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Autore: Maldeviolano    04/06/2012    0 recensioni
Ed ecco qua, una piccola Klaine improvvisata una sera di Giugno. Ho cambiato qualcosa della storia originale - Kurt e Rachel sono stati ammessi alla NYADA, Blaine non si è mai incontrato con Kurt, e i personaggi sono un po' OOC. Enjoy it.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I Parte – Sæglópur

« Sæglópur: (noun) lost in the sea.»

Mi perdo.

Mi perdo nel mare.

Io sono Kurt. Loro sono il mare.

Intorno a me, la massa enorme e sconfinata di volti ribolle, e io mi ci immergo costantemente, ogni volta che mi alzo dal letto e vado in questa scuola merdosa. Dappertutto vedo facce, espressioni vuote, vite che si intrecciano con altre vite, storie che si intersecano tra loro. Luci di finestre a me sigillate, in un abisso nero e scuro. La solitudine mi attanaglia nella sua morsa, e tutto intorno a me è come acqua salata, nera, nella quale affondo, e affondo, e affondo.

Mi perdo. Mi perdo nel mare. Loro sono il mare.

- KUUUUURT! Guarda che cosa ti ho trovato! Devi assolutamente provarla!

Rachel Berry. La mia migliore amica. O almeno, così lei crede. Perché lei vive in un mondo tutto suo, fatto di fan adoranti e magliette di animali colorati. Sospiro, osservando la sua nuova orrenda scoperta: un maglioncino giallo limone tre taglie più grande di me. – Rachel, è orrendo. Sembrerei un Titti gigantesco.

- Ma io pensavo che---

- Rachel ha la parte di Maria a cui pensare, non è vero?

- Be’, ma ho provato Tonight mentre facevo shopping al centro commerciale, e poi sono così in sintonia con lei che non ne ho bisogno… Piuttosto, che hai oggi? La tua faccia è come la sinossi di Macbeth.

- Ho dormito poco stanotte, tutto qua.

Detesto la commedia del “siamo tutti felici e contenti, la tristezza è una brutta parentesi da eliminare”. Dovrebbe essere abbastanza chiaro che in realtà è sempre una palude di umore nero con sprazzi di breve allegria, eppure il genere umano continua a rifiutarlo e far finta di niente. Come in questo momento, in cui Rachel riprova a trattarmi come la sua cara-amichetta-gay. Credo non capirà mai che in realtà sono un ragazzo. E ho il senso del buongusto.

- Ehi, Ethan. Buongiorno.

- Buongiorno, Porcellana. Devo ammetterlo, se non stesse sulle labbra di una primadonna viziata e presuntuosa dal conturbante ciuffo biondo, apprezzerei il commento di Ethan. Nonostante la gente pensi che mi dia fastidio, in realtà è piacevole sentirmi dire che ho la pelle delicata come una bomboniera. Davvero.

- Oggi abbiamo lezione di danza classica, cherie.

- Non c’è bisogno che mi ricordi costantemente il mio soggiorno all’inferno – borbotto seccato, mentre poso la borsa e mi preparo nella mia calzamaglia nera. Perché sì, purtroppo sono davvero una frana in danza classica. Mi dicono che non me la cavo malaccio, ma mi lascio sempre trasportare dall’entusiasmo e mi scappano i soliti gesti esagerati, che quella checca del mio insegnante non dimentica mai di notare. “Enfatico”. “Eccessivamente entusiastica, quella svolazzata di mani”. “Decisamente di un gusto pleonastico, Hummel”. Che si fotta, lui e il suo pleonasmo. A vederlo sembra una donna travestita da uomo - con la calvizie, per giunta. Eppure insegna alla NYADA, e già questo lo trasforma in una specie di divinità forgia-miti dello spettacolo. Comunque sia, sono costretto a prendere “lezioni di recupero” da Ethan, che sembra cavarsela benissimo – forse anche troppo, a giudicare dalle occhiate del prof al suo fondoschiena, molto frequenti.

- Avanti, in posizione, ripetiamo le figure base.

- Ma quelle le so!

- Zitto e ruota quelle clavicole. Andiamo, e uno, due, tre-e-quattro, uno, due, tre-e-quattro… No, no, no, abbassa quella mano, è troppo in alto; uno, due, tre-e-quattro…

