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Autore: Morgan__    31/05/2012    6 recensioni
Sin da piccola ho vissuto nella consapevolezza che la mia famiglia nascondesse un segreto,un segreto che non poteva essere rivelato a nessuno. Al compiere dei miei sedici anni di vita mi venne rivelato quel segreto.
La mia famiglia custodiva,da secoli ormai,ancor prima che Roma venisse fondata,un potente manufatto che era passato tra le mani dei grandi Imperatori romani,da Gaio Giulio Cesare,non Imperatore di nome ma di fatto,a Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto,primo vero Imperatore di Roma,meglio conosciuto come Augusto,e così via,fino ad arrivare a noi,la loro discendenza.
Ma ormai il manufatto non era più al sicuro,così fui costretta ad andarmene,contro il mio volere,da Roma per portare con me il manufatto.
Però non servì a niente. La mia famiglia venne uccisa lo stesso.
Per mano di Cesare Borgia. E io,io venni imprigionata a Castel Sant'Angelo e per mesi cercarono di farmi parlare.
Ormai avevo perso la fiducia in tutto e in tutti.
Questo prima di incontrare Ezio Auditore e gli Assassini.
Grazie a loro ho ricominciato a credere nel prossimo.
Mi chiamo Giulia Colonna e questa è la mia storia.
[CONCLUSA]
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Giulia?!-
Fu la voce di Ezio la prima cosa che sentii non appena ripresi conoscenza.
Aprii gli occhi per poi richiuderli di scatto sotto i raggi del sole che per un attimo mi accecarono.
-Giulia? Mi senti?-
Lentamente riaprii gli occhi e solo allora mi accorsi di essere sostenuta dalle braccia dell'Assassino che,con sguardo preoccupato,mi osservava.
Quando incontrai il suo sguardo spiegai leggermente le labbra in un sorriso.
-Che cosa è successo?-mi chiese,con evidente preoccupazione.
A quella domanda il mio sorriso si spense.
Sai che è proibito usare il Frutto per salvare vite che non dovrebbero sopravvivere.
Le parole di Venere mi ritornarono in mente in modo quasi assordante. Ed insieme alle sue parola ricordai il ricordo che avevo appena vissuto:il momento della mia nascita.
Il momento che ha condannato la mia famiglia.
Se di tua moglie e di tua figlia salvi la vita,la tua famiglia porterai alla rovina.
-E' colpa mia.-mormorai.
-Di cosa stai parlando?-mi chiese confuso l'Assassino.
-Sono stata io...io ho ucciso la mia famiglia.-mormorai affondando il viso nel petto di Ezio e aggrappandomi a lui afferrando i baveri del suo abito con le mani,-è solo colpa mia.-
-Di cosa stai parlando?-mi chiese nuovamente,circondandomi con le sue braccia,-Giulia?-mi chiamò in un sussurro.
-Li ho uccisi io...io.-mormorai semplicemente.
-Ti riporto al Covo.-
La voce di Ezio pareva arrivare da lontano. L'unica cosa che sentivo erano i miei sussulti soffocati tra le pieghe dell'abito immacolato di Ezio.
Come una bambola di pezza governata dai fili di un burattinaio mi feci guidare fino al cavallo e,senza nemmeno accorgermene,mi ritrovai in sella al destriero.
Sentii l'Assassino salire alle mie spalle e,con sguardo perso,osservai le sue mani afferrare le redini per poi partire al galoppo senza che mi reggessi a qualcosa per sostenermi. Notandolo
Ezio mi circondò la vita con un braccio per tenermi ben salda sulla sella. In risposta al suo gesto appoggiai il capo sulla sua spalla e inclinai leggermente il viso verso il suo collo.
Lo sentii mormorare con fare rassicurante che tutto andava bene.
Avrei voluto rispondergli che non era vero,niente stava andando per il verso giusto,ma decisi di tacere e di continuare ad osservare il paesaggio che scorreva di fronte a noi.
Arrivammo al Covo dopo svariati minuti e in un attimo mi ritrovai all'interno dell'edificio.
Non appena arrivammo alla sala principale Ezio fece un cenno agli Assassini presenti che,nel giro di pochi secondi,sparirono.
Rimasti soli mi guidò verso una poltrona sulla quale mi fece sedere.
Lo vidi prendere una sedia e,dopo qualche secondo,me lo ritrovai seduto di fronte a me.
-Non mi chiedere se sto bene.-gli dissi dopo secondi di silenzio passati ad osservarmi.
