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Autore: Lushia    28/05/2012    0 recensioni
Sawada Tsunayoshi è il grande, amato e stimato (e anche odiato) decimo boss dei Vongola. Lui e i suoi guardiani, grandiosi e irragiungibili agli occhi di persone che li ammirano e li amano, sono impegnati con affari interni e problemi di varia natura tipici di un potente clan mafioso.
E tralasciando le vicende in Italia la nostra attenzione va in Giappone dove si sta formando un'altra famiglia, la famiglia Vongola di undicesima generazione, capitanata dalla psicopatica figlia di Vongola Decimo, che si appresta a voler lottare a tutti i costi per realizzare i loro sogni.
Ma come andrà a finire la loro storia? Potrà essere ricca di emozionanti avventure o non riusciranno nel loro intento?
Seguiamoli assieme nel loro viaggio!
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 25 – Eh?! Tutti in viaggio per l'Italia!

cover

La brunetta stava osservando una fotografia che custodiva gelosamente tra le pagine di un vecchio diario scolorito, pieno di disegni e scarabocchi.
I suoi occhi sembravano non volersi distaccare dalla figura maestosa di suo padre, un uomo dalla chioma castana, e dall'elegante immagine della madre, la donna bionda che affiancava l'uomo nella fotografia. Tra i due c'era anche una piccola Nozomi in miniatura, di appena cinque anni, che troneggiava tra le braccia di suo padre con uno sguardo sorridente e pieno di vitalità.

Hai gli occhi di tuo padre e il sorriso di tua madre” le avevano sempre detto quando era bambina. All'inizio non capiva, poichè lei aveva gli occhi color miele mentre quelli di suo padre erano nocciola. Solo in seguito comprese che le persone usavano quella frase per indicare una sorta di somiglianza negli sguardi e nelle espressioni, un bagliore che, a quanto pare, fiammeggiava nei loro occhi, illuminandoli di una luce particolare.

Sorrideva, immersa nei suoi pensieri, non prestando attenzione ai rumori al di fuori dell'auto che veloce sfrecciava sulla strada verso casa.
Accanto a lei Haname era assopita, forse stanca per il viaggio, mentre dall'altro lato vi era una Arashi, che guardava fuori dal finestrino il paesaggio italiano.
Kaito, nonostante fosse il sole, si stringeva nel cappotto scosso dai brividi per il gelo invernale.
Le luci illuminavano i loro visi, le decorazioni per l'arrivo del Natale erano sparse ovunque.

La Vongola poggiò la foto sul suo vecchio diario e osservò anche lei il finestrino, notando l'altra auto sulla quale viaggiavano gli altri quattro suoi guardiani, ancora incredula ma felice che Cloud si fosse unito a loro: non avrebbe di certo rifiutato un viaggio gratis nella terra dell'arte e della musica per l'eccellenza.

Poggiò la testa sul sedile, con occhi luccicanti e oltremodo felici. Sapeva che intraprendere una discussione simile col padre non sarebbe stato facile, era quasi pronta ad un mezzo fallimento. Amava l'uomo, ma al contempo lo odiava, sia per non averla riconosciuta come erede, ma soprattutto per non averle insegnato nulla di ciò che lui sapeva. Le fiamme, il ruolo di boss, tante cose che lui aveva appreso ma non le aveva passato, come solitamente i padri facevano con i figli.
Ma, sopratutto, lo odiava perchè non riusciva a staccarsi dall'idea che il problema fosse il suo sesso. Se fosse stata un maschio, probabilmente suo padre si sarebbe comportato diversamente.

Non vi preoccupate, mio padre ci aiuterà.” aveva detto. Sapeva che la probabilità di essere mandata a quel paese fosse decisamente alta, ma voleva credere che avrebbe fatto di tutto per proteggere Namimori, sua città natia.
“Gli dovrò dire di noi... ma sospetto che lo sappia già.” disse poi, spaventata “Quel che dovrebbe assicurarci il suo aiuto, però, è l'idea che Namimori sia in pericolo. Non l'abbandonerebbe mai!” li aveva rassicurati, con un sorriso che mascherava la sua preoccupazione.

In realtà non voleva chiedere aiuto a suo padre, ma si rendeva conto di quanto lei fosse debole e non poteva permettere che i Notturno facessero i loro comodi. Voleva diventare forte, e l'unico modo era chiedere a suo padre e ai suoi guardiani di addestrarli.

I ragazzi erano silenziosi e così restarono finchè dall'auto non scorsero l'enorme magione che si ergeva nella natura: la costruzione era alta diversi metri e si estendeva per chilometri, era divisa in vari settori e sembravano più palazzi costruiti uno accanto all'altro, in mezzo ad un enorme bosco.

