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Autore: misflawless    22/05/2012    2 recensioni
Edward NON è un vampiro. Basta questa frase a sconvolgere completamente la storia di Twilight. Ma al suo posto Bella, affascinante quanto insicura il giorno del suo diciottesimo compleanno è stata morsa da un vampiro quando si trovava a Londra per una vacanza studio.
Ora toccherà solo a loro decidere della loro relazione e ma soprattutto da Bella, cosa sarà capace di fare per salvare la loro "Love story"?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Renèe | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Quando riaprii gli occhi Edward non era più al mio fianco. Mi guardai preoccupata intorno e vidi che stava parlando con l'infermiera; grazie al mio sviluppato udito riuscii a sentire che stava
cercando di convincerla a lasciarmi andare a casa. Poi gettò un occhiata dalla mia parte e, notando che lo stavo osservando, venne nella mia direzione ma non si sedette.
Ad un certo punto parlò :<< Come ti senti Bella? > Furono le uniche parole chi gli uscirono di bocca. Scuotendo la testa perchè mi ero di nuovo persa nel suo sguardo penetrante
dissi velocemente :<< Molto meglio, grazie. > Mi liberai dalla coperta in cui ero attorcigliata e feci per andare via quando lui mi tirò per un braccio dicendo :<< Aspetta... >.
<< Cosa c'è ancora? > Dissi con un tono lievemente scontroso; nonostante desiderassi più che mai stare con lui non volevo affatto darlo a vedere.
Si strinse nelle spalle e mi sorrise << Sicura di voler continuare le lezioni? >. Evidentemente l'ora successiva era quella di educazione fisica e non avevo affatto voglia di 
restare ancora un secondo di più in quella scuola; stavo per dirgli di si ma poi alla fine decise da solo e prendendomi per mano mi portò di nuovo fuori salutando cordialmente e ringraziando
l'infermiera. Ero confusa, dove mi stava portando? 
Quando si fermò eravamo davanti ad una grande macchina nera, una Pegeut, mi fece cenno di salire e impulsivamente, non dando ascolto al mio buon senso lo feci.
Tirò fuori dalla tasca dei jeans la chiave della macchina e dopo aver messo in moto, finalmente partimmo. Guardavo fuori dal finestrino la strada che scivolava velocemente sotto i miei 
occhi, ma poi decisi di rompere il ghiaccio. << Come mai mi stai aiutando? > Sapevo benissimo che questa frase poteva essere intesa con un’ intonazione pungente, ma Edward senza battere
ciglio rispose con sincerità. << ... è come se mi sentissi in dovere di proteggerti. > Le sue parole non avevano un velo di timidezza, evidentemente doveva essere una persona molto 
sicura di sè. A quel punto scoppiai a ridere << E saresti tu a dover proteggere me?! > Dissi con un velo di ironia. << Piuttosto dovresti essere tu a proteggerti da me. >
Forse avevo detto un po' troppo.... ma a quanto pare lui era ancora incerto sul significato della mia risposta.
Per fortuna eravamo quasi arrivati a casa di mia madre; fuori diluviava, sentivo la pioggia battere sul parabrezza della macchina.
Poi fu lui a rompere il silenzio << Bella, siamo arrivati, è meglio che però aspetti qui cinque minuti, fuori sta sfuriando un acquazzone  > Mi guardò con tenerezza;
come si poteva dire di no a quegli occhi così dolci? Annuii e poi lo guardai fredda. << Sai, è meglio non frequentarci... >
Mi sembrò perplesso ma poi disse << Perchè dici così? >. Presi un sospiro << Sai Edward, io apprezzo molto quello che tu hai fatto per me, sei stato molto gentile ma.. ecco..
io... io non ho bisogno della tua "protezione", è questo che intendo dire, quindi non preoccuparti, ok? > Sorrisi cercando di essere convincente.
Lui distolse lo sguardo da me e guardò il volante, non mi sembrava ci fosse rimasto male, anzi forse era anche contento di essersi liberato di me, non riuscivo a comprendere il suo volto  il suo sguardo era completamente 
indecifrabile. << Scusa, - dissi - posso chiederti a cosa stai pensando? >
Lui lentamente mi guardò e poi disse << Nulla >. Guardai il finestrino, quei cinque minuti sembravano interminabili, c'era troppa tensione. Intanto era spiovuto 
allora decisi di andare via, aprii la portiera e correndo mi diressi verso la tettoia di casa mia per ripararmi. Prima di entrare in casa mi voltai, Edward era ancora lì a fissarmi.