-Non avevo intenzione di chiedertelo. Mi sembra evidente che non stai bene.-mi rispose,-vuoi dirmi quello che è successo? Ho sentito il Frutto. Che cosa dovevi ascoltare?-mi chiese.
-Dov'è?-chiesi di rimando.
Ezio mi rispose con un cenno del capo,indicando qualcosa dietro di me.
Mi voltai e vidi sul tavolo il piccolo scrigno,in cui era stato conservato il Frutto della mia famiglia per tanti anni,chiuso.
Quando mi rivoltai verso di lui e incrociai il suo sguardo sospirai affranta.
-Mi ha fatto vedere il momento della mia nascita. Mia madre stava male,aveva complicazioni. A quanto dicevano le levatrici che si occupavano di lei,non riuscivo a scendere e questo metteva a rischio la mia vita e quella di mia madre. Aveva urlato loro che non le importava di morire,voleva che mi salvassero.-mi fermai un attimo per prendere un respiro profondo e continuai,-All'improvviso è entrato mio padre nella stanza e ha fatto uscire le due donne. Tra le mani aveva la Corona. Si è avvicinato a mia madre che gli chiedeva cosa fosse. “La nostra salvezza” ha risposto. Dopo di che ha iniziato a chiedere al frutto di salvarci,ma non succedeva niente. All'improvviso nella stanza è apparsa Venere. Era incorporea come Minerva e aveva lo stesso tipo di abiti,quindi penso che fosse una di quelli venuti prima. Ha detto...-mi fermai,incapace di continuare.
Sentii Ezio afferrarmi le mani e avvolgerle nelle sue:-Va bene così,non devi costringerti.-mi disse.
A quelle sue parole alzai lo sguardo sul suo volto e,dopo un attimo,scuotei il capo.
-Devo dirtelo,una volta per tutte. Ti dirò tutto. Niente più segreti.-iniziai facendomi decisa,-disse che se mio padre ci avesse salvate,la mia famiglia sarebbe stata decimata. Mio padre chiese se c'era un'alternativa e lei gli rispose che c'era,ma che non l'avrebbe presa;poco dopo sparì dichiarando che avrebbe pianto per il nostro destino. Dopodiché il Frutto avvolse me e mia madre in una luce abbagliante. Una volta spentasi la stanza venne pervasa da urla infantili. Ero io.-
-Giulia...-iniziò,ma io lo bloccai subito.
-Aspetta...non ho finito. Ti ricordi quando mi chiedesti se sapevo come mai avevo il mio potere? Io ti dissi di no.-ad un suo cenno affermativo continuai,-ora lo so. Il Frutto ha chiesto qualcosa in cambio della mia vita. In cambio della mia vita sono stata marchiata da questi occhi che,sin da piccola,mi hanno resa oggetto di malelingue e pregiudizi. Di paura. Inoltre,inspiegabilmente,il Frutto mi ha dato questi poteri.-conclusi.
-Poteri?-mi chiese confuso.
-Si. Mi dispiace non avertelo detto prima,ma io sono in grado di leggere anche nella mente altrui,oltre a rivivere ricordi.-dissi abbassando gli occhi sulle nostre mani.
-Leggere...nel senso che sai quello che penso in questo momento?-mi chiese.
-Potrei,se volessi. In questi anni in cui ci siamo allontanati mi sono esercitata anche grazie a Diego. Ora riesco a leggere facilmente nella mente altrui,così come riesco a bloccarne il flusso di pensieri.-spiegai.
-E la parte dei ricordi? L'hai sviluppata?-
-Non tanto. È più complicato.-
-Quindi,ricapitolando,al momento della tua nascita tu e tua madre eravate in fin di vita. Tuo padre con l'aiuto del Frutto della tua famiglia vi ha salvato,ma in cambio il Frutto ha voluto qualcosa. Tu hai ricevuto i tuoi occhi viola e il dono di poter leggere nella mente e di poter rivivere i ricordi di altri.-
-Io non l'ho mai considerato come un dono. Piuttosto come una maledizione.-commentai,-mi faceva sentire diversa.-
-Alcune volte è meglio essere diversi.-
-Non sempre. Se fai parte della nobiltà,in cui tutti ti osservano e ti criticano,non è un bene passare per diverso. Non lo è mai stato.-
-Ora sei con noi. Sei con me. Nessuno ti giudicherà per quello che sei.-disse convinto Ezio.
-Lo so.-risposi con un timido sorriso.
-E comunque capisco quello che intendi. L'essere diverso.-disse poco dopo.
-Come?-chiesi confusa.
-Anche io ho una dote nascosta. Un senso ulteriore,se così vogliamo chiamarlo.-disse con un sorriso.