Scesero dalla macchina davanti all'entrata principale, ammirando quanto fossero piccini in confronto a quella maestosità.
- Oh, per Cloud, Shinji e Luca è la prima volta. - disse Haname, osservando i tre con sguardo incuriosito: l'espressione di Luca era tra l'incredulo e lo sconvolto, aveva il naso all'insù e scrutava le cime delle torri; Shinji strabuzzava gli occhi osservando la grandezza della magione; Cloud sembrava abbastanza indifferente, nonostante avesse lanciato un curioso sguardo alle colonne d'ingresso, probabilmente ammirava lo stile utilizzato per la creazione di quella sorta di museo a cielo aperto.
- Aspetta, volete dire che voi già siete venuti? - chiese Luca, tornando ad osservare i presenti.
- Sì, l'ultima volta l'anno scorso, per il compleanno di Decimo! - esclamò Kaito, ridacchiando.

Il gruppetto fu scortato lungo l'ingresso verso una stanza in disparte, una saletta di media grandezza in cui regnava il profumo del legno che componeva l'arredamento classico. I ragazzi si accomodarono, lentamente e con delicatezza, sui divani rossicci al centro della stanza, quasi spaventati di poterli rovinare. Alcuni lunghi e stretti scaffali antichi erano pieni di libri ingialliti e alcuni soprammobili dall'aria costosa.
Il boss era attualmente impegnato, per cui dovevano aspettare che concludesse la riunione per poi riceverli tutti insieme, anche se Nozomi avrebbe potuto andarsene in giro o in camera sua, ma decise di restare con i suoi amici ad attendere.

La porta della saletta si spalancò un minuto dopo, una bella donna bionda apparve sull'uscio, con un sorriso ampio stampato sul volto. I suoi occhi chiari incrociarono quelli di Nozomi, la quale si alzò rapidamente e si lanciò tra le sue braccia.
- ...MAMA! -

La donna la strinse teneramente a sé, baciandole il capo e poggiando la guancia sui capelli della figlia.
- Non mi aspettavo di vederti qui! Sono così contenta che tu sia venuta, Nozo-chan~ - la sua voce materna era così soave che sembrò cullarla e la brunetta si staccò da lei, raggiante.
- E' stata una decisione improvvisa... ma sono felicissima di essere tornata a casa! - disse lei, prendendo un bel respiro - Qui sembra tutto come al solito. -
- Beh, a parte il lavoro di tuo padre... non succede nulla di nuovo, o comunque che sia degno di nota! - rispose Kyoko, ridacchiando.
- Appena papa è libero dobbiamo andare da lui. - la ragazzina assunse un'aria più seria, chinando lo sguardo - ... E' una cosa importante, stavolta dovrà ascoltarmi. -
Anche l'espressione della donna s'increspò.
- Nozo-chan... Posso capire cosa provi, ma ricordati che tuo padre ti ama. - disse, quasi severa. - Entrambi ti amiamo, e qualsiasi cosa o decisione prendiamo nei tuoi confronti è per il tuo bene, null'altro. -
La ragazza riportò l'attenzione sulla madre, guardandola negli occhi.
- ... Se mi amasse davvero... mi aiuterebbe. -
- Dipende da cosa intendi tu per “aiuto”. Ci sono tanti modi per aiutare, e molti possono non essere evidenti. - spiegò lei, tornando a sorridere - Ma tu sei forte, come Tsu-kun. Qualsiasi pensiero tu abbia, ricorda solo che lui non vuole farti del male, e che sa. -
- ...Sa? - ripeté la Vongola, ma la madre concluse la discussione abbracciandola nuovamente, per poi salutare Arashi, Haname e Kaito, e poi i due da poco conosciuti, Luca e Shinji.
L'unico che ancora non conosceva, poichè non si trovava a casa Sawada nella loro ultima visita di Settembre, era Cloud. La donna sembrò scrutarlo con interesse, salutandolo e ponendogli qualche domanda, incredibilmente il ragazzo rispose con educazione a tutte le domande.
Sembrava proprio che Cloud sapesse quando era il momento di dimostrarsi garbato, tutto il contrario di come solitamente trattava gli altri sei.

