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Autore: _Arya    25/05/2012    5 recensioni
Un giorno un uomo, vedendo un amico fuggire dall’amore, decise di rivolgerli queste parole: " Anche all’uomo più freddo e privo di emozione può capitare di vacillare sotto gli effetti dell’amore.
Tu non sei diverso solo perché sei un vampiro, perché prima di ogni cosa sei un uomo e non importa cosa o quali decisioni tu abbia preso nei confronti dell’amore.
Presto scoprirai che il tuo più forte e peggior nemico lo devi ancora incontrare. Sai di chi o di cosa si tratta?
Sono i tuoi sentimenti, i tuoi reali sentimenti.
Per quanto ancora scapperai?
Credo sia arrivato il momento di affrontali, amico, con le buone o con le cattive."
L’amico rimase impassibile sotto il reale significato di quelle frasi. Come ogni cosa lasciò che li scivolassero di dosso, senza prestarli importanza.
Lui non avrebbe fatto niente. Avrebbe continuato a vivere la sua vita come aveva sempre fatto nascondendo il suo amore alla donna che amava. Avrebbe ignorato lei e ciò che lui provava ogni volta che la vedeva.
La sera seguente la vita di quest’ultimo subì un profondo sconvolgimento.
Da quella sera la sua vita non fu più la stessa .
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sognami, credimi, vivimi

 

 
 
 
 
Prima di ucciderti, sposa
ti ho baciata.
Ora non c'è altro modo che questo:
di ucciderti e morire in un tuo bacio.
William Shakespeare, Otello

 
 


 

 
Percepivo la paura improvvisa mischiata al veloce battito del suo cuore, avanzare sempre più rapidamente dentro di lei e conquistare e imprigionare la sua mente, gettandola in un oblio senza fine, dove il panico regnava incontrastato.
Sentivo come le sue braccia nivee alla vista, nude e calde al tatto, stessero mutando in brividi freddi.
Quell’aurea argentea distinta tra le altre sopite, dove la luce irradiata dal Sole avrebbe dato un tocco ancora più magico a quella soave creatura dai riccioli rossi, avesse sfumature fredde che non le appartenevano e che rispecchiavano sulla mia tensione e ansia.
Quando i miei occhi incontrarono i suoi, così spalancati e impauriti, quasi freddi e distanti, mi sembrò quasi che il mio cuore tornasse a battere solo per fermarsi e privarmi dell’ossigeno un secondo dopo, iniettando dolore immediato nei miei polmoni. Qualcosa in me urlò, pregò, sancì che lei, proprio lei, non doveva temere niente di me: la devozione con cui adoravo il suo cuore, la sua voce, la sua presenza era totalmente innocente.
Quello che avevo sospettato prima, in quel tempo infinito dove chiedermi cosa fosse realmente per me l’uccellino era diventato un tremendo tormento, adesso mi era chiaro: avevo bisogno del suo amore e speravo che piegandomi sotto il suo nome, quella stessa dolce creature donasse ad un demone come me quell’attenzione che tanto bramavo.
In quei due occhi vi scorsi una tacita richiesta d’aiuto e ogni cosa in lei e di lei parlava, pronunciava, urlava il mio nome.
Vidi in quei due profondi occhi nocciola, la paura trasformarsi in incredulità. Collegando i lineamenti del mio volto al mio nome, quel nome che in se aveva l’oscurità nera che in quegli attimi tremava alla presenza della luce bianca, ogni sua silenziosa parola non pronunciata era scritta su quel volto a forma di cuore.
Aprendo la mia mente alla sua, in essa vi scorsi terrore e panico.
Aveva paura. Paura di me. Il mio uccellino, la mia dolce e innocua streghetta, mi temeva.
Quella nuova scoperta frantumò definitivamente le mie barriere, le mie consapevolezze e inducendo l’angoscia, la tristezza a prendere consistenza dentro di me.
In quel momento al limite tra realtà e fantasia, mi sembrò quasi che una voce segreta nella mia testa avesse appena sussurrato “scacco matto.”
Seguendo la scia dei miei pensieri, sconfitto e annientato, persi il potere sulle mie braccia e queste caddero lungo i miei fianchi.
Nel silenzio di quella stanza improvvisamente fredda, quasi ostile, indietreggiai.
Il vuoto che si era venuto a creare tra me e il mio uccellino, stranamente faceva male. Era come se una peso, simile all’inquietudine, si fosse posizionata alla bocca dello stomaco.
Questa sensazione tipicamente umana, mi fece capire che lei, che aveva riattivato i miei sentimenti ed era riuscita a portare alla luce il vero Damon, quella sera, come quella stessa partita appena finita, aveva concluso la sua missione riportando definitivamente allo scoperto tutta la mia umanità.
