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Autore: Anonimous_    03/06/2012    3 recensioni
Tutto inizia in New Moon. Jacob, dopo la trasformazione ha allontanato Bella. Edward non è mai tornato da lei. Neppure Alice. Bella, sola, decide di farla finita. È un finale tragico, quello suo e di Edward. Ma, i Cullen? Potranno mai sopravvivere con questo enorme rimpianto? Riusciranno ad andare avanti in un futuro che, anche se iper-tecnologico è comunque totalmente diverso dal mondo che conoscevano?
Tutto sembra andare storto, eppure, Edward lo diceva sempre: Il futuro, può sempre cambiare.
Poteva essere vero? No, non era possibile. Non dopo tutte quelle morti. Non senza interferire con il passato.
Tutti loro, razionalmente, sapevano che il passato era l’unica cosa ad essere certa. Immutata ed immutabile, per l’eternità.
Lo sapevano, eppure erano già passati quaranta anni da quando avevano sperato, per la prima volta, di rendere in qualche modo possibile l’impossibile.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Successivo alla saga
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----BACK TO THE FUTURE----
.Il futuro può sempre cambiare.

.Sesta Parte.


Da quel giorno, era ormai passata una settimana.
Avevano deciso di rimanere in Brasile, gustandosi appieno la loro vacanza ma, il loro soggiorno si era spostato a largo delle coste di Rio. A quanto pareva, quell’isola era un dono di Carlisle alla sua compagna, visto che si chiamava “Isola Esme”.
I giorni passarono veloci, ognuno recuperando un po’ di ciò che aveva creduto perso per sempre: L’amore per la propria metà. L’affetto di un fratello. La complicità di un’amica.
La speranza nel futuro.

Dopo dieci giorni fatti di sole, mare e tanto relax, erano di nuovo su un aereo che, questa volta, li riportava a casa. Alice sarebbe ripartita di lì a poco anche se le dispiaceva, non aveva più senso restare in quel passato.
Avevano stabilito che, non appena avessero toccato il suolo dello stato di Washington, avrebbero richiamato i Cullen. Era giusto che tutto tornasse alla normalità.

C’era solo una cosa che tormentava Edward e Bella e, sfortunatamente, Alice non aveva potuto aiutarli: Charlie.
Sapevano entrambi che suo padre non avrebbe perdonato Edward tanto facilmente, anzi. Bella ricordava fin troppo bene la rabbia che provava nei suoi confronti. Per non parlare di quando voleva andare a cercarlo in capo al mondo, solo per dargli una lezione…
Cosa avrebbe fatto, adesso?
Sarebbe riuscito a comprendere? L’avrebbe fatto, per lei? Perché lei sapeva fin troppo bene che non avrebbe potuto vivere, senza Edward. Per questo, non poteva nemmeno immaginare che suo padre la obbligasse ad una scelta.

Edward, non era in condizioni migliori. Per tutto il tempo del viaggio, era stato assorto nei suoi pensieri. Conosceva bene Charlie, grazie al suo dono. Sapeva quanto ci tenesse a sua figlia e comprendeva la rabbia che provava nei suoi riguardi.
Quando anche lui era stato umano, una ragazza sarebbe stata disonorata per molto meno rispetto a quanto c’era stato tra loro, mesi prima. Fare in modo che questo non accadesse era compito del padre della ragazza. Educarla e crescerla con la dovuta compostezza, scegliere per lei un buon compagno, un buon marito e un buon padre per i suoi futuri figli erano tutti compiti e doveri che spettavano al buon padre di famiglia. Se un ragazzo nutriva particolari interessi verso una fanciulla, era al padre della stessa che doveva chiedere la mano. Solo se questo avesse acconsentito, avrebbe potuto avvicinarsi alla giovane.
Era così che andava. E, per certi versi, era giusto. Adesso le cose erano cambiate. Il mondo era diventato molto più libertino ma, Charlie… Lui teneva a sua figlia quanto e più avrebbe fatto un genitore, nel lontano 1918. L’aveva sempre lasciata libera, ma non avrebbe mai sopportato che qualcuno ferisse la sua bambina. Non avrebbe mai potuto perdonarlo.
Era normale e non avrebbe potuto biasimare Charlie se avesse deciso di allontanarlo da Bella. D’altro canto, però, non avrebbe più potuto rinunciare a lei.