Dopo aver passato una decina di minuti in loro compagnia, la donna dovette allontanarsi. Salutò nuovamente la figlia, non staccandole gli occhi di dosso, quello sguardo sembrava volerla mettere in guardia, o comunque comunicarle qualcosa.
Quando uscì, richiudendo la porta dietro di sé, la Vongola sentì un fremito per tutto il suo corpo: una sensazione di disagio, un peso che premeva nel suo petto, il suo intuito le stava punzecchiando il cervello con insistenza, come a volerla avvisare. C'era qualcosa che sua madre sapeva e non le aveva detto, probabilmente riguardava suo padre e la discussione che ci sarebbe stata di lì a poco.

- Nozomi... che succede? - chiese la tempesta, avvicinandosi a lei. - Sembri nervosa... hai paura di tuo padre? -
- ... Non so cosa possa succedere, ma farò del mio meglio per dirgli quello che provo. - rispose lei, con un amaro sorriso.
- Non fasciarti la testa prima del tempo, mettiamocela tutta e vediamo cosa succede. - le consigliò la rossa, scrutando la preoccupazione dell'amica - Non ci piace vederti con quel musetto triste, noi vogliamo il tuo sorriso. -
L'ultima affermazione dell'amica le lasciò sfuggire una piccola risatina, e si voltò ad osservare i suoi amici. Ognuno di loro, tranne ovviamente Cloud, la stavano guardando con dolcezza.
- ... Spero di poter conquistare qualcosa per tutti, non solo per me. - disse poi, sospirando - Mi seguite a destra e a sinistra senza battere ciglio, ve lo devo. -
- Tu non ci devi proprio niente. - disse Kaito, perplesso - Se non ci va di fare una cosa lo diciamo, siamo amici. - spiegò, ammiccando - E poi a noi fa piacere seguirti, tu sei la nostra casa. -
- Casa? - chiese la bruna, perplessa.
- Penso che Kaito si riferisca alle situazioni difficili che tutti stavamo passando. - rispose Haname, lanciando uno sguardo all'amico - Arashi e Luca non hanno i genitori, Shinji è stato cacciato via da loro, mia madre pensava solo al lavoro, Kaito non andava d'accordo con le scelte dei suoi, e poi i genitori di Cloud sono scappati e tornati anni dopo, trascinandolo via dalla casa dei nonni come se fosse una valigia. - elencò lei, passando lo sguardo su ciascuno dei presenti. - Andiamo, siamo sinceri. Forse per te non è ovvio, ma per noi è così. Da quando ti abbiamo conosciuta, abbiamo trovato una casa e una famiglia, un luogo accogliente dove possiamo vivere in tranquillità ed esprimere noi stessi. -
- Esatto! - esclamò nuovamente Kaito, sprizzando energia da tutti i pori. - E' per questo che abbiamo bisogno del nostro cielo! Senza di te non c'è armonia! -

Stranamente un sorriso le uscì dal profondo del suo cuore, e il suo viso avvampò divenendo di un rosso acceso.
- ... Happy... - sussurrò. Non aveva mai compreso quanto loro tenessero a lei.

Poco dopo la porta nuovamente si aprì, un maggiordomo aveva invitato i sette a seguirlo fino all'ufficio del decimo, adesso libero e pronto a incontrarsi con loro.
Il gruppetto, visibilmente agitato, si ritrovò davanti ad una porta in legno, oltre vi era lo studio del boss, quella stessa stanza in cui a Nozomi era sempre stato proibito andare, ma dove puntualmente si faceva beccare.
Quasi non le scappò un sorrisetto, ricordando il passato.

Ho deciso... " aveva detto, davanti al gruppo riunito "L'unico modo per sconfiggere i Notturno è diventare più forti. L'unico modo per migliorare è chiedere aiuto a chi è già in grado di usare le fiamme... mio padre e i suoi guardiani." aveva spiegato con sicurezza, ignorando gli sguardi stupiti dei suoi amici "Perciò, appena saremo tutti in forze, andremo in Italia e li incontreremo.”

Si ritrovò a guardare negli occhi suo padre, quegli occhi che erano così simili ai suoi.
L'uomo stava riponendo via alcune scartoffie, era abituata a vederlo pieno di fogli e fascicoli vari di cui ignorava il significato. Un giorno avrebbe voluto che lui le insegnasse il suo lavoro, avrebbe fatto del suo meglio e anche di più per essere un buon boss come lui.
- Nozomi, non ti aspettavo. - disse, sorridendole - Cos'è successo così all'improvviso? Sei arrivata qui con tutti i tuoi amici. -
Sembra tranquillo, forse felice di vederla, e ciò sembrò rassicurare tutti, ma Nozomi sapeva che stava mentendo. Il suo intuito continuava a dirle di non fidarsi di quel sorriso poichè, come sua madre le aveva detto, era sicuro che lui sapesse già.