Ma se adesso che il vero Damon, quello umano che si preoccupava per gli altri e permetteva a pensieri razionali, ai dubbi e all’amore, di pervaderlo adesso era tornato, a chi lo avrei dimostrato?
L’unica persona che desideravo scoprisse quella nuova parte di me, era con le spalle saldamente attaccate alla parete bianca della sua stanza, tremante.
Cosa si doveva fare in quei casi, quando la parte più fragile di te è esposta, pronta ad essere colpita da una frase, da un pensiero, da un’azione? Cosa dovevo fare?
Fin quando i dubbi della natura di un sentimento è dentro i limiti di te, è facile negare e trasformare le emozione. E’ semplice negare a te stesso la verità evidente. Quando invece quegli stessi dubbi sono venuti allo scoperto, non ti è più permesso giostrare la realtà.
Se mi conoscevo bene, tra non molto sarei scomparso da quella stanza senza farvi più ritorno, ma quella sera sembrava che neanche io comprendevo a fondo me stesso. Quella sera era come se la Terra avesse incominciato a dare piccoli segnali di instabilità per poi successivamente iniziare a tremare sempre più violentemente sotto i miei piedi. Più cercavo una qualche via di fuga per scappare all’imminente catastrofe, più la Terra sembrava arrabbiarsi e attaccarmi. Alla fine questa, sotto violente scosse, si era aperta esponendomi al vuoto buio e freddo del suo interno. Nonostante avessi cercato un appoggio che mi potesse salvare, vi caddi dentro con ogni mia certezza e sicurezza fatta mia fino a quel momento. Con rammarico mi accorsi che ancora adesso non riuscivo a trovare qualcosa per fermare quell’inesorabile discesa dentro le viscere della Terra. Mi era quasi impossibile fermare quella brusca caduta dentro di me, perché in qualche modo sentivo che non avevo il controllo o il potere di ciò che provavo e sentivo. Mi era permesso di avere una sola consapevolezza su tutto: ogni avvenimento di quella sera, mi aveva portato là, dal mio uccellino, nel suo mondo e di quel mondo io desideravo farne parte.
Sconfortato, alzai lo sguardo dirigendolo fuori dalla finestra aperta e mi ritrovai a fissare il cielo nero.
Il mio mondo. Quello che c’era aldilà di quella lastra di vetro, così sottile e trasparente, era il mio mondo.
In quel momento un nuovo desiderio, totalmente nuovo e sconcertante, si fece largo in me, lasciandomi ancora più inerme sul posto.
Desideravo, volevo che lei, la mia gattina, che Bonnie, ne facesse parte.
Senza alcun dubbio sarebbe stata un’incantevole Immortale, ma tutte le sue paure, le sue fragilità, sapevo, non l’avrebbero aiutata.
Lei non era tagliata ad affrontare il mondo delle tenebre da sola.
Da sola forse no, ma con me…
Stringendo entrambi i pugni e conficcando le unghie nella mia carne gelida, impedì a me stesso di continuare quel pensiero. Era meglio se sparivo dalla sua vita. Forse avrebbe sofferto, il tempo l’avrebbe aiutata a dimenticarmi, avrebbe incontrato una persona capace di renderla davvero felice, lei se ne sarebbe innamorata e avrebbero avuto una famiglia.
Non osavo dar voce alla gelosia del pensiero di vedere un altro uomo al suo fianco.
Prima che  fosse troppo tardi, con voce fredda e lontana dissi: << Addio uccellino. >>
Queste parole appena pronunciate, sorpresero perfino me.
Arrivato fino a quel punto, sarei davvero riuscito ad abbandonare la streghetta e lasciare Fell’s Church per sempre? Perché stavo rinunciando a quella che poteva essere la mia unica e vera occasione di amare e sentirmi amato?
Nonostante pretendevo Elena tutta per me, non mi ero mai soffermato sul pensiero di che cosa significasse in realtà il mio mondo o come lei lo  avrebbe affrontato. Elena e Bonnie erano due ragazze totalmente diverse ed ognuna avrebbe affrontato in modo differente ciò che significa avere l’eternità davanti a sé.
Ancora una volta mi ritrovai a pensare a quello che provavo per Elena e paragonarlo con ciò che sentivo per la piccola Bonnie.
Altre domande senza risposta si affollarono nella mia mente, ma nascosta dietro ciascuna di essa, c’era la convinzione che non avrei permesso a nessuno, neanche a me, di far del male alla streghetta.
Quelle mie parole ebbero l’effetto di una qualche insolita formula magica, perché ogni cosa aldilà della finestra taceva. Da quelle quattro mura, sole testimone di quell’incontro, avvertì emanare un’ondata gelida, come se anche loro volessero dare un loro pesante giudizio in quella assurda, quanto vitale faccenda.
Improvvisamente mi chiesi se Inferno e Paradiso potessero avere lo stesso significato.


