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Autore: Delirious Rose    15/12/2006    2 recensioni
Tre donne, tre sorelle, viste dalle loro controparti.

Questa serie è stata ideata prima della pubblicazione di HBP.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Lucius Malfoy, Rodolphus Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I pescispada
 
 
 
“Io, Rodolphus Lestrange, prendo te Bellatrix come mia legittima sposa, per amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, nella buona e nella cattiva sorte finché morte non ci separi.”
 
 
Queste parole sono impresse nel mio cuore e nella mia anima; un marchio più forte di quello del nostro Lord; un marchio che mi scalda e mi rafforza; un marchio indelebile che affronta tempeste procellose. Un marchio che si è impresso a fuoco dentro di me fin dal primo istante che ti vidi: avevi appena quattordici anni ed attraversavi fiera e impettita i giardini della scuola, eri come un airone che si slancia sull’acqua, dura, spigolosa, acerba, eppure.... eppure eri di una bellezza rilucente come un diamante nero, con quei tuoi lineamenti da Madonna gotica. Ed eri giovane, troppo giovane per me, prefect dell’ultimo anno: eri così deliziosa quando mi guardavi indispettita e imbarazzata dalle mie galanterie; e com’erano teneri i tuoi rossori, il modo in cui abbassavi gli occhi e mi fuggivi, chiedendoti cosa ci trovasse uno dei ragazzi più popolari di Hogwarts in una bambina del quarto anno; e quante volte eri stata sul punto di maledirmi e ti eri trattenuta a stento.
 
 
Il ricordo delle tue gote imporporate mi fa ancora sentire un formicolio in tutto il corpo, come quando t’invitai al ballo per la consegna dei diplomi: i tuoi occhi, neri come ciliegie mature, erano spalancati e le tue labbra, come boccioli di rose, erano appena schiuse, a manifestare il tuo stupore; poi abbassasti gli occhi e annuisti, nascondendo un piccolo sorriso. Ricordo quella sera e il tuo modo leggero e grazioso di ballare, e il modo in cui il tuo corpo ben si adattava al mio, come se tua madre ti avesse partorito per stare fra le mie braccia. Ricordo quel tuo bacio, timido e impacciato, primo di tanti altri; e ricordo il tuo gemito sorpreso quando, per la prima volta, assaporai il miele della tua bocca.
 
 
Non persi tempo, per tema che qualcuno potesse portarti via da me, e prima del meriggio del primo giorno delle vacanze estive ero davanti a tuo padre a chiedere la tua mano: mi scrutava con cipiglio, indispettito che già qualcuno volesse portargli via una delle sue gemme. Mi disse che eri solo una bambina, che eri troppo giovane per assumerti l’impegno di una famiglia; ed io risposi che avrei aspettato, aspettato che lui ci desse la sua benedizione, aspettato che tu fossi diventata la donna meravigliosa che sei. Mi disse che avrei potuto trovare un’altra, una ragazza più grande e più avvenente; ed io risposi che né circe né Medea né Morgana sarebbero state capaci di distogliere il mio pensiero da te.
 
 
E aspettai. Per tre lunghi anni dovemmo accontentarci di fugaci e rari incontri a Hogsmeade, delle serate trascorse senza dir nulla davanti al caminetto del salotto di casa tua fra le decorazioni natalizie e delle allegre passeggiate per la campagna toscana quando in estate mi raggiungevi nella villa di famiglia. La stessa villa che in quel luminoso giorno di metà Luglio vide coronare il nostro sogno d’amore: non eri più un airone, ma un cigno nero che scivola elegante e regale sull’acqua. 
 
 
Ricordo quel giorno della nostra luna di miele, quando ci venne il capriccio di trascorrere mezza giornata fra i Muggle: passeggiavamo mano nella mano sulla costa messinese e vedesti un uomo sulla scogliera agitare una bandiera bianca. Ti avvicinasti incuriosita e gli chiedesti cosa stesse facendo: c’indicò due sagome nere nell’acqua e poi una barca. Ci disse che indicava ai pescatori la presenza dei pescispada e che se riuscivano a prendere la femmina allora anche il maschio sarebbe stato catturato, perché non la avrebbe abbandonata mai e le sarebbe restato sempre accanto. Rimanemmo a guardare la barca che si avvicinava alle sagome nere; vedemmo l’arpione sfiorare la superficie marina e affondare nelle carni del pesce più piccolo; lo vedemmo contorcersi e nuotare verso il fondo, nel disperato tentativo di liberarsi, mentre l’altro gli nuotava accanto, come se fremesse dal desiderio di aiutarlo ma non sapesse come. Quando l’acqua divenne rossa, voltasti il capo e mi dicesti d’andar via, con una voce insolitamente triste; ti seguii, ma ad un certo punto mi voltai e vidi i pescatori issare a bordo la loro preda, mentre l’altro nuotava affianco alla barca, quasi volesse offrirsi all’arpione.
 
