Cazzo, che freddo faceva.
Avevo appena chiuso il portone del grande e vecchio
palazzo. L’ascensore
occupato… il riscaldamento inesistente anche a Dicembre inoltrato… e il
campanello rotto, dopo centouno scalini (probabilmente progettati
da un nano da giardino, viste le dimensioni).
Irritante suono stonato.
Fiato contro la porta.
Mi chiuse la porta alle spalle Silvia, mentre mi facevo
largo nel salotto per imboccare la prima porta a destra, in fondo al lungo
corridoio.
Aperta la porta tutta ferraglia e pennarello
permanent, il neon blu e "Hit that" dei The Offspring a volume 20
pervasero i miei sensi, inebriandomi un po' di piacere acustico, dopo la
pungente corsa in motorino.
Gaia, spuntata da non so dove, aveva già
circondato il mio collo con le sue calde braccia e mi aveva stampato un sonoro
bacio in bocca.
Silvia si era chiusa la porta alle spalle per
andare a sedersi sul tappeto vicino al televisore spento, appoggiando la testa
al videoregistratore, con gli occhi fissi sul soffitto.
Mentre accendevo la console della Play
Station, la mia intima amica, accovacciata sul letto, arrotolava con
precisione un un biglietto del tram.
Un raggio bluastro proveniente dallo schermo mi
colorava la faccia.
<Però...sono stanco.>
Pigiavo gli analogici con impazienza.
Non risposi subito perchè Jonny Muyer, il simpatico esserino viola, mi
stava proponendo di selezionare il livello di
difficoltà di gioco.
Un forte odore si stava diffondendo nella stanza.
Silvia era scattata verso la finestra, tirando con forza la carrucola della
tapparella, ricordandomi il Gobbo di Notre Dame mentre fa suonar le campane.
Mi voltai rapido verso Gaia, con il volto segnato
da un'espressione priva di allegria, mentre lei mi passava la canna, guardandomi perplessa.
Gaia spalancò gli occhi, facendo
calare istintivamente gli angoli della rosea bocca in segno di disgusto.
<Ma...?!>
I miei occhi nei suoi cercarono la risposta
interrotta da quella statica sospensione, tracciata da due sole lettere.
<Ma tu sei
completamente scemo...non puoi morire così, da un giorno all'altro...!> mi fissava quasi ironica, mente
aspiravo quel fumo bianco e opaco, come la mia pelle.