Equilibrio Precario
Disincantato, disarmato, per aver perso di vista, perso di vista te stesso.
Ti guardi le mani con occhi spaventati, spalancati per l'orrore. Sono sempre le stesse. Mani sottili, delicate e forti, bianche e lisce come il marmo. Eppure tu le vedi imbrattate di sangue.
Amareggiato, disorientato,
per aver perso di vista, perso di vista te stesso.
Hai ucciso, Draco. Non
credevi fosse possibile. Hai provato piacere, mentre stringevi la bacchetta e
sussurravi, sprezzante, l'Anatema mortale. Avada Kedavra. Niente più che un
sibilo dalle tue labbra. Eppure, hai visto il corpo della tua vittima cadere a
terra. Aveva capelli rossi e lisci come il sangue che ora ti sporca la
coscienza. Un rosso così bello e acceso da ferire alla vista.
Chiudi gli
occhi e rivivi tutto un’altra volta. Il corpo di Ginevra Weasley che cade
sull'erba. E quel rosso, di una bellezza quasi accecante, con il sole tiepido di
questa mattina primaverile che gioca tra i suoi capelli sparpagliati a terra,
nell'erba di un verde così vivido da sembrare irreale. Gli occhi bruni e
limpidi della ragazza sono sereni, socchiusi, e l'espressione è dolce.
Dolce.
Ti aveva sfidato lei, ad ucciderla. Non credeva ne saresti
stato capace, non davvero. Si sbagliava, Draco, si sbagliava, non è così? La
rabbia cieca nel vedere quell' espressione nei suoi occhi, era tranquilla,
mentre ti sfidava, la rabbia cieca che ti monta dentro, pervade tutto il corpo,
lo fa vibrare, sale fino al cuore e al sorriso, cancella tutto e cresce, cresce
mentre quegli occhi castani e limpidi ti fissano tranquilli, piccole pozze di
acque placide, quegli occhi. Erano belli, non è vero Draco? Troppo belli, forse,
davvero troppo. E così calmi. Le avresti dimostrato chi eri, chi aveva osato
sfidare; piccola, sporca Traditrice del Sangue che non era altro.
Tu, Draco Malfoy,
steso sul filo di una gloria che non c'è. Non c'è mai stata.
Rivedi la scena come se non ne
facessi parte.
È una mattina di marzo, il vento soffia piano tra gli alberi, i raggi del
sole ti accarezzano tiepidi la pelle, cammini tra le lapidi del cimitero.
Arrivi accanto a quella di tua madre, ti chini, sfiori il marmo liscio e
freddo, le iniziali incise sulla pietra. Narcissa Black Malfoy. Ti inginocchi
sull'erba fresca e ancora umida. I ricordi di tua madre arrivano all'improvviso,
un'onda forte, che ti disorienta, ti scuote. Le sue mani che scivolano veloci
sul pianoforte, la musica che si diffonde per la casa, la sua voce limpida. La
sua risata allegra. Il suo profumo, sempre così buono. Il sorriso dolce, bello e
caldo in quel viso altrimenti freddo come il ghiaccio. Lei che ti abbraccia, che
ti sgrida ma poi si intenerisce, lei seduta a leggere davanti alla finestra, lei
lei lei.
Le immagini si affollano nella tua mente, si sovrappongono. Ti fa
male la testa. Senti le lacrime bagnarti il volto, scivolare, tracciando piccoli
sentieri di dolore appena visibili sulle tue guance pallide, fino a
terra.
Qualcosa ti risveglia dal torpore dei ricordi. Senti dei passi, poco
distanti da te. Alzi la testa. La vedi lì, ritta vicino
le lapidi che portano il nome dei suoi fratelli, dei suoi amici.
Porta un vestito ridicolmente leggero, azzurro chiaro come il cielo sopra di
voi. Le lascia scoperte braccia e gambe, bianche e sottili. Il vento le si
infila tra i capelli, scompigliandoli dolcemente, e tra il vestito, increspando
la stoffa liscia e delicata.
È bella, pensi. È pura.
Poi ti vede. Si gira a guardarti, socchiude gli occhi con disprezzo. "Tu.
Cosa ci fai qui? Vattene." la voce è arrochita dalla rabbia.
"Non solo voi
buoni avete morti da piangere, Weasley." Il tono è carico di disgusto e
rancore, e calchi la parola "buoni" – così ridicolmente infantile – con
disprezzo. Lei ti guarda fisso.
