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Autore: Vedra    04/06/2012    6 recensioni
Piccola One-shot sulla mia coppia preferita: Albus\Minerva. Semplicemente questo: un dolce risveglio, anche se la nostra protagonista avrà istinti omicidi verso il nostro amato Preside.
Se vi ho incuriosito, leggete.
LadySaphira
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un braccio le si strinse attorno alla vita. L’intenso profumo di limone la raggiunse, convincendola ad aprire gli occhi. Minerva sbatté le palpebre e socchiuse gli occhi, schermandosi dalla debole luce che filtrava dalla finestra. Si portò una mano alla fronte, premendo il dorso contro la pelle. La barba di Albus le solleticava l’incavo del collo. Allungò le braccia verso la testiera del letto, stiracchiandosi come un gatto e godendo della sensazione di rilassatezza che la pervase subito dopo. Si lasciò andare di nuovo mollemente sulle coltri, chiudendo gli occhi. I suoi capelli si allargavano come una chiazza d’inchiostro attorno al volto niveo e le morbide onde giacevano sul cuscino, pigramente abbandonate sulla stoffa. Le coperte erano adagiate sul un lato del letto, probabilmente le avevano scalciate via durante la notte, per trovare sollievo da quel soffocante caldo  di giugno. La sottile camicia da notte in seta azzurra era attorcigliata attorno al suo corpo e le limitava i movimenti. Sentiva, su una spalla, il respiro dell’uomo sfiorarle regolarmente la pelle nuda. Il silenzio regnava e la tranquillità pervadeva la stanza. Minerva si strinse contro il corpo caldo di Albus, godendo del suo tepore. Sentiva il petto dell’uomo, premuto contro la sua schiena, alzarsi e abbassarsi ritmicamente. Si accoccolò ancora di più tra le sue braccia e Albus, in uno spasmo quasi involontario, strinse di più il braccio attorno alla sua vita, in una stretta possessiva. Si crogiolò in quel limbo fatto di pace e silenzio, alternando momenti di veglia e sonno. Alla fine decise di alzarsi. Si tirò su il più silenziosamente possibile, per non rischiare di svegliare l’amato, ma non riuscì nel suo intento: un braccio sembrava trattenuto da qualcosa, forse bloccato sotto il corpo dell’uomo che giaceva al suo fianco. Scarmigliata e spettinata guardò confusa Albus, che sembrava dormire ancora. Perplessa tentò nuovamente di alzarsi e nuovamente fu bloccata. Albus, perché in quel momento era sicura fosse lui, la tirò verso di se e aprì gli occhi. La donna rinunciò ad alzarsi e lo guardò scettica.

-Dovrei alzarmi, se non ti dispiace- Lui si portò sopra di lei e, puntando i gomiti ai lati del volto di Minerva, le sfiorò le labbra

-E se mi dispiacesse?- Non le diede il tempo di rispondere e le catturò le labbra in un bacio appassionato. Minerva sgranò gli occhi sorpresa, ma non si ritrasse. Affondò le dita tra i capelli candidi di Albus e rispose al bacio. L’uomo si staccò a malincuore dalle sue labbra e scese sul suo collo, lasciando dietro di se una scia infuocata di baci. Minerva lo costrinse a guardarla e gli puntò un dito contro, agitandolo da destra a sinistra

-Non mi tentare, Albus- Lui si avvicinò ancora alle sue labbra e disse in un soffio

-Mmm, perché, di grazia?- Lei iniziò a sgusciare fuori dalle braccia dell’uomo, corredando le sue azioni con un’affermazione seccata

-Ho lezione in prima ora e non ho intenzione di arrivare in ritardo- Si alzò, dirigendosi impettita verso l’armadio.  L’uomo si
lasciò cadere tra le coltri, sconsolato

-Devo ricordarmi, quando stilerò l’orario dell’anno prossimo, di non mettere mai Trasfigurazione alla prima ora… in nessuna classe- Minerva aprì le ante e afferrò quasi alla cieca una tunica nera, corredata da una lunga sopravveste verde smeraldo.

