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Autore: claws    21/05/2012    1 recensioni
Feliciano, Lovino e Giorgio.
Un ristorante italiano a Londra.
Una cliente affezionata e qualche problema d'arredamento.
«L'idea non mi dispiace, Feli.»
[Pair principale: Seborga/Fem!Svezia][Probabile comparsa di altri pairs Het][Spin-off]
[Incompiuta]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Principato di Seborga, Sud Italia/Lovino Vargas, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender, Incompiuta
Capitoli:
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Note pre-storia:
Audrey è il nome che ho scelto per Belgio, sì.
Cedric, invece, l'ho deciso per Paesi Bassi. E il soprannome affettuoso con cui viene apostrofato è di ImpavidSwan, che mi ha dato il permesso di utilizzarlo. Grazie, Swan! C:
Vi auguro buona lettura!















Capitolo II








[Non è vero che il destino entra alla cieca nella nostra vita.
Io credo che entri dalla porta che noi stessi gli abbiamo spalancato.]


Così, dal Settembre precedente, Giorgio s'era ritrovato a crogiolarsi nell'inclemente tempo meteorologico londinese, saggiando sulla pelle tutte le stagioni umide che la capitale inglese poteva offrirgli.
Certo, lavorare in un locale includeva anche conoscere delle persone nuove - soprattutto delle belle ragazze, provenienti da ogni parte del mondo, oh, meno male che i suoi fratelloni avevano aperto un ristorante a Londra, non in un paesino sperduto! -, tuttavia il mestiere del cameriere non era così piacevole come lo avevano sempre dipinto.
Il problema degli inglesi era semplicemente che esigevano cenare alle sei.
E quindi il ristorante apriva alle sei.
... Stupide tradizioni inglesi. Praticamente, loro cenavano quando lui si stava ancora preparando la merenda pomeridiana!
Da un lato capiva perfettamente l'esigenza di Feliciano e Lovino di seguire una tabella di marcia adattata al luogo; dall'altro, a ogni cliente che spingeva la porta d'ingresso, malediceva l'essere stato assunto come cameriere a tempo pieno dai suoi fratelloni.
E, ovviamente, il suo punto interrogativo preferito sembrava essere abituato a cenare a orari improponibili. Come se avesse avuto un orologio biologico collegato al cervello, la donna si presentava ogni lunedì e giovedì sera alle sei in punto.
Guarda caso, quella sera - o pomeriggio, anche se dipendeva molto dai punti di vista - si trattava proprio di un giovedì.
«Bentornata, signorina~» Disse, con un sorriso, all'affezionata cliente che aveva mosso appena un passo nel locale.
Kristina rispose al saluto con un cenno, seguendo in silenzio il cameriere fino al proprio tavolo - praticamente, il posto che Giorgio le riservava due volte alla settimana.
Senza preoccuparsi né scomporsi - in fondo, lavorava alle Due Italie da tre estati, un autunno e un inverno, e s'era abituato alle risposte poco socievoli della svedese -, le indicò come sempre la sedia, la fece accomodare, le porse il menu, infine sfilò dal gilet il taccuino per prendere l'ordine.
«Mi dica, cosa preferisce, questa sera?»
La sua interlocutrice lesse con attenzione la lista dei cibi, quindi alzò lo sguardo sul ragazzo. «Una Diavola.»
Eh, però. Forse era stato il suo accento, ma sentir pronunciare "Diavola" in quel modo ispirava più minacce che altro. Le era già capitato di scegliere quella pizza, a quanto Giorgio ricordava, ma non gli era mai sembrata particolarmente di pessimo umore come quella sera.
«Da bere?»
«Il solito.»
A volte, Giorgio scriveva davvero "Il sol--" prima di correggersi. Non che lo facesse apposta, però era talmente concentrato su altri pensieri che scriveva quello che sentiva, senza preoccuparsi di riformularlo. «Certo, signorina!» Disse, malgrado tutto, con un bel sorriso.
