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Autore: ChaosReign_    11/06/2012    10 recensioni
-Ciao ragazzi...-
-Ehi, Matt! Si può sapere dov'eri finit... Oh...-
Synyster Gates interrompe la frase a metà esattamente quando i suoi occhi si posano su di me.
-Chi è la nuova arrivata?-
Chiede mentre alzandosi si dirige verso di noi subito seguito da Jimmy The Rev, Zacky Vengeance e Johnny Christ.
Si avvicinano, ma non troppo. Mi guardano curiosi ma con cautela, molta cautela.
-Lei è...-
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, The Rev, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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DEAD!

6 Maggio 1996. Firenze.

 

6 maggio.

Era bello maggio, era il mese più bello dell'anno secondo Helena.

Ma per una bambina di otto anni era ovvio che maggio, il mese dei fiori,

il mese dei colori, del caldo, del sole, del verde, fosse il migliore.

Ma non sempre tutto ha un lieto fine.

Quel giorno Helena era felice, era un sabato quindi non c'era scuola.

Era andata nel bosco vicino a casa con i suoi genitori la mattina.

Lei amava i suoi genitori.

Amava il suo papà, con il naso un po' troppo grosso rispetto al viso, con i capelli “marroni” e gli occhi azzurri. Gli piacevano i suoi abbracci che sapevano di schiuma da barba e cannella. Sapevano di casa.

-Quando sono grande ti sposo.-

Era questa la frase che pronunciava sempre quando era tra le braccia forti del suo papà. Lui sorrideva e facendo scontrare il suo naso con quello della piccola, il loro saluto, le rispondeva:

-Certo. Sarai la prima della lista.-

E ridevano insieme.

Amava la sua mamma, una donna bellissima, la più bella per Helena.

I capelli color della pece e gli occhi scuri facevano a pugni con la carnagione pallida. E forse era proprio questo che la rendeva così bella. Era sempre pronta a giocare con lei e non la sgridava mai, o quasi. Certe sere però la vedeva al lavoro e l'ammirava.

-Mamma da grande voglio essere come te!-

-Anche io vorrei tanto essere come te, piccola mia.-

Una famigliola felice. Questo erano.

Ma non quel giorno.

Quel giorno il fuoco e le fiamme bruciarono quello che Fred e Alicia si erano costruiti in una vita.

Nel pomeriggio, quando Helena stava facendo i compiti nella sua stanza, Fred ricevette una chiamata.

Un avviso.

Una minaccia.

Licenziati. Licenziatevi, tu e tua moglie. Subito. E sarete salvi.

Continuate a lavorare alla causa e sarete tutti morti.

Anche la vostra tenera bimba.”

Questo diceva lo sconosciuto.

Un complice, di sicuro, del carcerato Nelson Fray.

Pluriomicida scoperto e arrestato proprio da loro, Alicia e Fred.

Loro lavoravano nella polizia.

Ma certo, Helena non lo sapeva. Non sapeva delle minacce che i suoi genitori erano costretti a sopportare. Per lei erano degli eroi e si sa, gli eroi non muoiono mai.

Helena era felice quel giorno. Era maggio, il 6 maggio, il suo mese preferito.

Era un sabato.

E in quel sabato una bomba, posta sul portico della casa Strada, pose fine alla vita di due persone. I genitori di Helena.

Loro cercarono di proteggere la figlia e ci riuscirono.

Ma dovettero sacrificare le loro vite.

-Helena, vai subito in camera tua! Mettiti dentro l'armadio e non fare storie!-

La signora Strada gesticolò contro la figlia che si era affacciata sulle scale per vedere cosa avessero da parlottare i suoi genitori.

Spaventata corse su per le scale e si nascose dentro la grande cabina armadio, proprio come le aveva detto di fare la madre.

Cosa sta succedendo? Perché mi ha sgridato?” questo pensava la piccola.

Lei, ovviamente, non sapeva ciò che stava accadendo fuori dalla sua casa proprio in quel momento.

Due uomini sulla quarantina, vestiti di nero e con il volto coperto stavano piazzando un potente ordigno sul portico della casa.

Erano gli stessi che avevano chiamato Fred, li stavano osservando.

-Piedi piatti e teste di cazzo! Tutti uguali 'sti qui. Noi vi avevamo avvertito, ora il tempo è scaduto!-

Questa è l'ultima frase che i due coniugi sentono pronunciare prima di saltare in aria con il resto della casa.