 
Quella fu la nostra età dell’oro: eravamo felici e innamorati in una protratta luna di miele, con l’unica spina di quel figlio perduto e mai più concepito. Un periodo meraviglioso che terminò la sera in cui mi dicesti che, se mi fossi unito all’Oscuro Signore, tu non saresti rimasta in casa ad aspettare ma saresti stata al mio fianco, anche nel mezzo della battaglia: diventasti fredda, spietata, una donna diversa dalla Bellatrix che conoscevo ed amavo; ma quella Bellatrix tornava nei tuoi sorrisi di sposa, nei tuoi bronci e nella tua estatica serenità del primo mattino dopo un’intera notte passata a far l’amore. Erano momenti meravigliosi, in cui c’illudevamo che nulla fosse cambiato; momenti di quieta felicità che s’infrangevano quando l’Oscuro Marchio ci bruciava le carni: e allora dovevamo lasciarci tutto dietro le spalle e lanciarci nella battaglia, battaglie in cui ti proteggevo mentre alla mia destra combattevi con foga, per sfogare la tua rabbia e il tuo dolore.
 
 
Poi il giorno in cui tutto finì, quando ci fu annunciata la caduta del nostro Lord: mio fratello Rabastan, Barty, tu ed io eravamo nel nostro salotto, incapaci di accettare che egli non fosse più fra noi; e l’idea che potesse essere, solo e debole, in qualche parte del mondo si fece strada nelle nostre menti seguita dalla decisione di trovarlo ad ogni costo e ristorare il suo potere. Per tutto il pomeriggio non facemmo altro che fare e disfare piani, supposizioni, fino a prendere la decisione di andare dai Longbottom per avere le informazioni che volevamo e poi partire per il continente: non eri mai stata così spietata, così sorda alle preghiere, così irrazionale anche dopo l’ennesima prova che loro non sapevano nulla. Ma poi capii, capii che era contro l’ingiustizia della vita che lottavi, esacerbata dal destino che ci aveva negato la stessa gioia che aveva elargito ai Longbottom, che il tuo pensiero era sempre con quel figlio perduto e mai più concepito.
 
 
Ci accorgemmo troppo tardi dell’arrivo degli Auror, troppo tardi per Disapparire e far perdere loro le nostre tracce: la battaglia che ne seguì fu aspra, loro erano in dieci e noi solo quattro, stanchi dopo tre ore continue di Cruciatus e quindi non in grado di reggere a lungo. Rabastan fu il primo a cadere, colpito da tre incantesimi contemporaneamente; poi fu la volta di Barty, colpito alle spalle da una Stupify; ed infine te, dopo che un semplice incantesimo ti aveva privata della bacchetta: due Auror ti afferrarono, e mentre cercavi di liberarti da quella presa, la tua maschera scivolò via. Mi guardasti con occhi spalancati, lacrime asciutte rilucevano sul tuo volto.
 
“Va’ Rodolphus, non pensare a me!”
 
Ma non lo feci e mi avventai contro di loro perché non volevo che ti facessero del male, perché non sopportavo l’idea che un altro uomo ti toccasse, perché la mia vita non è niente senza di te.
 
 
Ed ora siamo qui, davanti a questa corte che ci giudica senza aver la premura di chiederci il perché delle nostre azioni: ma capirebbero? Capirebbero quello che abbiamo nel cuore? E tu siedi con la testa alta e il viso sfacciato, fredda come una regina delle nevi ornata di catene; e so che dentro di te non puoi perdonarmi d’aver scelto di restare accanto a te, di essere qui quando avrei dovuto essere fuori a cercare il nostro Lord; ma sai anche che, al mio posto, avresti fatto la stessa cosa. Perché il nostro amore è molto più forte e grande della nostra devozione all’Oscuro; perché noi siamo come i pescispada, Bellatrix, e preferiamo morire piuttosto che vivere senza l’altro e resteremo insieme, nonostante tutto.
Finché morte non ci separi.
   
 
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