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Autore: Mitsuki91    06/06/2012    4 recensioni
Seira Felton è una nuova studentessa arrivata all'inizio del settimo anno di Hogwarts... Trasferitasi dall'Italia per motivi di lavoro del padre, subito s'interessa ad un biondino di nostra conoscenza... Sarà ricambiata? u.u
Scorpius Malfoy è decisamente un ragazzo normale: gioca a Quidditch, sì, ma sebbene parecchie ragazze lo ammirino non è interessato a storielle passeggere... Quando Seira si trasferisce, qualcosa nella ragazza lo farà smuovere dentro... O no?
***
Bene, se vi ho interessato, leggete e recensite! XD
Come per il resto delle mie storie anche questa nasce da un sogno che poi ho sviluppato ;)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Bene, eccomi con una nuova storia u.u
So che avrei detto che non avrei più messo niente per via degli esami… E che ho in sospeso altre promesse di storie (e una storia in corso) però non preoccupatevi: quasi tutti i capitoli di questa ff sono pronti u.u Me ne mancano davvero pochi da scrivere e sono stata incoraggiata da Risa Koizumi nel metterla, quindi…
Ultimamente ci siamo intrippate FESS per Scorpius  u.u ed ecco perciò che il mio alter-ego va a fare la sua conoscenza… Eheheheheh XD
Mi raccomando: leggete e recensite in tanti! =D mi servono pareri! =D
E per chi sta aspettando le altre storie: tranquilli, le scriverò, appena finiti gli esami u.u potrei iniziare anche prima, ma le posterò solo allora…
Ecco dunque che si parte per una nuova avventura! =D
Buona lettura =)


