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Autore: Mosaico    10/12/2006    1 recensioni
Visto che l'inizio spesso e volentieri è la parte più bella e catturante di una storia...
La mia prima pubblicazione, se avete la pazienza di lasciare una recensione siate inclementi!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<b>1: IL SILENZIO COSTA</b>


Rilassati. Reclina il capo, chiudi gli occhi. Tingi di nero tutto e tutti.Trai un respiro profondo, lentamente.
Permetti alla tua gola di colmarsi di un'aria dolce e fresca. Non così veloce, no, non c'è fretta. Lascia che quel soffio nutriente ti rigeneri. Bevilo. Assaporalo.
Inspira...trattieni un momento quel piccolo rigonfiamento del petto. Bravo, così.
Ora lascia che defluisca lo scarto del tuo respiro. Ma lentamente, dagli l'illusione che tu lo voglia trattenere ancora un po', il tempo di un'estasi temporanea.
Senti il diaframma teso? ora espira. Espira.
Un secondo solo qualcosa disturba la perfezione dell'atto. Una minuscola incrinatura, il tempo di un battito cardiaco. Ma no, non distogliere l'attenzione. Non lasciarti distrarre.
Continua e... ancora un'interruzione. Una voce lontana pare, ma è un'illusione e lo sai, perchè sei su un sentiero quieto, e oltre a te le farfalle: nere con minuscole macchioline bianche sulle ali, come una lieve spruzzata di zucchero a velo.
Nient'altro.


Le nocche della mano destra di Rosso, rivestite da un raffinatissimamente decorato pugno di ferro, frantumano con studiata violenza la clavicola sinistra del Prigioniero.
Nessun tonfo, non uno schiocco di frattura. Ma un urlante e inarticolato grugnito dalla bocca tumefatta dell'assiso signor, quello eccome.
Il colpo è così forte che la sedia a cui è legato sobbalza violentemente, rimanendo un secondo in equilibrio su sole due gambe un secondo due secondi due e mezzo...poi torna ben piantata coi piedi per terra, anzi con le gambe per terra.
La voce limpida e cortese di Blu allieta i timpani, uno dei quali è quasi sicuramente forato, del dolorosamente risvegliato ospite "Ancora mi rammarico per i modi poco ortodossi del mio collega, assiso signor Prigioniero, ma..."
una pausa, seguita da un marcato rumore di passi che va mescolandosi alla turpe loquela
"...Temo che lei stesse sbadatamente per svenire!" una risata così piacevole carezzevole melodiosa dalla dentuta spelonca del bastardo vestito di blu.
"E conosce il detto, chi dorme non piglia pesci? Ma certo che lo conosce, tutti lo conoscono."
Le palpebre rigonfie e incrostate di sangue rappreso si schiudono di quel poco che serve per concedere allo sguardo la spettacolosa e annebbiata vista dei due aguzzini.
Giacca e cravatta blu è in fondo alla stanza, seduto, una sigaretta stretta tra indice e medio dell'affusolata manca. La luce color marcio gli tinge di un giallo vomitevole i pochi capelli del riporto.
Invece il buon Rosso, nella sua tuta da meccanico (che anche prima era rossa ma non COSI' rossa) con la toppa a forma di farfalla sul petto (nera con una spruzzata di zucchero a velo)
si erge nei suoi centosessanta centimetri di altezza così vicino al signor P che potrebbe allungare il collo e, accosciandosi un pochino, schioccargli un sonoro e amichevole bacio sulla guancia!
Non che questa affettuosità al momento sia tra le sue intenzioni, beninteso. Proprio no.
E come a sottolineare questo semplice e inoppugnabile dato di fatto, distende le labbra sottili in un sorriso arcigno a trentatre denti e in tono di voce paragonabile al melodico grugnito di un porco proferisce:
"Sei all'inferno, zuccherino."
E poi il distintissimo signor Blu aggiunge col suo timbro da venditore di aspirapolveri:
"Ora lei parlerà, carissimo. Abbiamo menato a sufficienza il can per l'aia, avrebbe detto mia nonna!"
Tira una lunga boccata dalla sigaretta, quindi gettando fumo dalle narici come un antico drago incazzato prosegue:
"E stavolta, se non ci dice quello che vogliamo, saranno davveeeeero dolori".
Le palpebre del Prigioniero si sono richiuse, il capo è reclinato in avanti.
La clavicola spezzata gli conficca cocci di dolore freschi freschi nel cervello, un timpano pulsa furiosamente, l'altro riprende a sanguinare, lentamente.
Da quanto lo stanno tenendo sotto? Un'ora? Dieci? Molto di più.
E lo terranno sotto ancora un bel po', i due simpatici e colorati sadici. Finché non canterà come un usignolo.
E il Prigioniero dice qualcosa.
"Cosa?"
Rosso si piega sulle ginocchia, non di molto, fino a trovarsi col volto appena sopra il cranio calvo piegato dell'uomo seduto, a non più di tre centimetri dalla lucida pelle dell'ovale (che schifo questa luce) madido di sudore.
E il Prigioniero leva di scatto la testa, in un movimento veloce e sicuro.
Il naso di Rosso, così vicino, emette un piacevolissimo TOC.
Quindi il proprietario del fu setto nasale emette un musicalissimo grido, barcollando all'indietro con le mani al volto.
Blu si alza di scatto dalla [...]

  
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