Capitolo 4: La perdita
“I |
nsomma,
Andy” insistette James Stone mentre si dirigevano verso la baracca dei briefing[1] “così
avresti fatto colpo su miss pezzo di
ghiaccio… questa sì che è una notizia!”
“Parliamo
di cose serie” tagliò corto l’interessato “il vecchio[2] ha
detto che stamattina abbiamo perso quattro dei nostri…!”
Il
volto del tenente Stone si fece immediatamente cupo: “È vero, purtroppo!”
“A
chi è toccata…?”
“A
Milford e Bielaski, della squadriglia del vecchio… a Giannelli, della
squadriglia di Maxwell e… a Talbott!”
L’ultimo
nome fece sussultare Andy: “Donny Talbott…?!”
Il
compagno annuì, tristemente: “Gli sono piombati addosso in due… non ce l’ha
fatta. È riuscito a riportare indietro l’aereo, ma… quando l’hanno tirato
fuori… è spirato quasi subito.”
Greason
strinse i denti. Donald G. Talbott, il biondo ragazzone del Kansas: un buon
pilota e un buon compagno, sotto tutti gli aspetti. Sarebbe mancato a tutti,
specialmente a…
“Cornwell
l’avrà presa male, immagino…!”
“Lo
puoi ben dire: è a pezzi!”
Andy
si passò una mano sulla faccia: “Accidenti…” sospirò “…questa non ci voleva
proprio! Beh, immagino che il vecchio lo dispenserà dal volo del pomeriggio.”
“Non
credo… siamo messi male, Andy: ci sarà bisogno di tutti. Di te, in particolar
modo, perché… beh, te lo dirà il colonnello stesso.”
L’amico
sbuffò: “Ehi, Jim: non tenermi sulle spine. Sputa, di che si tratta…?”
Stone
scosse la testa: “Facciamo tardi, amico: il briefing sta per cominciare.”
Andy
lo fissò intensamente per un attimo, poi entrò deciso nella baracca.
***
“La
missione di oggi” spiegò il colonnello Hardgison” consiste nell’intercettare un
reparto di bombardieri diretti a Chung-King. I nostri agenti ci hanno segnalato
il loro decollo dalla zona occupata e la nostra base è la più idonea per sbarrargli
la strada. Non occorre vi dica quanto sia importante fare in modo che non
riescano ad arrivarci: la città ha già subito duri colpi e la popolazione è
allo stremo. Inoltre, se riuscissero a colpire il palazzo del governo, sarebbe
una tragedia per il morale dell’esercito cinese: la perdita del generalissimo
li getterebbe nel più nero sconforto. Per cui dobbiamo assolutamente fermarli.”
Il
comandante del reparto scorse velocemente i volti di tutti i piloti che aveva
davanti, molti dei quali accusavano visibilmente la stanchezza e la tensione
provocate da tanti giorni di combattimenti ininterrotti. Per quanto
appartenesse alla Nazione più potente del Pianeta, in quel momento quel pugno
di uomini stava grattando il fondo del barile per opporre un minimo di
resistenza aerea alla preponderante aviazione nipponica, intenta ad appoggiare
la lenta conquista del martoriato territorio cinese. Ma il governo di
Washington (ancora ufficialmente neutrale con Tokyo) non poteva fare di più per
appoggiare quel lontano Paese amico.
Il
comandante attese che l’ufficiale di servizio riferisse le necessarie istruzioni
per la rotta e l’altitudine, quindi intervenne nuovamente per dare le ultime
disposizioni: “Se dovessero apparire gli Zero
di scorta, sapete cosa dovete fare: volate sempre in coppia, per mutua
protezione… se uno di loro vi attacca, tuffatevi in picchiata per distanziarlo,
lasciando che se ne occupi il vostro compagno; poi risalite di quota e cercate
di beccare lui. Se ce n’è più d’uno, tagliate entrambi la corda! Intesi?”
Si
levò un mormorio ad accompagnare l’assenso di tutti i piloti… quasi tutti.
“Ha
inteso anche lei, tenente Greason…?”
“Sissignore!”
esclamò quest’ultimo.
“Lo
spero” ribadì il colonnello “perché sarà lei,
oggi, a condurre
“Perché
è il più qualificato per sostituire Talbott. A tal proposito, rimanga un
attimo: gli altri si preparino al decollo.”
Mentre
la saletta si svuotava rumorosamente, il tenente Greason si avvicinò al colonnello.
“Andy”
gli disse quest’ultimo, a bassa voce “ho già notificato al tenente Stone che
oggi volerà da leader col sergente Hames, che rimpiazza numericamente Talbott: ormai
è già idoneo per non volare più da secondo. Quanto a lei, volerà in coppia col sottotenente
Cornwell.”
Greason
ebbe un attimo di smarrimento: “Con Cornwell…?! Non lo lascia a terra, per
oggi? Con rispetto, credo che…”
“Se
potessi permettermi di tenere qualcuno a terra, non avrei convinto il dottor
Riley a dimetterla in anticipo, non trova? So perfettamente che ha subito un
brutto colpo ed è per questo che conto su di lei, per tenerlo d’occhio!”
Il
neo-comandante di squadriglia sospirò, osservando un collega che, giusto in
quel momento, stava inforcando gli occhiali da sole prima di uscire all’aperto.
Il suo viso, solitamente sereno e gioviale, era quel giorno decisamente funereo.
“Capisco,
signore… farò del mio meglio!”
“Bene…
mi raccomando!” concluse il superiore, congedandosi con una pacca sulla spalla.
Andy
si affrettò a raggiungere i compagni all’aerodromo, dove il tenente Stone stava
parlando col suo nuovo compagno di pattuglia, il giovane Vincent Hames, che
avrebbe reintegrato numericamente la loro unità. Poco distanti c’erano le
solite due inseparabili coppie: I Compari
di Chicago (Roy Master e Victor Sanders) e I Fratelli del Sud: John Maxim di Abilene (Texas) e Roger Williams
di Birmingham (Alabama). I primi erano chiamati così perché amici inseparabili
e i secondi perché si comportavano in pratica come tali… o meglio, il più
anziano (Maxim) trattava il più giovane (Williams) come un vero e proprio
fratello minore.