 
 
  
Pietrificata.
Ogni parte di me era congelata, incapace di reagire o fare qualsiasi cosa possibile al corpo o alla mente umana.
Il suo agguato improvviso mi aveva tolto ogni più piccola autorità legittima che mi spettava sui muscoli del mio corpo. Quel suo tocco gelido aveva scatenato prima la paura improvvisa della morte e, solo quando lo riconobbi e collegai quei due occhi oscuri al suo nome, quella stessa paura si tramutò in brividi di desideri segreti.
Immobile, con le spalle che facevano quasi un tutt’uno con la parete della mia stanza, osservai quel vampiro che tanto desideravo e amavo, ma che non poteva essere mio.
Il flash improvviso di Matt e di quel suo bacio, portò dentro di me la convinzione che lui sapeva.
Le mie mille e più domande, le mie paure e le mie scuse più assurde che in quell’arco di tempo si formularono in me, furono spazzate via da poche parole.
Quella sua unica frase lasciata sospesa adesso aveva preso improvvisamente un senso.
Una semplice frase detta con una tale semplicità che aggiungeva altro dolore al suo pesante significato. Una semplice frase che aveva avuto il potere di gettare sulla mia mente e sul mio cuore dolore e tristezza, imprigionandoli entrambi in una morsa mortale.
Quando i miei occhi misero a fuoco la sua figura nera dirigersi verso la finestra dalla quale era comparso, un senso di perdita si introdusse tra le mie paure.
Quella frase aveva avuto il potere di congelare ogni cosa in me. Esattamente come una statua di marmo, ero immobile. Impietrita.
L’unico e primo desiderio che mi venne in mente era quello di voler sparire, di non essere costretta a dover affrontare il presente e il suo imminente futuro con le conseguenze di quella sua azione.
Malgrado quel mio inconcepibile desiderio, rimasi immobile, lì, in mezzo alla mia stanza che stentavo quasi riconoscere.
Improvvisamente il mio respiro venne meno nel vedere la sua figura perfetta prepararsi a dileguarsi e ritornare nelle tenebre, sparendo così dalla mia vita. Al pensiero di perderlo, sentì gli occhi pizzicarmi.
Dentro di me, seguito da echi infiniti, una sola voce acquietava il frastuono delle mie paure, urlando il suo nome. La necessita che io avevo di lui era quel bisogno naturale dell’ossigeno per un essere umano.
Era vitale.
<< No! >>
Improvvisamente sentì quella mia autorità legittima sui muscoli del mio corpo tornare con forte intensità, quasi come fosse una scarica elettrica, e fu allora che le mie gambe, spinte da un’urgenza irrefrenabile, si mossero da sole. Quasi ne andasse della mia sopravvivenza, il poco spazio che mi divideva da lui lo colmai con pochi passi.
Non mi importava cosa lui provasse per me, cosa io significassi per lui: io avevo bisogno della sua presenza. Lo desideravo con me.
Accompagnata da questo pensiero, l’impatto con il corpo di Damon fu come riunire due metà di un solo e unico oggetto, come aggiungere ad un puzzle il suo ultimo tassello per creare una meravigliosa scena tra due amanti. Fu come ritrovare l’anima gemella che da secoli, rincarnazione dopo rincarnazione, rincorri per tutto il globo.
Questa sensazione di completezza che mi investì, come qualcosa di unico, paragonabile, forse, solo alla forza di uno tsunami in piena tempesta, mi fece capire che appartenevo a Damon e a nessun’altro.
Per chissà quale concetto o legge universale, sentivo di far parte di lui. Forse lo avevo da sempre sospettato, ma mai accettato davvero dentro di me. Qualcosa mi suggerì che centrassero i suoi sentimenti per Elena e lei stessa. Leggi universali o paure di avere rivelazioni dolorose, in quel momento non mi importava. Il mondo aveva concesso a me e a Damon un luogo dove fossimo solo noi due, annullando tutto il resto.
Per la prima volta nella mia vita, volevo lottare per ciò che amavo e volevo con determinazione e convinzione.
Spinta da quel bisogno, strinsi ancor di più Damon a me, la mia guancia appoggiata delicatamente alla sua schiena, divisa da questa solo dalla sottile stoffa della camicia nera, chiusi gli occhi e inspirai il suo dolce profumo.
<< Non lasciarmi. >>
 




In una frazione di secondo l’Inferno si mescolò pericolosamente al Paradiso e ogni mia ultima e fragilissima barriera, ogni mia più piccola difesa si frantumò in tanti piccoli pezzi.
Bastarono solo quelle due brevi parole sussurrate con voce tremante per riuscire ad abbattere quelle mura pronte ad essere nuovamente innalzate  ancora più forti di prima, e far cadere quelle consapevolezze e nuove scoperte nel vuoto, di nuovo.
Il calore rovente delle piccole mani di Bonnie, sciolse il freddo del mio corpo, esattamente come il potere di sciogliere la neve bianca e soffice è concesso ai raggi del Sole in una giornata di Marzo.
Sentivo il suo cuore battere così forte al contatto con la mia schiena, che sembrò quasi voler sollecitare il mio di tornare alla vita. Ogni suo battito era una silenziosa pretesa di attenzione nella speranza di ricevere anche un solo piccolo sussulto insegno di risposta.
Sapevo che mi bastava un minimo movimento per sottrarmi a quella stretta mortale, così fragile e debole, ma allo stesso tempo capace di toglierti ogni forza. La sola e unica verità era che non volevo sottrarmi al suo tocco, alla sua voce, al rumore prodotto da un cuore umano che batte per amore. Non volevo sottrarmi a lei, non più. Non volevo fingere che non me ne importasse niente. Sapevo che non era così.
Perso nei miei pensieri, mi ritrovai ad accarezzare il braccio dell’uccellino.
La sentì deglutire e sospirare: << Sai tutto, vero? >>
Tra le certezze che, come non mai quella sera si tramutavano in incertezze ad una velocità e con una semplicità impressionante, di una cosa ero del tutto sicuro: avremmo affrontato l’argomento “Mutt e il suo bacio.”
Al ricordo mi salì una rabbia irrefrenabile.
<< Ti riferisci al fatto che Mutt ti ha baciato e che entro le 24 ore avremo un funerale al quale partecipare o che tu hai ricambiato quello che si avvicina ad essere un vero bacio? >>
 
 



