Questa
fic è dedicata a Morgana,
perché
mi sopporta anche se mi ha appena conosciuta.
A
Leryn, perché
volevo tanto
dedicarle qualcosa, nel mio piccolo.
A Sbarauau,
perché senza lei non vivo.
A La
Viola Moody, perché sono determinata,
e le
farò tornare la voglia di scrivere.
A Labyrinthum
perché
vigoroso/a
fa la
differenza,
e tu lo sei davvero tanto nel sopportarmi;
grazie
anche per il tuo vigoroso
aiuto sovrastante.
E
anche a tutti i magnifici dolcetti (?), emh, lettori
che vivranno
con me quest'avventura.
Prologo
Smells like a Survivor
Nel mezzo del cammin di nostra vita le terze persone sono componenti astratti della nostra esistenza; un giorno sono lì, a sussurrare commiati o sputare veleno, quello dopo sono sparite e certamente la loro assenza non ci causa alcun tipo di emozione di sorta. Ma quando sono coloro che ci stanno più cari a prendere un'altra strada, è normale sentirsi cadere nel vuoto e non vedere l'ora che sia tutto finito?
La
grande questione della vita è
il dolore che causiamo agli
altri, e la
metafisica più ingegnosa non giustifica
l'uomo
che ha lacerato il cuore che l'amava.
[B e i g b e d e r – L'amore dura tre anni]
Quando
aveva preso la sua decisione, qualche mese prima, era ben sicura
della scelta fatta.
Aveva ponderato con estrema attenzione i pro e
i contro della situazione, giungendo in fine alla conclusione che il
suo matrimonio era finito. Al terzo anno di matrimonio, lei e Ronald
erano ormai presenze sì costanti ma estremamente abitudinarie
l'uno per l'altra. Non c'era più il desiderio di stare
insieme, che fosse per una passeggiata o per fare l'amore; non c'era
più la voglia di raccontarsi una giornata lavorativa, quando
entrambi tornavano a casa nervosi e frustrati; non c'era più
l'amore sincero che li aveva uniti da ragazzi, sebbene fossero
comunque profondamente legati.
Facendosi coraggio, ammettendo a se
stessa il suo fallimento in quanto donna, aveva affrontato suo
marito con sicurezza, sancendo con poche parole la fine della loro
vita insieme.
– Voglio il divorzio.
Vibravano
ancora sulla pelle, le sue parole, quando la notte si abbracciava da
sola e cercava nel letto un calore che non esisteva più. E
così, in punta di piedi, entrava nella stanza di Rose, ancora
piccola, prendendola in braccio facendo attenzione a non svegliarla –
a non svegliarsi – e portandola con sé nel grande
letto matrimoniale.
E quando la mattina, stropicciandosi gli
occhi con le manine paffute, la bambina chiedeva come fosse arrivata
lì, Hermione rispondeva sempre allo stesso modo.
– La
mamma aveva bisogno di te, principessa.
§
Imparare
ad amarsi, superati i vent'anni, non è affatto
semplice.
Troppi fattori – fisici e psicologi –
ricordano ogni secondo l'adolescenza e la bellezza svanite.
Ogni
donna diventa improvvisamente più bella, più seducente.
O almeno, così avviene nella maggior parte dei casi. Per mesi,
dopo il divorzio, il Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti
Magici, più precisamente il Quartier Generale degli
Obliviatori, aveva assistito ai frequenti crolli di nervi di una
Hermione Granger davvero... pietosa. I capelli, che ai tempi
d'oro potevano, con tanta fantasia, essere paragonati ad un nido di
vespe, sembravano ora la leggendaria chioma di Medusa.
E quei
serpenti strisciavano, sibilavano e mordevano come fossero veri,
dotati di volontà propria, allontanando chiunque osasse
avvicinarsi più del massimo consentito alla loro padrona.