Sapeva già tutto.

I guardiani di Decimo erano ancora presenti, nonostante la riunione fosse finita da poco: Gokudera Hayato stava aiutando il boss a sistemare i documenti; Yamamoto Takeshi stava appuntando qualcosa sul tuo tablet; Sasagawa Ryohei stava mostrando un foglio ad un confuso Lambo; Rokudo Mukuro e Chrome Dokuro erano in silenzio seduti su un sofà. Anche Hibari era rimasto in piedi appoggiato vicino all'uscio, la sua sola presenza era già un avvenimento.

- Papa... sono felice di essere tornata qui. - disse, abbozzando un sorriso sincero - Però... ciò che mi... che CI spinge a venire qui è ben altro. - aggiunse, tornando seria e notando che anche lo sguardo di suo padre era cambiato, adesso molto più attento alle sue parole - ... C'è una situazione poco piacevole... a Namimori. E noi tutti siamo qui per chiedervi umilmente di aiutarci. -
L'uomo alzò un sopracciglio, scrutando gli occhi della figlia.
- Aiutarvi? - disse - In cosa? Di quale situazione stai esattamente parlando? -
- Persone. - iniziò lei, cercando di trovare le giuste parole - Persone pericolose... vanno in giro dicendo che Namimori gli appartiene. -
Tsunayoshi chinò il capo, pensieroso, osservando la scrivania sul quale si era poggiato con le braccia, stando ancora in piedi davanti a loro.
- Mh. Capisco la tua preoccupazione per Namimori, ma non c'era bisogno di fare un viaggio fin qui, con quelle espressioni così serie, solo per chiedermi “umilmente” un aiuto. - spiegò lui, alzando lo sguardo e osservando i vari presenti - Sarebbe bastata una telefonata. Perchè mai disturbarti nel venire qui con tutte queste persone? -
La ragazzina si voltò verso di loro e poi nuovamente verso suo padre, passando per gli uomini presenti, che in quel momento sembravano interessati alla discussione.
- ... Già, queste persone... - ripeté lei, sospirando - ...Non c'è bisogno di nasconderci nulla, sai già chi sono. - affermò lei, guardandolo negli occhi - Sono i miei guardiani, mi sembra ovvio. -
L'uomo scosse il capo, quasi divertito, come se avesse appena detto una freddura abbastanza imbarazzante.
- Guardiani, mh? Non mi sembra di aver mai approvato nulla di simile. - specificò.
- Non devi approvare nulla, ho fatto tutto da sola. - disse lei, scrollando le spalle - Le senti tutte le fiamme, no? Li ho conosciuti a caso, e ognuno di loro ne ha una diversa. Che strana coincidenza, eh? - disse ancora, avvicinandosi alla scrivania - Come quando hai conosciuto tutti gli zii, anche tu non ti aspettavi che lo fossero, ma lo erano e basta. -
- Sono tuoi amici e basta. - precisò suo padre, senza interrompere il contatto visivo con la figlia - Amici sinceri e anche simpatici, da quanto ho visto, e mi fa piacere che vi vogliate bene. L'importante è che tu, voi, viviate l'adolescenza insieme, divertendovi e facendo nuove esperienze. - disse, severo.
Qualcosa le diceva che suo padre si stava riferendo alla loro neo carriera da idol, scacciò l'idea che Arina gli avesse detto tutto e tornò a focalizzarsi sul punto più importante della questione.