Poco
più in là, accanto al suo caccia con fare profondamente assorto, stava infine
il giovane Alistear Cornwell di Lakewood (Michigan) soprannominato -
amichevolmente - Sua Signoria. Il
motivo risiedeva nel fatto che i suoi genitori erano imparentati con una delle
più vecchie famiglie d’America, dove ancora vigevano ferree regole tradizionali
e un senso maniacale del blasone e dell’etichetta. Questo era in aperto contrasto
con la filosofia yankee, che si basa
sul concetto Guarda dove sono e non da
chi son nato! e, se non fosse stato per il carattere aperto e modesto, il
giovane Stear non se la sarebbe passata molto bene! Era invece abbastanza
benvoluto nel reparto, dove si era fatto alcuni buoni amici, fra i quali
appunto il tenente Donald Talbott (detto Donny)
di Lawrence (Kansas), perito tragicamente quella stessa mattina.
Il
tenente Greason non sapeva esattamente come comportarsi, al riguardo: era quella
la più grossa responsabilità che gli fosse capitata dall’inizio della sua
carriera militare!
Il
sottotenente Cornwell, accortosi della presenza di Andy, si riscosse e si
sforzò di abbozzare un triste sorriso: “Salve, capo…!” gli disse.
“Salve,
Stear…” Andy sorrise a sua volta, sollevato “…purtroppo ci rivediamo in
circostanze abbastanza schifose… comunque, animo” gli afferrò la mano e gliela
strinse con energia “la cosa migliore che possiamo fare per il povero Donny, è impartire
una sonora lezione a quei bastardi che ce l’hanno portato via!”
Stear
dovette stringere i denti e la mascella per non emettere nessun singhiozzo,
anche se non riuscì ad evitare che gli occhi gli si inumidissero.
“Forza,
amico” insistette Andy, stringendogli anche la spalla “scuotiti: montiamo questi
ferri, andiamo su e vendichiamolo. È dura, lo so” lo guardò dritto negli occhi
“ma so anche che ce la puoi fare!”
Cornwell
osservò quello sguardo sincero e l’aria cupa del suo volto sembrò rischiararsi:
“Farò del mio meglio, capo-squadriglia!”
“Ehi,
ehi… bando ai formalismi: non sono ancora un tuo superiore. Questo è un ripiego
d’emergenza. Mi chiamo Andy, ok?”
Il
compagno allargò marcatamente il sorriso: “Ok…! Hai ragione… dopotutto, con… Andy al mio fianco, ce la posso fare…!”
Greason
gli rivolse un sorriso molto più caldo: “Grazie per la fiducia… ne sono
lusingato!”
“Non
c’è di che” rispose Cornwell, ricambiandolo “andiamo?”
“Andiamo!!”
rispose Greason, dandogli una pacca sulla schiena. Poi gli voltò le spalle per dirigersi
al suo P-40.
***
La
prima cosa che notò avvicinandosi fu la presenza di una scritta gialla, prima
inesistente, che spiccava proprio al di sopra dello “Sharkmouth” (bocca di
squalo) che ornava i lati inferiori del muso del caccia. Leggendola, il pilota
si bloccò all’istante.
“JIMMY…!!!”
gridò, senza neppure voltare la testa.
Il
suo vecchio compagno d’Accademia, già in procinto d’indossare il paracadute, si
affrettò a raggiungerlo: “Qualcosa non va…?” domandò, ostentando un tono
artificialmente neutro.
L’altro
si voltò e indicò la scritta col pollice: “È opera tua…?!”
Stone
fissò le lettere gialle, passandosi una mano sulla nuca: “Nnn… no, no…
credimi!”
“E
allora chi…?!” si informò il
compagno, col tono già leggermente irritato.
“Oh,
suvvia, amico” disse l’altro allargando le braccia con fare disarmante “non
vorrai mica che faccia la spia…?!”
“Siete
un branco di luridi bastardi! Al ritorno dovrò ripresentarmi in ospedale… e se quella lo viene a sapere, mi farà un
mazzo così!! Lo sapete, questo?”
“Beh…
falla cancellare.”
“Già,
come se ci fosse il tempo…! Beh, dì a quell’idiota di Sanders - tanto lo so che
è stato lui - che questa me la lego al dito, chiaro?”
“Riferirò.”
rispose James, facendo del suo meglio per restare serio.
“Bravo…
e ora sparisci, mezzano da strapazzo!”
Il
tenente eseguì un impeccabile saluto militare: “Buona missione, signore!”
“FILA…!!!”
Mentre
Stone si affrettava ad obbedire, Greason si avvicinò all’aviere che doveva
assisterlo nei preliminari di decollo.
“E
tu che hai, da ridere…?!” gli chiese, osservando la sua espressione ambigua.
“Non
ridevo, signore” si difese costui, presentandogli il paracadute “è stato un
colpo di vento…!”
“Vedi
di far sparire quel ghigno dalla tua faccia, se non vuoi che ti faccia pulire
le canne delle mitraglie con la lingua…!”
“Sissignore!”
Andy
si allacciò velocemente l’imbragatura e indossò il casco di volo che l’aviere
aveva appoggiato poco prima presso il bordo d’uscita dell’ala sinistra del
caccia. Quindi montò sulla medesima, fece la solita carezza alla tigre col
cilindro a stelle e strisce che sfondava il cerchio azzurro (l’emblema delle Tigri Volanti) ed entrò nell’abitacolo.
Una volta seduto, due avieri (uno a destra e uno a sinistra) lo assicurarono al
sedile, mentre lui collegava lo spinotto della cuffia sul casco alla presa
della radio e dava una veloce controllata all’erogatore dell’ossigeno.
“OK,
tenente…?” chiese uno dei due specialisti.
“OK,
chiudere!”
