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Autore: rhys89    11/06/2012    1 recensioni
Undici piccoli scorci della vita di Shanks il Rosso, sulle note di altrettante canzoni.
Una sfida che non avrei mai pensato di intraprendere, ma che mi ha coinvolto all'improvviso, senza lasciarmi scelta.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shanks il rosso
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell'autrice

Ebbene sì, sono tornata! :)
Che dire, avevo da tempo sentito parlare di questa sfida (dieci canzoni per dieci storie) ma non le avevo mai dato peso e non perché non mi ispirasse, tutt'altro. Semplicemente non credevo di esserne in grado: io odio scrivere con il rumore intorno, e questo aveva sempre incluso la musica di sottofondo.
Eppure oggi mi è ritornata in mente, e ho anche pensato che, per quanto ami alla follia Shanks il Rosso, non avevo mai scritto niente su di lui.
Il resto viene da sé: lo faccio o non lo faccio, lo faccio o non lo faccio... ok cerco un numero qualsiasi, se è pari sì se è dispari no. Pari. No, dispari. Oh, basta, non lo voglio fare, quindi non lo faccio. Ma non lo voglio fare perché non mi riuscirebbe. Ma se non ci provo come faccio a saperlo? Ok lo faccio.
E tutto questo per dirvi il perché sono qui a rompervi le scatole! xD

Parlando di cose serie, ecco le regole di questa sfida:
- scegli un personaggio o una coppia a tuo piacere;
- apri il tuo lettore mp3 (o cellulare o qualunque cosa contenga le tue canzoni);
- inserisci la riproduzione casuale e premi play;
- inizia a scrivere drabble/flash-fic su quel personaggio o quella coppia;
- inizia con l’iniziare della canzone e finisci con la sua fine;
- scrivi in questo modo dieci storie (io avevo sbagliato a contare e ne ho scritta una in più, ma vabbé, succede ù.ù);
- non correggere né aggiungere altro alle tue storie, non importa quanto siano sgangherate o nonsense.

Ovviamente io ho scelto Shanks il Rosso, e ho spaziato in lungo e in largo su quella che (secondo me) è stata la sua vita.
Ad ogni titolo della storiella (che corrisponde a quello della canzone che l'ha ispirata) collegherò un link che porterà al testo della canzone stessa, se qualcuno volesse leggerlo.

Qualche piccolo appunto sparso:
- La 1 è più corta delle altre perché dovevo ancora capire bene il meccanismo e entrare nell'ottica che non puoi ragionarci troppo sopra, ma devi scrivere di getto.
- Sono tutti frammenti piuttosto seri, tranne il secondo che è venuto abbastanza ridicolo perché onestamente non avevo idea di cosa scrivere -.-"
- La 6 contiene un vago accenno shonen ai (precisamente ShanksXBenn), ma si può vedercelo come no, la scelta spetta al lettore ;)
- La 8 è la sigla iniziale di Slam Dunk. Ok, forse non c'entrava niente ma volevo dirvelo lo stesso :P
- La 9 è un what if, ovvero: cosa sarebbe successo se Shanks non fosse entrato da giovanissimo nella ciurma di Gol D Roger come mozzo?
- La 11 si rifà più che altro al titolo e non testo, che sinceramente faceva piuttosto a pugni con One Piece.
- Se non si fosse capito, Max Pezzali è il mio cantante preferito (7 canzoni su 11 sono sue xD)

E... niente, tutto qui. Vi lascio finalmente in pace :)

Buona lettura a tutti! ^_^

Sulle rosse note di un pirata

1) Basta un giorno così (Max Pezzali)

Seduto sulla sgangherata sedia del locale, Shanks ascoltava divertito i suoi uomini far baldoria: erano settimane che non sbarcavano e ne avevano decisamente bisogno.
C’erano stati un sacco di casini, ma finalmente potevano rilassarsi.
Sorrise appena, il capitano. Si calò il cappello di paglia sugli occhi, distese le gambe e, cullato dalla caciara della sua ciurma, si addormentò.


