camus con severità. Mio fratello la ricambia, affatto intimorito. Spero che non litighino fra loro, si sono da poco trovati, capiti no, ma hanno fatto dei bei passi avanti, non vorrei che nullificassero i risultati raggiunti.

Marika ed Eleonora, intanto, annuiscono serie, prendendoci per mano e guidandoci verso le camere con l'intento di curarci lì, lasciando soli i due Cavalieri a chiarirsi. Io esco con loro ma, giunta in corridoio, mi fermo e mi volto, tentennando.

"Camus non sta bene... vorrei rimanere qui!" mormoro, rivelando le mie intenzioni di fermarmi a vedere cosa succede.

"Marta, devono parlare di questioni loro, non dovremmo..." tenta di opporsi Francesca, la più riservata tra noi, ma Michela giunge a darmi manforte.

“No, ha ragione Marta, avete visto come ha reagito il Maestro, non possiamo lasciarli soli!” esclama, appoggiandosi al muro e sbirciando nella stanza.

"Beh, noi non possiamo certo dirvi niente, siamo le regine dello spionaggio!" commenta Eleonora, le mani dietro la nuca, sorridendoci solare.

"Oh, sì, le regine! Sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato, ehe!" ridacchia a sua volta Marika, appoggiandoci. 4 contro 1! L'unica ancora titubante è Francesca, la quale comunque, rassegnata, sfinita, si siede per terra.

“Fate vobis allora, ma poi non piangete se Camus vi scoppia nuovamente addosso! Abbiamo messo a dura prova la sua pazienza oggi, più di una volta, se ci volesse mandare a fanculo ne avrebbe pienamente diritto!” ci fa notare comunque Francesca, cristallina come sempre. Ha ragione, non è bello origliare, mai, ma la situazione è talmente pesante che davvero non abbiamo a cuore di andare a dormire con Camus ancora in queste condizioni.

Le parole che mi ha rivolto, quella sua disperazione tangibile, mentre descriveva la scena della mia... morte... mi sono arrivate dritte al cuore. Non ho capito niente di lui, e gli ho detto quelle cose terribili, vorrei solo chiedergli scusa, dirgli che non lo penso per davvero, ma è ormai irraggiungibile e... fa male!

“Hai delle allieve straordinarie, lo sai, vero, Camus?” chiede retoricamente Dègel, avvicinandosi alla sua reincarnazione con passo leggero. Malgrado quel pizzico di severità, il suo tono è pacifico e gentile come sempre.

“Uhmpf, allieve straordinarie che non ascoltano minimamente quello che dico! I cani della muta che ho in Siberia mi ascoltano molto di più che loro! Se gli do un ordine lo adempiono, nei minimi dettagli, soprattutto sono abbastanza svegli da non finire in guai che si cercano loro!” esclama mio fratello, sempre con le braccia incrociate al petto, guardando altrove.

“Sono sicuramente un po' avventate, ma questo accade perché usano la loro testa, non è per forza un male! La cosa più importante fra tutte è che farebbero di tutto per te, non è forse così? Sono inestimabili, e soprattutto sono il migliore tesoro che ti potesse capitare! Guardandole... ho davvero fiducia nel futuro, malgrado tutta l'oscurità che aleggia sinistra nell'aria!” continua Dègel, sempre sorridendo.

“Se le stimi così tanto, se ti piace farti venire il nervoso a dare delle direttive che non seguono mai, te le cedo pure! Tanto non hai allievi tuoi, no? Inoltre hai il mio stesso potere. Sarebbero felici con te...”

Una pugnalata al cuore colpisce istantaneamente tutte e tre, procurandoci un dolore acuto e insostenibile. Francesca, a quell'ultima frase, si alza, raggiungendo la posizione mia e di Michela e sporgendosi insieme a noi. Certo, essere trattate come cuccioli da mandare in adozione è davvero terribile, ma nulla se paragonato al tono, sempre più pesante di Camus.