-Senso ulteriore?-chiesi incuriosita.
-Si. Diciamo che riesco a capire chi mi è nemico e chi è un alleato ancor prima di conoscere il suo nome. Inoltre riesco a vedere ed individuare cose che non salta all'occhio di una persona comune.-spiegò.
-E come fai?-chiesi sempre più interessata.
-Quando mi concentro la mia mente percepisce le persone avvolte da auree luminose. Se le auree sono rosse sono nemici,se sono blu sono mie alleate. Se sono di un giallo dorato sono le mie prede o comunque le persone che mi interessano in quel dato momento. È un po' difficile da comprendere,ecco perché non ne faccio parola con nessuno. Gli unici che lo sanno sono mia madre,mia sorella,Nicolò,Leonardo,Volpe e Bartolomeo e qualche altro membro della Confraternita che conosco da tempo. Preferisco che questo piccolo particolare non venga fuori.-
-Mi dispiace non averti detto tutto. Avrei voluto,ma dovevo essere sicura. Mi è sempre stato ribadito che era proibito parlare del Frutto all'infuori della famiglia. L'unica persona che lo sa,oltre a te,è Diego. Quando me ne andai da Roma sotto l'ordine di mio padre per portare il Frutto al sicuro,fuori dalla portata di Cesare,gli dissi tutto e gli chiesi di sorvegliarlo. Cesare ha sempre cercato la Corona,senza mai sapere di averla sotto gli occhi.-dissi,cercando di fargli capire le mie ragioni. Avevo paura che la fiducia che aveva riposto in me si fosse spenta.
-Non te ne faccio una colpa,Giulia. So bene che mantenere il segreto dell'esistenza di manufatti potenti e misteriosi come i Frutti dell'Eden è importante. E hai fatto bene. Già i Borgia hanno nelle proprie mani la Mela,se dovessero possedere anche la Corona,complicherebbe ulteriormente le cose.-mi tranquillizzò.
-Come mai la Mela è in mano loro?-chiesi preoccupata.
-L'hanno presa tre anni or sono,quando assediarono Monteriggioni. Da allora cerchiamo di recuperarla,ma non ci siamo ancora riusciti.-mi spiegò scuotendo il capo rassegnato,-ritornando a noi;hai detto che il Frutto ha chiesto qualcosa in cambio della tua vita,è per quella di tua madre?-
A quella domanda corrucciai le sopracciglia confusa.
In effetti se il Frutto in cambio della mia vita mi aveva segnata in qualche modo doveva essere successo qualcosa di simile anche a mia madre.
Non sapevo cosa rispondere a Ezio,perché se mia madre era rimasta in qualche modo segnata io non ne sapevo niente. Non me ne aveva mai parlato,nemmeno accennato in tutti quegli anni,molto probabilmente per continuare a mantenere il segreto sulla mia nascita.
Per non parlare di mio padre. Nemmeno da parte sua era mai uscita una singola parola sull'accaduto.
Ancora una volta mi ritornarono in mente le conversazione che avevo avuto con i miei,alle mie continue domande sui poteri che avevo,sui miei occhi. Mai,mai avevo ricevuto una risposta alle mie domande.
-Non so che dirti. I miei non ne hanno mai parlato,quindi anche se mia madre fosse stata segnata da questo evento non me lo ha mai detto.-risposi pensierosa.
All'improvviso la tristezza e la spossatezza che mi avevano invaso prima ritornarono pensando ai miei genitori.
Avevo sempre ritenuto il Frutto la disgrazia della mia famiglia,ma ora mi rendevo conto che l'unica disgrazia che aveva colpito i miei famigliari e le persone che amavo ero solo io.
Io ero stata la disgrazia della mia famiglia.
Io.
-Ehi...-mormorò Ezio alzando la mano per accarezzarmi la guancia,-dimmi cosa ti turba.-
-I miei genitori,mio fratello,Amelia,i miei nipoti...sono morti per causa mia.-mormorai sconfortata.
-Non sentirti in colpa per una cosa che non hai commesso.-
-Hai sentito quello che ti ho detto...se il Frutto non mi avesse salvata,ora la mia famiglia sarebbe viva.-gli dissi,cercando di allontanare la sua mano.
