Credo che tornerò abbastanza presto con qualche altra f-fic, purtroppo gli esami si avvicinano e mi tocca studiare, anche se vorrei scrivere tutto il tempo :/
Comunque, un bacio grande, e alla prossima! :)
Pov Elena
Vagai nel cortile della grande casa per un po', incurante del freddo e della notte. Le immagini di ciò che avevo visto non mi davano tregua, continuavano a comparire davanti ai miei occhi.
Mamma.
Quella parola,
pronunciata con tanto amore da quella vocetta sottile, aveva lasciato
un eco persistente, un grido nel silenzio che mi aveva scossa
dall'interno. Era veramente un
pezzo del mio futuro, quello?
Ero
diventata una vampira, ma dal modo in cui mi aveva apostrofata
Katherine -Novellina-, avevo
intuito che non lo fossi da molto, sicuramente da dopo che avessi
avuto dei figli, visto che il corpo di una creatura della notte non
poteva mutare per una gravidanza.
I miei figli.
I nostri
figli.
Sorrisi tra me e me,
scalciando un sassolino dal viottolo alberato. A parte i
farneticamenti di Matt ai tempi del liceo, non ci avevo mai pensato
seriamente: diventare madre mi sembrava una cosa astratta, bella, ma
fuori dalla mia vita, futura.
Avevo seppellito nel
profondo del mio cuore quello strano quanto naturale desiderio dal
momento in cui il sovrannaturale era entrato nella mia vita. Ogni
tanto mi soffermavo a guardare le madri che portavano nel passeggino
i loro bambini, chiedevo quanti mesi avessero e facevo loro i
complimenti per quanto fossero belli, mentre i ricordi e il rimpianto
prematuro mi divoravano.
Ma ora che quelle
immagini così vivide, quei due bambini, quella casa, quella
giornata
così semplice ma dannatamente perfetta non mi abbandonavano,
desideravo con tutto il cuore avere tra le braccia quei due visi
d'angelo e confortarli, ascoltarli, insegnargli a crescere,
perchè
ero la loro madre.
Damon è un
vampiro, non potremmo avere figli, in ogni caso. Tutto quello che
ho visto era frutto della mia fantasia.
Continuai
a ripetermi questo, affranta nel profondo, entrando nella grande casa
vuota, salii piano le scale e aprii la porta della sua
stanza: cercai la sua figura,
ma trovai solo la notte.
- Oh, devo commuovermi? Sei venuto a salutare il povero vampiro che non
ha niente da darti? Per favore, risparmiati, ho visto abbastanza.-
-
Dove sei?
- Accanto
a te. Come sempre.
Mi voltai,
trovandomi il suo viso a pochi centimetri dal mio.
- Allora?- continuò, sarcastico, trafiggendomi con lo
sguardo.
Damon mi fissava,
senza dire una parola.
- ... è stato un incubo vederti soffrire
un'altra volta a causa mia, ma avrei fatto di tutto... di tutto pur di
non
perderti, anche morire io stessa, e fingere di non amarti era il
minimo che potessi tentare...- trattenni il respiro - ... per
salvarti. Dovevano essere sacrificate due persone innamorate l'una
dell'altra... per questo ti ho detto che amavo Stefan...- abbassai lo
sguardo, sentendo il suo perforarmi dentro -... perchè se
avesse preso te... - esitai.
- ... se avesse preso me cosa, Elena?- si
avvicinò ancora di più a me, costringendomi a
guardarlo.
- Se Kol avesse fatto in tempo a bere il mio sangue, dopo averti
ucciso, a quest'ora avremmo un nuovo ibrido a piede libero! Kol era
convinto che ti amassi, e se avesse preso te, la maledizione si sarebbe
spezzata, avrebbe funzionato! Ho cercato di farti andare via ma tu sei
rimasto...-
Il tempo sembrò
fermarsi.
- Ti rendi conto che
questa tua brillante idea mi ha fatto finire all'altro mondo?
- Ti rendi conto che
sei stato un completo idiota a non bere quella pozione?
Tacque, sorpreso
dalla mia prontezza.
- Che vuol dire questo? Non hai delle valigie da preparare, tu?-
Lo guardai negli
occhi per quella che sembrò un'eternità. Non mi
importava più di
niente: delle conseguenze, del giudizio degli altri, niente. Volevo
essere felice e basta, mi sentivo forte, più forte di tutto.
Più forte delle
ingiustizie, dell'amore platonico, delle difficoltà, delle
parole
non dette, degli sguardi non compresi, di tutto.
Si dice che per
capire una cosa si debba andare a sbatterci contro: su questo la vita
non mi aveva mai fatto sconti. C'è chi beve per dimenticare,
chi
fuma, chi si butta da una finestra in nome della libertà.
Io volevo amare.
Volevo amare Damon Salvatore e dimenticare tutto il dolore del mio
passato.
E annullai le
distanze.