Persi nei loro pensieri, entrambi non si resero conto che l’aereo era ormai atterrato e che la gente si apprestava a scendere dal velivolo.
«Iuuuuuh piccioncini? Terra chiama Edward e Bella! Avanti! È ora di scendere!» Alice non doveva avere le loro stesse preoccupazioni, a quanto pareva. Per un attimo, entrambi la invidiarono. Sembrava irrorare tranquillità da ogni poro, mentre loro erano un fascio di nervi.
Edward fu il primo ad alzarsi, porgendo una mano a Bella, al suo fianco.
«Andiamo» disse solo, serio come non lo era da giorni, ormai.

«È possibile che siate entrambi così fifoni? Avanti! Bella, è tuo padre! Qualunque cosa dirà o farà, sarà dettata dalla sorpresa… poi gli passerà e non potrà che essere felice, vedendoti felice a tua volta. Certo, lo zuccone qui presente si sorbirà una bella strigliata ma, diciamocelo, se la merita tutta» finì strizzandole l’occhietto vispo e riservando a Edward - che le mandava occhiate dallo specchietto retrovisore - una linguaccia.
Il viaggio in auto, grazie alla guida del tutto folle del ragazzo, era durato solo mezz’ora tanto che erano già arrivati a Forks. Alice, si sarebbe fermata nella loro vecchia casa, per dare loro il tempo di chiarirsi con Charlie. Li avrebbe raggiunti più tardi, per poterli salutare, prima di partire.

Da quando avevano lasciato la vampira, la tensione era arrivata alle stelle tanto che l’aria sembrava elettrica all’interno dell’abitacolo. Sentì il suo cuore martellarle furioso nel petto per tutto il breve tragitto che la separava da casa. Edward non era in condizioni migliori, visto che stringeva il volante così forte da farsi venire le nocche bianche.
«Speriamo bene» sussurrò Bella mentre scendeva dall’auto che si era appena fermata. Sapeva che Charlie era in casa perché la macchina di servizio era al suo posto, nel vialetto. Pochi istanti dopo, infatti, la porta di casa si spalancò, rivelando un allegro Charlie, dall’altra parte dell’uscio.

Riusciva a vedere sul volto di suo padre ogni emozione nel momento esatto che lo attraversava.
Al sorriso allegro con cui aveva aperto la porta pronto ad accoglierla, era seguita un’occhiata incredula quando, allargando il campo visivo fino alla macchina, aveva visto Edward, in piedi, in attesa. I due si erano riservati una lunga occhiata. Edward sembrava una maschera di cera, tanto era immobile: Un condannato che aspetta la sua sentenza.
E suo padre… alle labbra spalancate in una “O” muta, era seguita la mascella contratta, con uno sguardo aggrottato e cupo. Il volto allegro e sorridente di poco prima era solo un ricordo, Charlie era diventato rosso dalla rabbia.
Non sapeva come risolvere la situazione… così, finì inevitabilmente per fare la cosa più stupida in assoluto: parlargli.
«Papà! Ciao! Ecco, scusami se non ti ho avvertito ma… in Brasile… ecco bé… abbiamo trovato Ed..» Pensava che non la stesse nemmeno ascoltando quando, proprio mentre stava per pronunciare il nome del suo ragazzo, Charlie si riscosse.
«NON. DIRE. UNA. PAROLA.» tuonò, imperioso, tanto da non riconoscere neppure la sua voce. Davvero aveva urlato a qual modo? Non aveva mai urlato così. Neppure quando Reneè se n’era andata, portando con sé sua figlia.
Ma ora? Come poteva non urlare ora, dopo che quel lurido verme che gli era di fronte aveva ancora il coraggio di farsi vedere, come se nulla fosse. Come poteva perdonarlo? Aveva visto sua figlia morire giorno dopo giorno. L’aveva vista apatica e dimagrita. Senza neppure la forza di alzarsi dal suo letto. L’aveva vista digiunare per giorni e urlare ogni singola notte, nel sonno. L’aveva vista ridursi lo spettro di se stessa.
Cosa credeva di fare, Bella? Tornare a casa, con lui, improvvisamente bene, improvvisamente sana… e dirgli “Scusa papà, è stato tutto uno scherzo!”?
«TU! NON OSARE METTERE ANCORA PIEDE IN CASA MIA, SONO STATO CHIARO?!?»
«Papà, ti prego, calmati!» tentò ancora, allarmata. Posandogli una mano su un braccio, come per calmarlo.
«CALMATI UN CORNO, BELLA! TU NON FREQUENTERAI DI NUOVO QUESTO RAGAZZO. TE LO PUOI SCORDARE. IO TE LO PROIBISCO».
Mollò di colpo la presa, abbassando la testa. «T-Tu me lo p-proibisci?» Balbettò.
Come poteva arrivare a tanto? Insomma, non lo vedeva? Non lo riusciva proprio a vedere quanto era felice, di nuovo? Era così difficile accettare e perdonare? Dimenticando tutto?
«Esatto. Hai capito bene. Non vedrai più questo ragazzo fintanto che starai sotto il mio stesso tetto. Come puoi fidarti ancora di Lui, eh? Se n’è andato Bella! Chi ti dice che non lo farà ancora?» Parlava come se Edward non fosse presente. Come se le sue fossero le uniche ragioni. E come se fosse scontato che lei avrebbe acconsentito a tutto.