L’aviere
di sinistra impugnò la maniglia esterna del tettuccio e lo fece scorrere fino
alla completa chiusura. Andy attese quindi che lui e il suo collega fossero
ridiscesi a terra, prima di effettuare la prova-comandi. Spinse quindi la
cloche tutta avanti e tutta indietro, abbassando e alzando completamente gli equilibratori,
poi la piegò a destra e a sinistra, osservando il movimento alternato degli
alettoni. Infine mosse la pedaliera, per verificare il corretto funzionamento
del timone di direzione. Alzando il pollice, l’aviere più anziano lo rassicurò
sul perfetto funzionamento delle superfici di governo.[3]
Greason
accese allora la ricetrasmittente SCR-522
e regolò la frequenza su quella del Controllo: “Red Leader a Torre: Seconda Squadriglia
pronta al rullaggio.”
“Torre
a Red Leader: decollo confermato, procedere.”
“Roger…
contatto!”[4]
Dopo
aver regolato, con la mano sinistra, il pomello del passo dell’elica su minimo e quello della miscela su ricco, il tenente mise mano
all’interruttore di accensione, posto nella parte inferiore sinistra del
cruscotto e lo girò nella posizione che permetteva alla batteria di alimentare
il motorino d’avviamento. Immediatamente dopo, le pale dell’elica Curtiss Electric si misero in movimento,
accompagnate da un sommesso mugolio…[5]
contemporaneamente, Andy cominciò a dare ripetute tiratine con la destra al
pomello dello starter, situato davanti alla barra di comando.
Il
motore Allison V1710-39 fece quindi udire la sua allegra voce scoppiettante, in
sincronia con gli sbuffi del gas di scarico che uscivano dai dodici becchi
dello scappamento.[6]
Mantenendo
i freni tirati, Andy azionò infine la manetta, tenendo d’occhio la lancetta del
contagiri, onde mettere il motore a regime. Poi agitò la mano, sempre in
direzione degli avieri, affinché rimuovessero i tacchi d’arresto davanti alle
ruote del carrello principale.
Uno
ad uno, gli otto velivoli della squadriglia uscirono dalle loro piazzole di
stazionamento, incanalandosi in fila indiana lungo un raccordo di terra battuta
dell’aerodromo di Kunming, desolata cittadina cinese situata nella regione dello
Yunnan, ancora controllata dalle forze del Kuomintang.[7]
In
testa ci stava naturalmente il P-40
n° 13 pilotato dal tenente Andrew Steve Greason, comandante ad interim dell’unità.
Subito dietro di lui seguiva il n° 10, condotto dal sottotenente Alistear Cornwell,
per quel giorno il suo n° 2. Dietro di loro venivano I Compari di Chicago, sottotenenti Victor Georg Sanders e Roy
Harold Master, sui nn° 11 e 12. Ancora più indietro vi erano I Fratelli del Sud, sottotenente John
Maxim e sergente Roger Williams sui nn° 15 e 16; chiudevano infine la fila il
tenente James Patrick Stone e il sergente di complemento Vincent Hames sui nn°
14 e 25.[8] Tutti
i caccia erano decorati con la stessa bocca di squalo sul muso e la stessa
tigre alata sotto l’abitacolo presente sull’aereo di Andy, mentre sulle ali
spiccavano i dischi blu contenenti i soli bianchi della bandiera nazionalista
cinese. Una fascia posteriore al numero d’identificazione, rossa come l’ogiva
dell’elica, li marcava come appartenenti alla Seconda Squadriglia, comandata,
fino a quel tragico mattino, dal capitano Donny Talbott, che aveva pilotato il
n° 9, ora in riparazione.
Quando
gli otto Warhawk finirono di
percorrere il raccordo e si trovarono all’imbocco della pista principale, Andy agì
ancora sui pedali per allineare il ruotino di coda con l’asse della stessa e mandò
un altro messaggio alla torre: “Seconda Squadriglia pronta al decollo!”
Nella
zona di parcheggio, gli ultimi otto P-40
della Terza Squadriglia, guidata dal capitano Robert Maxwell, stavano già
scaldando i motori, pronti anche loro a iniziare il rullaggio.
Improvvisamente,
dalla piattaforma della “torre di controllo” (in realtà una grezza costruzione
di solidi tronchi coperta da un tetto di paglia, ad eccezione di una struttura
metallica che reggeva le antenne della radio) partì un razzo di segnalazione verdastro:
il segnale di decollo.
Il
capo-squadriglia ad interim si passò una mano sulla faccia e fece lampeggiare
le luci di posizione per avvertire quelli dietro di lui. Premette infine i
dischetti del laringofono e annunciò: “Decollo, ragazzi… riunione a
Poi
rilasciò i freni, abbassò i flaps[10] e
aprì la manetta a fondo corsa… tirato dalla robusta elica, il Curtiss-Wrigt Modello 87-B numero di
serie 2106448, cominciò a scorrere sulla pista e, dopo poche decine di metri,
Andy dette un leggero tocco in avanti alla barra per far alzare la coda, poi
gettò l’occhio sull’anenometro e vide che aveva quasi raggiunto le
All’improvviso
il nostro pilota, prematuramente dimesso dall’ospedale, si ricordò del nome col
quale i suoi affezionati compari gli avevano battezzato fraudolentemente l’aereo…
“OK,
Flanny…” sorrise, compiaciuto “…ti
piaccia o no, oggi comando io: su, bella…!!”
Attirò
quindi la barra verso di sé e le ruote del carrello principale si staccarono
dal suolo, cessando il loro rumore tambureggiante, completamente sostituito dal
canto rombante dell’Allison. Le
lancette dell’altimetro e del variometro iniziarono immediatamente a registrare
il guadagno di quota del caccia, che saliva alla velocità di
Come
sempre le sensazioni che avvertiva attraverso la cloche, i pedali e il
seggiolino stesso non mancavano di trasmettergli un senso di tranquillità,
indubbiamente fuori luogo in quello spietato teatro di guerra. La tensione, il
timore angoscioso di non tornare più, il disgusto di dover sparare ai propri
simili… tutto questo veniva momentaneamente offuscato mentre il suo apparecchio
lo librava su nel cielo azzurro, lasciandogli solo una tenera sensazione di
calore. Come se…
“Coraggio,
Flanny… tieni duro: anche questa volta la tua omonima volante mi riporterà alla
base. Contaci…!”
