Promises in the wind
Parte 5: The name of the prisoner
Il nome del prigioniero
Non pensava
fosse vero. Suo padre la metteva sempre in guardia. Sua madre le
raccomandava la prudenza. Ma sono quelle cose che pensi non ti
accadranno mai. Quelle cose che pensi accadranno sempre a qualcun
altro, le vedrai al telegiornale, ti sentirai dispiaciuta e te ne
dimenticherai poco dopo. Ma la verità è che per
qualcun altro, noi siamo qualcun altro. E mentre quel qualcuno continua
a vivere la sua vita, nella sua favola, la tua si segna di un'altra
consapevolezza. Un'altra esperienza paurosa che non dimenticherai. Una
lezione che non scorderai. Ma, quando raccomanderai prudenza a tua
volta, le tue parole non disperderanno l’illusione e qualcuno
ci cascherà di nuovo. E tu non potrai arrabbiartene,
perché saprai che anche tu a tuo tempo hai fatto lo stesso
errore. Stupidità umana.
E ora lei era lì, sola. Forse quella pena sarebbe stata più leggera se ne avesse conosciuto le ragioni. Forse volevano un riscatto. Forse… era un ostaggio. Magari erano nemici di suo padre. O di Heiji. O ancora, forse erano solo maniaci che si divertivano a guardarla rinchiusa lì.
Questi erano alcuni dei pensieri di Kahzua, chiusa in una cella umida. Non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando era stata addormentata mentre si recava da una sua amica. Si era risvegliata in quella cella, poche ore prima, domandandosi quanto avesse dormito.
Aveva urlato, imprecato e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, implorato di farla uscire.
«Heiji» si era ritrovata a pensare, con le lacrime agli occhi. «Salvami Heiji…» Forse, quel nome era addirittura uscito dal suo mutismo in alcuni momenti, mentre lo implorava di salvarla.
«Heiji, dove sei? Heiji, rispondi!» lo chiamava, quasi sperando che l’amico la sentisse.
Aveva visto i suoi rapitori solo quando le avevano rubato il cellulare. Per farci cosa poi… Un uomo alto e biondo e uno più robusto e basso, entrambi con un cappello e rigorosamente vestiti di nero.
Un singhiozzo, due. Cosa volevano da lei? Cos’aveva fatto?
Si asciugò le lacrime. «Insomma Kahzua, datti un po’ di contegno!» si disse. Dopotutto era la figlia di un sovrintendente di polizia e l’amica d’infanzia di Heiji Hattori, il famoso detective dell’ovest! Si, era sicura che Heiji avrebbe rivoltato la città per trovarla. Una vocina fastidiosa le fece notare che non era sicura di essere a Osaka, ma lei non ci badò.
Si alzò in piedi. Era già stata rapita una volta. C’è l’avrebbe fatta anche questa volta.
«Ma quella volta Heiji era con me» si disse, rimproverandosi poco dopo per la sua negatività.
Non fece in tempo a proseguire la linea dei suoi pensieri, perché la porta si aprì. Lei si mise subito in posizione di difesa. Non si sarebbe fatta cogliere impreparata.
Ma gli uomini in nero non badarono a lei, piuttosto, spinsero con malagrazia un uomo dentro la cella, richiudendo subito la porta.
Kahzua restò ferma un attimo, per poi avvicinarsi cautamente all’uomo.
- Sta bene… signore? – domandò imbarazzata.
Decisamente era una domanda stupida. Era pieno di ferite più o meno profonde e di lividi. Un paio sanguinavano ancora, ma era solo qualche goccia.
Non ricevette risposta. Doveva essere svenuto. Con delicatezza, Kahzua lo afferrò per una spalla e lo girò sulla schiena. I capelli neri, che un tempo avrebbero evidentemente dovuto essere corti, erano disordinati, arrivavano quasi alle spalle ed in alcuni punti erano appiccicaticci per il sangue.
«Cosa posso fare?» continuava a domandarsi ansiosamente. Cos’avrebbe fatto Heiji se fosse stato con lei? Lui avrebbe saputo cosa fare, poco ma sicuro. Ma lei non aveva idea di come aiutare l’uomo steso a terra. Tentò, alquanto inutilmente, di rilassarsi o, come minimo, concentrarsi.
L’unico risultato che ottenne fu di rannicchiarsi in un angolo della piccola cella, continuando a fissare l’uomo steso a terra.
«Posso solo aspettare che si svegli» decise Kahzua.
L’uomo si svegliò dopo un non meglio precisato periodo di tempo, che la ragazza avrebbe poi interpretato come un ora.
Kahzua si precipitò subito da lui.
- Come si sente? Sta bene? –
Lui impiegò un po’ per rispondere, oltretutto con un'altra domanda.
- Che mi è successo? Tu chi sei? –
- L’hanno buttata qui dentro, erano degli uomini tutti vestiti di nero e… - si interruppe, decidendo che quell’uomo doveva già sapere con chi aveva a che fare, glielo si leggeva in faccia.