«SAI COSA TI DICO, PAPÀ? CHE SONO STUFA! STUFA DI SENTIRMI DIRE COSA È MEGLIO PER ME. SAI UNA COSA? SEI COME LUI!» Charlie indietreggiò, colto nel segno. Come poteva anche solo paragonarlo a lui?
«Pensate davvero che io non sappia prendere le mie decisioni? – continuò abbassando il tono della voce – Bè, vi stupirò entrambi, io la mia decisione l’ho sempre saputa. Per me, il meglio era ed è Edward. Allora come adesso. Mesi fa, lui ha deciso per me, andandosene. Adesso, credi davvero che lascerò decidere te, papà, per la mia vita? Sai benissimo come mi ero ridotta. E sai benissimo cosa sceglierò».
«Bella – per la prima volta Edward s’intromise nella loro discussione – è tuo padre, non farlo» Aveva capito dove la ragazza stesse arrivando e non voleva. In qualche modo, la situazione si sarebbe risolta ma lei non doveva rinunciare all’affetto di un genitore. Non per lui.
«Sta zitto, Edward! Ce l’ho anche con te! Ti amo, e lo sai. Ma questa è la mia vita. Ed io, soltanto io posso decidere cosa farne. Se me la rovinerò, saranno problemi miei. Non dicerto tuoi. O suoi.» Finì ancora una volta rivolta a suo padre che adesso la guardava, basito, mentre si allontanava dentro casa.
«Dove credi di andare, ragazzina? Non abbiamo ancora finito!»
«Oh, abbiamo finito, invece. Hai detto che non posso vederlo fintanto che rimango in questa casa… Me ne vado. Faccio le valige e vado via».

Qualche istante dopo, mentre raccattava la sua roba, sentì due mani calde posarsi sulle sue, fermandola, e voltandola nella propria direzione.
«Non voglio più vederti in quello stato, lo capisci?» Sussurrò, questa volta con la voce calma e rassicurante che tante volte, in quei mesi, l’aveva aiutata a smettere di piangere.
«Lo so, papà. E proprio per questo, per favore, comprendimi. Tu lo sai… sai cosa si prova nel venire abbandonati. E credo che tu avresti perdonato Reneé sempre e comunque se solo lei fosse tornata». A quel punto, sentì le braccia di suo padre circondarle le spalle e stringerla al petto.
Non era semplice accettare tutto, per Charlie. Tuttavia, sarebbe stato molto peggio perdere sua figlia di nuovo. La sua unica famiglia. L’unica ragione per cui tutto aveva senso. Quando Reneè l’aveva lasciato, portandosela via, era stato come se gli avessero strappato il cuore dal petto. Vederla solo due settimane l’anno, con la consapevolezza che lei avrebbe preferito essere al mare, con i suoi amici, piuttosto che nella fredda e piovosa Forks, era stato devastante. Poi, a diciassette anni, lei aveva deciso di trasferirsi… e lui, lui aveva giurato a se stesso che non l’avrebbe più lasciata andare via. Avrebbe fatto funzionare le cose. Era la sua opportunità di essere padre. La stessa che Reneé gli aveva strappato via diciotto anni prima.