Il mio cuore perse un battito. Non ero pronta ad affrontare questo argomento, non con lui.
La presa di coscienza che era arrivato il momento di fare davvero i conti con cosa davvero provassi per Damon, arrivò con il vero motivo di quella mia reazione: avevo paura.
Anche se mentivo a me stessa quando mi ripetevo che non mi interessava cosa lui provasse per me a patto che rimanesse nella mia vita, qualcosa, forse il bisogno di farli sapere cosa provassi, mi spingeva ad essere sincera con lui.
Pregando che la voce non uscisse tramante e apparisse insicura, feci un altro piccolo passo verso quello che sembra essere la resa dei conti tra me e il maggiore dei Salvatore.
<< E’ per questo che sei così arrabbiato? >> 
<< Sicuramente i completi neri per l’occasione non mi mancano >>, proseguì lui, giocando con il ciondolo del bracciale legato al mio polso.
Di certo così non mi aiutava, ricordando a me stessa che adoravo anche questa parte di lui. Cercare di evitare argomenti a lui scomodi, era una delle sue innumerevoli specialità.
<< Riesci a fare la persona seria per almeno cinque minuti? >>, domandai allentando la stretta intorno alla sua vita.
La mia determinazione fino ad allora così vicina alla stabilità, perse il suo equilibrio nell’attimo in cui dimenticai per un secondo con chi avevo a che fare.
Se avessi avuto la vaga speranza che mi lasciasse per una volta la conduzione del gioco, mi sbagliavo. Le regole le dettava lui. Capì questo mentre mi ritrovai a perdermi in quelle lande oscure e selvagge che erano i suoi occhi.
Con un movimento impercettibile agli esseri umani e fulmineo perfino per un vampiro, Damon mi mise seduta sul piano della scrivania.
Lui davanti a me a bloccarmi ogni ipotetica via di fuga, illuminato solo dalla bagliore fioco di una lampada in un angolo. Quella luce li dava un’aria così intensa e affascinante che mi dovetti trattenere nel far combaciare le nostre due bocche in un bacio.
<< Non mi interessa quale sia stato il motivo che lo ha spinto a baciarti. Non mi interessa se per qualche secondo ha creduto alla possibilità di un futuro al tuo fianco. Non mi interessa ciò che lui prova o se soffrisse. Forse non mi interessa neanche conoscere il motivo del perché hai ricambiato >>, disse scandendo ogni singola parola, senza staccare i suoi occhi dai miei o anche solo muoverli impercettibilmente. << Vorrei solo conoscere cosa si cela qua dentro. >>
Sentì le sue dita fredde lasciare una piccola scia fredda dove vi è il cuore, dove vi sono tenuti prigionieri i sentimenti e le emozioni più nascoste e segrete.
In quella scia di brividi chiusi gli occhi, pregando che se si trattasse di un sogno, di svegliarmi. Allora il ritorno alla realtà non sarebbe più coinciso con i miei sogni e avrei solo dovuto scacciare quella solita tristezza che accompagnavano le mie giornate ogniqualvolta che nei miei sogni entrasse lui e li popolasse da egoista qual era.
<< Avrei potuto benissimo entrare nella tua mente e leggere la risposta direttamente senza che tu sapessi nulla, ma voglio sentirmelo dire da te. Voglio che sia tu a dirmi ciò che senti per Matt…ciò che provi per me. >>
Quando riaprì gli occhi e li legai ai suoi, ciò che vidi mi sorprese.
Non avevo mai visto un Damon che cercava conferme in altre persone, un Damon che necessitava che qualcun altro li fornisse risposte alle sue domande, ai suoi tormenti interiori. Mi sorprese che Damon avesse preferito chiedere la risposta direttamente a me, senza che se la prendesse illegittimamente con il Potere.
Non volevo dar voce alla speranza che forse avesse abbandonato quel suo obiettivo di avere Elena tutta per sé. Non volevo, non dovevo illudermi.
Chinando la testa e fissandomi le mani, diedi voce ai miei pensieri: << Perché ci tieni tanto a saperlo? >>
 



 
Se il suo cuore fosse in preda alla follia più assoluta, il mio respiro era completamente assente.
Se fossi stato un essere umano, avrei reagito così.
Una sola domanda aveva avuto il potere di mettermi con le spalle al muro. In quella pazza notte, avevo immaginato centinaia di modi per esprimere il mio tumulto interiore: urlando, arrabbiandomi, esponendo la parte peggiore di me tramutandomi nell’assassino a sangue freddo che ero in realtà, uccidendo qualcuno, scappando da codardo, ignorando ciò che avevo scoperto e continuare come avevo sempre fatto fino a quel momento, trasmettendo ciò che pensavo direttamente nella sua mente, ma adesso, adesso nella mia di mente vi era la nebbia più fitta.
Sembravo quasi ritornato un ragazzino alla presa con la prima infatuazione, ma qualcosa in me chiarì che la streghetta non era una semplice cotta di passaggio.
Davanti a me c’era l’unica e sola ragazza che in cinquecento anni era riuscita in una vera impresa, riportando a galla il vero Damon e facendolo riavvicinare alla parte umana.
Con la sua sola presenza riusciva a scacciare quei fantasmi oscuri protagonisti del mio passato e quelli che si riflettevano nel presente.
Nel mio mondo di tenebra si era affacciato un bagliore di luce fino a che questo non si trasformò in un raggio caldo e luminoso, concesso solo a me.
Più di una volta si era ritrovata sull’orlo della morte e non avevo mai permesso che questa me la portasse via.
Senza quel fascio di luce, che sembrava brillare solo per me, quel mio mondo sarebbe ripiombato nell’oscurità e nel freddo di un tempo, dove il sangue, il Potere, la lussuria e il compiacimento di me stesso facevano da sovrani.
Era riuscita in punta di piedi ad entrare nel mio cuore e quasi sicuramente neanche lei né era pienamente consapevole.
Si, osservando quella giovane ragazzina dai lunghi boccoli rossi e dagli occhi da cerbiatta, così timida e dolce che non aveva il coraggio di alzare il suo sguardo e affrontarmi direttamente, sarei morto.
Con le dita sfiorai una delle sue gambe nude, risalendo lungo la coscia fino a frenare il tormento di una piccola pellicina di un dito della sua mano e percorsi il braccio, fino a giungere alla sua spalla per poi arrivare al suo mento.
Lo alzai delicatamente e con una nuova luce negli occhi e con un accenno di sorriso, feci per la prima volta quello che mi chiedeva, senza svincolare il discorso: << Non so chi mi sia messo contro, ma questa sera ho realmente capito qual è il vero e solo significato che si cela dietro “ la mia streghetta, il mio uccellino, la mia gattina”. >>
Vidi come la sua espressione mutò sotto il flusso delle mie parole e per essere sicuro che avesse davvero capito, mi avvicinai a lei e incominciai a sfiorare il collo con la punta del naso.
Il suo sussultò mi fece gioire dentro.
Anche se quella sera avevo scoperto cosa significasse realmente per me Bonnie, ero pur sempre Damon Salvatore e non contento della reazione scattata nella mia streghetta, incominciati a baciarle il collo dolcemente.
La sua pelle era così morbida, calda…un calore che sentivo essere mio.
La sentì aggrapparsi alla mia camicia, come se da un momento all’altro sarebbe potuta cadere. Io non l’avrei mai lasciata cadere.
Perso in quel primo nostro attimo, mi sorpresi quando improvvisamente mi allontanò.
Sconcertato , la guardai interrogativa.
 