"Non l'abbiamo voluta noi buoni,
questa guerra."
Sbotti in una risata bassa e roca. "Nessuno
di noi voleva questa guerra, Weasley. Solo Lui."
"Avreste potuto
ribellarvi."
Riprendi a ridere. "Piccola, sciocca ragazzina, credi davvero
che sia possibile? Lui ha armi che voi non conoscete."
"Qualcuno ci è
riuscito, però. Qualcuno si è ribellato, è diventato libero." Ti fissa insistente, le guance
improvvisamente accese.
"Libero? Si è solo illuso. Si è solo illuso,
Weasley." Srotoli una manica della camicia e le mostri il marchio che sfigura la
tua pelle. Lei sussulta appena. Ghigni, ma i tuoi occhi sono tristi. "Da questo
non si fugge. Mi rimarrà sulla pelle per sempre, per sempre brucerà a ogni Sua
chiamata. Noi non abbiamo via di uscita, Weasley. Facile, troppo facile per voi
condannare."
"Silente ti aveva offerto un'altra possibilità."
"Un'altra
possibilità? Quale, Weasley? Avrei dovuto passare una vita a nascondermi, a
scappare. Una vita a cercare di guadagnarmi il rispetto e la fiducia di persone
che non me li avrebbero mai concessi. Vi piace sentirvi buoni, vi piace credere
di essere nel giusto, ma non siete capaci nemmeno di perdonare." La guardi con
disprezzo.
"Il professore lo era."
"Sì. Ma Silente non era come
voi."
"Forse no. Ma io ho creduto in lui come mai in nessun altro, e so che
aveva ragione quando ti disse che avevi un'altra scelta, che tu non lo avresti
mai ucciso. Non hai ucciso nessuno, da allora, non è così?"
"Ti sbagli,
Weasley." Menti, e lei lo percepisce. Ed ecco che ti guarda, quegli occhi grandi
e belli che si posano nei tuoi, sereni.
"Allora dimostramelo, Malfoy.
Uccidimi." Lo dice con dolcezza, spalanca le braccia in una sorta di gesto di
resa. Sorride appena. E ha quell'espressione nello sguardo.
Ti avvicini di
scatto a lei. Le passi una mano tra i capelli rossi, senti il suo profumo di
fiori. Le posi il palmo aperto sulla guancia. È tiepida e morbida. Lei ti fissa, stupita, eppure non oppone resistenza. Posi le dita sulle sue
labbra socchiuse, poi avvicini il volto al suo. Le sfiori la bocca con la
tua.
"Ti sbagliavi, ragazzina".
L'altra mano esce rapida da sotto il
mantello, lei non fa in tempo nemmeno ad accorgersene. Gli allenamenti con zia
Bella sono serviti, allora, pensi.
Le punti la bacchetta contro il petto. Gli
occhi di lei continuano a guardarti, con dolcezza, con infinita dolcezza. "Forse
no, Draco, forse no."
E allora la senti, la rabbia cieca, montarti dentro. La
mano trema appena, mentre pronunci, in un sibilo, "Avada Kedavra".
Steso all'ombra di una vita che non c'è. Rammaricato, tormentato, per aver
perso di vista, perso di vista te stesso.
Non sai più chi sei. Guardi le
tue mani, la bacchetta che è caduta a terra, quei capelli rossi, il suo corpo
disteso sull'erba, di nuovo le tue mani.
Stringi i pugni e conficchi le
unghie nei palmi, con tutta la forza che hai. Il marchio brucia, la testa
gira, le lacrime ti scorrono dal viso. Lentamente, con delicatezza, sollevi il
corpo di Ginevra Weasley, lo prendi tra le braccia. Le chiudi gli occhi, perché
quel colore e la sua dolcezza ti feriscono.
Hai preso
una decisione. Andrai a Grimmauld Place, numero dodici.
Il titolo e alcune frasi presenti nella FanFiction ("Disincantato, disarmato, per aver perso di vista, perso di vista te stesso"; "Amareggiato, disorientato, per aver perso di vista, perso di vista te stesso"; "Steso all'ombra di una vita che non c'è. Rammaricato, tormentato, per aver perso di vista, perso di vista te stesso") sono tratte da una canzone di Carmen Consoli, Equilibrio Precario.
Un grazie anche alla Tisana alla Camomilla e Menta Verde, somma fonte d'ispirazione, e a Martyl che ha betato la storia.