Trasferimento

POV Seira

Seira Felton, diciassette anni, alta un metro e sessantacinque, occhi azzurri, capelli castani mossi, magra senza aver mai fatto sport, più furba che intelligente, in una parola: me.
Stavo per iniziare il mio primo anno ad Hogwarts, che in effetti era anche l’ultimo. Durante l’estate mio padre, che aveva ricevuto un’interessante offerta di lavoro, ci aveva fatto trasferire in Inghilterra, dove era nato. Ed ora stava accatastando le mie cose nel grosso baule, un po’ ordinate un po’ alla rinfusa, mentre dal piano di sotto mia madre mi urlava di sbrigarmi perché eravamo in ritardo.
In qualche modo riuscii a prendere il treno prima che partisse e mi sistemai in uno scompartimento vuoto. Un paio di persone si affacciarono e rimasero confusi vedendomi – immaginavo che ormai dopo sei anni di convivenza si conoscessero un po’ tutti – ma a me non importava: pensavo solo che per ben nove mesi sarei dovuta stare lontano da casa, dalle mie cose, dalle mie abitudini e dalle mie comodità… Come accidenti avrei fatto a dividere la stanza con altre ragazze?! Quando mio fratello era più piccolo mi ero quasi fatta venire una crisi isterica a furia di non dormire la notte perché lui faceva strani rumori con la bocca… E finalmente, dopo una lotta estenuante, avevo ottenuto una camera per me. E poi il bagno. Condividere il bagno mi spaventava più di ogni altra cosa. No, correggo, condividere il bagno con almeno cinque altre ragazze, probabilmente ossessionate da trucco e parrucco, mi spaventava più di ogni altra cosa. Ora che mio fratello era maggiorenne e se n’era andato in giro per il mondo mi ero troppo abituata ad avere un bagno personale… E poi c’era la questione non irrilevante del non riuscire ad andare nei bagni pubblici. Merlino, come avrei fatto con le mie compagne di stanza?!
Una delle tante teste che spuntò dalla porta dello scompartimento decise di fermarsi ed entrare.
“Ehi, disturbo? Non ti ho mai visto prima, piacere sono Rose Weasley.”
La guardai: capelli rossi, occhi azzurri, sorriso disponibile e gentile.
“Sono Seira, vengo dall’Italia. Dovrei iniziare l’ultimo anno.” dissi, ricambiando la stretta di mano.
“Oh! Allora saremo compagne di classe… Chissà dove verrai smistata!”
“Non ne ho la minima idea. All’Accademia delle Arti Magiche non esistono smistamenti…”
“Ho sentito parlare di quel posto! E’ vero che non c’è l’obbligo di restare a scuola dopo le lezioni?!”
“Già. Io abitavo vicina, perciò andavo a casa… Ma c’erano anche dei dormitori per chi veniva da lontano… In un edificio separato dalla scuola però.”
Continuammo a chiacchierare per un po’, quando un’altra testa spuntò dalla porta.
“Rose, ti cercano nello scompartimento dei Prefetti… Da quando sei in ritardo?!”
“Ops, i doveri di Caposcuola chiamano… Beh, alla prossima Seira! Spero vivamente che tu finisca a Grifondoro!”
“Ciao.” la salutai.
“E tu chi saresti?” chiese la mora.
“Seira Felton, italiana, nuova iscritta al settimo anno.”
Nel giro di cinque minuti lo scompartimento si riempì di ragazze, che si presentarono e mi fecero mille domande sulla mia vita e sull’Italia. E addio viaggio rilassante in solitudine…
A cinque minuti dall’arrivo constatai che dovevo ancora cambiarmi, così buttai fuori tutte senza troppe cerimonie. Mi misi la divisa e mi preparai a scendere dal treno, e appena riuscii a toccare terra con un piede tutte mi circondarono di nuovo.
“Seira, da questa parte!” gridò qualcuno afferrandomi per mano e togliendomi dalla massa, per poi spingermi molto poco delicatamente in una carrozza.
“Uff! Scusa per i modi, ma non sarei mai riuscita a prenderti diversamente… Sei capitata fra il gruppo delle pettegole della scuola, ti avrebbero distrutto.” disse Rose, salendo dopo di me.
“In realtà mi hanno già distrutto durante il viaggio.” precisai, un filino seccata.
“Mi spiace… Ma non potevo non andare, ci hanno dovuto dire le parole d’ordine e poi ho pattugliato i corridoi…”
“Mica è colpa tua.” le risposi, mentre un’altra testa rossa entrava nella nostra carrozza, seguito da un ragazzo moro.
“Ehi Rosie! Grazie di averci tenuto il posto, non si trovano più carrozze libere!”
“Non mi pare di aver detto che potevate salire.” disse la ragazza, squadrando i due con aria scettica.
“Chi è la tua amica?” chiese il moro, sorridendomi.
“Piacere, Seira Felton.” dissi per l’ennesima volta, annoiata.
“Io sono Albus, ma chiamami Al. Non so che è passato nella testa a mio padre quando doveva scegliere il nome…”
“Sempre meglio di Hugo!” disse l’altro ragazzo, quello rosso.
“Lily invece è bellissimo.” esclamò una nuova ragazza rossa, entrando.
“Ora possiamo partire?” chiese Rose, sempre più indispettita.
“Certo certo.” rispose l’altra “Ma tu chi sei?” disse poi rivolta a me.
Merlino, li avrei schiantato tutti se qualcun altro si azzardava a chiedere!
Mi presentai per l’ennesima volta, e parlammo un po’ per il resto del viaggio: sembravano simpatici dopotutto.
Una volta arrivata al castello – che non potei far a meno di guardare estasiata per almeno un minuto buono – la preside mi venne incontro e mi disse che avrei dovuto aspettare con quelli del primo anno. Sembravo totalmente fuori luogo in quella marea di bambini spaventati e preoccupati – e alcuni anche inzuppati – ma decisi di essere paziente.
Una volta entrata in Sala Grande per lo smistamento rimasi estasiata: candele volanti, il soffitto che sembrava inesistente e che mostrava solo qualche nuvola, le quattro tavolate e la tavola dei professori… Prestai molta attenzione alla canzone del Cappello Parlante e mi misi a riflettere. Coraggio Grifondoro? Mh, non mi sentivo molto coraggiosa. Intelligenza Corvonero? Beh ero discretamente intelligente, ma decisamente non secchiona. Lealtà Tassorosso? Ero un animo solitario ma se mi facevo un amico potevo star sicura che era per sempre, quindi poteva andare. Astuzia Serpeverde? Eh, decisamente sì.
Dopo aver chiamato tutti i primini arrivò il mio turno, e la preside McGranitt avvertì il resto degli studenti del mio trasferimento e bla bla bla. Andai a sedermi sullo sgabello di legno e sentii la stoffa del Cappello posarsi sulla mia testa.
“Dunque, vedo che hai analizzato già i pro e i contro di ogni casa prima di me, senza pregiudizi, bene… Direi decisamente SERPEVERDE!”
Mi alzai e mi diressi verso il tavolo verde-argento che applaudiva fragoroso.
Una ragazza bionda mi fece spazio alla sua destra, ed io la riconobbi immediatamente come una che mi aveva tediato infinitamente nello scompartimento durante il viaggio.
“Seira! Che bello, sei dei nostri!” esclamò, ed io mi sedetti rassegnata al suo fianco.
“Piacere, io sono Lucy.” mi disse una voce alla sinistra, ed incontrai lo sguardo gentile di una ragazza bionda con gli occhi verdi “Non far troppo caso a Deborah, è sempre molto esuberante.”
“Ho notato… Piacere, Seira.” risposi, ignorando palesemente la pettegola – Deborah, quindi – che ci rimase parecchio male.
“Scusami.” mi affrettai ad aggiungere nella sua direzione, per non farmi una nemica sin da subito “Ma sono un po’ spaesata e preferisco conoscere più gente possibile.”
Deborah si affrettò a ricambiare il mio sorriso tirato con uno enorme, e decise così di presentarmi a tutto il tavolo.
Che cavolo di idea malsana mi era venuta?! Meglio tenersela come nemica, accidenti a me.
I piatti davanti a noi si riempirono di cibo ed io sospirai di sollievo internamente: non avrei retto un minuto di più. Mangiai in silenzio annuendo e basta a qualche commento, cercando di mandare a memoria i nomi.
C’erano quindi Deborah e Lucy, le altre mie compagne di dormitorio dovevano essere Amber e Alicia… Perfetto, un bagno per cinque, di cui due – la pettegola e Amber – sembravano passarci dentro la vita a giudicare da com’erano vestite e truccate di tutto punto. Riuscivano persino a mangiare senza togliersi il lucidalabbra, incredibile. Le uniche salvabili restavano quindi Lucy e Alicia… Anche se quest’ultima sembrava piuttosto timida.
Poi c’erano i ragazzi… Un biondino abbastanza muscoloso attirò la mia attenzione per il nome, e fui certa di non scordarmelo: come accidenti si faceva a chiamare un figlio Scorpius?! Beh, non che Seira non fosse strambo. Gli altri dovevano essere qualcosa come… Lucas, Alexander, Aron e Brandon.
Dopo cena seguii Lucy nei sotterranei, dove una parete si rivelò essere l’ingresso della Sala Comune di Serpeverde, che evidentemente era situata sotto al lago. Salii in camera con lei e trovai il mio baule già pronto ad aspettarmi: con un po’ di difficoltà sfilai il pigiama e me lo misi, aspettando che Lucy uscisse dal bagno per poi andarci io.
M’infilai infine nel letto a baldacchino mentre le altre arrivavano, pensando che decisamente quello sarebbe stato un lungo e stancante anno scolastico.
   
 
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