 
Dovevo riprendere il controllo di me e riprendere in mano la situazione, era fondamentale che lo facessi. Dovevo sapere.
Senza attendere oltre ed evitando di pensare allo sguardo perso di Damon, domandai tutto ad un fiato: << Come posso essere sicura di quello che stai dicendo e che non lo fai solo per il gesto di Matt di questa sera? >>
La nuova luce che scorsi prima nei suoi occhi, sparì.
<< Immagino che vorrai chiedermi anche: “Ed Elena?” >>
A quel nome abbassai lo sguardo mortificata. Conoscevo cosa Damon provasse per la mia amica. Sapevo quanto tenesse a lei e la desiderasse. Conoscevo Elena e sapevo cosa lei sentisse nei confronti del vampiro e, forse, più di ogni altra cosa, mi spaventava la sua reazione non appena avrebbe appreso cosa stesse succedendo.
Non sarei stata in grado di mettermi contro di lei e al suo confronto.   
Se avesse scelto Damon nonostante sapesse cosa io provassi, cosa sarebbe successo?
Elena otteneva sempre ciò che voleva, questo era un dato di fatto.
I miei occhi promettevano di far comparire le lacrime.
<< Lei è bellissima, su questo non ci sono dubbi. Occhi azzurri con quelle striature che si perdono in decine di colori e dai capelli lisci e color del grano. Una creatura dall’aspetto unico, dal carattere forte e determinato, viziata ed egoista. La sua aurea è allettante non solo per me, ma per chiunque sia abbastanza forte da percepirla anche solo aggirandosi nelle vicinanze della città. Sotto molti aspetti io ed Elena siamo simili >>, mi sussurrò Damon ad un orecchio, scostandomi leggermente i capelli dal volto. Ad ogni sua parola aggiunta alla precedente, sentì sempre più sprofondarmi dento. << Ma la verità è che tu, mia piccola streghetta, ti sottovaluti. >>
A quell’ultima frase, spalancai gli occhi.
L’idea che proprio lui mi mettesse a confronto con la sua Elena e che mi avesse appena detto ciò che potevo solamente sognare, indusse al mio cuore innamorato di sperare.
<< Inizialmente in lei rivedevo i lineamenti di Katherine, in lei vedevo un nuovo modo per divertimi alle spese di mio fratello, ma alla fine l’unica che in questo gioco si è divertita è lei, Elena >>, disse avvicinandosi ancora di più a me da riuscire a sentire il suo respiro caldo sulla mia pelle. << In Elena rivedo alcuni miei comportamenti, desideri, pensieri,  anche se con sottili differenze. A volte agisce nello stesso modo di come farei io. Infondo siamo come due cariche dello stesso segno e sai questo cosa significa? >>, disse Damon osservandomi serio, senza un minimo accenno di ripensamento o vergogna. << A me non interessa se qualcuno soffre, non mi interessa chi devo calpestare per ottenere quello che voglio o chi va di mezzo per raggiungere un obiettivo che mi sono prefissato. Compiacere e agire nel mio solo interesse sono le mie sole priorità. Sono egoista perché alla fine penso al mio tornaconto personale e faccio solo ciò che mi sta bene, non pensando alle persone che mi stanno accanto >>, continuò sotto il mio sguardo meravigliato. << In passato ho commesso errori e preso direzioni che mi hanno portato ad essere ciò che sono e se in Elena rivedo alcuni dei miei atteggiamenti più tipici, significa  infondo non è quell’Angelo che sembra essere. >>
Domandarmi se stessi sognando era normale, perché quello che si spacciava con per presente, non poteva coincidere con la realtà.
<< E poi arrivi tu >>, disse Damon sfiorandomi il naso con un dito e sorridendomi. 
Se mi fossi ritrovata in piedi, le gambe mi sarebbero cedute, sicuramente sarei svenuta e avrei perso conoscenza. Quel suo sorriso sembra essere quello di un angelo che per la prima volta aveva provato il brivido di spiegare le sue ali e si fosse appena librando tra le nuvole. Quel suo gesto, così naturale da fermare il normale battito del cuore. I suoi occhi, prima lontani e freddi, quasi stessero cercando di focalizzare un’altra scena, adesso si erano riaccesi di quella luce incandescente alla metà strada tra il rosso vivo e il bianco puro e incontaminato.
Tutto di lui sembrava di colpo essersi riscaldato e con lui anche io.
 