Lo colsi di
sorpresa, non se lo aspettava. Assaporai le sue labbra morbide,
straordinariamente calde, sentendole modellarsi sulle mie,
combaciando perfettamente, ci scambiammo i respiri. Lo percepii
chiudere gli occhi, le sue ciglia mi sfiorarono, e in quel momento le
sue mani mi cercarono avide, lasciando che le nostre lingue si
incontrassero, all'inizio esitanti, poi sempre più sicure,
mentre,
ad ogni contatto, sentivo a pelle tutto l'amore e la passione che
avevo represso, affiorare dalla prigione in cui li avevo rinchiusi.
- Dimmelo.- il suo
sguardo era lucido di emozione, e di qualcosa di nuovo, che raramente
avevo visto nei suoi occhi: un barlume di speranza, appena accennato,
ma che conferiva al suo viso una luminosità diversa.
- Ti amo.
Fu poco più che un
sussurro perso nel nascere della notte, due parole tremanti che
sembrarono svanire nell'aria, nient'altro.
- Damon...
Lui mi premette un
indice sulle labbra. - Non voglio mai più vederti piangere a
causa
mia. Mai più. Intesi?- la sua voce si ridusse ad un
sussurro, mentre
mi accarezzava via una lacrima dimenticata dalle guance. Ripresi a
baciarlo e le sue mani scesero sulla mia schiena e sui fianchi,
lasciandosi dietro una scia di brividi: gli circondai il collo con le
braccia e gli accarezzai piano i capelli, con una naturalezza
così
palese da sembrare che stessimo insieme da sempre, mentre mi
stringeva a sé e percepivo che stava sorridendo: non credevo
ci
fosse cosa più bella al mondo. Le sue labbra si fermarono
prima
delle mie, lasciandomi interdetta, ma in un attimo mi ritrovai sul
letto, la sua figura imponente sopra di me.
- Lo sai che arrivato a questo punto mi sarà molto
difficile fermarmi?
Lo spinsi di lato e
capovolsi la situazione. - Vedi qualcuno intenzionato a fermarti in
questa stanza?- sussurrai, percorrendogli il collo con le labbra e
lasciando dei piccoli morsi – Io no di certo.- ripresi,
trionfante,
sentendolo cedere e chiudere gli occhi. Ma proprio quando pensavo
avesse abbassato la guardia ritornò sopra di me, con un
ghigno
beffardo.
- Non ho ancora finito con te, piccola umana. Tra l'altro, non ho
nemmeno iniziato.- disse, sensuale, e in un attimo mi ritrovai senza
maglietta, sentendo le sue labbra torturarmi di lenti baci ogni
centimetro di pelle, fino ad arrivare al limite con i jeans, che mi
sfilò in neanche un secondo.
Ribaltai di nuovo la
situazione, sbottonandogli lentamente la camicia per ammirare gli
addominali scolpiti, impressi nella pelle diafana. Lo baciai di
nuovo, possessivamente, affondando le dita nei capelli di seta nera,
sentendolo ansimare di piacere, data la vicinanza ormai insostenibile
dei nostri corpi, che reclamavano ormai da troppo tempo la loro
unione. Non servirono parole: abbandonammo il resto dei vestiti e ci
unimmo per quella che sembrò un'eternità, una
meravigliosa eternità
fatta di amore, passione, sentimento, felicità.
Perchè era ciò che
avevo visto nei suoi occhi.
Damon era, per una
volta, veramente
felice. E sorrisi mentre lo baciavo, sorrisi mentre
il piacere si faceva più forte per entrambi, sorrisi
perchè mi
sentivo completa ed orgogliosa di essere io la ragione di quella
gioia, il motivo per cui, almeno per qualche momento, avrebbe
dimenticato tutto il dolore che aveva ricevuto dalla sua esistenza.
Ero accoccolata tra
le sue braccia. - Ti amo, non so se te l'ho già detto.
Lui fece una
risatina, stringendomi un po' più forte. - Si, ma non mi
stancherò
mai di sentirtelo dire...- rispose, dolcemente.
- Posso chiederti una cosa?- disse, poi.
- Certo.
- Come ho fatto a tornare in vita? Prima mi ritrovo a vagare per Mystic
Falls come fantasma e poi, ad un tratto, eccomi vivo e vegeto. Si fa
per dire, ovviamente,
Ci pensai un po' su.
- Ieri ho fatto un discorso abbastanza convincente alle streghe...
magari è stato quello.
- Che tipo di discorsetto?
Arrossii di colpo.
- Ahi ahi ahi, sento del sangue affluire sotto la candida pelle delle
sue guance! Cosa avrà mai detto la signorina Gilbert di
così scandaloso?- declamò, teatralmente,
fingendosi preoccupato.
- Solo che senza di te mi era stato tolto veramente tutto.- ammisi,
sincera.
Rimase in silenzio.
- Accidenti, mi sento così importante!- disse, dopo un po',
e per
tutta risposta gli diedi un leggero schiaffo sulla spalla.