- D'accordo, ognuno ha i propri pareri, va bene. - disse lei, sospirando - Puoi anche ritenermi debole e stupida perchè sono una femmina, non c'è problema. - precisò, quasi con le lacrime agli occhi - Ma... non puoi venir meno ai doveri di padre. Ho bisogno che tu mi insegni ad essere forte, a me e a loro. Non c'è bisogno che vada tu, vogliamo pensarci noi a proteggere Namimori, perchè è anche casa nostra. - spiegò.
Tsuna nuovamente chinò il capo, scuotendolo, prima di voltarsi a guardare oltre la vetrata dietro di lui.
- Quando mai ti ho definita debole e stupida? - chiese, quasi ignorando tutto il resto del discorso - Non so che pensieri tu abbia fatto per arrivare a questa conclusione, ma la tua femminilità non mi crea alcun problema né mi spinge ad insultare mia figlia in alcun modo. - disse poi, voltandosi verso di lei con sguardo gelido.
- E allora perchè ti stai rifiutando di insegnarmi ad usare la mia fiamma? Ti ricordi che anche io ne ho una?? - chiese lei, alterandosi.
- Lo ricordo perfettamente. Ero accanto a te in ospedale. -
- Già, vero. Non mi aspettavo un biglietto di congratulazioni per la mia prima volta in Hyper Mode, tranquillo. Continuo a fingere che i complimenti tu me li abbia fatti, stranamente nella mia testa sei un padre migliore di quanto tu sia nella realtà. -
Gokudera sembrò quasi voler dire qualcosa, ma i suoi occhi incrociarono quelli del boss e si fece indietro, restando in silenzio, come ognuno in quell'ufficio eccetto padre e figlia.
Il bruno si avvicinò nuovamente alla scrivania, poggiandosi con le braccia e osservando sua figlia, a pochi centimetri da lui.
- Non ti chiedo di comprendere le mie scelte, Nozomi, sei ancora piccola e ci sono troppe cose che ancora non sai e non puoi capire. - iniziò lui, senza smettere di guardarla. Il suo sguardo gelido all'improvviso divenne apprensivo, nonostante la sua apparente severità - Tuttavia, non posso accettare che tu vada in giro ad immischiarti in cose pericolose e più grandi di te. -
- Quindi i Notturno sono più pericolosi e grandi di me?? - chiese lei, di getto.
- Cos... - suo padre, incredibilmente, era rimasto senza parole, così come i guardiani presenti nella stanza, alcuni di loro si guardarono straniti - ... I Notturno? -
- ... Papa, se non vuoi farlo per me, fallo per Namimori! - disse lei, implorandolo - Ti prego! -
- Tu... hai riflettuto bene, prima di buttarti in questa impresa, Nozomi? - chiese lui, all'improvviso, strappando uno sguardo perplesso alla ragazza - Hai speso cinque minuti nel guardarti attorno, a comprendere la situazione, a vagliare ogni ipotesi? - continuò, adesso quasi arrabbiato.
- Certo! - rispose lei, ma il “No” di suo padre risuonò forte nella stanza, quasi spaventandola.
- No che non lo hai fatto. Hai agito d'istinto, perchè trascinata da chissà quali pensieri, senza riflettere, senza nemmeno provare a capire. - disse lui scuotendo il capo - Le tue emozioni sono ancora in grado di farti commettere gravi errori, Nozomi, e non è da te, da colei che per anni ha letto e riletto libri difficili, che ha dimostrato una grande intelligenza ed ha un'ampia cultura. No, non è affatto da te, e non perchè sei stupida, debole o donna. - precisò lui, scandendo ogni sillaba - Ma perchè sei ancora immatura. -

Nozomi dovette cercare di non piangere, perchè le lacrime volevano scorrere veloci sul suo viso. Si morse le labbra, osservandolo con tutto l'odio che aveva dentro di lei.
- ... Questo lo pensi tu... non hai nemmeno idea di cosa ho fatto, o di come sto conducendo la mia vita, o della nostre missioni, o-
- Nozomi. Basta. - la sua voce sembrava tagliente come mille coltelli che laceravano la sua pelle - So cosa fai e so com'è la tua vita. La mia assenza a Namimori non mi rende ignorante riguardo mia figlia. - spiegò - Sin da piccola hai sempre continuato a commettere lo stesso errore di vedere la tua vita come quella di Primo o quella di un boss, con tutto ciò che ne deriva, senza cercare di staccarti da quell'idea. -
- Anche Caesar è stato cresciuto come un boss, non mi sembra che sia un idiota o un immaturo però! - disse lei, incrociando le braccia.
- ... Caesar non ha il tuo problema. - spiegò lui sospirando.
- Che problema c'è nell'immaginare di essere un futuro boss? Voglio esserlo, è mio diritto! Ci sono ragazzi che si immaginano astronauti, ballerini, cuochi... e io non posso immaginarmi come boss?? -
- Ancora non capisci, Nozomi. - scuote il capo - E' questo il tuo problema. - alzò gli occhi verso gli amici dietro di lei e il suo sguardo si posò su Arashi, che a sua volta portò l'attenzione su Shinji e Haname, sembrava che i tre si stessero scambiando silenziose opinioni, mentre Cloud pareva ridere sotto i baffi.
La brunetta aveva notato qualcosa che non andava e probabilmente ne avrebbe in seguito parlato con loro, in quel momento era troppo ferita per farci caso.
Suo padre aveva ragione, lei non capiva affatto ciò che stava tentando di dirle.
Dove stava sbagliando? Cosa non stava comprendendo?