A quel mio gesto Ezio mi afferrò il volto con entrambe le mani:-Giulia non devi sentirti in colpa. Tuo padre sapeva quello che stava facendo,Venere lo aveva avvertito. Sono sicuro che se gli ricapitasse l'occasione rifarebbe esattamente ciò che ha fatto. Ti salverebbe nuovamente la vita. Perché tu eri sua figlia,Giulia,e sono sicuro che lui ti amasse più della sua stessa vita. Così come tua madre,l'hai sentita no? Non le importava di morire,l'importante era che tu fossi salva. Entrambi ti amavano,Giulia,così come tuo fratello,sua moglie e i tuoi nipoti. Per questo,Giulia,devi vivere anche per loro. Perché se tu continuerai a vivere,anche loro vivranno. Qui,-disse sfiorando la mia fronte,-ma soprattutto qui.-continuò abbassando la mano per appoggiarla con delicatezza all'altezza del cuore,continuando a fissarmi negli occhi.
-Si,-mormorai poco dopo continuando a guardarlo,-si.-ripetei abbassando il capo per portare la mano destra sopra la sua che ancora rimaneva appoggiata sul mio petto.
Si,avrei continuato a vivere anche per loro.




***



Creusa,svegliati!-
L'uomo scuoté il corpo femminile della donna che,ancora addormentata,cercava di scostarsi dalla pressione delle mani di lui.
-Creusa!-la chiamò nuovamente.
Il lieve gemito della donna eruppe dalle sue labbra,segno che finalmente si era svegliata.
-Che cosa succede,mio sposo?-chiese la donna socchiudendo gli occhi e voltandosi verso la figura dell'uomo seduto al suo fianco.
-Prendi nostro figlio Ascanio e andatevene.-ordinò l'uomo prima di alzarsi dal letto.
-Di cosa stai parlando?-chiese confusa la donna,ora del tutto sveglia.
-Il nemico ci attaccherà stanotte. Dobbiamo fare in fretta.-spiegò l'uomo senza guardarla,occupato nel prendere le poche provviste necessarie per il viaggio che avrebbe portato sua moglie e suo figlio il più lontano possibile dalla città che,da lì a qualche ora,sarebbe stata presa d'assedio.
-Ma cosa stai dicendo? Il nemico se n'è andato,ormai. Abbiamo visto le navi abbandonare la nostra costa poche ore fa!-esclamò la donna convinta delle sue parole.
-Tu dici? Io non credo proprio. Sono venuti fin qui dalla Grecia,secondo te il nostro nemico se ne andrà senza aver riportato la vittoria? Fai come ti dico,donna,prendi nostro figlio e andatevene.-ribadì l'uomo.
-Cosa ti fa credere che non sia finita?-chiese Creusa.
-Ettore.-rispose semplicemente l'uomo.
-Mio fratello è morto.-rispose la donna.
-Mi è parso in sogno è mi ha avvisato dell'imminente attacco degli Achei.-
-Ne sei sicuro?-chiese allora la donna.
-Si.-
-E tu che farai?-chiese allora preoccupata,alzandosi dal letto per avvicinarsi al marito.
-Proteggerò la mia città. Tu vai da mio padre e aspettami al Palazzo Reale...se entro le prossime ore non tornerò fuggite.-ordinò l'uomo prima di afferrare la sua spada e il suo scudo.
-Enea...-lo richiamò la voce della moglie,-fai attenzione.-
-Come sempre.-rispose l'uomo prima di sparire dalla stanza.




Mi svegliai all'improvviso.
Appena presi coscienza del mio corpo mi stiracchiai lentamente,affondando maggiormente la testa nel guanciale.
Sospirai con sollievo aprendo lentamente gli occhi.
La prima cosa che vidi fu una rosa posata sul comodino di fianco al letto sul quale mi ero addormentata ore prima.
Mi alzai a sedere e afferrai delicatamente il fiore osservandone il bel colore rosso vermiglio. Accarezzai i petali con un sorriso,sorprendendomi della loro incredibile delicatezza.
Guardai la lettera che era stata piegata sotto la rosa.
Posai il fiore sul grembo e afferrai la lettera.
L'apri e osservai la calligrafia maschile. Non era quasi illeggibile come quella di mio padre o di mio fratello;si notava benissimo che la lettera era stata scritta da un uomo,ma aveva una calligrafia elegante.




Mia cara,spero che il tuo risveglio sia stato dei migliori.
Ricorda che sei ancora all'interno del Covo,quindi qui sei al sicuro.
Ho una missione che non posso rimandare,Bartolomeo ha bisogno del mio aiuto contro le truppe francesi che,in questi giorni,stanno prendendo d'assedio la sua Caserma con l'aiuto della Guardia Papale. Spero di concludere al più presto e di poter ritornare da te.
Tuo,
Ezio.