Evidentemente
quel “rampollo viziato di buona famiglia”, come lo aveva bollato una certa
infermiera, stava cominciando a preferire un abbraccio meno freddo e assai meno
metallico di quello che poteva offrirgli il suo fedele apparecchio da caccia…!
***
“Capo-squadriglia
a tutti” comunicò Andy, via radio, una volta che l’intera squadriglia ebbe
raggiunto il punto di riunione “facciamo rotta per zero-sei-zero, direzione
Guiyang. Altitudine stabilita
“Roger…!”
risposero, uno ad uno, gli altri sette piloti.
I
caccia presero a cabrare dolcemente in un cielo limpidissimo. Era veramente una
bella estate, quella del 1941… peccato che il mondo fosse in fiamme per le
velleità di pochi fanatici tiranni: Hitler, che voleva conquistare
Quando
la lancetta dell’altimetro Kollsmann
indicò che erano stati raggiunti gli
“Roger!”
“Stear,
tutto bene…?” chiese, dopo un po’.
“Bene,
cap… Andy…!”
“OK…!”
Aveva
esitato a fargli quella domanda, temendo di metterlo in imbarazzo davanti a
tutti, ma del resto il colonnello Hardgison gli aveva ordinato di tenerlo
d’occhio.
“Red
Andy
fece una smorfia: “E perché lo vuoi sapere, testa di rapa?!”
“Mi
preoccupavo solo che l’assetto non fosse alterato da quella vernice che vedo
risplendere sul suo muso, comandante…”
“Taci,
pezzo di deficiente!! Giuro che, se rientro vivo dalla missione, te ne faccio
ingoiare una latta intera, malnato imbratta-carlinghe…!”
Tutti
gli altri piloti, con l’unica eccezione di Cornwell, scoppiarono a ridere in
contemporanea.
“Finitela,
scimuniti: togliete le sicure e provate le armi, piuttosto!”
Obbedendo
all’ordine, gli aviatori si affrettarono ad eseguire e, per diversi secondi, il
rombo dei motori fu coperto dallo scroscio delle raffiche partite dalle 48
mitragliere da mezzo pollice. Naturalmente, data la loro disposizione in
scalata, non vi era nessun pericolo che i caccia potessero colpirsi tra di
loro.[15]
Dopo
un’altra oretta scarsa di volo, eseguita alla velocità di crociera di
Fu
a quel punto che Andy Greason ricevette in cuffia un messaggio proveniente
dalla Prima Squadriglia: “Blue Leader chiama Red Leader… mi sentite…?”
Greason
deglutì: era la voce di Hardgison.
“Forte
e chiaro, colonnello. Abbiamo raggiunto adesso il punto stabilito.”
“Roger,
vi stiamo vedendo. Mantenetevi più alti che potete. I bombardieri li
attaccheremo noi, voi badate a proteggerci dai caccia di scorta. Quando
giungerà
“Wilco!
Saliamo alla tangenza massima. Buona caccia, signore!” [17]
“Altrettanto
a voi. Chiudo!”
“OK,
kids” annunciò Andy ai suoi piloti “diamo manetta e portiamoci a
“Roger,
capo!” risposero tutti.
Mentre
stavano salendo, udirono ancora nelle cuffie la voce del colonnello, che
annunciava: “Eccoli… sono dodici Nell…
stanno bassi per risparmiare carburante, buon per noi! Blue 5 e 7, attaccate la
pattuglia di testa. Blu 3, noi attacchiamo quella di coda. Red Leader, voi state
all’erta.”[19]
“Roger,
Blue Leader… nessuno vi molesterà, da questa parte. Fateli neri anche per noi!”
rispose Andy.
“Contateci!”
ribatté Hardgison.
Le
quattro coppie della Prima Squadriglia, distinti dalla loro fascia e dall’ogiva
azzurra, si avventarono subito come falchi sulla formazione dei G3M che procedeva tranquillamente verso
la povera Chung-King. Subito gli armieri nipponici iniziarono a far cantare le
loro mitragliere Ho97 da
Già
due Nell stavano precipitando in
fiamme, mentre un povero P-40 stava
emettendo una scia di fumo biancastro, colpito al motore da uno dei suddetti
cannoncini.
Improvvisamente,
però, da dietro una nuvola sovrastante il “campo di battaglia”, sbucarono fuori
una dozzina di caccia Mitsubishi A6M…
i terribili Zero!
“Ah…
volevo ben dire” esclamò il comandante ad
interim della Seconda Squadriglia “temevo proprio che ci saremmo
annoiati…!”
“Il
tuo sarcasmo è sempre magistrale, Andy” ribatté il tenente Stone “io non me ne
sarei lamentato affatto…!”
“Chiudi
quella bocca, Red 14: non eravamo qui per ammirare il panorama” lo redarguì il
compagno, sistemandosi gli occhialoni protettivi “Red Leader a Blue Leader: un gruppo di Zero sta per piombarvi addosso. Li
attacchiamo immediatamente! Red 11 e 15: attaccare il nemico a sinistra. Red
14, noi attacchiamo a destra. I secondi ci guardino le code. Go…!!!”
Uno
dietro l’altro, gli otto P-40 con la
fascia e l’ogiva rossa si lanciarono dietro gli argentei caccia giapponesi
dalla NACA nera.[20] Ma i
piloti del Sol Levante non erano degli sprovveduti e i “numeri
Mentre
i sei capi-pattuglia nipponici picchiavano per attaccare da tergo
“Spiacente,
amico” esclamò il tenente Greason, osservando l’ombrello bianco del paracadute
“ma le punture di questa Flanny qui, fanno
molto più male delle altre…!”