 
 


Nel tempo di quel minuto, persi completamente il senso dello spazio e del tempo. Le parole avevano dato voce ai miei pensieri e adesso che erano venuti a galla, sentivo che dentro di me qualcosa si era svuotato lasciando solo un piccolo vuoto che andava riempiendosi di un altro sentimento.
Per la prima volta dopo secoli, avevo aperto una porta che si affacciasse dentro di me ad una persona, dandole l’opportunità di capirmi, di comprendermi e accettarmi.
Arrivati a quel punto non mi sorprese che lo permisi proprio a Bonnie.
<< Non credevo che una creatura così fragile e piccola, così tenera e fragile potesse cambiarmi, perché è questo che hai fatto, Bonnie. >>
Al pronunciare del suo nome, vidi i suoi occhi tremare e sgranarsi ancor di più di quelli che già fossero. Spinto da quel silenzioso incoraggiamento, sentì che ogni mio sentimento tenuto segregato dentro di me fino a quel momento, sarebbe esploso e io non sarei riuscito a fermarlo.
<< Fuggire non servirà a nulla, non più almeno >>, dissi, stavolta più a me stesso che a lei. << Molte volte questa sera ho rischiato di uscire fuori di testa solo per capire il perché avessi reagito fuggendo alla vista di quella scena e poi ho capito >>, continuai deciso, riferendomi al bacio di Mutt. << In ogni momento che passavo solo con te, riuscivi a spazzare via tutti quei demoni interiori che portavo dentro. Riuscivi a farmi dimenticare tutto il resto e a farmi concentrare unicamente su di te. Per la prima volta sei riuscita a rendermi instabile davanti a sentimenti umani che non provavo più da tempo e che, forse, non avevo mai provato veramente >>, dissi a bassa voce, ripensando ad ogni momento che lei stringeva la manica della mia camicia impaurita o che si aggrappava al mio giubbotto per non cadere, ogni volta che mi sorrideva per qualche battuta o che incrociava i miei occhi nel momento in cui arrivavo per salvarla, spinse la mia mano ad accarezzarla e non slegare quel minimo contatto fisico.  <<  Riuscivi a fare tutto questo solo con la tua vicinanza e sono sicuro, senza accorgertene. Ma come potevi esserne consapevole, se neanche io sapevo quale magia la mia piccola streghetta stava commettendo? >>
Sorrisi, felice come non mai.
Adesso che ero lì, che ero riuscito ad accettare e a confessare i miei sentimenti, mi sentivo oscillare dove tutto sembrava niente, come se stessi fluttuando fuori dal mio corpo
<< Bonnie, tu sei tutto ciò di cui io ho bisogno. >>
 
 



Quante volte Bonnie, avevi maledetto quel demone e te stessa per lasciare che invadesse i tuoi sogni e desse vita ai tuoi desideri eclissati nel tuo cuore? Quante volte avevi sognato quell’attimo? Quante volte avevi permesso alla paura di impossessarsi di te e vivere al tuo posto?
In quell’istante l’unico pensiero che avesse senso, era che non ci credevo.
Quella non poteva essere la realtà. Lui non poteva essere davvero reale.
I miei occhi erano attratti dall’aspetto di Damon, dai suoi lineamenti dai suoi occhi, dalle sue mani, come una calamita da un corpo magnetico. Si rifiutavano di cercare di staccarsi. 
Eppure…sentivo il suo profumo, il suo respiro, la sua stretta. Era come se il sogno avesse preso davvero consistenza per trasformarsi in realtà.
La semplice parola incredulità non può spiegare cosa in quegli attimi dentro di me si agitasse.
Questa volta non sarei svenuta, non avrei dimenticato o lasciato in sospeso. Questa volta volevo che Damon sapesse che lo avevo sempre amato. Non mi importava cosa fosse o cosa in passato avesse fatto. Era riuscito a farmi innamorare di lui senza volerlo o cercarlo, mi aveva salvata e protetta. Questo mi bastava per farlo apparire ai miei occhi come un’anima buona capace di amare. Quella stessa anima che necessitava di scoprire cosa davvero significasse la parola “amore”.
<< Io ho finalmente capito cosa voglio, vorrei sapere cosa provi tu. >>
A quella sua richiesta, sentì subito le guance in fiamme.
Lui era riuscito ad esprimere quello che provava, senza perdersi e senza distaccare il suo sguardo da me. Non aveva avuto ripensamenti e i suoi occhi neri, come la notte, navigavano in un oceano dalle acque calme e sincere.
Mi stava chiedendo  cosa io sentissi per lui e in quel momento desiderai che mi leggesse nella mente, trovando la risposta che cercava a pochi centimetri da lui. Volevo che scegliesse la via più facile per me, ma alcol tempo desideravo finalmente dire tutto ciò che avevo tenuto segreto al mondo.
Damon fece qualcosa che mi sorprese e che mi mise in imbarazzo ancora di più: prese una mia mano e la intreccio alla sua, stringendola.
Guardando quell’ingarbuglio di dita, mi chiesi se dovessi cedere al pensiero che gesti e accorgimenti simili sarebbero stati all’ordine del giorno.
Trovando il coraggio e guardandolo negli occhi, vi scorsi il bisogno, non solo di scoprire cosa significasse davvero la parola “amore”, ma anche e soprattutto cosa voleva dire “sentirsi amato”.
In qualche modo io rappresentavo quella possibilità di farli provare quella scombussolante sensazione, senza che lottasse per conquistare l’amore come aveva sempre fatto. Senza che dovesse dividere la persona delle sue attenzione con qualcun altro.
<< Ci sarebbe solo un modo per farti capire cosa hai fatto di me: quello di cercare e leggere ciò che provochi in me nella mia mente >>, dissi tenendo gli occhi bassi. Sentivo il cuore battere talmente veloce da poterlo quasi scambiare per un suono in sottofondo. Sentivo come il mio corpo fosse pervaso da brividi e come fosse in fiamme. Tutte queste sensazioni concentrate in un unico fuoco bruciava ancora di più sapendo che Damon era lì, a pochissimi centimetri da me. << Oppure… >>, inspirai profondamente, decisa come non mai ad esprimere ciò che sentivo nel cuore, nella mente, infondo all’anima. << Oppure, ci sono tre parole per farti capire ciò che ho sempre provato per te e che ormai credo non possa più cambiare. >>
Mi sentivo come un’attrice nella scena finale di qualche importante adattamento teatrale di autore di un qualche importante romanzo classico. Era come se fossi su un palcoscenico e tutte le luci fossero puntate su di me. In sala, tra il pubblico, il silenzio più assoluto.
Scossa da questa sensazione e da ciò che provavo, alzai la testa di scatto e quando rincontrai gli occhi del mio vampiro, ebbi l’ennesima conferma.
<< Io ti amo, Damon. >>
Il sorriso che vidi dipingersi sul suo volto era come il sole albeggiare e illuminare ogni cosa con i suoi raggi, scacciando le tenebre da ogni più piccolo angolo di Terra.
<< Era quello che speravo di sentirti dire. >>
Fu l’istante di un attimo e mi ritrovai sdraiata sul letto con Damon sopra.
 