-Oh, ma piantala, Albus- Lo prese in giro lei, arrancando fino in bagno. Riempì la tinozza di acqua tiepida e si tirò su i capelli disordinatamente, lasciando che alcuni boccoli corvini scivolassero fuori dalla crocchia. Si immerse e lasciò che il suo corpo si svegliasse lentamente. Uscì. Indossò la biancheria  e la leggera sottoveste, il cui tessuto era talmente fino da risultare quasi trasparente e si sciacquò il viso con l’acqua gelida del catino appoggiato su un treppiede traballante. Si bagnò i polsi e, massaggiandoli, uscì dal bagno. Soffocò un’esclamazione di disappunto: era stata fuori dalla stanza nemmeno dieci minuti e Albus già si era riaddormentato. Si diresse a passo di marcia verso il grande letto a baldacchino, fissando con espressine feroce l’uomo che dormiva placidamente. Si chinò su di lui e lo scosse

-Albus, ma ti vuoi svegliare?- Chiese seccata

-Mmm, ancora cinque minuti, Minerva- Rispose, o meglio, grugnì lui. Minerva  mise le mani suoi fianchi, assumendo il cipiglio feroce che solitamente aveva quando interrogava un suo studente.

-Ma che cinque minuti! Alzati e datti una mossa pelandrone- Disse scocciata la donna, portandosi davanti allo specchio e rimirando scettica la sua immagine. Si sciolse i capelli e li legò nuovamente, questa volta impeccabili. Da una sottile linea dello specchio che non era occupata dalla sua immagine, intravide Albus ancora tra le coperte. Si volse sbuffando

-Albus. Percival. Wulfric. Brian. Silente. Alzati immediatamente!- Lui, per tutta risposta, si volse dall’altra parte, abbracciando il cuscino e aspirando l’odore della donna amata

-Minerva, non rompere quelle cose di Salazar che facevano tanto felice Rowena quando…-

-Albus!-  Lo interruppe lei con un grido scandalizzato. Lui si volse  a pancia in su e mandò gli occhi al cielo

-Che Merlino abbia pietà di me!- Minerva si volse con un sorriso tenero sulle labbra: Albus non si smentiva mai. Lo sguardo dell’uomo cadde quasi inavvertitamente sul corpo a malapena coperto della sua donna. Deglutì, trovando un ottimo pretesto per alzarsi. Silenzioso come la sua amata quando diventava un gatto, si avvicinò alla donna e la cinse, a sorpresa, in vita, appoggiando il volto sopra la spalla. Poteva sentire il calore della pelle di Minerva attraverso la stoffa leggera. Lei gli poggiò le mani sulle braccia, sorridendo dolcemente

-Hai visto? Trovo sempre il modo per farti alzare- Disse lei, con una luce maliziosa negli occhi. Lui le baciò il collo, affondando il volto nella pelle chiara. Lei socchiuse gli occhi in un’espressione di puro piacere e posò una mano sulla nuca dell’uomo, invitandolo a continuare.

-Sono armi improprie- Sussurrò lui, soffiando sulla sua pelle e facendola rabbrividire

-Noto che non ti dispiacciono però…- Rispose lei con una punta di divertimento nella voce

-Assolutamente, preferisco decisamente questo a un secchio di acqua gelata in testa-

-Dovevi vedere la tua faccia quella mattina-

-E spiegare a tutti come mai mi ero preso il raffreddore in piena estate, credo che tutti si siano domandati perché sono stato allergico solo quell’anno-

-Non sei mai stato credibile nelle bugie. A mentire e nascondere si un genio, ma quando si tratta di motivare qualcosa della quale non puoi dare la spiegazione a tutti, be’… mi cadi in basso…-

-Allora non dovresti avere problemi a credermi sul fatto che sei bellissima- Minerva assunse diverse sfumature di rosso in rapidissima successione

-Non fare il ragazzino- borbottò imbarazzata, sciogliendosi dal suo abbraccio.

-Mmm, sei la prima donna che conosco a cui non piacciano i complimenti-  Minerva arrossì ancora più vistosamente

-I complimenti mi piacciono… cioè, volevo dire che… insomma si certo, ma non… oh Albus, vai al diavolo- Concluse
esasperata, svincolandosi dalla stretta e raggiungendo le sue vesti. Fece per prenderle in mano e indossarle ma Albus la fermò

-Non mi piacciono un gran che- Confessò, incrociando le braccia dietro di se. La lunga tunica blu scuro che usava come abito da notte scendeva fino al pavimento e si allargava in una chiazza color zaffiro. Minerva alzò lo sguardo

