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Autore: MissShinigami    12/06/2012    1 recensioni
La protagonista, non posso dire il nome, è una ragazza che frequenta una scuola per adolescenti senza speranze, ma è diversa dagli altri uno dei suoi più grandi amori è la fotografia, e sta lottando per far sua la reflex dello zio, e soprattutto i Paramore! Li ascolta sempre.
Dopo una gita ad un museo e una strana foto inizierà ad incontrare gente strana, finché non sarà salvata da due strane figure e una tappetta ...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Nuovo Personaggio, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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I Paramore nel mio soggiorno … i Paramore nel mio soggiorno …
Mai neanche pensato di porlo dire … ma neanche pensato di poterlo pensare!!
La reazione di una fan normale sarebbe dovuta essere quella di urlare come un pazza saltando qua  e là, ma io , che già normalmente non parlo, con davanti i miei idoli non mi ricordavo neanche di avere le corde vocali o semplicemente di esistere, così li fissavo e basta.
“Scusa ancora per ieri sera, avremmo voluto spiegarti tutto … ma sei svenuta …” iniziò Taylor. “Possiamo accomodarci?”
Annuii e mostrai loro le sedie e il divanetto dove si sistemarono Jeremy e Taylor mentre Hayley prese posto al tavolo della cucina ( il bello di avere una casa piccola! Tutti nella stessa stanza!! Stavo per sentirmi male …)
Dalle casse usciva ancora la musica ma non sapevo se spegnerla, se distruggere le casse, se dimostrare che li conoscevo … ok, forse l’avevano capito.
Mi avvicinai alle casse volendole spengere.
“No.” mi fermò Hayley. “Adele è meravigliosa. Se vuoi abbassa.”
Lo feci e mi sedetti dall’altro lato del tavolo, imbarazzatissima.
La ragazza si schiarì la voce, forse lo erano anche loro. “Ti starai chiedendo chi siamo …”
“So chi siete.”
Mi stupii di me stessa: avevo parlato!! Davanti ad altre persone … cavolo … che persone!
Dovetti fare una faccia stranissima perché Hayley davanti a me sorrise leggermente.
“Ok, allora ti starai chiedendo che facevamo ieri sera e perché siamo qui oggi …” riprovò Taylor.
Annuii mentre fissavo il tavolo paonazza, con la coda dell’occhio vidi la rossa girare il mio pc verso di me.
“Per questo.” disse mostrandomi la foto di Black ancora aperta.
Ci fu un attimo di silenzio in cui le note dell’ultima canzone svanirono nell’aria.
“Ma tu parli?” chiese ad un certo punto Jeremy.
Si beccò uno scappellotto da Taylor e un’occhiataccia da Hayley.
Sorrisi. “In-in effetti. Io non parlo.” mi era costato un enorme fatica dirlo.
Hayley si avvicinò. “Perché? Se posso chiedere ovviamente.”
“Non so perché … è sempre stato così.” parlavo a scatti e mi sentivo stupida e molto probabilmente il mio colorito era tendente al viola. “Parlo un po’ di più solo con io zio …”
“Vivi con lui?”
Annuii.
“Ok, noi siamo qui. Puoi farci tutte le domande che vuoi.” affermò Jeremy.
Rimasi in silenzio per un po’, l’unica cosa che mi premeva davvero sapere era se c’era un modo per parlare come una persona normale, per poter dire quello che volevo dire senza bloccarmi … Poggia la testa sul legno freddo del tavolo, dovevo riordinare le idee e cercare di capirci qualcosa, poi volevo dimenticare l’incontro con il Conte e con Black.
Così dissi: “Cosa volevano?” alzai la testa. “Perché era disposto ad uccidermi per avere la mia macchina fotografica?”
“La tua macchina?” chiese Taylor.
Annuii con forza.
“Proprio la tua … allora cercava sicuramente una foto che avevi fatto.”
Lo guardai chiedendomi quale cavolo di ragionamento aveva seguito. E anche Jeremy dovette farlo perché il ragazzo ci guardò e iniziò: “Se lui vuole la tua macchina significa che vuole una foto che avevi fatto perché sono solo nella tua macchina.”
Guardai Hayley. “Ha un cervello superiore, ma a questo giro non era così difficile … “ disse con un mezzo sorriso.
“Sì sì ok, ma adesso la domanda giusta è: quale foto stava cercando?” cambiò discorso Taylor un po’ rosso in viso.
“Perché non lo sapete?” chiesi.
“No, non sappiamo cosa volesse da te, per questo siamo qui.” spiegò Jeremy.
Mi zittii per capire la situazione, la mia faccia doveva sembrare un gigantesco punto interrogativo.
“Ti stai chiedendo cosa centriamo noi, giusto?” domandò il ragazzo dai capelli scuri.
Annuii guardandoli bene in faccia: loro erano i Paramore, erano proprio loro … wow … cavolo … wow!
“Noi siamo dei guardiani, controlliamo che strani fatti paranormali non disturbino il precario equilibrio umano. Ieri sera sei stata coinvolta in uno di questi fatti, in teoria dovremmo cercare di spiegarti la cosa sotto un occhio razionale e oggettivo, ma non credo che tu ci caschi come altri. Inoltre il Conte voleva qualcosa da te, il che significa che ci sei dentro. Ti proteggeremo e cercheremo di distogliere la sua attenzione da te e da tuo zio; anche se prima dobbiamo capire cosa stia cercando e perché si sia mosso.”
spiegò Taylor esaurientemente.
Aggrottai la fronte cercando di assorbire tutte le informazioni: erano tante e surreali!
I Paramore, la mia band, i miei idoli, idolatrati da molti, erano dei guardiani della realtà paranormale. Non ero neanche sicura di capire di cosa stessero parlando.
Ma l’unica cosa che volevo era aiutarli … si sarebbero ricordati di me poi? Sarei rimasta una fan che avevano salvato? Non volevo. Tanto valeva aiutarli allora? No, non era questo: l’avrei fatto perché volevo farlo, non per un tornaconto personale.
“Guardate le foto.”
Mi allungai sul tavolo raggiungendo il pc, aprii la cartella delle foto che dovevo consegnare a scuola.
Hayley si alzò lasciando il compito a Jeremy e Taylor. “Hei, dov’è il bagno?” mi chiese.
Le indica il corridoio facendole poi segno di svoltare a destra.
Rimasi un po’ con i ragazzi cercando di capire se avevano bisogno di aiuto, ma non fui utile.
Alzai lo sguardo dallo schermo del pc e vidi Hayley uscire dal bagno e infilare in camera mia attirata da qualcosa. La raggiunsi. Mi appoggiai allo stipite della porta e la osservai mentre si aggirava lentamente tra le foto appese ovunque nella stanza.
“Sono meravigliose …” sussurrò.
Sapeva che ero lì?
Si fermò davanti ad un gruppo di foto fatte a casa dei nonni, c’era anche quella della ghinda, ben incorniciata.
“Questo è il Tennessee …” sospirò voltandosi.
Sapeva che ero lì.
Mi si avvicinò. “Quanti anni hai?”
“Se – sedici.”
“Sembri più grande …” poi spostò la sua attenzione sul poster.
Mi ero dimenticata di averlo: loro tre, pose strane e sorridenti.
Hayley sorrise poi passò al suo poster: sola sul palco con il microfono carota in mano.
Era la mia sua immagine preferita.
Infine il suo sguardo si posò nuovamente su di me. “Come ti chiami?”
Arrossii leggermente e sorrisi al pavimento. “Nu - Nuvola Parker.”
  
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