Rilessi una seconda volta la lettera,soffermandomi sulle parole che più mi avevano colpito. Mi coprii il viso con una mano,per celare il sorriso felice che mi distendeva le labbra.
Una volta aver finito di rileggere nuovamente la lettera mi guardai attorno.
Non l'avrei mai detto,ma il Covo non comprendeva solo il grande magazzino,ma anche tutto il resto dell'edificio.
Quando Ezio mi aveva rivelato che l'edificio era della famiglia Orsini non ero riuscita a trattenere la smorfia di disappunto.
Ezio mi aveva chiesto cosa mi turbava e quando io gli avevo risposto con il semplice nome degli Orsini,lui aveva ridacchiato appena prima di affermare che non dovevo preoccuparmi,raramente avrei visto un componente di suddetta famiglia varcare la porta del Covo.
L'unico che era a conoscenza del luogo in famiglia Orsini era Fabio Orsini che,controvoglia,lavorava sotto il Valentino. Era stato lui ad adoperarsi perché gli Assassini avessero un Covo nella città Eterna tre anni prima.
Ne fui sollevata.
Il mio rancore verso la famiglia Orsini non era dovuto all'antica rivalità tra la mia famiglia e loro. Era una cosa più privata.
Alcuni componenti degli Orsini avevano fatto girare voce che praticassi la stregoneria e questo mi aveva procurato qualche problema,niente che mio padre non fosse riuscito a risolvere facendo tacere la gente che,sotto queste false informazioni,aveva iniziato a sparlare alle mie spalle. Ma la cosa mi aveva comunque dato fastidio.
Se una cosa del genere non fosse avvenuta molto probabilmente non avrei minimamente preso in considerazione la famiglia Orsini.
Con questi pensieri mi alzai e mi risistemai le vesti.
Andai di fronte allo specchio della toletta e mi aggiustai i capelli velocemente.
Appena mi resi presentabile ripresi la lettera e me la infilai tra le vesti,al sicuro.
Dopodiché guardai la rosa e l'afferrai.
Inspirai il suo profumo.
Sorrisi nuovamente e uscii dalla stanza.
Percorsi lentamente la lunga scalinata che mi avrebbe riportata al magazzino.
Appena mi ritrovai nella sala principale mi guardai attorno,notando la presenza di qualche Assassino.
Appena mi notarono mi fecero un cenno di saluto per poi riprendere quello che stavano facendo poco prima;chi a parlare,chi a leggere un qualche libro,chi a studiare carte topografiche.
Mi diressi verso la Sala d'Iniziazione,come l'aveva chiamata Ezio.
Era la stanza che più di tutte mi aveva affascinata.
Gli stendardi degli Assassini erano da tutte le parti,i tappeti rossi stessi sulla pietra del pavimento ed in fondo alla lunga sala,in mezzo a due colonne portanti,stava il braciere con cui veniva compiuto il rito di iniziazione di un Assassino.
Il braciere,mi aveva raccontato Ezio,restava sempre acceso,come a simboleggiare il continuo operare nell'ombra degli Assassini.
Nulla è reale,tutto è lecito.
Mi tornò in mente questa frase,osservando la sala.
Ezio mi aveva detto che essa era il loro credo.
-Piacere di rincontrarvi,Giulia.-
La voce famigliare mi ridestò dai miei pensieri.
Mi voltai con un sorriso,trovandomi di fronte Volpe.
-Il piacere è mio,Volpe. Come state?-chiesi.
Volpe,mesi prima,mi aveva rivelato il suo vero nome,ma ormai io lo conoscevo come Volpe,quindi avevo continuato a chiamarlo con questo soprannome.
-Come al solito. E voi? Ho sentito quello che è successo. Vi faccio le mie più sentite felicitazioni.-commentò l'uomo.
Arrossii a quella frase.
-Grazie.-risposi in un sussurro,-Comunque sto bene. Cosa vi porta da queste parti?-chiesi.
-Ezio prima di andare da Bartolomeo è passato da me. Mi ha chiesto se potevo farvi un po' di compagnia mentre attendevate il suo ritorno.-spiegò Volpe,unendo le mani dietro la schiena.
-Capisco.-commentai,-pensate che la situazione di Bartolomeo sia pericolosa?-chiesi preoccupata,tornando a fissare il braciere ardente.
-Non pericolosa...preoccupante,direi. Anche se Bartolomeo continua a dire di avere tutto sotto controllo. Il problema di quell'uomo è la troppa fiducia in se stesso.-disse.
-Anche voi peccate in tale senso.-risposi guardandolo con un sorriso.