Helena, chiusa nell'armadio e con le mani premute sulle orecchie non sentì i suoi assassini pronunciare quella frase, non sentì i suoi genitori urlare. Ma le proprie urla le sentì.

Sentì lo scoppio.

Vide le fiamme.

Un attimo prima era tutto tranquillo e l'attimo dopo tutto tremava, consumato dalle fiamme.

La bomba non era delle più distruttive ma la facciata della casa era completamente distrutta, forse la bimba si è salvata solo per il fatto che la sua stanza era dalla parte opposta dell'entrata.

Helena non uscì dal suo nascondiglio, non volle sapere, non volle controllare.

Semplicemente aspettava che arrivassero i suoi amati genitori a chiamarla per andare a mangiare un gelato. Tutti insieme.

Semplicemente piangeva in silenzio.

Le ore passavano e quel momento non arrivò mai.

Al contrario arrivarono i colleghi di mamma e papà, i poliziotti, gli altri supereroi

La trovarono, la costrinsero a seguirli. La portarono con loro al distretto.

E il giorno seguente, dopo aver letto una lettera lasciata da Alicia e Fred, un testamento in pratica, spedirono Helena nella scuola citata.

La direttrice era una loro amica fidata. Sapevano che con lei era in buone mani.

Più che con altri familiari. No, di loro non si fidavano. Tutte e due le famiglie avevano avuto problemi con la legge, per questo i due adulti erano diventati poliziotti, per non seguire le orme dei loro cari.

-Tranquilla... I tuoi genitori sono andati in un posto bellissimo e li rivedrai presto. Ora starai qui con me a farmi compagnia, va bene?-

Helena aveva annuito e la preside l'aveva stretta in un abbraccio per farla smettere di piangere, l'aveva presa sotto la sua ala di protezione. Come una figlia.”

 

28 agosto 2005. Firenze.

-Ma come vedete, dopo due anni tutto andò a farsi fottere.-

Racconto loro la mia storia, quel giorno che non dimenticherò mai. Glielo devo e poi non è certo un fatto così raro. Ora come ora mi ritengo anche fortunata. In questi anni ci sono stati omicidi molto più terrificanti: intere famiglie squartate, accoltellate o soffocate. Gente che buttava giù da un palazzo la propria moglie e i propri figli e poi si suicidava con un colpo di pistola.

Stupri, violenze, suicidi, omicidi... Sono tutti all'ordine del giorno.

Ma certo, per loro una storia del genere non è normale.

Solo in Italia possono succedere cose del genere.

-...-

Matt dischiude le labbra come a voler dire qualcosa ma poi le richiude non trovando le parole adatte, credo. Nessuno ce le ha mai.

-...Ma sapete, a questo punto, dopo sette anni passati a soffrire, preferirei essere morta con loro che sopravvivere -perché la mia non è vita- così. E sarebbe successo se non fosse stato per la mia ubbidienza. E sarebbe successo anche poco tempo fa se non fosse stato per la mia amica. È lei che mi ha dato la forza di andare avanti.-

Ormai nemmeno le lacrime macchiano la mia faccia. Si sono esaurite, si sono stancate di uscire.

-Non puoi più tornare indietro. Non stanotte, non domani. Mai. Ti faremo spazio nel tour bus per stanotte e domani faremo chiudere quella fottuta prigione.-

Parole al vento. Quelli sono più duri della roccia.

-No, davvero... Devo tornare da Chiara, se no finirà nei guai...-

-No. Piuttosto ci presentiamo noi, lì e ora. E presentiamo una denuncia. Ma tu non ci torni, che sia chiaro.-

Mi arrendo ai loro ordini, non che abbia altra scelta.

C'è solo un pensiero che mi frulla per la testa e a cui non so rispondere: Chiara? Resisterà una notte intera così?








Ciao a tutti!!
Sono ancora qui a scartravetrarvi le palle... Che vergogna...
Comunque questo è un capitolo un po' triste... Me ne rendo conto.
Spero vi piaccia comunque e vi auguro buona lettura!
Ringrazio tutti quelli che leggono, inseriscono la storia tra le seguite, ricordate, preferite e recensiscono. (mi raccomando fatelo in tanti!!)
Ecco, se volete lasciarmi qualche recensione, commentino, critica, consiglio, complimento, tuttociòchevuoiquandovuoi, io sarei molto felice :D
Bacioni.
Alis. <3

P.S. Auguratemi buona fortuna per gli esami che iniziano mercoledì  x__x

 

  
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