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Autore: Sunburn_    31/05/2012    8 recensioni
«Iris?»
«Mmmh?»
«Piacere di conoscerti» il ragazzo sorrise.
«Il piacere è tutto tuo, Ed»
FanFiction dedicata ad Ed Sheeran.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 26

Morto. 
Non avevo mai pensato alla Morte come un concetto che potesse riguardarmi da vicino.
Morto.
E' quando una persona non può più respirare, non può più palrare, provare emozioni.
Non può intervenire, cambiare glii avennimenti, esprimere la propria opionione.
Morto è quando sei immobile, freddo, e ormai tutto quello che ti circonda va avanti, mentre tu, morto, rimani fermo.
Quando sei Morto, non puoi più tornare indietro.
Dovevo morire io, non Liam.
Io mi meritavo di morire, Liam era la persona più dolce e sentimentale di questo mondo.
Io lo avevo preso in giro, e ora, lui se ne era andato.
Andato per sempre, con la convinzione che io l'amassi, che io fossi follemente innamorata di lui, mentre la trsite e dura verità e che amavo suo fratello.
Mi sentivo sporca, mi sentivo una ladra.
Restavo il silenzio, solo con i miei singhiozzi.
Tremavo, tremano nella mia colpevolezza.
Infondo, si.
Era colpa mia.
Dovevo morire io, dovevo morire io, non lui... mi ripetevo.
«Iris? Sei qua?»
Greg scese le scale, assonnato.
Appena notò il mio cellulare frantumato in mille pezzettini sul pavimento, e me rannichiata in un angolo, scossa da fremiti convulsivi, micorse in contro.
«Iris! Cosa cazzo è successo?»
Silenzio.
E' colpa mia.
Quando mi avvolse in un abbraccio e mi prese in collo, non mossi nemmeno un muscolo. Il viso nascosto dai capelli e tenuto tra le mani.
«Iris, diavolo, mi sto preoccupando, mi vuoi dire che cazzo  sucesso?!» disse posandomi sul suo letto.
In quel momento pronucciai le ultime parole che avrei mai detto «Portami a Londra»
Parole crude, amare, che nascondevano il pianto  disperato di una stronza la quale ero.
Parole che riuscuonarono gelide, secce tra quelle quattro pareti.
Parole, che alla fine, non avrebbero sistemato nulla.
La porta si spalancò, Sally in lacrime corse da Greg.
Li guardai di sottecchi.
«Piccola mia, che cosa è successo, perchè piangete tutte, spiegatemi!»
Sally singhiozzò qualcosa di incomprensibile.
Io però capii.
«Ripeti, tesoro, e fai un bel respiro»
La ragazza lo sospirò più volte e raccimolando un po' di coraggio sussurrò «Liam è morto»
E di nuovo quel silenzio, che però era riempito dagli urli trattenuti che mi riempivano la testa.


Imbarcai su un aereo la mattina stessa.
Sola.
Le cuffie del mio Ipod suonavano un metal duro e agressivo quasi fino a sfondarmi le orecchie.
Avevo bisogno di sentire quella sensazione arrabbiata.
Pensai a quello che avrei trovato a Londra, avrei trovato Ed, straziato dal dolore.
Avrei  trovato due vecchie amiche, distrutte.
Avrei trovato una città che non avrei mai più riconosciuto.
«Scusami?»
Guardai in cagnesco il tizio seduto di fianco a me.
«Può abbassare il volume della musica, si sente fin troppo» borbottò.
Io, a malincuore, feci la ragionevole e abbassai.
Durante il tragitto,il tempo passato con Liam mi passò davanti, come le diapositive di un vecchio film.
Perdonami

Quando  sbarcai, nessuno era lì  per me.
Attraversai solitaria la lunga strada, trascinandomi dietro una sola valigia.
I passi risuonavano sul cemento.
C'era chi si fermava a darmi uno sguardo interrogativo.
Perchè avevo quell'espressione, probabilmente si chiedevano.
Ignorai tutto e tutto.
Quando passai per il mio quartiere, passai davanti al negozio.
Le tende nere calate sulla vetrina.
Tirai le chiavi fuori, da sotto il tappetino.
E aprii.
Dentro, tutto era come l'avevo lasciato.
Nessuno c'era più entrato.
Trascinai le dita sulle venature del legno del bancone, e poi ancora sul pianoforte.
Lo aprii.
E iniziai a suonare, frustata, note a caso.
Note dure, brutte, stonate.
Quando finalmente mi sfogai, sospirando mi affacciai fuori, la finestra di Ed.
Rimasi immobile ad osservare la tenda arancione, che la bordava.
Respirando lentamente, entrai nel palazzo e salii le scale, lasciando il bagaglio all'entrata, fino al piano di Ed.
La mano tremante, con le nocce sbiancate, bussai.
Nessuno mi aprì.
Bussai di nuovo.
Nessuno.
Sospirando provai ad aprire.
Aperto.
Infilai dentrola testa, Ed, sdraiato con Nina, sul divano, intrecciati in un abbraccio.

********

Appena mi avvistarono, mi corsero in contro, travolgendomi e abbracciandomi.
Io non riuscivo nemmeno ad alzare una mano per stringerle.
Piangevano, piangevano come bambine.
Le mie lacrime, invece, erano celate nel mio cuore.
«Ti voglio bene, Iris, ti voglio bene» sussurrò Fede.
Aurora non riusciva a parlare, si limitava ad appoggiarsi a me.

 

 

   
 
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