-Avete ragione.-rispose lui,ricambiando.
-Una volta eliminato il generale cosa avete intenzione di fare?-
-Se tutto è a nostro favore il prossimo bersaglio saranno i Borgia.-
Sentendo il nome dei Borgia mi ritornò in mente la situazione complicata che implicava Nicolò Machiavelli. E del fatto che Volpe sospettasse di lui.
-Ho saputo che sospettate di Machiavelli.-dissi dopo qualche secondo di silenzio.
A quelle mie parole Volpe mi guardò. Non so dire che cosa gli passasse per la testa in quel momento,il suo viso era completamente indecifrabile.
-Deduco che lo abbiate saputo da Ezio.-mormorò infine.
-Glielo chiesto io.-dissi subito cercando di discolpare Ezio.
-Si.-dichiarò prima di emettere un sospiro rassegnato,-la verità è che,anche se a malincuore,vedo sempre più cose che mi fanno sospettare di lui. E prima o poi temo che si arriverà ad un punto di non ritorno.-
-Non sempre quello che si vede corrisponde al vero.-
-Spero che abbiate ragione.-disse abbassando il capo.
In silenzio risalimmo la scalinata e ci ritrovammo nella sala principale.
Appena vidi lo scrigno contenente la Corona mi diressi verso di esso. Ezio lo aveva lasciato sul tavolo ricoperto di cartine topografiche.
Appoggiai le mani sopra il legno pregiato dello scrigno,indecisa se aprirlo oppure no.
-La prima volta che ne vidi uno non potei crederci.-commentò Volpe da dietro le mie spalle.
-Oggetto alquanto interessante,effettivamente.-dissi continuando a fissare lo scrigno. Ancora sentivo il richiamo del Frutto,anche se con minore enfasi.
-Ezio mi ha detto quello che avete fatto al banchetto del Banchiere.-disse Volpe.
Quella frase mi fece voltare verso di lui:-Sto bene,davvero. Ho fatto quello che dovevo.-dissi decisa.
Volpe mi osservò in silenzio per qualche secondo,poi riprese a parlare.
-Non dovete sentirvi in colpa per la morte di Ippolito Mazza. Era una persona vile,un traditore,un assassino. Nessuno rimpiangerà la sua dipartita. Anche perché ormai aveva i giorni contati.-
-Che intendete?-chiesi confusa.
-Cesare lo avrebbe fatto uccidere nei prossimi giorni. Ormai,diciamo,gli era più di intralcio che d'aiuto.-spiegò.
-In che senso?-
-Nel senso che Cesare ha iniziato a sospettare che stesse vendendo i suoi piani per Siena,Pisa e Lucca al nemico.-spiegò Volpe con un'alzata di spalle.
-Quindi si stava scavando la fossa da solo.-commentai lanciando una lunga occhiata allo scrigno. Ancora continuavo a sentire la sua presenza nella sala.
-Esatto,quindi,Giulia,non sentitevene in colpa.-ripeté.
-Non mi sento in colpa.-
-Si invece,solo non volete ammetterlo. Avete comunque tolto una vita,e questo,specialmente la prima volta,può tormentare una persona.-
-Ezio era preoccupato per me,vero? Per questo vi ha chiesto di parlarmi.-gli chiesi con un sospiro.
-Sa che abbiamo legato in questi anni,quindi voleva che anche io vi parlassi di quello che è successo. E di quello che avete visto.-affermò Volpe.
In quel momento entrò all'interno della sala uno dei ladri di Volpe che,se non ricordo male,si chiamava Claudio.
-I francesi hanno rapito Pantasilea. Ora Ezio,Bartolomeo e i suoi mercenari stanno andando alla base dei francesi per liberarla.-disse rivolgendosi a Volpe.
-Bene. Continuate a seguirli e in caso di bisogno aiutateli.-ordinò Volpe con un cenno del capo.
Pochi secondi dopo il ladro sparì così come era arrivato.
-Speriamo che vada tutto bene.-mormorai.
-Non vi preoccupate. Andrà tutto per il meglio.-mi rassicurò Volpe,-Che ne dite di andare a passeggiare un po'?-chiese accennando con un braccio verso l'uscita del Covo.
Risposi con un accenno del capo e,dopo qualche secondo,ci avviammo verso l'uscita.



Trascorsi il resto della giornata con Volpe.
Passeggiamo per l'isola Tiberina parlando del più e del meno,fino a quando non ci ritrovammo di nuovo di fronte all'entrata del Covo. Ormai era quasi scesa la sera.