“Stai mentendo, non vorresti tu per primo separarti da loro, perché dire cose in cui non credi, Camus? Si vede senza alcun margine di errore che tieni molto a loro. Eri sconvolto, quando hai appurato che erano in pericolo, il tuo corpo tremava e avevi il viso piegato in un'espressione di terrore, ripetevi che non avresti più permesso che rimanessero ferite di nuovo, ed io ti chiedo: le hai già perse una volta? Hai perso altre persone che amavi, in vita tua? E' per questo che tenti disperatamente di mantenere le distanze dagli altri? Hai... paura di amare?” lo interroga Dègel, in tono pressante.

Camus non risponde, ma stringe forte i pugni e chiude di scatto gli occhi, parafrasando il dolore che è ben vivo in lui.

"Non sono cose che ti riguardano..."

"Non lo sono, no... volevo solo cercare di capire il motivo della tua trasformazione - ammette candidamente Dègel, cercando di avvicinarsi a lui - Te l'ho già detto, mi ricordi il mio Maestro Krest, lui... era diventato così apparentemente freddo proprio perché aveva perso molte persone nella sua lunga vita, tu hai solo 22 anni, ma..."

"B-basta, non andare oltre! Non intendo sfogarmi con te, né con nessun altro! Il peso sulle mie spalle... non permetto a nessuno di reggerlo al posto mio, lo porterò avanti, è mio dovere!"

"Dovere?! Peso?! Ma ti senti, quando parli?! - ribatte Dègel, stavolta punto sul vivo - Sai quante persone, in questo mondo, vorrebbero avere qualcuno al proprio fianco? Qualcuno che li sorregga quando sentono di non farcela più?! E tu, che ce li hai, ti ostini a fare da solo?! Pensi che le persone che ami non si accorgano di quello che stai passando?! Pensi che non soffrano, nel vederti così, nell'assistere impotenti al tuo affogamento senza poter fare nulla?! Marta... Milo..."

"S-STAI ZITTO! Non conosci Marta che da poco più di due settimane, e Milo da ancora meno, che ne vuoi sapere, tu, di loro...?!"

"Hai ragione, sono stato inopportuno a pensare di conoscere la vostra situazione..." ammette, sospirando.

Camus pare calmarsi un poco, anche se il suo corpo trema e le sue palpebre sono serrate in un'espressione sofferente, così come la piega delle sue labbra.

“Ma mi sento comunque emotivamente coinvolto dalla vostra situazione, nonché affine a voi, a te... - riprende Dègel poco dopo, con più vigore, per niente arrendevole - Camus, che ti succede? Cosa si muove nel tuo animo, portandoti un simile malessere?” prosegue, poggiando le mani sulle spalle di mio fratello, il quale però sfugge tempestivamente dal contatto con la sua precedente vita.

“Lasciami! I-io non riesco, non posso farle felici, non ne sono in grado!"

"Camus, cosa stai...?"

"Prima... le mie allieve erano molto spaventate a causa del nemico che hanno affrontato e anche per... per me! Io lo avevo capito, ma... ma... non sono riuscito a fare niente per farle stare meglio!" ammette, piegando la schiena in avanti, come se gli costasse una certa fatica parlare.

"Non hai... fatto niente?! Camus, sei corso a salvarle, sono tornate vive e vegete grazia a te!"

Ma Camus nega con la testa: "Sono bastate le tue parole, per risollevare il loro animo, le hai rinfrancate, con spontaneità, senza trascurare comunque di rimproverarle, e loro... loro si sono sentite protette!"

"Camus, puoi farlo anche tu, sono sicuro che..."

"No, non lo posso più fare, perché... non sono più te! - afferma mio fratello, mentre i suoi occhi diventano lucidi - Io... ho perso per sempre questo lato del carattere, sono freddo e scostante, riesco solo a farle soffrire con i miei modi, e questo malgrado io stia facendo di tutto per cercare di farle stare bene. Tu invece con un semplice gesto, e con poche parole, sei stato in grado di riscaldare i loro cuori, così naturalmente da sembrare quasi il sole stesso che, automaticamente, riscalda questa Terra. Era ciò di cui avevano bisogno, e tu lo hai capito!"

