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Autore: Umbro    28/05/2012    3 recensioni
Quando Coriolanus Snow annuncia le caratteristiche della Settantacinquesima edizione degli Hunger Games, qualcosa cambia. Non ventiquattro, non quarantotto. Ventisei. Per tredici distretti. Un solo vincitore fra i vincitori. Chi sopravviverà, questa volta?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'acqua è fresca e cristallina come tutte le mattine. Scintilla sotto il sole, coperto da qualche nuvola. In cielo gli albatros si librano maestosamente, disegnando figure e tracciando perimetri. Immergo la testa e mi allontano dal mondo, dai problemi. Non voglio pensare, voglio solo scomparire fra le onde. Quando morirò, spero di farlo qui, in mezzo al mare. Il mio unico amico.
Già due anni fa, il mio nome è comparso nell'urna della mietitura del mio distretto. Per moltissime notti, i miei incubi sono stati popolati dalla stessa scena. La mia estrazione. "Cobi Dayer" diretto al macello. Io odio gli Hunger Games. Mi fanno schifo, in tutti i sensi. Invece gli altri ragazzi della mia età li adorano. Alcuni si offrono addirittura volontari. E la maggior parte di loro torna vincitrice.
Io no. Mi hanno proposto più volte di allenarmi, di imparare a combattere. Dicono che ho un talento, un'affinità con l'acqua. Che potrei essere il nuovo Finnick Odair e altre scemenze. Forse non gli è entrato nella zucca che non resisterei un giorno nell'arena, e che non sarei capace di uccidere nessuno.
Troppo buono, a detta dei miei parenti. Troppo introverso, a detta dei miei compagni di classe. Troppo silenzioso, a detta degli insegnanti. Non vado bene a nessuno, qui al Distretto 4. Mi evitano tutti, e mi va bene. Non li sopporto. La cosa è reciproca. Il mare è tutto quello che ho, e lui non si lamenta.
Stasera quel decrepito del Presidente Snow (membro della mia lista di persone-che-scioglierei-nell'acido) annuncierà la Settantacinquesima edizione degli Hunger Games. Chissà cos'hanno in mente per quest'anno. Dubito che sarà qualcosa di divertente, almeno per me. L'euforia che dovrei dimostrare io la coprirà il popolo di Capitol City, che quest'anno è più in fermento del normale, dato che si tratta di un'Edizione della Memoria. Contenti loro..
Mi crogiolo al sole, ancora bagnato, e mi addormento. La mia pelle si cuoce lentamente, diventando sempre più scura. Mi sveglio che sono le cinque di pomeriggio, mi alzo e torno verso casa, correndo per la città. Costeggio il mercato ittico, la Via Litorale, passo per gli scogli della spiaggia, supero tratti di sabbia e mare. Raggiungo la parte est, macchia di vegetazione boschiva, attraverso qualche strada e arrivo. Mamma è in cucina, prepara la cena. Indosso qualcosa di comodo, e insieme mangiamo. La televisione e accesa, e Flickerman inizia a dialogare con Cinna, lo stilista emergente dell'anno scorso, quello che ha fatto conoscere Katniss Everdeen come "ragazza in fiamme". Il mio opposto, praticamente.
Appare il volto del vecchio e inizia a raccontare dei Giorni Bui e delle precedenti edizioni. Poi apre una busta, contrassegnata dal numero settantacinque. Ed è allora che tutto inizia.
- Nel settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.
Tiro e un sospiro di sollievo. Penso a Katniss, che sarà obbligata a tornare nell'Arena, essendo l'unica vincitrice del Distretto 12. Ma, almeno per me, per quest'anno è andata. Poi il presidente continua a parlare.
- Ma, constatando che in origine i distretti erano tredici, e che proprio il tredicesimo fu l'origine della rivolta, verranno sorteggiati, fra tutti i giovani di Panem, altri due tributi, che fungeranno da vincitori per il Distretto 13.
Come non detto. Mi alzo e corro in camera. Chiudo la porta a chiave. Sto già sudando. Non focalizzo il numero di possibili tributi, mi concentro solo sull'eventualità che io potrei essere ancora scelto. Che sono ancora in pericolo. Come una talpa, infilo la testa sotto il cuscino. E' così come ogni anno, ma stavolta me lo sento. Proprio perché ci sono meno possibilità, proprio perché è pressappoco impossibile.
Arriva il giorno della mietitura. Opto per qualcosa di semplice, come se il mio vestire cambierà le mie sorti. Un pantalone nero e una maglietta a strisce bianche e azzurre. Ho i capelli incrostati di sale per la nuotata, un effetto che mi piace molto. Le macchie mettono in risalto il castano intenso dei miei capelli e dei miei occhi. Prima di uscire di casa, saluto mamma, dandole un bacio sulla guancia. Da quando è morta mia sorella maggiore, preferisce seguire le mietiture da casa, dato che la piazza le riporta alla mente terribili ricordi. Mia madre è forse l'unica persona con la quale non sono in collera, alla quale non serbo odio o rancore. Ma questa conclusione mi giunge troppo tardi.
- Ti voglio bene - sussurro a voce bassa, mentre esco.
Quando giungo davanti al Palazzo di Giustizia, mi rendo conto che forse non sarò scelto. Che, per la prima volta, posso effettivamente definirmi salvo. Che, contando quanti giovani ci sono, non uscirò fuori proprio io.
Mi nutro di speranze.
Speranze che si infrangono nel momento stesso in cui nascono, quando, al grande schermo televisivo, viene estratto il mio nome.
   
 
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