 
 
 

Come una reazione a catena o innescata da un elemento con un altro, a quella confessione che non necessitava di altre parole, mi lasciai andare completamente e successe l’inaspettato.
Con una velocità concessa solo ai vampiri abbracciai la mia streghetta e la sdraia sul suo letto.
Osservai incantato come i boccoli perfetti incorniciassero il volto a forma di cuore dell’uccellino, come la luce proveniente della piccola lampada e dal mondo al di fuori della finestra, le desse un aria quasi ultraterrena.
Le mie dita scivolavano sulla sua pelle diafana, assetate di quel calore come se fossero anime erranti in un deserto cocente, mentre il suo respiro ad ogni secondo diventava sempre più veloce.
Sorrisi al suo sguardo stupito e perso nel mio, nel tentativo di capire le mie intenzioni e  nello sforzo di non cedere ad un delirio proprio in quel momento.
In quegli attimi di prima follia, mi accorsi di quanta bellezza ci fosse in quella piccola creatura  che avevo tra le mani e di cui mi sentivo responsabile.
Quando mi chinai per lasciarle un bacio che sapevo scottarle sulla spalla, fui colpito dal suo dolce profumo che iniziava a mescolarsi con il mio. Sentivo il desiderio crescere e quello che più mi sorprese un grande senso di tenerezza e…amore.
<< Ripetilo. >>
Spinto da un’insaziabile voglia di udire quella voce di usignolo, la stuzzicai ancora e ancora, riempiendola di baci ovunque.
<< Ti amo, Damon. >>
Sorrisi.
Ogni parte di me si beò di quella dolce magia, così estranea e nuova per me, unica nel suo genere. La speranza che non finisse mai si intrufolò dispettosa dentro di me, intanto che le sue mani morbide e inesperte si stringevano intorno al mio corpo.
Giocai con i suoi capelli, ascoltai il battito del suo cuore, quasi più veloce del suo respiro. Il suo profumo aveva invaso la mia mente lasciandomi preda, non più cacciatore di colei che ad ogni mio tocco, ad ogni mia carezza o piccolo bacio, rabbrividiva.
Non l’avrei lasciata andare, non più.
Adesso che quel sentimento era stato svelato, sentivo come il crescente desiderio che avevo di lei stesse aumentando d’intensità.
Spinto da quello strano sortilegio venutosi a creare mi persi in quei sue occhioni di bambina. Erano così profondi, dove la bontà che vi regnava era sconfinata, quasi si volessero contrapporre ai miei.
Ed è lì, in quel preciso momento, che l’ultima consapevolezza nacque chiara in me. Come per molte cose, Bonnie era il contrario di me. Era l’opposto.
Lei così buona, io cattivo.
Lei luce, io tenebra.
Lei amore, io…io per tanti anni, per tanti secoli sono stato la personificazione dell’odio e dell’invidia.
Quella fanciulla dai tratti così delicati, era riuscita a cambiare tutto ciò, rendendomi instabile e facendomi scoprire cosa fosse l’amore.
Bonnie mi guardava.
Nel suo sguardo vi lessi una tenerezza, una venerazione che mi sorprese per l’ennesima volta e pormi la domanda perché si fosse innamorata di me, era scontata.
Accarezzai la sua guancia rosea e guardandola negli occhi, ormai perso di lei, dissi qualcosa che non avrei mai detto a nessuno.
<< Credimi, uccellino. Tutto ciò che ti ho detto, sembra incredibile, ma è la verità. Non dubitare di quello che provo, anche se il mio cuore non batte. Puoi affidarti a me. Alla fine senza di te non sarei nulla. Non permetterò a nessuno di portarti via da me adesso che ti ho trovata. Sei mia. >>,  dissi avvicinandomi. << Morirei per te, adesso lo so. Tienilo a mente. >>
Fino a poco tempo fa, non avrei mai messo nessuno davanti a me e ai miei interessi. Adesso le cose era totalmente diverse. Sembrava quasi che l’amore appena scoperto, avesse cambiato le regole e dettato nuove leggi.
<< E’ quello che hai sempre fatto. >>
La sua voce, quella sua dolce carezza così simile al raggio del sole sulla pelle di un vampiro, il suo sorriso, i suoi occhi innamorati, mi resero instabili. Sentivo le sue labbra chiamarmi, desiderami e io volevo solo accontentare ogni più piccolo desiderio della loro proprietaria.
Come quello stesso sortilegio, anche loro sembravano cercare di rendermi una loro vittima. Le sfiorai con un dito e sentì il loro calore, la loro morbidezza. Mi chiesi che sapore avessero, benché le avessi assaggiate altre volte. Sapevo che questa volta sarebbe stato diverso.
In quella sera più volte mi ero ricreduto e adesso che avevo davvero permesso alle emozioni umane di entrare nella mia vita, mi domandai che gusto avesse un bacio dettato dall’amore. Quello consapevole, quello travolgente, quello a cui non importa cercare risposte alle domande o ai dubbi, quello che ti fa fare e dire cose che non avresti mai fatto.
Quell’amore così bastardo di farti capitare davanti ad una finestra di una piccola streghetta nel momento sbagliato. Quell’amore che rischia di mandarti fuori di testa.
Senza permettere alle nostre mani di prendere altra confidenza con l’altro, mi chinai e pervaso da qualcosa di inspiegabile e mai provato prima di allora, la baciai.
Anche in quel momento sembrò che il mondo si fosse fermato.
Sembrò quasi che qualcosa di smarrito tornasse al suo posto o al suo proprietario.
Le sue labbra morbide, che ti invitavano a morderle senza permetterti di saziarti, restituirono il mio bacio.
Fu diverso.
In quel bacio c’era la consapevolezza dell’amore che l’uno provava per l’altro ed ogni secondo che si aggiungeva all’altro, rischiavo di diventare dipendente come se fosse il sangue che un tempo tanto desideravo.
In quel momento perfino quello mi sembrava essere passato in secondo piano, perché la mia gattina riusciva a far apparire inutile anche questo.
Inaspettatamente mi sentivo come se mi trovassi sospeso tra cielo e terra e in quel piccolo spazio che li divideva ci fosse lei, la mia piccola e dolce Bonnie.
 