"Dove stai conducendo il discorso, Camus?" chiede improvvisamente Dègel, in tono imperioso e gelido, come se avesse già capito e non gli piacesse per niente

Mio fratello riapre e richiude gli occhi diverse volte, prima di trovare il coraggio di parlare in un tono che rassomiglia paurosamente ad un singhiozzo: "Sto cominciando a pensare... che sarebbero più felici se avessero te come maestro..."

Le mie amiche ed io ci guardiamo sconvolte: che cavolo sta dicendo ora?! No, non può pensare una cosa simile, non può, dannazione!

“Che diavolo stai farneticando, Camus?!” esclama Dègel, materializzando il nostro pensiero.

“Quello che ho detto: ho sbagliato tutto con loro, e... non solo con loro! Dovrei proteggerle, invece neanche questo sono stato capace di fare. Forse... forse se fossi stato tu al posto mio... le cose sarebbero andate diversamente, anche in altre circostanze!” continua Camus, in preda ad una sorta di lucida pazzia.

La temperatura nella casa cala drasticamente nell'arco di mezzo secondo. Osservando l'espressione ricolma d'ira di Dègel capisco che è opera sua. Sono davvero pochi gli argomenti che lo fanno imbestialire, e credo che Camus, in un colpo solo, li abbia toccati tutti.

“Stai dicendo solo fandonie su fandonie... come puoi pensarlo realmente, Camus?! Non lo vedi come ti guardano? Riesci a percepire il loro affetto per te? Io lo vedo chiaramente, non puoi dirmi di essere cieco davanti a questo, non ti credo, mio successore! ” gli grida contro lui, fremendo vistosamente. Nella sua espressione, solitamente gentile, non riesco a leggere altro che una rabbia a stento controllata.

“Lascia perdere tutto quello che ti ho detto, va bene?! Sono solo molto stanco, in questi contesti mi capita di parlare a vanvera!” risponde di rimando Camus, girandosi di spalle, del tutto intenzionato a non proseguire nella discussione.

Un silenzio carico di tensione permea interamente il tempio, ci guardiamo distrattamente l'un l'altra, prede dei nostri stessi pensieri ed emozioni. Più nessuno parlerà in questa casa, almeno fino a domani.

 

 

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ANGOLO AUTRICE:

Premessa maggiore: il capitolo non mi soddisfa proprio per niente...

Premessa minore: Marta e Camus si gridano l'un l'altra...

Conclusione: abbiate pietà di meeeeee!!!!

 

A parte gli scherzi, non so perchè ma questo capitolo non mi convince granchè, cioè la confusione dei motivi che spingono il nemico a comportarsi così e a Camus a comportarsi così saranno spiegati più avanti, ma temo di aver esagerato con la confusione, sappiatemi dire...

A parte questo mi odierete per come ho tratteggiato Camus (è OOC ai massimi livelli) ma come dico sempre “questioni di trama”...

Per il resto penso che occorra fare una precisazione sul Blue impulse, che è la tecnica che usano i guerrieri di Bluegrad in “the Cygnus story”, beh, la Shiori nel gaiden di Manigoldo ha fatto un extra con una vignetta che raffigurava Serafina che lanciava proprio questa tecnica, spiegando che voleva basare il gaiden di Dègel sul rapporto tra Dégel e Serafina, ma che, causa forza maggiore, non è riuscita a farlo così. Beh a me è sembrato carino aggiungere questo particolare nella mia storia, sappiatemi dire se vi sembra una buona idea oppure no.

 

Per il resto ringrazio ancora tutti coloro che continuano a seguire questa storia, e chiedo ancora scusa se questo capitolo è uscito un “po'” incasinato.

 

 

  
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