Nel
frattempo il suo improvvisato numero 2 aveva appena assistito allo spettacolo
di un compagno della Prima Squadriglia mentre veniva abbattuto. Era chiaro che
il suo Warhawk era ormai spacciato,
crivellato com’era da una gragnuola di colpi da 20, tanto che il suo pilota
l’aveva già fatto capovolgere per gettarsi… ma il giapponese, ben intenzionato
a farlo a pezzi, continuò a tempestarlo di proiettili, fino a quando il
serbatoio principale non esplose!
Un
brillante globo di fuoco comparve nella porzione di cielo dove un attimo prima
c’era stato il P-40 e una miriade di
piccoli rottami fiammeggianti furono proiettati in tutte le direzioni…
“Misericordia…!!”
gridò Stear Cornwell, con orrore. Una sensazione di gelo gli attraversò tutto
il corpo e percepì chiaramente il sudore sulle mani, pur coperte dai guantoni.
Anche se non conosceva perfettamente quel pilota, il ricordo della morte del
suo amico lo pervase con tutta la sua devastante drammaticità.
*Cosa
stiamo facendo, qui…?!* si ritrovò a pensare *Che senso ha, tutto questo…?*
Ma
poi si accorse di un altro Zero che, dopo
essere sfuggito alle attenzioni dei Compari
di Chicago, stava filando dritto verso il velivolo del suo
capo-pattuglia….!
Il
sottotenente Cornwell si gettò subito al suo inseguimento e riuscì ad allineare
il proprio caccia alla coda del giapponese… diede anche qualche grado di flap
per non rischiare di sopravanzarlo e, con un ultimo colpetto di pedale, lo
inquadrò perfettamente nel mirino… distanza 300 yarde, deflessione zero: un vero
tiro da manuale![23]
Se
non che, il malcapitato Figlio del Sole, che lo aveva visto nello specchietto,
si voltò terrorizzato verso di lui (il tettuccio dello Zero, contrariamente a quello del Warhawk, permetteva anche una discreta visibilità posteriore)… e il
povero Stear, anziché una stereotipata scimmiesca faccia gialla, vide quella di
un giovane biondo che conosceva fin troppo bene…
“Oh,
mio Dio…!!! DONNY…!!!”
Il
suo inconscio, tuttora scioccato dagli avvenimenti mattutini, gli aveva giocato
un pessimo scherzo e la sua mano si paralizzò sulla cloche, col pollice a pochi
millimetri dal pulsante di sparo…
*Mio
Dio… ma perché bisogna uccidere…??!*
Poi,
tutto d’un tratto, ritornò in sé… appena in tempo per vedere il suo “graziato”
avversario che apriva il fuoco sul P-40
contrassegnato dal numero 13…
“Attento,
Red Leader” gridò, con colpevole angoscia “hai un jap dietro di te…!!!”
Quasi
subito il povero Andy si vide sfrecciare due linee di traccianti ad entrambi i
lati dell’abitacolo… per buona sorte il suo caccia si trovava ancora fuori tiro
per la portata delle mitragliatrici sopra il muso dello Zero, altrimenti gli sarebbero arrivate direttamente nella schiena!
Istintivamente la sua mano sinistra diede tutta manetta in avanti, mentre la
sua mano destra spingeva nell’angolo la cloche e il piede destro affondava il
pedale del timone. Grazie a quel repentino tunneau,[24] per
nulla apprezzato dalle sue convalescenti costole, l’impegnativo paziente di
Flanny Hamilton si tirò rapidamente fuori dalla linea di tiro del caccia
nemico. Una volta ripreso l’assetto orizzontale, vide il suo attaccante che lo
superava, a sua volta inseguito da un P-40
che riportava l’identificativo del suo secondo.
“Grazie,
Red
Il
giapponese, però, accortosi del nuovo pericolo, compì un’impennata verso l’alto,
forte della sua manovrabilità maggiore. Cornwell, dal canto suo, mortificato
dal fatto di non avere protetto a dovere il suo leader, dimenticò completamente
la tattica di combattimento alla quale attenersi e portò il proprio Warhawk in cabrata dietro di lui.
“Lascialo
stare, Stear” gli gridò Andy “non lo puoi battere, in salita…!”
Ma
il giovane di Lakewood non lo udì, concentrato com’era nel tentare di
raggiungerlo… impresa del tutto aleatoria, giacché l’A6M2, con i suoi
Non
ci volle molto tempo, infatti, prima che Cornwell si ritrovasse tallonato da un
compare della sua preda, che cominciò a tempestarlo con tutto l’armamento a sua
disposizione…
Sconvolto,
il povero Stear tentò di sfuggire alle raffiche con delle semplici virate,
senza nemmeno pensare di eseguire la manovra più semplice ed efficace.
“Giù
in picchiata, Red
Riscosso
da quei richiami allarmati nella cuffia, il suo secondo obbedì meccanicamente, gettando
il suo Warhawk in una picchiata a
candela[25]… per
parte sua lo Zero, anziché lasciarlo
perdere e cercarsi un bottino più facile, s’intestardì a volerlo abbattere ad
ogni costo e gli andò dietro. O anche il suo pilota non era un esperto o
confidava nella maggior gittata dei suoi cannoncini.
“Red
Leader a Red
“Roger…
in bocca al lupo, Andy!”
“Crepi…!!”
rispose l’amico, anche se, ora come ora, gli sembrava assai di malaugurio!
Spinse
barra e manetta tutte in avanti e si buttò all’inseguimento dell’A6M che, pur perdendo progressivamente
terreno rispetto al P-40, continuava
a vomitargli proiettili su proiettili. Via via che l’ago del variometro
registrava una velocità di picchiata sempre più alta, Andy Greason iniziò ad
avvertire un dolore sempre più accentuato alla cassa toracica, fino al punto di
dover stringere i denti (per ovvie ragioni, non poteva strizzare anche gli
occhi). Osservando frustrato la boccetta degli analgesici che gli aveva fornito
la sua infermiera prima del decollo, riposta
nella tasca esterna del calzone destro, si maledisse per essersene ricordato
solo ora, quando non poteva più servirsene senza compromettere il controllo dell’apparecchio.
