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Autore: Delirious Rose    15/12/2006    4 recensioni
Una one shot scritta per Cielo, su un personaggio che amiamo entrambe: Daphne Greengrass.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Note autore

Come già detto, la storia è vecchissima. La caratterizzazione di Daphne e Blaise è quella che demmo loro in un GdR, quindi è molto probabile che risultino OoC. 
I nomi, quando usati, sono quelli originali.
La modifica maggiore, è l'accenno ad Astoria. Per la cronaca, sono sorelle/fratelli di carne i figli nati dallo stesso padre ma da madri diverse.

 

 

 

Verità

 

 

«Pensi che questo vestito m’ingrassi?»

Cerco di non far trapelare la mia noia, la mia voce è piatta e atona. «No, Pansy, e poi quel punto di rosa ti sta molto bene.»

Pansy Parkinson increspa le labbra, guardando il suo riflesso da diversi punti di vista. È oltre la mia comprensione questo suo andare per negozi alla ricerca di una tunica da sera, in fondo si tratta di un semplice ballo, e poi non è quella la maniera corretta di festeggiare Yule. Vi pare strano che una ragazza parli in questo modo? Evidentemente conoscete solo ragazze vane e sciocche la cui unica preoccupazione al mattino è cosa indossare sotto la tunica. Ebbene, ecco a voi una ragazza diversa da quelle che conoscete.

Il mio nome è Daphne Greengrass e frequento il quarto anno a Hogwarts Scuola di Magia e Stregoneria, dove fui sorteggiata in Casa Slytherin, come mio padre George e mio nonno materno, Mordred Le Fey, ma questa è l’unica cosa che abbiamo in comune. E mia madre Nemain.

Mia madre frequentò Hogwarts fino al suo quinto anno, e prima che le arrivassero i risultati delle O.W.L.s era già nella Casa delle Vergini. A mio nonno la cosa non piacque molto, ma le donne della famiglia gli dimostrarono quanto potesse essere onorevole e saggia tale scelta, anche perché c’era pur sempre mio zio a continuare il nome Le Fey.

Mio padre aveva, come si suol dire, adocchiato mia madre durante quel suo ultimo anno scolastico, ma non confidò ad alcuno quali fossero le sue intenzioni. Ora accadde che, l’estate successiva, mia madre ebbe un permesso per tornare per qualche giorno nella casa paterna, e accadde che mia nonna avesse invitato anche i Greengrass al pranzo che soleva organizzare per il giorno dell’Assunzione.

Prima del tramonto si era persa notizia dei miei genitori, e solo dopo un paio di giorni arrivò una disperata lettera di mia madre.

Il rimedio al disonore recatole da mio padre era contrario alla scelta di vita di mia madre, poiché mai lei aveva desiderato divenir moglie di qualcuno. A tempo debito nacqui io e George Greengrass fu persuaso da mio nonno a riconoscermi. Io, intanto, rimasi presso mia madre fino all’età di tre anni per volere di Staine, la sacerdotessa responsabile della Casa delle Vergini. Da allora ho diviso i miei giorni fra mia madre, mio nonno, mio padre e la scuola.

E ora eccomi qui, in giro per Hogsmeade assieme alle mie compagne di dormitorio alla ricerca di un abito per Pansy.

«Perché non lo hai comprato prima dell’inizio dell’anno scolastico?»

«E rischiare che mi vada largo? Lo sapete che voglio perdere un altro chilo e mezzo,» sbuffa lei valutando un abito color malva, di seta leggera.

Millicent ed io ci scambiamo un’occhiata, accomunate dal medesimo pensiero: questa mania di Pansy di compiacere Draco Malfoy è umiliante e deleteria, è bastato che lui le dicesse che era diventata pesante – in senso figurato, probabilmente – per farle venire questa smania di dimagrire. Se perde un altro chilo e mezzo, si potranno vedere le sue ossa in controluce.

«Certo che voi due siete state sciocche ad aver lasciato che le vostre madri vi scegliessero l’abito per il ballo,» chiosa Veronique. «Oh, Pansy cara, quell’abito à la Muldò ti sta divinamente!»