- ... Senti, papa, vuoi aiutarci o no? - chiese poi, quasi demoralizzata ma cercando di non lasciarsi abbattere - A che pro continuare a fare così? Le fiamme le abbiamo, a questo punto non è meglio imparare ad usarle al meglio? E' come se io avessi un fucile ma non sapessi usarlo, potrei sparare a qualcuno di innocente per sbaglio! -
- Non c'è esattamente un modo sbagliato di usare la shinu ki. - rivelò lui, aggirando la scrivania e avvicinandosi a lei - E preferirei che voi pensiate piuttosto alla scuola e alla vostra giovinezza, anziché disperarvi perchè Namimori è in pericolo. Me ne occuperò io, se ce ne fosse bisogno. -
- Non voglio. - disse lei, voltandosi verso l'uomo, adesso di fronte a lei - Non voglio! Sono io che abito a Namimori, io ho il diritto di proteggerla! -
- Tu non hai alcun diritto, Nozomi. Altrimenti lo avrebbe ogni cittadino di Namimori. -
- Loro non possono, non sono forti come noi. Per questo noi sette facciamo del nostro meglio, anche per loro. -
- Per Namimori, o per te stessa? -
- Eh? -
- Ancora non capisci. Non sei tu che parli, è il tuo orgoglio. - disse, voltandosi e raggiungendo la porta.
- PAPA TI SCONGIURO! - urlò lei, per poi inginocchiarsi per terra e posare la fronte sul gelido pavimento, mentre Arashi e Kaito cercavano di farla alzare, chiamandola - Sono disposta a fare qualsiasi cosa!!! Qualsiasi!! Ma non ignorarmi!!! - continuò ad urlare.
Tsunayoshi si era voltato e stava osservando quella scena abbastanza indecorosa, ma un po' tutti gli uomini presenti sembravano stessero provando pietà per lei.
- ... Vediamo. - disse lui, stavolta il suo sguardo era impassibile. - Proverò ad “addestrarti”, se è ciò che davvero vuoi. Ma lo farò a modo mio. -
La ragazza alzò il capo, i due amici l'aiutarono a rimettersi in piedi rapidamente.
- Da...davvero? - sentiva quasi un'immensa gioia dentro di sé, ma l'espressione glaciale del padre continuava a rafforzare il suo disagio.

L'uomo, scortato dai suoi guardiani, si diresse verso il cortile del palazzo. Dopo aver attraversato i quasi infiniti corridoi, giunsero all'ingresso posteriore dove uscirono all'aperto, venendo investiti dalla gelida aria invernale.
Il decimo boss continuò ad avanzare e Nozomi teneva il passo dietro di lui, le ci vollero alcuni istanti per accorgersi che i guardiani di suo padre si erano fermati qualche metro dietro di loro e avevano impedito ai suoi amici di proseguire.
La brunetta si voltò, preoccupata, notando che anche suo padre si era fermato e la sta stava fissando.
- ...Che devo fare? -
- Devi colpirmi. - rispose lui. - Va bene anche solo sfiorarmi, l'importante è che tu ci riesca entro dieci minuti. - spiegò - E se ci riuscirai, allora allenerò te e i tuoi amici. -
La ragazza tentò di allontanare quella brutta sensazione, cercando di essere positiva: dopotutto poteva finalmente misurarsi con suo padre e scoprire fin dove si spingeva la potenza dell'uomo.
Dallo zaino estrasse la valigetta scura con il marchio dei Vongola, la aprì e montò rapidamente l'asta, sotto gli occhi di suo padre che non sembrò batter ciglio.
- ...E' la mia arma, la Sky Rod... - disse lei, imbarazzata.
L'uomo si lasciò scappare un lieve sorriso.
- Curiosa. - disse, tornando ad essere impassibile.
Fu sfiorata dalla paura che la sua shinu ki non sarebbe apparsa come le ultime volte, ma tentò di non pensarci, rilassandosi. In quel momento era stranamente molto felice di combattere con suo padre e di potergli mostrare quanto fosse cresciuta, ignorò il problema della fiamma e cercò subito di andare in Hyper mode.
Con suo stupore non solo la fiamma apparve subito, ma sembrava anche più grande del solito.
Si sentì piena di energia, la stessa rifluiva nella staffa, che iniziò a prender fuoco e divenne fiammeggiante e ardente della sua passione.

Forse dovevo solo essere tranquilla?