*Fortuna
che non mi può vedere, in questo momento…!* si disse, pensando al cicchetto che
avrebbe ricevuto a tempo debito… sempre che fosse potuto tornare a sorbirselo!
Sotto
di loro si apriva una stretta valle completamente coperta da una fitta
boscaglia. In fondo luccicava un torrentaccio serpeggiante, che assomigliava
assai poco ad una pista di atterraggio. Questo significava purtroppo che, fra
non molto, il suo compagno avrebbe dovuto cabrare, perdendo quindi il vantaggio
che aveva mantenuto finora sul nemico.
“Tieni
duro, Stear” continuava a trasmettere Andy “richiamalo più tardi che puoi… sto
arrivando…!!”
Lo
Zero era ancora abbastanza distante
dal P-40 di Cornwell, che sicuramente
si trovava fuori portata per le sue mitragliatrici leggere sincronizzate. Tuttavia,
l’acuta vista del tenente Greason riusciva malauguratamente a scorgere i
traccianti dei cannoncini alari che riuscivano a raggiungere l’aereo del collega.[26]
Premendosi
il torace con la mano sinistra per rendere il dolore meno insopportabile, Andy
continuava a osservare intensamente il reticolo del collimatore, attendendo che
la figura del caccia nemico diventasse sufficientemente grande per indicare che
poteva essere raggiunto dal punto di intersecazione delle traiettorie dei suoi
proiettili.[27]
“Red
Leader… non posso più scendere… devo cabrare…!” gridò disperatamente Stear,
nella cuffia.
“Coraggio,
amico… gli sono addosso… sto per inquadrarlo!!”
Finalmente
la sagoma dello Zero riempì del tutto
il cerchio del mirino. Istintivamente, Andy riportò allora la mano sinistra sulla
cloche per afferrarla meglio, mentre stava per premere con la destra il
pulsante di sparo… quando una fitta, improvvisa quanto acuta, gli strappò un vero
urlo di dolore: “AAARRRGHHH…LE MIE COSTOLEEE…!!!”
Disgraziatamente,
oltre alle corde vocali, i nervi gli sollecitarono anche i muscoli delle
braccia, cosicché la barra di comando, ritirata dalle stesse, richiamò l’aereo
portandolo fuori dalla linea di tiro. Oltretutto, per alcuni spiacevolissimi
secondi, il tenente fu anche vittima della cosiddetta “visione nera”…![28]
Quando
fu in grado di riprendere il controllo, accingendosi a rimettere l’aereo
nell’assetto primitivo, si accorse che il P-40
del compagno stava già risalendo, imitato dal suo implacabile inseguitore, che non
si era probabilmente nemmeno accorto di essere inseguito egli stesso da lui!
Malauguratamente
i tre caccia si erano già incuneati nella valle prima accennata, la cui
relativa strettezza non consentiva certo di effettuare delle efficaci manovre evasive,
almeno finché non ne avessero superato l’altezza dei crinali.
Ma
forse era ormai troppo tardi per lo sfortunato Red 10, la cui fusoliera
presentava già larghi squarci provocati dai colpi da 20 sparatigli dal giapponese…
prima ancora che Andy potesse nuovamente portarsi alla distanza opportuna, i
suoi timpani vennero feriti (più psicologicamente che fisicamente) da un grido
acutissimo proveniente dal suo disgraziato pilota…
“Dio,
no…!!!” sussurrò il tenente Greason, con angoscia. La quale, immediatamente
dopo, lasciò però spazio a una furia senza pari, mentre l’aguzzino del povero
Cornwell si ripresentava nella posizione ottimale di tiro…
“MUORI,
BASTARDO…!!!”
Le
canne delle sei Colt-Browning M2HB
sputarono fuori le loro terribili raffiche da 13 colpi al secondo e una nutrita
quantità di proiettili perforanti, efficacemente intervallati da quelli
incendiari, trapassarono il sottile rivestimento del caccia avversario,
raggiungendo le sue parti più vitali ed infiammabili… un istante dopo, l’A6M esplose.[29]
Il
Curtiss Warhawk attraversò la nuvola
formata dai gas combusti e dai frammenti di varia natura che pochi istanti
prima avevano costituito un aereo e il suo pilota… Greason rabbrividì quando si
accorse che il suo parabrezza, in gran parte scheggiato e annerito, era anche
lordo di sangue… ma subito, con un guizzo, tornò con la mente al compagno
colpito.
Prese
subito quota per ampliare il suo campo visivo, controllò la frequenza del
ricetrasmettitore e premette i dischetti del laringofono: “Red 10, Red 10… mi
senti…?? Qui Red Leader chiama Red 10…! Stear, per l’amor del Cielo…
rispondi…!!!”
Dapprincipio
non ricevette che alcune scariche… poi gli arrivò anche la debole voce del
tenente Alistear Cornwell, di Lakewood (Michigan): “È la fine… mi ha beccato…!!
È finita, per me…!!”
Andy
aguzzò la vista per reperire il caccia del suo numero 2 e finalmente lo
individuò. Le sue condizioni erano abbastanza precarie: la metà superiore del
timone non c’era più e gli equilibratori oscillavano paurosamente. La fusoliera
era un vero colabrodo e il tettuccio era del tutto fracassato. Dai tubi di
scarico sul muso fuoriusciva una preoccupante scia di fumo grigiastro e una
gamba del carrello si era abbassata, segno che l’impianto idraulico era in
avaria.
Il
capo-pattuglia si affrettò ad affiancarsi a lui, dopo avere aperto il tettuccio
tramite la manovella interna: “Stear… Stear, puoi sentirmi…??”
Con
notevole sforzo, il tenente Cornwell si portò le mani alla gola per azionare il
laringofono: “Ti… ti sento… capo…!!”
“Stear…
ce la fai a tenerlo su…?”
“No…
non credo… sta per piantarmi in asso…!”