Quello si spinse con le braccia verso la parete e vi si appoggiò.
- Come si sente? – domandò di nuovo Kahzua.
- Ho avuto momenti migliori – commentò lui, con un sorriso stanco in faccia. – Ma sto bene, non preoccuparti. E, per piacere, dammi del tu. –
Lei annuì. Rimase un attimo in silenzio, fissando gli occhi dell’uomo, di cui nella penombra non riusciva a cogliere il colore.
- Mi chiamo Kahzua Toyama. – disse, per rispondere alla domanda precedente dell’uomo.
- Che ci fai qui, Kahzua? – domandò con un tono gentile l’altro, massaggiandosi i lividi che aveva sulle braccia.
- Mi hanno rapita. E tu? - era strano dare del tu a un perfetto sconosciuto. Soprattutto perché quello continuava ad evitare di dirgli chi fosse. La cosa la infastidiva non poco.
- Io? Beh… ho fatto molti torti a quest’organizzazione criminale, ma ho molte informazioni che gli interessano, quindi gli servo vivo.
- Come ti chiami? – domandò direttamente Kahzua.
Lui esitò, tanto che la ragazza temette che non glielo avrebbe detto.
- Mi chiamo Shuichi Akai. – disse infine, sospirando come se avesse detto qualcosa che non doveva dire.
Rimasero entrambi zitti, senza sapere cosa dirsi, ma Kahzua era enormemente confortata dal non essere più sola. Alla fine riuscì a trasportare Shuichi in una piccola conversazione. E, per la prima volta da quando era stata rapita, mentre parlava con lui, sorrise.
E ora lei era lì, sola. Forse quella pena sarebbe stata più leggera se ne avesse conosciuto le ragioni. Forse volevano un riscatto. Forse… era un ostaggio. Magari erano nemici di suo padre. O di Heiji. O ancora, forse erano solo maniaci che si divertivano a guardarla rinchiusa lì.
Questi erano alcuni dei pensieri di Kahzua, chiusa in una cella umida. Non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando era stata addormentata mentre si recava da una sua amica. Si era risvegliata in quella cella, poche ore prima, domandandosi quanto avesse dormito.
Aveva urlato, imprecato e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, implorato di farla uscire.
«Heiji» si era ritrovata a pensare, con le lacrime agli occhi. «Salvami Heiji…» Forse, quel nome era addirittura uscito dal suo mutismo in alcuni momenti, mentre lo implorava di salvarla.
«Heiji, dove sei? Heiji, rispondi!» lo chiamava, quasi sperando che l’amico la sentisse.
Aveva visto i suoi rapitori solo quando le avevano rubato il cellulare. Per farci cosa poi… Un uomo alto e biondo e uno più robusto e basso, entrambi con un cappello e rigorosamente vestiti di nero.
Un singhiozzo, due. Cosa volevano da lei? Cos’aveva fatto?
Si asciugò le lacrime. «Insomma Kahzua, datti un po’ di contegno!» si disse. Dopotutto era la figlia di un sovrintendente di polizia e l’amica d’infanzia di Heiji Hattori, il famoso detective dell’ovest! Si, era sicura che Heiji avrebbe rivoltato la città per trovarla. Una vocina fastidiosa le fece notare che non era sicura di essere a Osaka, ma lei non ci badò.
Si alzò in piedi. Era già stata rapita una volta. C’è l’avrebbe fatta anche questa volta.
«Ma quella volta Heiji era con me» si disse, rimproverandosi poco dopo per la sua negatività.
Non fece in tempo a proseguire la linea dei suoi pensieri, perché la porta si aprì. Lei si mise subito in posizione di difesa. Non si sarebbe fatta cogliere impreparata.
Ma gli uomini in nero non badarono a lei, piuttosto, spinsero con malagrazia un uomo dentro la cella, richiudendo subito la porta.
Kahzua restò ferma un attimo, per poi avvicinarsi cautamente all’uomo.
- Sta bene… signore? – domandò imbarazzata.
Decisamente era una domanda stupida. Era pieno di ferite più o meno profonde e di lividi. Un paio sanguinavano ancora, ma era solo qualche goccia.
Non ricevette risposta. Doveva essere svenuto. Con delicatezza, Kahzua lo afferrò per una spalla e lo girò sulla schiena. I capelli neri, che un tempo avrebbero evidentemente dovuto essere corti, erano disordinati, arrivavano quasi alle spalle ed in alcuni punti erano appiccicaticci per il sangue.
«Cosa posso fare?» continuava a domandarsi ansiosamente. Cos’avrebbe fatto Heiji se fosse stato con lei? Lui avrebbe saputo cosa fare, poco ma sicuro. Ma lei non aveva idea di come aiutare l’uomo steso a terra. Tentò, alquanto inutilmente, di rilassarsi o, come minimo, concentrarsi.
L’unico risultato che ottenne fu di rannicchiarsi in un angolo della piccola cella, continuando a fissare l’uomo steso a terra.