-Devo tornare alla Volpe Addormentata.-annunciò Volpe,prima di salutarmi con un leggero inchino,-e ricordate che non dovete sentirvi in colpa per quello che è successo.-concluse con un accenno di sorriso sulle labbra.
-Va bene.-dissi,ricambiano il suo sorriso. Parlarne anche con Volpe mi aveva aiutato ulteriormente ad esorcizzare l'atto che avevo compiuto.
Volpe si voltò,ma prima che sparisse dalla mia vista lo richiamai e,appena voltò il capo,lo ringraziai per quello che aveva fatto per me.
-E' stato un piacere.-rispose con un cenno del capo,dopo di ché sparì.
Rientrai all'interno del Covo e,non appena entrai nella sala principale,vidi alla mia sinistra Ezio seduto sulla poltrona che si stava medicando una ferita al fianco sinistro.
Di fronte a lui,sul tavolo accostato al muro che solitamente era sempre pieno di libri,vi erano vari strumenti per disinfettare,saturare e pulire una ferita.
Ai suoi piedi vidi la corazza e gli spallacci.
Realizzando quello che stavo vedendo mi precipitai da lui.
-Stai bene?-chiesi preoccupata,inginocchiandomi.
-Mai stato meglio.-rispose soffocando un lamento mentre,con cura,si stava disinfettando la ferita che,pulita dal sangue,mostrava un taglio abbastanza profondo. Sicuramente doveva essere saturata.
-Com'è successo?-chiesi.
-Una lama mancata per un soffio.-rispose premendo sopra la ferita con il panno. Il sangue continuava ad uscire,anche se in minime quantità.
-Dobbiamo saturarla.-dissi alzandomi e afferrando,sul tavolo,l'ago e il filo.
-Aspetta.-disse Ezio prima di afferrare una bottiglia e iniziare a bere. Dopo qualche secondo si staccò e,dando un'ultima occhiata alla ferita per controllare il sangue,si voltò verso di me e mi disse:-non devi farlo per forza.-
-Non è la prima ferita che saturo una ferita. Con un fratello maggiore e tre nipoti ho sempre trovato da fare.-dissi convinta.
-Va bene.-
Allora tolse la mano ed il panno dalla ferita,pulendola un poco,e dopodiché riprese sottomano il collo della bottiglia da cui aveva bevuto poco prima:-Sono pronto.-
Guardando in basso cercai di non pensare ai muscoli sviluppati delle braccia e del petto.
Cercai di non pensare ai suoi addominali che,in parte,riuscivo a scorgere. Cercai di non pensare al resto che vi era di sotto.
Mi inginocchiai nuovamente e,prendendo un bel respiro,eseguii il primo punto.
Mi fermai un momento per osservare Ezio che,guardandomi intensamente,non aveva pronunciato una sillaba,né emesso un lamento.
Chissà quante volte aveva dovuto eseguire quell'operazione da solo,con l'aiuto di Claudia o Madonna Maria.
Scuotendomi dai miei pensieri ripresi il mio lavoro.
Eseguì un altro punto,ed un altro ancora,fino a quando non arrivai all'altro capo della ferita.
Annodai il filo e,con un paio di forbici,lo tagliai.
Appena conclusa l'operazione sentii Ezio sospirare di sollievo ed io mi rilassai,accorgendomi solo in quel momento che,per tutto il tempo in cui avevo saturato la ferita,avevo tenuto i muscoli delle spalle tesi e adesso le articolazioni delle dita mi facevano male da quanto avevo tenuto l'ago con forza.
Osservai il mio operato e mi ritenni soddisfatta.
Allora mi permisi di osservare,con fare discreto,il petto e il braccio scoperto dalle vesti bianche.
Varie cicatrici striavano la pelle altrimenti perfetta.
Riuscivo distintamente a vederle essendo le lievi striature più chiare della pelle di Ezio.
Risalii con lo sguardo e mi soffermai su una cicatrice circolare abbastanza larga.
La sfiorai con le dita senza accorgermene e quando me ne resi conto feci per ritirarle,ma la mano di Ezio me lo impedì imprigionando la mia e facendomela appoggiare nuovamente su di essa.
-Come te la sei fatta?-chiesi alzando gli occhi sul suo sguardo.
-Degli archibugieri. Durante l'assedio di Monteriggioni. Mi hanno sparato nello stesso momento in cui Cesare ha ucciso Mario.-mormorò.
Rimasi in silenzio,continuando ad osservarlo negli occhi,per poi,piano piano,avvicinarmi al suo viso per sfiorare lentamente le sue labbra con le mie.