Andy
stava per fargli animo dicendogli che ce l’avrebbe fatta a riportarlo, se non
alla base, almeno fino a una zona sicura, dove avrebbe potuto tentare
l’atterraggio… ma poi scorse alcune fiamme che uscivano dai flabelli del
radiatore e si convinse che non c’era più niente da fare: anche il glicolo
aveva preso fuoco.[30]
“Ce
la fai a lanciarti…?” chiese allora, con voce malferma.
“No…
riesco appena… a muovermi… è proprio finita…!”
“Non
mollare, amico!! Cerca di…”
“Sono…
un vero idiota! Ce l’avevo… nel mirino… ma non… sono riuscito… a sparare…!”
“Non
pensarci, Stear… concentrati su ciò che devi fare ora” tentò di spronarlo il tenente Greason “sgancia le cinghie del
sedile. E poi…”
“Mi
sembrava…” continuò il moribondo, senza nemmeno ascoltarlo “…fosse Donny… non
potevo! E magari… era quello… che aveva… sparato a lui…!”
“Stear,
per l’amor di Cristo” gridò il compagno con angoscia, notando l’intensificarsi
delle fiamme sotto al muso dell’aeroplano “scuotiti!! Sgancia quelle cinghie e
afferra la maniglia del paracadute… avanti…!!!”
“Lo
sapevo… che finiva… così. La guerra… è disumana. In guerra… non si può… che
morire…!”
Andy
Greason si sentì sopraffare dall’isteria. Stava assistendo, del tutto
impotente, all’agonia di un compagno che avrebbe dovuto proteggere in quella
disgraziata missione e che adesso stava invece per perdere senza poterlo
impedire in nessun modo!
“SOTTOTENENTE
CORNWELL… SALTA GIÙ DA QUELL’AEREO: È UN ORDINE…!!!” gridò, tentando ancora di
scuoterlo.
“Perdonatemi… mamma… papà… Archie… fratello mio…”
Il
povero Warhawk cominciò a sbandare
d’ala, mentre il fuoco e il fumo si intensificavano.
“STEAR,
SALTA GIÙ, T’HO DETTO…!!!”
“Ad… dio, C… Candy…! Ad… dio P… Patty…!!!”
“STE…”
Ormai
il P-40 stava già picchiando,
avvitandosi… ancora pochi secondi e si disintegrò nell’ennesima palla di fuoco…!
Il
tenente Andrew Steve Greason, di Providence (Rhode Island) non ebbe più nemmeno
la forza per gridare… rimase lì, impietrito nel suo cockpit,[31] con
il tettuccio aperto, mentre il vento gli portava via le lacrime che sgorgavano copiose
dai suoi occhi.
Non
era certo quella la prima volta che vedeva morire un collega… ma era la prima
volta - e pregò fosse anche l’ultima -
che lo vedeva succedere in quel modo!
Patty…! Era questo l’ultimo nome che il compagno caduto aveva pronunciato.
Patty…
era il nome della sua ragazza, lo sapeva: Patty O’Brian, di Filadelfia (New
Jersey).[32]
Ma
il nome che aveva pronunciato prima… era stato il suo! Il nome del suo nuovo capo-squadriglia, che nemmeno conosceva
troppo bene. Si stimavano, certo, ma non erano mai stati in confidenza.
L’unico
vero amico che Alistear Cornwell Andrew si fosse fatto nelle Tigri Volanti era Donald Gregory Talbott
di Lawrence (Kansas), che non aveva nemmeno nominato. Aveva invece salutato Andy,
ancor prima di salutare la sua stessa ragazza…!
Il
tenente Greason era profondamente commosso… anche se, in realtà, stava
prendendo un grossissimo granchio per colpa di un disturbo intervenuto nella
trasmissione. Il povero Stear aveva detto “Addio,
Candy!”… ma l’iniziale di quel nome era stato coperto da una scarica
birbante, che aveva consentito al compagno di udirne solo il suffisso, che
coincideva, guarda caso, proprio col suo stesso nome!
Ma
questo lo avrebbe saputo solo molto
tempo dopo…
Adesso
come adesso aveva ben altro a cui pensare… per esempio a percorrere le
Purtroppo
la lancetta del carburante lo avvertiva fin da adesso che sarebbe stata molto
dura. Per non parlare del sole, che già si trovava pericolosamente basso sull’orizzonte.
Il tenente Greason, tuttavia, non mancò di rivolgere un ultimo pensiero al
compagno che aveva appena perduto: “Addio, amico mio… perdonami se non sono
riuscito a salvarti! Giuro però che darò me stesso per far cessare tutto questo
dannato schifo…!!”
Sospirò,
concentrandosi infine sul suo apparecchio…
“Okay,
bella… sono nelle tue mani. Non fare scherzi e riportami a casa. Riportami da
lei… Flanny...!”
Dopotutto,
pensava che non avrebbe più costretto quell’imbratta-carlinghe di Victor
Sanders ad ingoiarsi quella latta di vernice…!
[1] Col termine briefing s’intende la riunione del personale di volo prima di ogni missione, durante la quale venivano impartite le istruzioni necessarie. Al rientro si svolgeva poi il de-briefing, cioè il rapporto dei partecipanti alla missione stessa.
[2] Allude al comandante del loro Gruppo Aereo, il colonnello Clint Hardgison.
[3] Le superfici di governo principali di un velivolo sono cinque: gli alettoni lungo i bordi di uscita alari (cioè i lati posteriori delle stesse) che servono per inclinare lateralmente l’apparecchio abbassandone uno e alzando contemporaneamente l’altro: l’alettone che si abbassa fa alzare la sua ala, mentre quello che si alza la fa abbassare. Ci sono poi gli equilibratori (o timoni di profondità) incernierati al piano fisso orizzontale della coda (detto stabilizzatore) che vengono alzati per abbassare la coda stessa (e quindi alzare il muso) o abbassati per alzarla (e quindi abbassare il muso stesso). Vi è infine il timone di direzione, incernierato al piano fisso verticale della coda (la deriva) che funziona esattamente come il timone su una barca. C’è tuttavia un inghippo: se l’aereo s’inclina oltre i 45° per mezzo degli alettoni, le funzioni del timone e degli equilibratori s’invertono!