Voltatosi, lanciò un'occhiata all'ingresso, ma nessun altro cliente s'era presentato.
Quindi entrò nelle cucine, e lì gridò un «Una Diavola, Lovi!», prima di tornare al bancone per preparare la pinta di birra. Spuntò un sorriso, sulle sue labbra, al pensare che "Il solito" si trattava di un boccale di Menabrea.
Infine, ragionato su questi argomenti del tutto irrilevanti, prese un vassoio e si voltò verso i tavoli, con l'intento innocente di servirle il solito.
Cavoli.
... Aveva già detto di odiare gli inglesi e la loro mania di cenare al pomeriggio, vero?
Per aprire le danze serali, si erano presentati al locale il rolla-tulipani - come Lovino aveva definito Cedric -, la sua adorabile sorellina, e un ragazzino, che doveva avere forse tredici anni.
«Goedenavond.»
«Buonasera a voi~!» Rispose Giorgio, con il sorriso meno tirato che riuscì a stendere - in fondo, quell'omone non lo metteva esattamente a proprio agio. Tese la mano, indicando loro un tavolo vuoto a pochi metri dal bancone, e quelli seguirono la direzione indicatagli, sistemando giacche e cappelli sull'appendiabiti proprio accanto al loro posto. Volato dietro al bancone per recuperare tre menu, si ripresentò a loro con un altro sorriso.
«Io voglio la pizza!»
«Sì, Peter, ma scegli quale vuoi!» Rise, Audrey, sfogliando la lista dei cibi. Spostò la sedia, avvicinandosi al bambino. «Ecco, guarda qui!»
Peter, con gli occhietti vispi e luminosi, si lanciò sul menu, leggendo di fretta nomi e ingredienti. Sembrava incapace di rimanere fermo un solo secondo, e di certo questa era la causa delle occhiatacce che Cedric continuava a rivolgere al bambino.
«Avete scelto?» Domandò infine Giorgio, sfilando dalla tasca del gilet la penna e il bloc notes.
«... Quattro formaggi.» Rispose l'uomo.
«Americana!»
«Segnato~!» Era divertito da tutta l'allegria sprigionata dal ragazzino. «E lei, signorina?»
Si guadagnò uno scocco innervosito di Cedric, ma entrambi sapevano che poteva essere considerato come una pura forma di cortesia, e che quindi il cliente non avrebbe potuto spedirlo a contare le stelle del cielo così presto, senza alcun motivo apparente.
«... Il cameriere, ovviamente~!» E che sorriso felino, che aveva Audrey nel pronunciare la propria ordinazione!
In compenso, Cedric sembrava essere saltato in aria sul posto, in silenzio. Incredibile la compostezza con cui la vena parve esplodergli sulla fronte, proprio vicino alla cicatrice.
Quando il momento si stiracchiò fino a raggiungere la massima tensione, quasi fosse lo spannung di una piccola breve storia - con tanto di morale: mai avvicinarsi alla famiglia composta dal rolla-tulipani e dalla ragazza del proprio fratello maggiore -, la belga addolcì il sorriso, esclamando qualcosa come «Fratellone, non preoccuparti, era uno scherzo!», per poi ridere, amabile, e ordinare una pizza Quattro Stagioni.
... Ah, Lovino era stato fortunato, in fatto di fidanzate.
«Allora una Quattro Formaggi, un'Americana e una Quattro Stagioni, giusto? Da bere?» Lanciò un'occhiata alla svedese, ancora in attesa della propria cena, quando si ricordò che la fortuna, in qualche modo, andrebbe anche incentivata a ricoprirlo di auguri e speranze. Annuì quando i tre risposero «Sì» - chi con più gioia, chi con uno sguardo terrificante - ed elencarono le bibite, quindi scomparve nelle cucine, a comunicare le tre nuove ordinazioni.
Vide Lovino armeggiare con la pala per le pizze, quindi Feliciano avvicinarsi al fratello con un piatto in mano. Nel giro di dieci secondi si ritrovò sbattuto fuori dalla cucina con la pietanza bollente tra le mani.


