RATING:
Sostanzialmente
giallo, ma chissà -potremmo arrivare all’arancione
e oltre, lol.
GENERE:
Commedia,
Romantico (?).
AVVERTIMENTI:
Slash, Lime (??), linguaggio a tratti colorito.
DISCLAIMER:
Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti non
è
puramente casuale. I nomi, per motivi di privacy ed esigenze di
copione, sono
stati modificati e alcuni avvenimenti inventati di sana
pianta…Per il resto, è
una RPS (Real Person Slash) in piena regola :3
DEDICA:
Al Fagiano
Arcobaleno che ci ha ispirato questa storia e anche il nick: senza di
te tutto
ciò non avrebbe mai visto la luce <3 E alle nostre
compagne di slash che
aspettavano da mesi di leggerne le gesta.
NOTE:
In
ritardo
vergognoso e riprovevole (soprattutto perché sostanzialmente
ingiustificato) mi
decido a pubblicare il sospirato quarto capitolo…Non
indugiando un secondo di
più. Scusatemi, davvero: d’ora in poi prometto di
fare la brava bambina °__°
Ah,
comunicazione di servizio: questo è il primo di una
serie (non più di tre, secondo i calcoli miei e di Cloud) di
capitoli dedicati
quasi interamente a Giovanni e al suo modo di rapportarsi con il
fratellino e
la cugina. Va bene che la storia è di genere comico, ma un
minimo d’introspezione
psicologica è doverosa.
Detto
ciò, buona lettura e a risentirci a fine pagina!
Non
che Giovanni avesse qualcosa contro sua cugina, anzi.
Martina
era una forza della natura, ma di indole
sostanzialmente quieta; alle rumorose esternazioni e alle plateali
manifestazioni d’affetto preferiva la sottigliezza di una
battuta ironica, la
discrezione di un regalo infilato di soppiatto nella cassetta della
posta, l’intima
segretezza di un sorriso appena accennato.
Aveva
grandi occhi, Martina, dal taglio allungato e al tempo
stesso rotondeggiante, che truccava con mascara ed una spessa riga di
matita
nella rima inferiore. Aborriva le lenti a contatto e sopportava
stoicamente la sua
miopia, esibendo un paio d’occhiali Marc Jacobs che le
conferivano un’aria
compita, autorevole, vagamente snob.
Eppure qualcosa, in lei, faceva pensare ad un felino. La criniera di
capelli
lunghi fin quasi alle scapole, lo sguardo verde bottiglia contornato di
nero,
il naso leggermente largo alla radice: somigliava ad una leonessa. Una
leonessa
mite benché leggermente pazzoide, talvolta malinconica. Le
bastava un niente
per scoppiare a ridere, ma con la stessa prontezza era capace -con una
zampata,
un’osservazione tagliente- di annientare
l’interlocutore.
Si
era iscritta alla facoltà di Lettere Moderne e sognava di
insegnare italiano alle scuole medie, un giorno.
Giovanni non aveva dubbi al riguardo, sapeva che sarebbe stata un
professoressa
in gamba. L’aveva vista all’opera più di
una volta con Gabriele e con i ragazzini
a cui dava ripetizioni; ne aveva ammirato la capacità di
mettere a proprio agio
le persone con il suo modo di porsi tranquillo e disinvolto, il tono di
voce ben
modulato e la pazienza con cui spiegava una regola di grammatica,
correggeva un
errore, richiamava all’ordine.
Agli adolescenti che prendevano lezioni da lei piaceva moltissimo: ad
attirarli
erano il suo carattere amichevole e la sua aria -nonostante il trucco
marcato- da
eterna sedicenne. Più di una volta, ridendo, Martina gli
aveva parlato di
questi corteggiatori goffi ed imbranati che, più che
lusingarla, suscitavano in
lei istinti protettivi “da mamma chioccia”, come
l’aveva definito.
Vorrei
riuscire
a dimostrarle che le voglio bene, pensava
Giovanni. Renderla partecipe della mia
vita, capire cosa le passa per la testa. Imparare a trattarla nel modo
giusto.
Così
rimuginava il ragazzo, muovendo il mouse sul tappetino.
Martina
non aveva più dato cenni di vita dal fatidico giorno
del Pride -eccezion fatta per un sms di congratulazioni inviatogli
quando lui,
esultante, le aveva comunicato di essere entrato a Medicina- e
Giovanni, dal
canto suo, non aveva fatto nulla per opporsi a quell’embargo
del silenzio.
Bloccato da qualcosa che somigliava vagamente alla coscienza sporca,
aveva
incassato il tacito rimprovero della cugina, lasciando che i giorni si
susseguissero
senza interruzione e giungesse il mese di ottobre.
“Sei
un coglione, Gio. Più tempo fai passare, più
Marti si
sente ignorata e s’incazza” aveva osservato
Gabriele giusto la sera prima,
mentre caricavano la lavastoviglie.
“Veramente
è stata lei ad eclissarsi” aveva precisato, non
senza un pizzico di acrimonia.
“Era
ora che lo facesse, se vuoi sapere come la penso. Sei
stato abituato troppo bene: tutti a subire il tuo fascino di lupo
solitario, a
cercare la tua compagnia, a supplicarti di non rinchiuderti nella tua
torre d’avorio;
a degnarti di unirti a loro comuni mortali, senza che tu muovessi un
dito per
meritarti la loro simpatia…Un principino sul pisello in
piena regola!”