2) Sto bene qui (Max Pezzali)

Shanks si guardava intorno, spaesato: avevano assaltato una nave mercantile, poche ore prima, e adesso con sé aveva un sacco di oggetti di dubbia utilità.
Ne prese uno dalla forma ambigua, leggermente schiacciato e dagli angoli arrotondati.
Improvvisamente quello strano attrezzo si mise a suonare, spaventando a morte l’imperatore che, accidentalmente, lo fece volare in mare.
Osservò accigliato il resto del bottino, poi scosse le spalle e fece un cenno a Benn: che ne facesse ciò che voleva, lui non aveva intenzione di averci più niente a che fare.


3) L’isola che non c’è (Edoardo Bennato)

Lui lo sapeva, l’aveva sempre saputo. Sapeva che il One Piece esisteva.
Non che la cosa fosse così strana, in effetti: era stato il suo capitano a trovarlo.
Però Shanks aveva viaggiato molto, da quando era soltanto un semplice mozzo sulla nave di Gol D. Roger, e di storie ne aveva sentite tante.
Storie inverosimili, storie avventurose, storie ridicole.
Il famoso tesoro era rientrato ben presto tra quelle, troppo difficile da raggiungere per non rientrare nella leggenda.
Ma poi aveva incontrato lui.
«Io diventerò il re dei pirati!»
Sorrise Shanks, nel ricordare quel buffo ragazzino tanto caparbio.
Sorrise perché, lo sapeva, era grazie a tipi come lui che la pirateria sarebbe risorta.
Era Rufy che avrebbe dimostrato che il suo capitano non aveva mentito.


4) Tu come il sole (risorgi ogni giorno) (Max Pezzali)

Il mare per un pirata è qualcosa di indescrivibile.
È il pericolo più grande, e il desiderio più folle.
È amico, è nemico, è fratello ed amante.
È tutto ciò che può renderlo felice, tutto ciò di cui ha bisogno.
Aveva provato a starne lontano, Shanks. Ci aveva provato per dimostrare a se stesso che poteva farne a meno.
Sorrise il giovane imperatore, guardando le onde accarezzare piano il fianco della sua nave: in fondo lo aveva sempre saputo che era una causa persa.


5) Il grande incubo (Max Pezzali)

Erano passati molti anni, da allora, ma ancora Shanks ricordava quel giorno.
Il giorno in cui il suo capitano era stato giustiziato.
Non ci aveva creduto quando gli avevano detto di averlo catturato.
È impossibile. Si era detto.
Perché Gol D. Roger non poteva essere sconfitto così.
Aveva seguito l’esecuzione, il giovane dai capelli rossi.
L’aveva fatto senza pensare, forse sperando in un qualche colpo di scena.
Un colpo di scena che non era mai arrivato.
Aveva pianto tanto, Shanks. Si era disperato, aveva maledetto tutto il mondo e aveva giurato a se stesso che non avrebbe mai più preso il mare.
Adesso però era diverso. Adesso l’imperatore guardava dall’alto il se stesso di tanti anni prima.
Adesso sapeva che quel brutto incubo aveva portato qualcosa di buono: aveva portato un nuovo inizio.


6) Torno subito (Max Pezzali)

Era uscito all’alba, lasciando detto solo che andava a fare due passi.
Benn non aveva fatto commenti – ormai lo conosceva bene – e lo aveva salutato con un sorriso e un gesto della mano, prima di rimettersi a dormire.
Faceva freddo, quella mattina, e il mantello non lo riparava del tutto. Se lo strinse intorno al corpo con l’unico braccio, ma ancora non bastava a ripararlo dagli spifferi di quel vento dal sapore d’inverno.
Eppure Shanks non si fermò, continuando a camminare.
Girava per la città quasi deserta, osservando le poche persone che incontrava.
Aveva bisogno di quegli attimi di solitudine, ma sarebbe sempre tornato indietro.
E questo lo sapevano entrambi.