[4] Il termine Roger sta per Ricevuto.
[5] Contrariamente agli aerei in servizio durante
[6] La lettera V
indica la disposizione in due file inclinate dei dodici cilindri del motore in
linea, mentre il numero ne indica la cilindrata in pollici cubi (1710 in3
equivalgono a 28044 cm3). I motori a stella (o radiali) venivano invece siglati con la lettera R.
[7] Il Kuomintang era la fazione capeggiata da Chiang-Kai-Shek, che dominava le regioni cinesi non controllate dai comunisti di Mao-Tze-Tung o dagli invasori giapponesi.
[8] L’aereo di Hames, essendo una riserva, ha un numero superiore al 24, che sarebbe l’ultimo della dotazione organica di tutto il Gruppo Aereo, composto da 3 squadriglie.
[9] Le luci di posizione sono 3: rossa all’estremità
dell’ala sinistra, verde all’estremità di quella destra, bianca sulla deriva
della coda. Il laringofono era uno
strumento costituito da due piastrine che convertivano le vibrazioni delle
corde vocali in impulsi elettrici, sostituendo il più ingombrante microfono a
polvere di carbone (non utilizzabile insieme alla maschera per l’ossigeno).
Anche oggi l’altitudine viene indicata in piedi:
un piede equivale a
[10] I flaps sono due alettoni supplementari, più interni rispetto agli altri, che vengono abbassati per aumentare la portanza delle ali durante il decollo (e quindi ridurne la corsa), funzionando anche come freni aerodinamici durante il volo.
[11] L’anemometro sarebbe il misuratore della velocità,
azionato da un’elichina situata all’interno di un tubo che sporgeva di solito
dal bordo di entrata dell’ala sinistra (detto Tubo di Pitot) e mossa dallo stesso flusso dell’aria.
[12] L’altimetro è lo strumento che misura la pressione
barometrica dell’atmosfera circostante, stabilendo l’attuale quota di volo,
mentre il variometro misura la velocità di salita o di discesa.
[13] L’indicazione Zero-Sei-Zero significa che gli aerei dovevano procedere per una rotta divergente di 60 gradi rispetto al Nord (la cui direzione sarebbe stata indicata come Zero-Zero-Zero o anche Tre-Sei-Zero).
[14] Poco più di
[15] Mezzo pollice (equivalente a
[16] Poco oltre
[17] Over equivale al nostro Passo, mentre Wilco significa Capito. La tengenza è la massima quota raggiungibile da un determinato aereo.
[18] Più di
[19] Nell è il nomignolo identificativo dato al bombardiere giapponese Mitsubishi G3M, famoso per aver affondato le due corazzate britanniche Prince of Wales e Repulse, pochi giorni dopo l’entrata in guerra del Giappone contro le Potenze Occidentali. Notare che il colonnello Hardgison si rivolge solamente ai 3 capi-pattuglia della sua squadriglia, essendo stabilito a priori che i loro “secondi” (identificati coi nn. 4, 6 e 8) devono limitarsi a seguire e a coprire i loro leaders. Come vedremo, anche Andy impartirà fra poco un ordine analogo ai piloti della sua unità.
[20] La NACA
sarebbe la capottatura del motore, il cui acronimo deriva da National Advisory Committee for Aeronautics, l’ente
americano (precursore della NASA) che
definiva gli standard delle progettazioni aeree, mano a mano che avanzavano le
tecnologie di produzione.
[21] Sarebbe l’angolo intercorrente fra la linea di tiro del caccia attaccante e la rotta del bersaglio, che rende tanto più difficile centrare il medesimo quanto più detto angolo risulta elevato.
[22] Lanciarsi senza questa precauzione comportava il gravissimo rischio di essere colpiti dai piani di coda, come capitò al famoso asso tedesco Hans Joachim Marseille.
[23] Una yarda equivale a
[24] Manovra mediante la quale il velivolo esegue una spirale orizzontale, come se volasse all’interno di un cilindro. È ovviamente consentita solo agli apparecchi sufficientemente maneggevoli.
[25] Cioè in verticale.
[26] Le mitragliatrici sincronizzate dello Zero erano quelle sul muso, la cui cadenza di tiro era necessariamente regolata con la velocità di rotazione dell’elica. I traccianti erano proiettili che lasciavano una scia luminosa che permetteva di verificare la precisione del tiro effettuato.
[27] Sui caccia le diverse canne dell’armamento fisso erano orientate in modo da dirigere i proiettili non lungo delle parallele, ma lungo delle convergenti, in modo da ridurre la dispersione dei colpi e avere quindi una maggiore efficacia offensiva sul bersaglio.
[28] Sarebbe una temporanea cecità dovuta alla carenza di
ossigeno nel cervello, a causa dell’eccessivo richiamo di sangue verso le
estremità inferiori del corpo per la pressione provocata dalla brusca
interruzione della picchiata. A quel tempo non esistevano ancora le cosiddette
tute anti-G, atte a minimizzare questo
fenomeno, ben più insidioso per i piloti dei jets.
[29] All’opposto degli aerei americani, quelli giapponesi presentavano un’estrema maneggevolezza offerta dal ridotto rapporto peso/potenza, pagato però da una resistenza molto scarsa al fuoco nemico.
[30] I flabelli sono le alette di sfiato ad apertura variabile, mentre il glicolo è il fluido refrigerante del radiatore. Può essere che questo episodio abbia influenzato la predilezione del futuro asso nei riguardi del Republic P-47, dotato di un motore stellare raffreddato ad aria e di una struttura praticamente indistruttibile.
[31] L’abitacolo, in gergo.
[32] Forse non era di Filadelfia… però suona bene, non trovate? Sarà che in un romanzo di Salgari del Ciclo dei Pirati della Malesia, compare un certo Paddy O’Brian, di Filadelfia… che fosse il suo bisnonno?