Per
settimane i suoi colleghi, con disperata pazienza, avevano sopportato
le distratte macchie di caffè sulle pratiche – e,
talvolta, le lacrime –, il mancato rispetto del codice
di abbigliamento del Ministero, che era sì versatile, ma non
al punto da presentarsi in ufficio con le scarpe di due colori
diversi e la gonna al rovescio, e il malumore costante di quella che,
per oltre un anno, era stata l'impiegata del mese. Alle idi di marzo
l'intero Dipartimento aveva dischiuso la bocca in una poco elegante
“o” di stupore, trovandola positivamente uscita dalla
riabilitazione – ossia la vacanza che i colleghi le
avevano offerto, pagando di tasca, pur di liberarsi per qualche tempo
dei suoi musi lunghi. .
L'elegante abito ardesia le fasciava
delicatamente il corpo, reso ancor più avvenente dalle
eleganti decolletè tacco sette sulla tonalità del rosa
pastello, in tinta con la borsa. Quando si tolse gli occhiali e li
posò sui voluminosi ricci – ancora crespi, ma comunque
un miracolo – e aprì le labbra rosso fuoco per
salutare i suoi colleghi, ciascuno di loro poté percepire il
cambiamento nell'aria.
Hermione Granger era cambiata. Ed era
rimasta sempre la stessa.
§
L'aperta
campagna inglese, malgrado l'avvicinarsi della primavera, era scossa
da forti temporali. Le nuvole, portatrici di future nuovi catastrofi,
sovrastavano il maniero in tutta la loro terrificante bellezza. In un
angolo dell'immenso soggiorno, seduto su una poltrona, un giovane
uomo fissava il caminetto accesso, piangendo silenziosamente tutte le
sue lacrime.
– Dimmi perché l'hai fatto.
L'ordine
era uscito perentorio dalle sue labbra. Aveva quasi urlato, facendo
così spaventare la donna inginocchiata davanti a lui.
–
Non avevo altra scelta.
Astoria piangeva a sua volta, lasciando,
per la prima volta in vita sua, che le lacrime si rincorressero sulle
sue guance, rovinando il trucco impeccabile, steso come un velo sul
suo viso.
– L'avevi eccome. Non voglio più vederti,
per me sei morta.
La porta si chiuse velocemente, accompagnata
dalle dita gentili di una ragazza con due grandi occhi azzurri. Draco
si alzò lentamente, sentendo il peso del mondo sulle spalle, e
si avvicinò alla finestra. Dal vetro poteva vedere il cielo
scuro – specchio
della sua anima –
e podere che si estendevano per ettometri ed ettometri. Con la manica
del maglione scarlatto si asciugò il viso, cercando di
ricomporsi.
– Mercedes!
L'elfa apparì
all'istante, inchinandosi ripetute volte davanti al padrone.
–
Buongiorno padrone, Mercedes è qui per servirla. Cosa desidera
il padrone? –
– Prepara i bagagli, con la massima
urgenza. Si torna a Londra.
§
Quotes
Corsi a vedere il colore del vento – è il verso di una canzone di Fabrizio de André, tratto dalla canzone “Il sogno di Maria”.
Smells
like a survivor –
è la rivisitazione
modifica
del titolo di una celebre canzone dei Nirvana: “Smells like
teen spirit”.
Outfit
– questi sono i vestiti di Hermione, all'incirca, al suo
rientro in ufficio. So che probabilmente non vi interessa, però
mi diverto troppo a smanettare su polyvore.
Salve
a tutti!
Quella che ho postato è la mia nuova long, che
conterà approssimativamente venti o venticinque capitoli. Devo
ammettere che sono emozionata: è il secondo qualcosa che
posto da quando ho cambiato nickname.
Il prologo non è
particolarmente lungo, così come l'ho immaginato.
Aspetto i
vostri commenti, di qualunque genere siano!
A presto,
e g o i c a
AVVISO:
chi segue “Poison” dovrà aspettare la fine della
scuola per il prossimo aggiornamento. Devo mettere in ordine le idee,
quindi vi prego di pazientare un po'. Grazie.