- Non cominciare a montarti la testa!- lo ammonii, e lui
imitò la mia voce, guadagnandosi un altro schiaffo e una
cuscinata.
Combattemmo per un
po' fin quando, stremata, sbadigliai e mi misi più comoda
tra le sue
braccia.
- Buonanotte, amore mio, e cerca di non sbavare troppo se mi sogni, sai
com'è, dopo stasera...-
- Smettila.
Sentivo il suo tocco
leggero tra i miei capelli, mentre il silenzio e la
tranquillità
della notte facevano ritornare regolare il battito ormai scomposto
del mio cuore.
- Solo una cosa, e poi ti lascio dormire. Cosa ti ha mostrato Elijah,
prima?
- Un ipotetico futuro con lui, fatto di viaggi ed alta moda francese.
Passarono alcuni
secondi. - Ah. Bello. Ammettilo, per un po' ti è venuta la
tentazione, eh?- il suo tono di voce scherzoso tradiva però
una
certa tensione.
Scossi la testa già
da prima che finisse di parlare. - Neanche un po', e poi ho avuto
più
di una "visione".
- Sì? Domani mi racconti, così ci facciamo
quattro risate, alla faccia del vampiro "Diventerai la mia regina!".
Certo, come no, dopo essere passato sul mio cadavere!-
Trattenni una
risata, affondando la testa nella sua spalla – E giusto per
curiosità... ti piacciono i nomi Christian e Caroline?-
Ci pensò un po' su.
- Suonano bene insieme. Perchè?
Sorrisi tra me e me.
- Ti
racconto domani.
Epilogo
- Caroline, vieni!
La bambina saltò
giù dal letto, dove era presa a fantasticare, e in meno di
un attimo
si ritrovò in cucina: era la stanza che più le
piaceva della casa,
luminosa ed ampia, arredata semplicemente ma con gusto, ma
soprattutto si sentiva protetta, con la figura della mamma ai
fornelli, pronta a sfornare qualche delizia. Sapeva benissimo di non
poterla spaventare, perchè con i suoi "sensi da supereroe"
poteva sentirla camminare dal piano di sopra, ma ci provò lo
stesso.
- Bu!- esclamò, comparendole alle spalle.
Elena fece finta di
trasalire, teatralmente, portandosi una mano al cuore. - Che spavento
che mi hai fatto prendere!- esclamò, prendendo un grembiule
a fiori
da un cassetto e annodandolo in meno di un attimo dietro la vita
sottile della bambina, che rise di gusto.
Trascorsero l'ora
seguente a pesare ingredienti, mescolare ed assaggiare, prima di
infornare quella che sarebbe diventata una squisita torta al
cioccolato, di quelle che riuscivano ad addolcire anche la zia Kath,
nonostante la presenza di Stefan e l'essere diventata zia l'avessero
resa già più paziente e disponibile, a volte
dolce, con gli anni.
E proprio con
dolcezza la vampira si accomodò in cucina e sorrise,
scherzando con
la sua doppelganger che ormai considerava una sorella, e con la
bambina, che con i boccoli castani e i grandi occhi verdi le sembrava
un po' figlia sua e di Stefan. Un moto di tristezza velò il
suo
sguardo, subito sostituito da un lampo di felicità nel
vedere i tre
uomini di casa, Stefan, Damon, e quell'altro piccolo Damon con cui le
piaceva sfidarsi a carte, Christian, entrare in cucina e accomodarsi,
adocchiando con desiderio l'enorme torta che troneggiava sulla tavola
imbandita.
- Cos'ha preparato
di buono la mia mogliettina, stasera?
- L'ha fatta Caroline, io ho solo assistito!
- Ma come si danno da fare le mie donne di casa! Scommetto che l'unica
a non fare niente è stata zia Katherine!
- Non è vero, io sono l'assaggiatrice ufficiale!
Scherzarono e
condivisero quel momento così semplice quanto unico, mentre
l'amore
e l'affetto famigliare sembravano irradiare la stanza per mezzo dei
loro sguardi, carichi di felicità e spensieratezza.
- Ricordi quando mi raccontavi di quella visione
sul nostro futuro?
- Certo che mi ricordo, sono un vampiro!
- Quel giorno che avevi visto era oggi. Sono passati quasi
otto anni.
I due rimasero in
silenzio, contemplandosi l'un l'altro.
- Già...- Elena fissò davanti a sé,
pensierosa. - Sai... credevo che non sarei mai diventata madre...
insomma, con tutto quello che succedeva, era già tanto se
arrivavo viva alla fine della giornata... poi con il fatto che tu sei
un vampiro...
- Mi chiedo anch'io come abbiamo fatto. Tutto merito mio!
Elena gli tirò uno
schiaffetto sul braccio, fingendosi offesa, per poi rispondergli con
un sorriso. - Seriamente, non hai qualche teoria?
Damon ci pensò su.
- Forse perchè hai fatto emergere il lato umano di me.
- La penso anch'io
così.- si sporse per dargli un bacio – Dove c'è amore si
può
fare tutto.