«Posso solo aspettare che si svegli» decise Kahzua.
L’uomo si svegliò dopo un non meglio precisato periodo di tempo, che la ragazza avrebbe poi interpretato come un ora.
Kahzua si precipitò subito da lui.
- Come si sente? Sta bene? –
Lui impiegò un po’ per rispondere, oltretutto con un'altra domanda.
- Che mi è successo? Tu chi sei? –
- L’hanno buttata qui dentro, erano degli uomini tutti vestiti di nero e… - si interruppe, decidendo che quell’uomo doveva già sapere con chi aveva a che fare, glielo si leggeva in faccia.
Quello si spinse con le braccia verso la parete e vi si appoggiò.
- Come si sente? – domandò di nuovo Kahzua.
- Ho avuto momenti migliori – commentò lui, con un sorriso stanco in faccia. – Ma sto bene, non preoccuparti. E, per piacere, dammi del tu. –
Lei annuì. Rimase un attimo in silenzio, fissando gli occhi dell’uomo, di cui nella penombra non riusciva a cogliere il colore.
- Mi chiamo Kahzua Toyama. – disse, per rispondere alla domanda precedente dell’uomo.
- Che ci fai qui, Kahzua? – domandò con un tono gentile l’altro, massaggiandosi i lividi che aveva sulle braccia.
- Mi hanno rapita. E tu? - era strano dare del tu a un perfetto sconosciuto. Soprattutto perché quello continuava ad evitare di dirgli chi fosse. La cosa la infastidiva non poco.
- Io? Beh… ho fatto molti torti a quest’organizzazione criminale, ma ho molte informazioni che gli interessano, quindi gli servo vivo.
- Come ti chiami? – domandò direttamente Kahzua.
Lui esitò, tanto che la ragazza temette che non glielo avrebbe detto.
- Mi chiamo Shuichi Akai. – disse infine, sospirando come se avesse detto qualcosa che non doveva dire.
Rimasero entrambi zitti, senza sapere cosa dirsi, ma Kahzua era enormemente confortata dal non essere più sola. Alla fine riuscì a trasportare Shuichi in una piccola conversazione. E, per la prima volta da quando era stata rapita, mentre parlava con lui, sorrise.
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*** Post-it di Sherry***
Allora... vi piace? Ci ho messo un po' a postare ^^ chiedo umilmente scusa
Il dialogo interiore di Kazuha è un po'... boh, ho provato a immedesimarmi in lei e mi è uscito questo... fatemi sapere voi xD
E poi è comparso Shuichi, (anche abbastanza conciato male, poveretto...)
Allora, che ne pensate? fatemi sapere!!
L'ho tirata un po' per le lunghe, ma infine ecco: nel prossimo capitolo, il tanto atteso (se, se...) incontro con i rapitori di Kazuha...
^.* Sherry
Nel prossimo capitolo di promises in the wind:
Scuse. Quanto possono essere difficili da fare?
Ci si avvicina a lui, sicuri che per l'altro sarà una specie di trionfo.
Ma la verità è che, spesso, è più difficile essere chi ascolta le scuse, che chi le fa.
Il prossimo capitolo di promises in the wind: The light in his eyes.
"Sto già abbastanza male senza che tu mi faccia stare ancora peggio".
*** Post-it di Sherry***
Allora... vi piace? Ci ho messo un po' a postare ^^ chiedo umilmente scusa
Il dialogo interiore di Kazuha è un po'... boh, ho provato a immedesimarmi in lei e mi è uscito questo... fatemi sapere voi xD
E poi è comparso Shuichi, (anche abbastanza conciato male, poveretto...)
Allora, che ne pensate? fatemi sapere!!
L'ho tirata un po' per le lunghe, ma infine ecco: nel prossimo capitolo, il tanto atteso (se, se...) incontro con i rapitori di Kazuha...
I ringraziamenti:
Grazie a Ciachan, Flami de espinoza, withoutrules, Kaity, shellingFord, Crizia, VSRB e Miyu. per avere la toria fra le seguite!! thank you!!!
Grazie a Doc91, kaity, ShellingFord, shinichi e ran amore e MyOwnForgottenWorld per avere la storia fra le preferite! grazie ragazzi!!!
E grazie di cuore a Mangakagirl, Flami de espinoza, kaity e doc91 per aver recensito l'ultimo capitolo!! grazie 1000!
Grazie anche solo a chi legge!!
Vi lascio a riflettere sullo spoiler ^^^.* Sherry
Nel prossimo capitolo di promises in the wind:
Scuse. Quanto possono essere difficili da fare?
Ci si avvicina a lui, sicuri che per l'altro sarà una specie di trionfo.
Ma la verità è che, spesso, è più difficile essere chi ascolta le scuse, che chi le fa.
Il prossimo capitolo di promises in the wind: The light in his eyes.
"Sto già abbastanza male senza che tu mi faccia stare ancora peggio".