Non
ci era andato giù leggero, il fratellino.
“Notevole,
mi sembra di sentire parlare Martina” aveva
sbuffato lui. “Ne deduco che continuate a sentirvi su
Messenger. Attento solo a
non farti plagiare -o ad innamorarti di lei. E’ troppo
sgamata per uno come te”.
“Non
mi sta plagiando”, era avvampato Gabriele,
“né sono
tanto folle da prendermi una scuffia per nostra cugina. Sarebbe quasi
un incesto, per Giove” e
aveva scosso
recisamente il capo, come ad esorcizzare una simile
eventualità.
“Ne
sei sicuro?” aveva insinuato malignamente l’altro.
“Sono
settimane che ci fai una testa così riferendoci quello che
Martina dice, pensa,
legge, detesta; e quanto è intelligente Marti, quanto
è spiritosa Marti, quanto
è lucida e critica e bella…Ci
manca
solamente che tu appenda una sua foto sopra il letto di modo da
baciarla quando
ti svegli e prima di andare a dormire” aveva proseguito.
“Stronzo”
era sbottato il fratello minore. “La verità
è che stai
rosicando come il povero sfigato che sei, perché a
differenza tua io so come
tenermi stretta un’amica. So come comportarmi con Martina,
come farla ridere,
come incoraggiarla, come dimostrarle il mio affetto. Non sono
vigliacco, io, non ho paura di
telefonarle e
confidarmi con lei” gli aveva rinfacciato.
Touché,
Gabriele. Touché.
“Ti
avverto, Gio: continuando a fare il sostenuto e a
tenerle il muso non giochi a tuo favore. Forse all’inizio
poteva sembrarti una
scaramuccia da niente, ma il silenzio di Marti testimonia che non
è affatto
così. Questa volta la vostra amicizia è
seriamente a rischio. Devi essere tu a
andarle incontro -qualunque cosa sia successa tra di voi”.
“Come
se tu non lo sapessi nei minimi particolari” aveva
borbottato.
“Non
ne so niente, infatti. Marti non mi ha voluto rivelare
nulla; è corretta, non vuole coinvolgermi nelle vostre
beghe”.
“Oh”
aveva battuto le palpebre una volta, lentamente. Sorpreso.
“Chiamala,
Gio. Invitala a cena da noi, a prendere un
aperitivo, al cinema -dille che ti manca, che le vuoi bene.
Fa’ qualcosa e
fregatene di sembrare un coglione imbranato, perché tanto
è quello che sei” aveva
sorriso incoraggiante, allungandogli una pacca sulla spalla.
Fosse
stato così semplice.
Come
riuscire a fare breccia nel muro compatto di assenza e
velato rancore che la cugina aveva eretto contro di lui? Giovanni ci
pensava e
ripensava; mentre cercava di decidersi, preferiva stalkerare il profilo
Facebook di Martina. Era un modo come un altro per non perderla di
vista. Non
del tutto, almeno.
Un
post nella bacheca della ragazza catturò la sua
attenzione.
Melania
Dato
che ho tempo un giorno per
farmi venire l'ispirazione e cercare di scrivere qualcosa: Martina, con chi
preferisci
essere shippata?
9 ottobre alle
ore 16.06
· Mi
piace
Martina
Mi
piacerebbe
con Beatrice,
se lei è
d'accordo. XD
9 ottobre alle
ore 16.07
· Mi
piace
Beatrice
Oh sì!
Mel,
facci
fare sozzerie durante le spiegazioni di Petrarca che mai nessuna delle
due ca*a
di striscio (materia: Letteratura italiana 1). Questo è il
mio prompt personale,
ma sbizzarrisciti pure! XD
(Voglio proprio vedere come salto fuori in una storia.)
(Sarà da deprimersi. XD
Mi odierei) (Scrivi scrivi scrivi.)
9 ottobre alle
ore 16.25
· Mi
piace
Martina
...Jesus Christ Superstar. IN
AULA?! O__o
9 ottobre alle
ore 16.43
· Mi
piace · 2
Quella
sì che poteva essere una buona scusa per riallacciare i
rapporti: chiederle -così,
senza impegno- se per caso non avesse scoperto di essere lesbica! Per
quale
motivo, altrimenti, pretendere di venire shippata (Giovanni era
abbastanza
sicuro di aver azzeccato il termine) con una delle sue migliori amiche?
Bravo
pirla. Così Martina avrebbe
la scusa perfetta per saltarmi alla gola e divorarmi in un sol boccone.
…Come
non detto. Come non detto.
Ritenta
e sarai più fortunato.
Capitolo
un pochino più lungo del solito (lo ammetto, sto
cercando di farmi perdonare) e, per quanto apparentemente di
transizione, molto
significativo: anche i particolari più banali hanno una loro
ragion d’essere
*ammicca allusivamente*
Comunque,
ripeto: mi vergogno moltissimo di aver tardato
così tanto (due settimane, ugh) per aggiornare. Prometto che
la prossima volta
sarò puntuale come il mal di denti *__*
Visto
che sarò principalmente io, Genio, a postare i
prossimi capitoli, vi lascio il link della mia pagina autore su
Facebook, per
anticipazioni, gossip succulenti (?!) e altre amenità (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).
Che
altro dire? Un bacio a tutti voi e grazie per non avermi
linciato! XD