«Piz-za! Piz-za!»
«Taci, marmocchio.»
«Dai, Ced, non essere così severo! Peter non sta facendo nulla di male!»
«È sotto la mia responsabilità, oggi.»
«Ehi, Audrey, la pizza!»
«Sì, Peter, adesso arriva!» Rispose la giovane, con un sorriso dolce.
«Sta' buono, marmocchio.» Cedric prese il ragazzino per la collottola, come una mamma gatta con il cucciolo indisciplinato.
«Mollami, brutto antipatico!»
«Non mi interessa quello che pensi di me. Potresti combinare guai agitandoti così.»
Le solite. Cedric e Peter che bisticciavano, Audrey che non aveva alcuna intenzione seria di fermarli, e Giorgio che si trovava a dover pure tentare di allontanare quell'armadio a quattro ante dalla sorella, visto che lei e Lovino non si vedevano mai abbastanza - a detta del suo fratellone, ovviamente.
Il tutto mentre portava la Diavola alla loro affezionata cliente.
... Quello che successe subito dopo, beh, Giorgio lo considerò, in seguito, una fortuna nella sfortuna.
Cedric allentò la presa sul bambino, che si divincolò con uno strattone e riprese a saltellare per il locale. Giorgio, ovviamente, si trovò in rotta di collisione con Peter quando ormai lo scontro era inevitabile.
Le ricostruzioni della dinamica dell'evento sono tuttora discordanti: Peter disse che un eroe in grembiule e cappello da chef si tuffò, incurante del pericolo, per mettere in salvo la pizza sul proprio scudo di porcellana; Cedric spiegò di aver visto un idiota in abiti da cuoco lanciarsi da una parte all'altra del salone con un piatto in mano, nel tentativo di salvare la pietanza; Audrey squillò in uno sguardo ammirato guardando il fratello di Lovino protendersi a prendere la pizza finita per aria; Kristina si portò una mano sulla fronte, esasperata, mentre la sua pizza volava vicino al lampadario e uno dei cuochi saltava in avanti per recuperarla; Giorgio emise un «Ahia!» più di spavento che di dolore, mentre gli scivolavano dalle mani sia la pizza che il contenitore di questa; Feliciano, spinto dal proprio spirito italiano, flesse le gambe e prese un piatto dal bancone, buttandosi al salvataggio della cena.
... Probabilmente, il fatto che Feliciano avesse gridato prima «Ve', Giorgio, Lovi chiede se riesci a chiamare Audrey in cuci--» e poi un «Geronimo!» passò del tutto inosservato.
Tuttavia, la realtà dei fatti fu semplicemente la seguente.
Feliciano si era sporto dalla porta della cucina, chiedendo a Giorgio se sarebbe stato in grado di dividere la ragazza da Cedric perché Lovino potesse parlarle in privato; Audrey si stava guardando attorno, e Giorgio s'immaginò che conoscesse il desiderio degli Italiani di ammodernare il locale; Kristina stava aspettando il proprio pasto osservando la scena; infine il cameriere era inciampato su Peter, che al momento dell'impatto stava saltellando vicino al tavolo, contento perché a breve avrebbe mangiato la pizza, ed era controllato a vista - ma non con sufficiente attenzione - da Cedric.
Con un balzo degno di un puma, Feliciano aveva preso il primo piatto che gli era capitato sotto mano e s'era lanciato per cercare di salvare la sventurata sorte di quella Diavola.

... In ogni caso, avrebbe dovuto modificare la morale della piccola storia vissuta pochi minuti prima: mai avvicinarsi alla famiglia composta dal rolla-tulipani e dalla ragazza del proprio fratello maggiore, sopratutto se con loro ci sono anche altre persone di età - cerebrale e non - inferiore.