 




 
 
 
L’angolo di Lilydh
 

Don’t worry girls!
Non è un miraggio….ho aggiornato davvero!!!!
Detto questo potete anche disdire la visita oculistica e ritornare con i piedi per terra. 
Ma è anche vero che prima di tornare ancorate a terra, vi dovrei aver fatto spiccare verso un volo di fantasia dove i protagonisti della scena conclusiva di questa mia seconda FanFiction sono Damon e Bonnie.
Poi spero mi direte se sono riuscita nell’intento, ma prima…

SCUSATEMI, SCUSATEMI, SCUSATEMI se aggiorno solo adesso.
Tra compiti, scuola e cose varie, riesco solo adesso.
Spero che almeno l’attesa ne sia valsa la pena.

Ora.. eh si! Questo è il capitolo conclusivo di “Sospeso tra Cielo e Terra.”
Storia di sei capitoli che vedono il nostro vampiro ritrovare la ragione e superare la fase “Sono pazzo di Elena Gilbert e devo assolutamente fregarla a Santo Stefano”, per analizzare, capire, accettare ed infine confessare cosa prova per la nostra streghetta. 
In questo capitolo mi vorrei giusto soffermare su una cosa e cioè della difficoltà che ha Bonnie nell’ammettere ad alta voce i suoi sentimenti.
Per Bonnie l’idea che Damon confessi quelle cose, è completamente assurda che rifiuta l’evidenza.
Dopo aver sognato e fantasticato sul Mr Salvatore e conoscendolo, non c’è da biasimarla.
Damon a differenza, anche se tra mille pensieri e tante domande, lo ammette con non troppi giri di parole. Bè dopo tutto quello che ha passato, ci credo…
Ho deciso di usare la voce narrante sia di Damon che di Bonnie perché credo sia interessante sapere l’opinione, oltre che i pensieri e le emozioni, di entrambi.
E’ stato divertente, ma anche abbastanza difficile, portare alla conclusione questa FanFiction. Non avevo mai scritto di Damon. Lo trovavo un personaggio troppo complicato ed enigmatico da scriverci una storia dal suo punto di vista o che lo riguardasse così profondamente e in prima persona.
Lo è tuttora!
 
Credo sia proprio arrivato il momento dei ringraziamenti e spero di non dimenticare proprio nessuno.
Oggi vorrei incominciare a ringraziare proprio quelle persone che hanno letto silenziosamente ogni capitolo. Che non hanno lasciano l’orma del loro passaggio, ma che semplicemente hanno aperto le loro pagine e si sogno immersi nella lettura.
GRAZIE!
GRAZIE a tutte quelle ragazze che fin dall’inizio del primo capitolo hanno dimostrato di apprezzare la storia e di come scrivo. Per avermi incoraggiato e spronato a continuare.
GRAZIE a tutte le ragazze che hanno recensito e messo tra le seguite e le preferite “Sospeso tra Cielo e Terra.”
GRAZIE  a chiunque continui a seguirmi!!!!
Un GRAZIE infinito a Cla!
Visto sono riuscita a finire la FanFiction che ti avevo promesso. Spero di non averti delusa!!!
Infine un GRAZIE va anche a Damon che è stato paziente e ha sopportato fino all’ultimo capitolo il suo stato di confusione.
Quasi mi dispiace che sia finita e non poter più litigare nel cercare di immaginare cosa potrebbe provare e maledirlo. ^^
Ma comunque… per una FanFinction conclusa, se ne apre una nuova!
 

 
Adesso vi lascio davvero.
Spero di leggere i vostri commenti finali,

Lilydh

  
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