7.
«Questo è per te!» dichiarai,
porgendo il cd a Matt che mi guardava con espressione stupita.
«Linea 77?» lesse, con una
pronuncia gallese che mi fece sorridere.
«Sì. A me personalmente
piacciono molto, il cantante è un mio amico. Ho iniziato a perseguitarli
andando a sentirli live ovunque, finché non si sono abituati alla mia presenza
e ormai si stupiscono quando non mi vedono nelle prime file, durante i concerti.
Comunque ascoltali e dimmi che ne pensi» consigliai.
«Certo! Sei stata così carina
a portarmi un regalo, ma non dovevi disturbarti!» disse, venendo ad
abbracciarmi.
Lo strinsi forte a me e
risposi: «Figurati, è stato un piacere, Matt.»
«Mi sei mancata Liz» sussurrò.
«Anche tu mi sei mancato
chitarrista» ammisi, sciogliendo l'abbraccio.
«Ehm... Tu e Mick... Voi...»
provò a dire, imbarazzato. «Tra voi è... E' successo qualcosa?» concluse
infine, arrossendo leggermente.
«Matt, ne avevamo già parlato
o sbaglio? Io non sono in grado di amare nessuno, né tantomeno di rendere
felice qualcuno. Come ho rifiutato te, succederà anche con lui quando - e se -
ci sarà l'occasione. Matt, non fraintendermi, tu mi piaci. Pensa che quando ero
adolescente sbavavo dietro ad ogni tua foto» raccontai, facendolo ridere. «Il
punto è che non voglio illuderti. Se tu soffrissi, non me lo perdonerei mai»
conclusi, stringendogli la mano.
«Capisco. Quindi... Questa è
la tua nuova casa?» chiese, cambiando discorso, mentre si guardava intorno,
osservando la mia camera in casa Jordison.
«Eh già, Joey
è stato molto gentile. Pensa che non voleva nemmeno che pagassi l'affitto.»
«Be', tra Faithless
ci si aiuta, siamo tutti fratelli, dovresti saperlo» osservò.
«Lo so, ma va bene così. Sono
contenta di essere andata via di casa. Ormai sto invecchiando» dissi, ridendo
con Matt al seguito.
Quando rimasi sola, ripensai
a quello che gli avevo detto a proposito dell'amore. Tempo fa avrei affermato
con sicurezza di non potermi innamorare, ma ora, come stavano le cose?
Sbuffai. Erano giorni ormai
che i miei pensieri venivano tormentati da un'unica questione, ovvero cercare
di capire cosa provavo per Michele. Se partivo dal presupposto che non ero in
grado di amare nessuno soltanto perché avevo ricevuto poco amore da quello che
sarebbe dovuto essere mio padre, cosa significava quell'ammasso di emozioni che
si impossessava di me quando l'avevo accanto?
Se avessi evitato di
escludere la possibilità di amare, smettendo di farmi rovinare la vita e i
rapporti sociali da mio padre che mi aveva ferito nel profondo e di conseguenza
aveva impedito che mi fidassi appieno degli altri, avrei potuto affermare che,
forse, qualcosa nei confronti di Michele c'era.
Comunque, decisi di lasciar
seguire agli eventi il proprio corso, senza forzare le situazioni e scelsi, per
la prima volta in vita mia, di rischiare e di seguire quello straccio di cuore
che ancora avevo la fortuna di possedere.
«You are the one who wants to kill my life» proposi, cercando approvazione negli occhi dei miei
colleghi.
«E se invece al posto di 'my life' mettessimo 'my world'?»
ribatté Janne, giocherellando con una mia bacchetta
per la batteria. «I am the man who walks alone» canticchiò
Serj, citando un passo di 'Fear Of The Dark' dei Maiden.
«Smettila Serj,
così non ci sei d'aiuto» lo riprese Joey.
«Direi che potremmo fare una
pausa ragazzi, io e Mick abbiamo delle sorprese per voi» intervenni, alzandomi
e andando a prendere i regali che avevamo comprato in Italia per i nostri
amici.
«Sorprese?» saltò su Janne, abbandonando la mia bacchetta sul divano su cui era
seduto poco prima.
«Esatto. Jan, questa è per
te, per la tua collezione» feci, porgendogli la maglia dell'Hard Rock Cafe di Milano.
«Porca puttana! Grazie
ragazzi» esultò, travolgendoci con un abbraccio.
«Questa invece è per te.
Sappiamo che ne desideravi una, amando la Sardegna» disse Michele, consegnando
a Max una maglietta con i Quattro Morì.
«È bellissima! Grazie» disse,
provandosela.
«Joey...
A te abbiamo portato questo, speriamo ti piaccia» dissi ancora, dandogli un
modellino di Ferrari.
«Oh cazzo! Voi siete
completamente fuori di testa! Non dovevate...»
«Zitto! Ti piace?» chiese
Michele.
«E me lo chiedi? È una figata!» esclamò, esaminando il suo regalo.
«Invece, al mio mitico
cantante ho scelto di comprare un bellissimo disco» affermai.
«Pavarotti? Ma... Liz» sussurrò Serj, guardandomi.
«Non... Non ti piace?»
domandai, con timore.
«Certo che sì! È solo che...
Oh, grazie figliola» concluse, dandomi un caloroso abbraccio.
«Di niente paparino. L'ho
scelto personalmente, ci tenevo a regalare il meglio al mito dei miti»
confessai con un sorriso.
«Non esagerare, non credo di
essere così...»
«Sì che lo sei. Ti ritengo il
migliore in assoluto» ribattei.
«Grazie, grazie davvero Liz» disse, sciogliendo l'abbraccio.
Poco dopo ringraziò anche
Michele per poi fare un giro a vedere i regali degli altri.
«E Tuck
non ha ricevuto niente?» chiese Janne, guardandolo
con un ghigno dipinto in faccia.
«Io ho già ricevuto il mio
regalo ieri» spiegò Matt, soddisfatto.
«Esatto. Al nostro
chitarrista ho regalato un disco dei Linea 77, un gruppo italiano molto bravo»
aggiunsi, sorridendo.
«Figo»
commentò il finlandese, continuando a contemplare il dono che aveva ricevuto.
Mi fece immensamente piacere
sapere che i nostri regali erano stati apprezzati. Ora, mi mancava solo un
ultimo pacchetto da consegnare, ossia quello indirizzato a Michele. Sì, eravamo
stati in viaggio assieme, ma mi sentivo in dovere di ringraziarlo per ogni
singola cosa che aveva fatto per me. Una volta rimasti soli, avrei trovato il
coraggio di esprimere quanto lui fosse importante per me.
Quando le prove terminarono,
mi avvicinai a lui e feci una cosa che mai, prima d'ora, avevo fatto. «Mick,
hai da fare stasera?» domandai, mentre lo osservavo sistemare il suo basso.
Mi rivolse un'occhiata colma
di stupore, poi disse: «No, sono libero. Perché?»
«Ti va di... Uscire?»