«... Dicevi, italiano?»
Audrey sorrise, senza preoccuparsi della minaccia del suo fratellone a Feliciano.
«Ehi, ouch--mi fa male!»
«Su, Peter, è solo un graffio, aspetta che cerco qualche cerotto nella borsetta!»
«... Italiano. Sto aspettando delle spiegazioni.»
«U-una Diavola per la signorina!» Disse Feliciano, con le mani tremanti ma con un occhiolino a Kristina, porgendole la pizza - ancora stranamente integra.
Questa si alzò, ringraziandolo, poi aprì la borsa, tolse libri, portafogli e cellulare, li depose sulla sedia, infine arrivò alla trousse e ne estrasse dei cerotti.
«Mh.»
Audrey accettò con un sorriso i medicinali adesivi che l'altra donna le aveva offerto per sistemare le ferite di Peter.
Infine, Kristina si avvicinò al cameriere contuso, gli prese il polso e cominciò a medicare i graffi sulla sua mano destra.
«Non ne ho bisogno, grazie.»
Ma a poco - o nulla - valsero le proteste di Giorgio: benché non fossero ferite gravi, evidentemente doveva aver risvegliato il lato materno del punto interrogativo.
Uno sbuffo.
«... Che diavolo avete combinato?»
Ah, ci mancava Lovino, per cominciare bene la serata di lavoro!
E, tanto per aggiungere sale alle già diverse ferite aperte, le campanelle dell'ingresso squillarono.
... Quante volte aveva già maledetto quella stupida abitudine inglese di cenare alle sei, belin?!
A malincuore - in fondo, non era spiacevole osservare da vicino due crocerossine improvvisate all'opera, anche se le dita di Kristina erano fredde -, Giorgio si alzò da terra, sprimacciandosi la tenuta da lavoro, e si preparò ad accogliere i nuovi clienti. Nel frattempo, Peter era stato medicato e strigliato da sorella e fratello, Feliciano si era scusato per il disagio e Lovino era misteriosamente scomparso nelle cucine.
Infine, voltandosi per ringraziare la donna, Giorgio notò di sbieco i titoli dei volumi che Kristina aveva appoggiato sulla propria sedia.
Erano libri di interior design - così recitava la costa di uno di essi, in un linguaggio a lui comprensibile, quantomeno.
Un momento... Interior design doveva corrispondere più o meno a qualcosa come un arredatore di interni, no?
I neuroni di Giorgio ripresero a lavorare dopo la favolosa scivolata in presenza del suo punto interrogativo preferito. Sorrise, accogliendo i nuovi clienti all'interno del salone.
Eccola, la fortuna nella sfortuna. Sarebbe riuscito ad avvicinare Kristina per un motivo ragionevole, e lavorando di nascosto alla sistemazione del locale, forse sarebbe riuscito a guadagnarsi un posto sull'insegna del ristorante.
La Terza Italia sarebbe stata riconosciuta presto, sì!


«Mi scusi, signorina~»
«Mi dica.»
Dovevano essere le sette meno venti, all'incirca. Cedric e Peter stavano ancora bisticciando a modo loro per il sorbetto al limone, mentre Audrey si complimentava con Feliciano - e indirettamente anche con Lovino, che stava preparando una pizza in cucina - per la cena.
«Avrei bisogno del suo aiuto.»
Kristina, a quella richiesta, sistemò il tovagliolo accanto alla coppa di gelato che aveva consumato. «Per quale motivo?»
Giorgio le fece l'occhiolino, poi un sorriso. «Si tratta di consigli d'arredamento.»
Sembrava poco convinta, a dire il vero. Quindi il cameriere le porse il conto, piegando la schiena perché il contatto tra i loro sguardi fosse una linea immaginaria parallela al terreno. Parlò sottovoce, per evitare che Feliciano o Lovino lo sentissero. «Ma vorrei poterne discutere in privato, se non le dispiace.»
La donna parve rifletterci un minuto, mentre cercava la carta di credito. Forse stava pensando che ascoltare le richieste del cameriere di un locale per cui era un'affezionata cliente non voleva dire aver stretto un patto. «Nej, non mi dispiace.» Rispose, firmando lo scontrino.
E tuttavia a Giorgio quella firma parve siglare il loro accordo, e non un abitudinario pezzetto di carta.





















Note Varie:
«Non è vero che il destino entra alla cieca nella nostra vita. Io credo che entri dalla porta che noi stessi gli abbiamo spalancato.» Citazione di Giorgio Gaber.













Note Autrice:
Eccomi qui per questo secondo capitolo!
In questi giorni, tra quello che è successo a livello nazionale e a livello personale - scolasticamente parlando -, spero che questo secondo capitolo sia riuscito a strapparvi un sorriso. Anche soltanto uno, sappiate che in quel caso mi avrete reso un'idiota felice.
Ringrazio
Clod Shikinami_88 per aver recensito, le tue parole mi hanno spronato a continuare! Così come sono lieta di sapere che Neme-chwan l'ha inserita tra le preferite, e che Swan, Kie, Clod Shikinami_88 e hiromi_chan l'hanno messa tra le seguite. Grazie.
Ecco, vi lascio, con la speranza di riuscire ad aggiornare regolarmente anche il prossimo lunedì. E con un piccolo spam, sì.

Alla prossima!
claws_Jo
  
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