«Sei sempre stata così saggia?» mormorò accarezzandole i capelli.
«Non sempre… ma rifarei tutto daccapo». Era felice che suo padre avesse finalmente capito. Per un attimo, nel loro litigio, aveva davvero temuto di aver incrinato per sempre il loro rapporto e c’era stata male, anche se aveva mostrato il contrario. Eppure, Charlie, chissà come o perché era riuscito a mettere al primo posto loro due, piuttosto che il rancore nei confronti di Edward.
«Scendiamo, quel ragazzo è ancora fuori, non mi sembra giusto farlo attendere ancora». Aveva davvero sentito quelle parole? Non ne era troppo sicura ma si fidò ugualmente del suo istinto.
«Oh papà! Grazie, grazie, grazie!» cantilenò stritolandolo in un abbraccio.
«Calma, calma Bells, devo parlare con lui e, sta pur certa, quello che gli dirò non gli piacerà!» Ma, il suo volto non era più la maschera di rancore di poco prima. Era tornato il suo vecchio brontolone… non poté che sorridere.
«Andiamo!»

Alla fine, dopo innumerevoli raccomandazioni, lei ed Edward erano riusciti a spuntare una sorta di tregua con Charlie. Edward avrebbe ancora dovuto dimostrare di non essere più il testone di qualche mese prima e, soprattutto, testuale: “invece di scappare, devi imparare a dialogare e ad ascoltare, ragazzo”.
E ancora: “Nessuno può sapere cosa ti passa nella testa, e non è giusto che, per questo, chi ti è accanto ne paghi le conseguenze.”
Piuttosto che un: “Che ti piaccia o meno, le decisioni vanno prese in due: È questo che rende due persone una coppia, non un bacio e chissà cos’altro”. Quest’ultima frase, era stata in grado di far diventare Bella color pomodoro. Bello maturo.
«Voglio essere chiaro – disse infine – falla soffrire ancora una volta e ti giuro, potrai andartene anche al polo nord… vengo, ti prendo, ti riporto di peso qui e trovo il modo per fartela pagare».
Edward, era diventato se possibile ancora più bianco. Il che era tutto dire.
«Le garantisco che non si presenterà un’altra volta tale occasione, Signore»
Charlie annuì, soddisfatto.
«Perfetto. Adesso, credo che sia l’ora della mia partita di Baseball in tv…. Ah un’ultima cosa, quasi dimenticavo!» iniziò serio, facendo trattenere il fiato ai due ragazzi.
«Bentornati a casa, figlioli». Edward si aprì in un sorriso. Bella urlò un “papà mi avevi fatto preoccupare!” prima di saltargli addosso. E lui, finalmente, diede libero sfogo alla sua allegria.

Proprio in quel momento, qualcuno suonò alla porta.
«Alice! Mi chiedevo che fine avessi fatto, ragazza!» Annunciò felice Charlie, dall’ingresso.
«Bè, a dire il vero Charlie, ero a fare le valigie… devo tornare ad Ithaca per annunciare a tutti del trasferimento!» Mentì la ragazza. In realtà, il suo viaggio sarebbe stato un tantino differente… ma questo Charlie non doveva saperlo.



Eccomi qui. Scusate se c'ho messo un po' ad aggiornare, ma vedete, sono in piena sessione estiva e, cosa non da poco, l'ispirazione tardava ad arrivare... Oggi, però, ho scritto tutto di getto questo "capitolo/1°extra". Spero che vi sia piaciuto! Nel prossimo, vediamo cosa combineranno con i Cullen... e magari ci spostiamo un po' nel futuro! Ho un'idea carina in testa... devo solo trovare il modo di renderla fattibile xD!
Ci tengo a ringraziare chi mi segue, chi legge la mia storia, e chi continua a recensire! Questa storia è soprattuto per voi, ragazze!
Un bacione, Miky.
  
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