Ed ecco l’altra assurda mania di Pansy, Veronique, senza la cui presenza non entra in un negozio d’abbigliamento o un salone di bellezza. Personalmente la trovo insopportabile.

Finalmente Pansy si decide per la tunica rosa e ci propone di andare a bere una tazza di tè per scaldarci. Subito Veronique ci vomita addosso una sequela di nomi, e sceglie senza aspettare la nostra risposta: Madam Puddifoot è un incubo roseo, dove le coppie si comportano in maniera indecorosa e senza pudore fanno quel che si dovrebbe fare nell’intimità. Possibile che io sia l’unica a esserne infastidita? Possibile che le altre non solo non se ne curino, ma addirittura ne fanno un argomento di pettegolezzi?

«Avete saputo che Cedric Diggory ha invitato la Chang al Ballo?» mormora Veronique chinandosi verso di noi. «E ora guardatela come fa la ruota!»

«È una smorfiosa: solo perché quell’Hufflepuff le sbava dietro, si crede di essere chissà chi.»

«Ma poi, che ci troverà in quell’itterica? I suoi capelli non hanno volume, per non parlare delle sue forme: persino questo tavolo ha più curve di lei!»

Ancora una volta, Millicent ed io ci scambiamo uno sguardo eloquente mentre le nostre due compagne sproloquiano e spettegolano di questa e di quella. È tanto probabile che loro parlino, che so, dell’ultimo libro di L.T. O’Ryan quanto lo è vedere Ginny Weasley con indosso un abito di sartoria.

«… e voi con chi andrete al Ballo?»

Ecco l’argomento che volevo evitare.

«Io ci andrò con Marcus, ovviamente,» risponde Millicent impettita.

«Beh, non è che tu gli abbia lasciato molta scelta,» Veronique ride scioccamente. «O ti accompagnava al Ballo oppure avrebbe trascorso tre mesi al San Mungo ingessato dalla testa ai piedi.»

Millicent fa spallucce, sorridendo maliziosa: non è una cattiva ragazza, semplicemente la natura ha compensato il suo aspetto… poco attraente con una forza insolita per una ragazza. Un punto a suo vantaggio, se vuol divenire la prima ragazza nella squadra di Quidditch della nostra Casa.

«E tu Daph?» mi chiede Veronique con uno sfarfallio di ciglia.

Lo sa che odio essere chiamata in quel modo, tuttavia mi limito a stringere le labbra posate sul bordo dorato della tazza di porcellana: queste cose non m’interessano, non è così che si dovrebbe festeggiare Yule.

«Nessuno mi ha invitata. E poi lo sapete che non amo questi eventi mondani.» Questa è la mia risposta secca, spudoratamente onesta e oscenamente blasfema per le loro orecchie.

Almeno ho la soddisfazione di vedere il tè andare di traverso a Miss Vanità. Ma ogni cosa ha il suo prezzo e sono tempestata di domande d’ogni sorta, e Pansy arriva financo a propormi Crabbe o Goyle.

«Proprio non capisco: certo, non hanno il fascino di Draco, ma appartengono a due famiglie Pureblood, benestanti, le ragazze della nostra Casa dovrebbero fare a gara per averli come cavalieri.»

«Pansy, non sono solo sangue e galeoni a stabilire il valore di una persona.

«Un uomo deve essere anche dotato di un’oncia di cervello, quel tanto che basti affinché comprenda le necessità di una donna. E poi anche l’occhio vuole la sua parte.» Ovvero, traducendo dal veroniquese, voglio un uomo sopramobile abbastanza zerbino da fare quello che voglio senza che glielo dica e con una rendita annua di non meno diecimila galeoni. Patetico.

 

.: ° :.

 

Ed eccoci qua, a poco più di un’ora al Ballo: le mie compagne di stanza fremono come api, aiutate dagli elfi domestici che le loro famiglie hanno mandato per servirle e riverirle. Alla fine ho cambiato idea e farò da tappezzeria al Ballo, anche solo per non cenare da sola. Lancio un’occhiata allo specchio, e oltre la figura esile di Pansy vedo il mio riflesso: indosso l’abito di velluto indaco regalatomi da mia madre, un fermaglio di zaffiri e opali mi trattiene la treccia che mi tira un po’ i capelli indietro, lasciando i miei stretti ricci color miele cadermi sulle spalle. Astoria, la mia sorella di carne, ha insistito per truccarmi e ho ceduto solo a un tocco di mascara, quel tanto che basta a dare un po’ di risalto ai miei occhi color cielo. Non ho un cavaliere, ma non m’importa, in fondo mi tratterò lì solo per la cena.