Era confusa ma cercò di non pensarci, in quel momento aveva altro a cui dedicarsi. Portò l'asta dinanzi a sé e si dimenticò dei ragionamenti per dedicarsi allo scontro con suo padre.
- Quando vuoi. - disse l'uomo.
Non se lo fece ripetere due volte, si lanciò verso di lui tentando di colpirlo con la sua staffa in un attacco frontale, ma Tsuna si spostò rapidamente di lato evitando il colpo. Ruotò l'asta e tentò di colpirlo ad un fianco ma l'uomo si mosse nuovamente, in modo fin troppo rapido.
Ripeté nuovamente la mossa dall'altro lato, fallendo miseramente, perciò provò un fendente rapido e, ancora, tentò di arrivargli alle spalle. L'uomo non si voltò nemmeno, schivò facilmente e con precisione, come se avesse gli occhi sulla nuca. Capì che per colpirlo avrebbe dovuto muoversi ancora più rapidamente e iniziò a falsare delle mosse per poterlo poi colpire da un'altra angolazione, ma anche recitando lui riusciva a prevederla comunque. Era ovvio che si trattasse dell'intuito dei Vongola, anche lei lo possedeva ma l'uomo, ovviamente, era molto più allenato.
Erano passati solo due minuti e la shinu ki di Nozomi ancora bruciava in tutta la sua maestosità.
Avrebbe voluto essere in grado di attingere più energia da quest'ultima, per quel motivo aveva bisogno di aiuto dagli esperti.

Saltò e tentò di colpirlo dall'alto, l'uomo si spostò con noncuranza, senza perdere il suo sguardo serio.

Non è possibile... non ho idee e non so come colpirlo... che diavolo mi invento adesso??

Altri due minuti dopo, Nozomi iniziava già a perdere colpi: si sentiva tremendamente lenta rispetto ai veloci spostamenti del padre, il quale non era nemmeno in Hyper Dying Will Mode.
Continuava imperterrita nel tentativo di colpirlo con mosse variegate, ma lui riusciva a schivarle tutte e senza sforzo, perciò la bruna iniziò a perdere la pazienza e un'ombra di rabbia aveva attraversato il suo animo. Aveva anche paura che non sarebbe riuscita a sfiorarlo in nessun modo, e non poteva perdere quell'occasione così preziosa per lei e per i suoi guardiani.
Erano passati ormai otto minuti e la ragazzina era ormai stanca, ansimava per gli sforzi e la sua fiamma si faceva sempre più piccola, ormai debole e pronta a spegnersi.

- Papa. Ti prego... - sussurrò lei, ormai esausta e con la speranza che l'aveva del tutto abbandonata.
Gli occhi dell'uomo si chiusero e sospirò, prima di riaprirli e di tornare freddo come prima.
Stava cercando di non provare emozioni?
- Devi colpirmi, Nozomi. Ho posto questa condizione e l'hai accettata, prenditi le tue responsabilità. - rispose.
Strinse l'asta, arrabbiata, sia con sé stessa che con suo padre.

- Sei troppo forte, maledizione! E' per questo che ti ho chiesto di aiutarmi! - stavolta la voce uscì forte e decisa, si era nuovamente gettata su di lui con tutte le forze che le restavano. - E' impossibile, mi stai prendendo in giro??? - urlò ancora, dopo che l'uomo aveva nuovamente schivato il suo colpo - Voglio diventare forte! Voglio proteggere le persone che amo! - si voltò, cercando nuovamente di colpirlo - Perchè mi hai detto di colpirti se sapevi che non potevo riuscirci??? - si fermò, puntò l'asta per terra e vi si appoggiò, cercando di riprendere fiato, stavolta lacrimando sul serio. - ... Perchè mi fai questo... Perchè mi odi... -
Per un istante ricordò le parole di sua madre, la quale si era assicurata di farle sapere che entrambi l'amavano e non l'avrebbero mai ferita. Ma allora perchè quell'uomo continuava a trattarla in quel modo? Cosa c'era sotto?
Alzò lo sguardo e notò gli occhi tristi di suo padre, il quale non disse nulla, si limitò ad ascoltarla.

- Juudaime, sono passati dieci minuti. - la voce del guardiano della tempesta sembrò concludere quei minuti di vergogna, la brunetta non sapeva se esserne sollevata o meno.
Una folata di vento, un attimo, e Nozomi si ritrovò di fronte agli occhi arancioni accesi del padre, la shinu ki fiammeggiava sulla fronte e sui guanti rossi.
Aveva davvero perso? Era davvero tutto perduto? Era stata umiliata davanti i suoi guardiani, si vergognava e si sentiva imbarazzata, distrutta e disgustata di sé stessa.