Gli feci un cenno del capo ed entrando mi sbattei rumorosamente al porta alle spalle, mia madre non era ancora tornata, lavorava fino alle sei del pomeriggio.
Salii in camera mia e, delusa, scoprii che la macchina nera era già sparita dal viale ciottoloso. Sbuffai e mi abbandonai sul letto, per poco non lo sfondavo.
Immersi la testa nei cuscini porpora e rimasi in silenzio completo a meditare su quello che mi era accaduto.
Troppi pensieri: la scuola, Eric, i compiti... Edward. 
Decisi di incominciare a stilare la relazione sui "Promessi Sposi" di Manzoni ; accesi il computer e cominciai a scrivere.
Quando finii erano le cinque e mezzo; mi massaggiai le tempie. Mi annoiavo da morire; scesi in cucina a guardare un po' di tv, ma non trasmettevano niente di interessante.
Decisi di rendermi utile, preparai la tavola (per una persona, si intende) e accesi anche una candela profumata.
Mia madre rincasò più tardi del previsto, mi trovò stesa sul divano a leggere per l’ennesima volta “Pensieri” , sbuffando disse << Forza, Belle, un po’ di felicità, sono solo le sette, mi dispiace per aver fatto tardi
ma c’era una caso lasciato in sospeso>  Mi alzai sulla schiena sbuffando << Già, avevo dimenticato che lavoro fai…>Mi mise una mano sulla spalla << Mi dispiace tanto tesoro. >
Mi alzai dal divano rosso e le indicai la tavola;
<< E’ tutto pronto devi solo prendere l’insalata dal frigo..> borbottai.
<< Grazie, amore. > disse lei stampandomi un bacio sulla guancia destra << tu non mangi nulla? >
Mi affrettai a dire << No, grazie, mi dispiace, ho già mangiato prima che tu arrivassi…>
<< Come vuoi  > disse lei facendo spallucce.<< Vieni con me, fammi compagnia e piuttosto parlami di come è andato il primo giorno di scuola > sorrise.
Ero tentata dal dirle che era stato un terribile ma risposi tranquillamente << Tutto bene mà. >Stupita mi disse << Tutto bene? Ma devo proprio cavartele io le parole di bocca?
Avanti, quali sono state letue impressioni? Hai conosciuto qualcuno? Hai già visto qualche ragazzo che ti piace? >
<< Mamma – sbottai – è stato il primo giorno di scuola in una città che nemmeno ricordavo e tutti mi trattano come una sconosciuta o come il giocattolino nuovo che è arrivato! >
Mia madre aveva un volto sconcertato; mi coprii la bocca. << Scusa, mi dispiace…. > sussurrai.
<< Non preoccuparti, è normale che tu ti senta così, per il resto ti hanno spiegato le ore di lezione e la posizione
delle classi? > Mi uscì solo un “Hum, hum”, ma a lei se lo fece bastare.
Non avevo affatto voglia di raccontarle di quello che era accaduto alla quinta ora, nè tantomeno di Edward…
sarebbe stato troppo imbarazzante e non volevo si preoccupasse per la mia salute.
Ero in perfetta forma, ma in più avevo il timore che se le avessi detto del mio malore avrebbe immediatamente chiamato un dottore, ed era l’ultimo desiderio che nutrivo.
Quando si fecero le dieci aiutai la mamma a sparecchiare e poi, augurandole la buona notte, dopo averle dato
un bacio sulla fronte, salii di sopra.
Tutto quello che era accaduto mi aveva immensamente spossata, continuavo a pensare ad Edward,
al suo sorriso magnetico, ai suoi atteggiamenti così strani nei miei confronti, al suo viso e ai suoi occhi color nocciola-mielato.
Mi stropicciai gli occhi e mi stesi di fianco sul letto; alla fine mi addormentai cullata dal pensiero di
Edward. Quella notte lo sognai perfino.
  
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