«Sei ancora decisa a venire da sola? Vincent e Gregory non hanno ancora trovato una dama,» mi dice Pansy mentre, davanti allo specchio, valuta quale ventaglio si adatti meglio alla tunica o alla sua acconciatura.

Declino per l’ennesima volta, e combatto col desiderio di andare in Sala Comune perché una ragazza deve farsi aspettare. Aspettare da chi, di grazia, giacché ci andrò da sola?

E mentre aspetto, rifletto sulla mia vita a Hogwarts e sulle mie amicizie. Amicizie è una parola grossa, a dire il vero, sarebbe più corretto parlare di conoscenze, di persone di cui so il nome e con cui trascorro un tot di ore al giorno. Forse l’unica eccezione è Blaise Zabini.

Seppure in modi diversi, siamo entrambi devoti alla Madre, penso sia stato questo ad avvicinarci. Un giorno ebbi pure modo di intravedere la signorina Zabini: una donna splendida, ma che non mi diede l’impressione d’essere una mangiatrice di uomini o una rovina-famiglie come si racconta. È una sacerdotessa, volto della Madre, ma in fondo cosa ci si può aspettare da dei profani, pieni di pregiudizi sulla nostra fede? La situazione mia e di Blaise, inoltre, non sono molto diverse, le nostre origini sono avvolte da una spessa coltre di pettegolezzi e favole: io non conosco la storia di Blaise nei particolari, ma so qualcosa in più rispetto agli altri. Vi sembra che mi stia dando delle arie? Chiedo venia, ma frequentando certi ambienti si conosce gente di un certo tipo e si conoscono delle verità che molti ignorano.

«Sono le otto e un quarto, penso che abbiamo accumulato un ritardo conveniente alla situazione,» annuncia Pansy, chiudendo il ventaglio scelto con uno schiocco secco e spingendoci verso la porta.

Osservo le altre raggiungere il proprio cavaliere, elemosinando o pretendendo complimenti: direte che un po’ le invidio, e non lo nego, in fondo anch’io sono una ragazza e a volte sogno il mio Principe Azzurro. Dopotutto ho quattordici anni, è naturale che a questa età a volte gli ormoni prendano – o tentino di prendere – il sopravvento sulla ragione: sospiro, lanciando un’occhiata a quell’unica persona che potrebbe interessarmi in questo senso ma che mi vede solo come un’ottima amica. A volte mi fa una rabbia e mi pare ingiusto, ma che cosa posso farci? Non vale neanche la pena di tentare. Però so che dal prossimo inverno Blaise potrà partecipare alle celebrazioni di Beltane, per cui chissà… forse… magari… è bello sognare, nevvero?

«Anche tu sei rimasta da sola, Daphne?»

Sento un brivido lungo la schiena nel sentirlo pronunciare il mio nome. Cerco di non cambiare colore e annuisco.

«Non è questo il modo di festeggiare Yule.»

Blaise annuisce, condividendo a pieno la mia opinione, ed io mi sento le farfalle nello stomaco.

«Preferirei essere a Dolci Acque con la mia famiglia, non qui a partecipare a questa farsa,» mi dice, lasciandomi uscire per prima.

«Siamo noi, Blaise, a vivere secondo canoni e principi differenti dalla massa. È utopico pensare che loro tentino di comprenderci, tanto quanto lo è sperare che cadino i pregiudizi che animano Hogwarts da tempi immemori.»

«Attenta, Miss Greengrass, questi sono discorsi sovversivi,» ride lui, porgendomi cavallerescamente il braccio.

Sorrido accettandolo, mentre insieme entriamo in Sala Grande a seguito dei Campioni. «Saranno pure discorsi sovversivi, Mr. Zabini, ma non possiamo negare che sia la verità.»

Ci sorridiamo, consci delle verità che ben pochi vogliono accettare.

 

 

   
 
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