- NON POSSO! NON POSSO PERDERE! - urlò all'improvviso, piangendo - COME FARO'? COME FAREMO? -
La sua shinu ki era svanita da un bel pezzo, così come la sua autostima, la sua compostezza e ogni sua speranza.
Chiuse gli occhi in lacrime, e un forte dolore pervase il suo corpo: il pugno di suo padre era fermo nel suo stomaco, l'aveva colpita con molta forza e senza batter ciglio, continuando a fissarla.
Nozomi lasciò cadere l'asta a terra e si aggrappò al braccio dell'uomo, mentre udiva la voce urlante di Arashi in lontananza. Alzò lo sguardo verso il padre, i suoi occhi sembravano pieni di pietà e colpevolezza, avvicinò il capo vicino al suo e si portò di lato, in modo che solo lei potesse sentirlo.
- …Basta. Smettila di preoccuparti di queste cose. - sussurrò - Sei ancora una bambina, smettila di giocare a fare l'adulta. -
Sentì un dolore più forte, ma questa volta era al cuore. Era così forte che, pian piano, tutto iniziò a confondersi attorno a lei, fino a scivolare nel buio.

- ... E quando sarai adulta abbastanza... Non avrai più bisogno del mio aiuto. -

 

L'unica cosa che vide, appena sveglia, fu il viso preoccupato del dottor Shamal accanto alla madre che, con sguardo apprensivo e triste, tentava di dirle qualcosa.
Aveva passato un paio di giorni assopita in quel letto e non era la prima volta che le capitava una cosa simile, sapeva quanto fosse debole e iniziò a pensare di essere davvero un caso senza speranza.
Al suo risveglio aveva appreso che i suoi amici erano ritornati a casa qualche ora prima e si rattristò, pensando che sarebbero stati molto preoccupati per lei. Doveva tornare da loro e subito, si sentiva tremendamente in imbarazzo per l'accaduto.
Aveva anche perso tutta la fiducia che aveva in sé stessa e in suo padre, nonostante continuasse ancora a chiedersi perchè: quello sguardo freddo e distaccato, quella severità e quelle parole che l'avevano colpita dritta al cuore. Non riusciva a capire, esattamente come lui stesso aveva affermato. Ma, se davvero lei era dura di comprendonio, perchè non glielo spiegava apertamente lui stesso?

Appena riuscì ad alzarsi in piedi, ignorando il dolore allo stomaco ancora presente, chiese alla madre di farla tornare a casa dalla nonna. Sua madre era l'unica a non essersi mai mossa da quella stanza, assieme al dottor Shamal che entrava ed usciva ogni ora.
Non le aveva chiesto niente riguardo suo padre né la donna le aveva detto nulla. Era come se quell'argomento fosse diventato un tabù. Si chiese se sua madre non sapesse già tutto, ricordò il suo comportamento preoccupato poco prima di incontrare suo padre.

- Nozo-chan... cerca di capire. - fu l'unica cosa che sua madre le disse, prima che la ragazzina entrasse nell'auto che l'avrebbe accompagnata all'aeroporto.
Ancora una volta c'erano cose che lei non capiva. Sospirò, confusa, e si limitò a sorriderle.
- Per favore... lascia che ti accompagni. - aggiunse, con sguardo preoccupato - Non voglio che tu vada da sola... -
- No, mamma... Grazie ma... voglio stare da sola... Ce la devo fare da sola. -
Lo sguardo di Kyoko, seppur preoccupato, continuava ad essere amorevole e apprensivo.
Annuì, non insistette ulteriormente e si limitò a seguire con lo sguardo l'auto che abbandonava la magione.

Per qualche istante le sembrò di aver visto la figura di suo padre davanti alla vetrata del suo ufficio.
Tuttavia lo ignorò, guardando dritto davanti a sé con sguardo deciso.



***



- Juudaime. - l'uomo albino si avvicinò al boss, fermo davanti al balcone ad osservare l'auto che sfrecciava via.
- Alla fine... non è ancora in grado di comprendere il mio gesto. - osservò la vetrata con un'espressione triste.
- Credo che per un po' vi odierà, ma è normale. - scrollò le spalle - I ragazzi a quell'età non riescono mai a comprendere le scelte dei genitori. -
- Lo so... ma non sarei comunque voluto arrivare a questo. - la sua voce uscì abbastanza incrinata. - anche Kyoko era contraria... -
Sospirò.
- La sua sicurezza viene prima di tutto, no? - disse l'albino, abbozzando un sorriso. - E la sua crescita, soprattutto. -
- Sì, la sua crescita. - rispose, sicuro. - Farei qualsiasi cosa per la mia Nozomi. Qualsiasi. - disse. - Anche a costo di farmi odiare. -

   
 
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