-Davvero?- Chiese, titubante

-Ma certo- Continuò Albus, con un’espressione terribilmente seria sul volto- Stai molto meglio vestita così- Minerva lo guardò
inarcando un sopracciglio

-Così come Albus?- Chiese, con una nota minacciosa nella voce

-Esattamente come sei vestita ora, mia cara- Disse lui, accarezzandosi la barba con aria noncurante. Minerva ci mise qualche secondo a realizzare quello che lui stava dicendo

-Brutto pervertito che non sei altro!- Gridò, raggiungendolo a grandi falcate e incominciando a rincorrerlo per tutta la stanza

-Non ti facevo così sboccata, cara- Continuò lui ridacchiando e schivando le fatture che la donna gli stava rovesciando contro: aveva recuperato la bacchetta. Con una serie di abili mosse riuscì ad aggirarla. Le bloccò i polsi e la bacchetta volò via, atterrando con un soffice tonfo sul tappeto dai colori sgargianti che ricopriva il pavimento della stanza. La fece voltare e la fissò dolcemente negli occhi. Minerva si sciolse davanti a quell’oceano zaffiro. Albus intrecciò le mani a quelle della donna e poi sussurrò

-Sei in ritardo, lo sai, vero?- L’espressione di Minerva cambiò in un attimo, trasformandosi da dolce e colma d’amore a incredula. Fissò l’orologio alle sue spalle e quando riportò gli occhi sul volto di Albus, l’uomo avrebbe potuto giurare di vedere delle lingue di fuoco dardeggiare al loro interno.

-Se mi fai ritardare lancerò un incantesimo che ti impedirà di mangiare cioccolata per un mese- Albus la scrutò, a metà tra lo spaventato e il diffidente. Lei strinse le labbra e sollevò le sopracciglia

-E dico sul serio- In un attimo il volto di Albus si aprì in un sorriso. Fece il baciamano alla donna e aprì le braccia.

-Allora cara, cosa vuoi, la luna? Nessun problema, basta chiedere e sarà tua! Lo sai che il tuo amorevole compagno è
pronto a farsi in quattro per te- Disse l’uomo, incrociando le braccia dietro di se e sorridendo a trentadue denti. Minerva dovette trattenersi dal ridere. Era così semplice ricattare Albus! L’uomo schioccò le dita e Minerva si ritrovò in un attimo vestita di tutto punto, con il cappello calato sul capo, la bacchetta in mano e gli occhiali sul naso

-E voilà, pronta per scendere a colazione, mia signora-  la donna si volse soddisfatta, sistemandosi il collo dell’abito e la chiusura del mantello verde smeraldo. Prese un plico di fogli legati da un nastro dorato e si avviò alla porta

-Non dai nemmeno un bacio al tuo amorevole compagno?- Minerva si volse e lo guardò sorpresa. Quella piccola esitazione permise all’uomo di raggiungerla e posare le proprie labbra su quelle della donna.

-Buona giornata, mia cara- la donna sorrise e si volse. Varcò la soglia, ma la voce di Albus che la chiamava la costrinse a voltarsi nuovamente

-Minerva!-

-Sì?- Il ghigno che vide stampato sul volto del Preside non le piacque affatto. Aggrottò le sopracciglia, ma lui, con le mani dietro la schiena, non la degnò di uno sguardo, avvicinandosi all’orologio. Osservandolo con aria indifferente disse

-Sei comunque in ritardo- Minerva lo fissò incredula, portando poi lo sguardo sulle lancette che, effettivamente, segnavano le nove meno dieci. Lo fulminò con lo sguardo, e Albus ebbe l’impressione che due sottili volute di fumo grigio uscissero dalle orecchie di Minerva

-Non finisce qui, sappilo- E scomparve dietro la porta, precipitandosi verso la Sala Grande. La raggiunse la voce lontana di Albus

-E ricordati di portarmi la mia cioccolata, per favore-  Minerva lo maledisse in nome di tutti e quattro i fondatori. Gliel’avrebbe fatta pagare, oh se l’avrebbe fatto. 
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Eccomi qui con questa nuova FF su Albus e Minerva. Recensite in tanti e soprattutto fatemi notare i miei errori (No, non dite niente, lo so che ci sono e quindi devo correggerli, se mi aiutate, be'... tante grazie)
LadySaphira
   
 
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