Vi rimasi per qualche secondo,ad occhi chiusi.
Non sentii alcun movimento da parte di Ezio.
Mi staccai da lui preoccupata di aver fatto qualcosa di sbagliato,ma quando incrociai il suo sguardo notai il suo sorriso malandrino sulle labbra.
Corrucciai le sopracciglia non capendo il motivo di quel sorriso,ma quando mi fece cenno con il dito di riavvicinarmi a lui compresi.
Voleva che fossi io a controllare quel bacio. Voleva che fossi io a darlo e non a riceverlo.
Allora mi avvicinai di nuovo,appoggiando le mani sulle sue cosce per sostenermi.
Sfiorai nuovamente le sue labbra con le mie per qualche secondo e poi,come fece lui al nostro primo bacio,iniziai a sfiorare il suo labbro inferiore con la lingua.
Dopo qualche secondo Ezio si decise ad aprire le sue labbra per darmi l'accesso ed approfondire il bacio.
Con il cuore che mi batteva forte tentennai per qualche secondo e poi,facendomi forza,incontrai la sua lingua con la mia.
Non sapevo bene cosa fare ed Ezio,capendolo,mi aiutò prendendo il controllo del bacio che da un timido tentativo divenne,piano piano,sempre più profondo e passionale.
Sentivo i miei respiri farsi sempre più corti e sentii a malapena le sue mani circondarmi la vita.
Mi sentii completamente persa in quel bacio,tanto da dimenticare di respirare,e solo quando Ezio si staccò dalle mie labbra presi un respiro profondo.
Ero pronta a riprendere da dove avevamo interrotto,ma all'improvviso Ezio iniziò a baciarmi sulla guancia,mentre con le mani,che avevano lasciato i miei fianchi,mi stava disfacendo la treccia con cui avevo legato i capelli.
Una volta che i capelli furono liberi Ezio vi passò le dita,fino a quando,improvvisamente,appoggiò la mano alla base della nuca e mi fece inclinare leggermente di lato.
E mentre tutto questo accadeva,le sue labbra e la sua lingua,avevano continuato il loro percorso che era sceso lungo il collo.
Tutto questo per me era nuovo,mai nessuno aveva osato andare oltre il bacio casto,ma cercai lo stesso di stare tranquilla e lasciarmi andare.
Affondai le dita della mia mano tra i suoi capelli,mentre la sua mano sinistra riscendeva lungo la mia schiena fino a posarsi poco sopra il mio fondo schiena.
Sentivo la sua lingua accarezzarmi la pelle e le sue labbra posarvi dei leggeri baci,mentre la sua mano sinistra risaliva e riscendeva lungo la mia schiena con fare lento.
Ormai ero completamente rilassata da quelle attenzioni che,quando all'improvviso Ezio si stacco da me,sentii come un senso di vuoto.
-Mi dispiace...mi ero ripromesso di andare piano con te.-mormorò.
-Non devi scusarti.-lo rassicurai.
Rimanemmo in silenzio per vari secondi,fino a quando Ezio non riprese a parlare:-Dammi una mano a rivestirmi. Devo incontrare una persona.-
-Chi?-
-Sono sicuro che ti piacerà.-rispose con un sorriso.
Sbuffai fintamente indispettita da quella risposta enigmatica per poi alzarmi ed osservarlo mentre si richiudeva le vesti bianche,nascondendo nuovamente il suo corpo.
-Passami la corazza.-mormorò una volta alzatosi anche lui. Presi la corazza pesante e lo aiutai nell'indossarla per poi chiudere le cinghie di lato.
Dopo di ché fu la volta degli spallacci che,con qualche difficoltà,riuscii infine a chiuderli. Infine gli passai l'avambraccio finemente decorato con all'interno la lama celata.
Una volta celato il volto sotto il cappuccio,ci dirigemmo verso l'uscita del Covo e,nel giro di pochi secondi,ci ritrovammo per la strada ancora affollata sotto il chiarore della luna.




Angolo Autrice:
Salve a tutte!
Finalmente dopo tanto tempo riesco ad aggiornare!Evviva!
Allora,non ho molto da dire su questo capitolo. Non ne sono totalmente soddisfatta,ma visto che sono passati quasi due mesi ho deciso di pubblicare. Lo so,non succede niente di ché,ma è comunque interessante,secondo me,perché finalmente tra Ezio e Giulia è finito il tempo dei segreti. Un passo avanti bello grosso.
Per il resto lascio a voi. Sperando che siate in tante a commentare!
Per ora è tutto,
bazi,
Morgan.

Forza Emilia.

  
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