7) Terraferma (Max Pezzali)

Shanks appallottolò l’ennesimo foglio bianco, macchiato appena da alcuni scarabocchi.
Lo gettò lontano, irritato con se stesso e con la sua stupida idea di tenere un diario di bordo.
Bugy si affacciò alla cabina.
«Ancora qui? Dai muoviti che il capitano ti cerca.» Gli aveva detto, prima di sparire di nuovo sul ponte.
Il rosso sospirò piano e, rassegnato, mise via fogli, penna e inchiostro.
In fondo, si disse, per i pirati è molto più importante vivere le proprie avventure, piuttosto che perdere tempo a metterle su carta.


8) Kimi ga suki da to sakebitai (Voglio gridare ti amo) (BAAD)

Il giovane mozzo guardava il suo capitano con interesse: da quando aveva aperto quella lettera non faceva che sospirare, in volto un’espressione che non gli aveva mai visto.
A un tratto Roger sollevò gli occhi da quel prezioso pezzo di carta e si accorse di lui.
«Che c’è, ragazzo?»
Shanks trasalì: non gli piaceva essere sorpreso a fissare qualcuno, men che meno lui.
«N-niente.» Balbettò. «È solo che avevi un’espressione strana…»
Inaspettatamente l’uomo gli sorrise, avvicinandosi per scompigliargli affettuosamente i capelli.
«Un giorno ce l’avrai anche tu.» Gli disse.
Tra le sue mani stringeva la foto di una giovane dai capelli rossi.


9) Honolulu Baby (Max Pezzali)

Lui non aveva sempre desiderato fare il pirata. In effetti non ci aveva mai pensato, fino a che non aveva incontrato il suo capitano.
All’inizio voleva soltanto che i suoi genitori fossero fieri di lui, voleva restare a casa sua, crearsi una famiglia e vivere tranquillo.
Aveva persino iniziato ad imparare un mestiere, per il futuro…
Ma poi, un giorno, si era guardato allo specchio, e nel riflesso di quegli occhi spenti che non riconosceva più aveva letto una profonda tristezza.
Era stato allora che Shanks aveva deciso di dare una svolta alla sua vita, a quella vita che fino ad ora non gli era appartenuta del tutto.
Era stato allora che aveva deciso di imbarcarsi.


10) Terzo mondo (Punkreas)

Nei loro viaggi i pirati di Shanks il Rosso avevano visitato migliaia di paesi.
C’erano isole calde, isole fredde, isole abitate e isole deserte.
C’erano anche isole abitate solo da pirati, solo da marines o solo da cacciatori di taglie.
E poi c’erano quelle isole.
Quelle isole che nessuno voleva mai vedere, della cui esistenza erano tutti consapevoli, ma di cui nessuno parlava.
Quelle dove uomini si uccidevano per un tozzo di pane, dove orfani di ogni età si riunivano per cercare tra i rifiuti qualcosa da mettere sotto i denti.
Erano quelle le isole più frequenti, nel mare.
E, per quanto fosse triste da ammettere, Shanks non poteva aiutarle tutte.


11) Favola (Modà)

Quando da bambino ascoltava i pirati raccontare le loro avventure, non riusciva a credere alle proprie orecchie: quegli uomini così coraggiosi avevano viaggiato per tutto il mare, incontrato mille persone e visto cose inimmaginabili.
Sua madre gli diceva sempre di non credere a tutto quello che sentiva, che erano soltanto favole per ingenui come lui.
Ma Shanks non l’ascoltava.
Lei non capisce. Si diceva, continuando a pendere dalle labbra di quegli stranieri, abbeverandosi delle loro storie.
E, in cuor suo, sognava che un giorno anche lui avrebbe avuto tante meraviglie da raccontare a qualcun altro. Magari ad un bambino come lui, che lo avrebbe ascoltato rapito, con gli occhi brillanti e la speranza, un giorno, di vivere di persona quelle e altre fantastiche avventure.
   
 
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