Non potrei mai sopravvivere al corso di danza classica senza Ethan, ma i suoi atteggiamenti da prémiere danceuse dell’Opera di Parigi sono insopportabili. E poi è di una prosaicità unica. Sempre a parlare di operette, ballerini, ballerine, trucchi e scarpe – la maledizione “cara-amichetta-gay” è attiva anche con lui, ma solo quando si deve confessare sulla sua passione segreta -; ogni suo gesto è intriso di una teatralità unica, deve sempre stupire con le sue storie straordinarie. Come se non lo sapessero tutti che è un dannato figlio di papà. “Perciò, ero alla prémiere del Cigno Nero, e dopo la visione del film – ohhh, uno spettacolo – e gli applausi e tutto il resto io cerco di avvicinarmi alle quinte, e ai camerini e non hai idea di cosa vedo! Sì, proprio lei, NATALIE PORTMAN! Ma non ti puoi neanche immaginare quanto era bella, Natalie, con quel vestito nero attillato, oh, e gli occhi, gli occhi d’acquamarina… Semplicemente eccezionale, credimi, una rarità! Perciò, sono davanti a lei, e le dico ‘Oh, Natalie, volevo proprio farti i complimenti, sei un’attrice straordinaria, ti ho ammirato in questo film, è stato catartico!’ e lei inizia a rifilarmi tutta una serie di ringraziamenti e commenti su quanto sia grata che i fan le diano questa soddisfazione come ricompensa di tutto il lavoro che ha fatto per il film – oh, roba che nemmeno immagini, me ne ha parlato poco dopo e giuro non hai idea di quello che le hanno fatto passare – e insomma io lo pensavo da un po’ e giuro l’ho fatto sì insomma ho uscito il taccuino – quello pieno di diamantini, di Prada, che mi ha regalato mia zia l’anno scorso, che uso solo per i personaggi più importanti della mia esistenza, hai presente, no? – e GLIELO CHIEDO! Sì, insomma, giuro che gliel’ho chiesto” e così via per una buona trentina di minuti. Nei casi più fortunati. Ti è permesso interrompere solo per un “Ooooh” oppure un “No, ma dai!” e una domanda che offre solo occasione di approfondire l’argomento.

Che persona sgradevole. Starlo a sentire dà l’idea che viva in un mondo di specchi, gente specchio, che serve solo a riflettere la sua immagine. Parla agli altri solo per parlare di se, per riflettersi e ammirare quanto sia bello. Da voltastomaco. Mi sembra così solo, e mi fa sentire così solo.

Alla pausa pranzo decido di uscire ed andare al caffè vicino l’accademia. Non ho intenzione di passare il pranzo con Rachel, oggi proprio non ce la faccio a sopportarla. Non ho intenzione di rivolgermi ad altri esseri umani, per i prossimi quarantacinque minuti almeno. Infilo le cuffiette dell’iPod nelle orecchie e mi lascio trasportare dalla Streisand che intona la melancolica “The way we were”.

Cammino per la strada, e mi prendo il gusto di guardare il mondo senza l’audio. Adoro camminare fra la gente con gli auricolari. Sembra che il mondo sia fuori dalla mia esistenza, come se ci fossimo solo io e la musica, e il resto fosse uno schermo gigante e irreale. Un signore in un cappotto grigio mi guarda male mentre Barbra inizia a intonare le prime parole.

Memories, light the corners of my mind misty watercolour memories of the way we were

Una signora trentenne, telefono rigorosamente alla mano, un naso bitorzoluto, sbraita di cani e allergie; un uomo in canottiera mi sorpassa, la puzza di hamburger che aleggia dietro di lui per parecchio tempo – che portava in quei sacchetti?; così tanta gente. Così tanti estranei. Mi sembra tutto così lontano.

Sento di nuovo la sensazione di perdermi nel mare.

If we had a chance to do it all again… Would we? Could we?

Ripenso a quanto fatto finora. Alla mia vita. La ripercorro dagli esordi al Glee Club della McKinley High, alla mia audizione per la NYADA, il sorriso compiaciuto di Carmen Tibideaux, l’appartamento condiviso con Rachel… Se avessi la possibilità di rifare tutto, lo rifarei?

La mia sicurezza vacilla.

C’è un fondamentale errore in tutti questi – seppur pochi – anni. Sono terribilmente solo. Solo, circondato da gente che per quanto mi apprezzi, non mi ama. Ma che dico apprezzarmi. Mi tollera. E a malapena, anche. “Mi sforzo di essere come sono, ma gli altri mi vorrebbero come loro”. Bob Dylan aveva ragione. Premono tantissimo, da ogni parte, tutti questi individui piatti, grotteschi, mi si ammassano contro, sono una lanterna odiosa per le falene. Alla gente non interessa che io dica la mia opinione, o esprima il mio parere. Alla gente non importa che io abbia interessi che vanno oltre il matrimonio dei tali sovrani o l'ultimo vestito shock di Lady Gaga. Shakespeare mi emoziona, ma ho dovuto imparare a emozionarmi in silenzio. Le lacrime non erano apprezzate, in classe. D’un tratto mi fermo, appoggiato alla parete. Tutto è così sbagliato. Premono, premono da tutte le parti, questa massa gorgogliante di desideri e ottusità, e io non posso che affogare sotto la loro stretta.

E mi perdo.

Mi perdo nel mare.

  
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